«Il rischio di prendere chili? Dipende dalle porzioni»
«Risotto e polenta fanno bene»
Il ministero lancia la dieta padana
Martini, sottosegretario alla Salute: «Non tuteliamo soltanto i piatti mediterranei»
ROMA — Riso, patate, radicchio trevigiano, asparagi, carne alla griglia, mele e pere e un piatto su tutti: la polenta. Bianca se accompagnata al pesce. Gialla se sposata con funghi e formaggi sciolti. Cibi base della dieta padana. Che adesso il sottosegretario al ministero del Welfare, Francesca Martini, vuole proporre in alternativa alla mediterranea, candidata a diventare patrimonio culturale dell'Unesco secondo una mozione parlamentare bipartisan.
Da veronese doc, amante delle tradizioni della sua terra, preoccupata di non disperdere il patrimonio gastronomico del Nord, lei crede davvero al valore nutrizionale e salutare del mangiare leghista. E non poteva essere diversamente considerata anche la consuetudine con la cucina lumbard. «Non è certo per le mie origini né per le idee politiche che intendo promuovere questo tipo di alimentazione. Credo nel valore nutrizionale e salutare della dieta federalista», torna seria dopo aver raccontato il menù gustato l'altra sera a Oppeano, nella Bassa veronese, ad una delle feste del partito di Bossi: risotto al tastasal (cioè con salsiccia spezzettata), grigliata con polenta.
Non le sembra che un'impostazione del genere appare il contrario di quella canonicamente raccomandata per stare bene e calare di peso? Il sottosegretario non demorde: «Dipende dalle porzioni. Se moderato, trovo sia un buon regime dietetico, mai disgiunto ricordiamolo dall'esercizio fisico. Non particolarmente grasso, basato su cibi di qualità, su prodotti del territorio, sicuro grazie alle modalità con cui è stato lavorato e trasportato. Perché esportare solo il modello della mediterranea? Io promuoverò la padana. Non è giusto dimenticare l'altra metà del Paese». Proprio la scorsa settimana sul New England Journal of Medicine è stata pubblicata una ricerca condotta dal centro israeliano di Beer Sheva in collaborazione con l'ospedale universitario Leipzig di Boston. A confronto tre diete: la prima povera di zuccheri (niente pane, pasta, riso, dolci), la seconda povera di grassi (no a burro, olio, insaccati, formaggi, carne grassa per un massimo di 1800 calorie al giorno). E infine la mediterranea (frutta, legumi, pesci, proteine di origine preferibilmente vegetale). Le hanno provate per 2 anni circa 320 persone obese o in sovrappeso. Il dimagrimento più sensibile è stato ottenuto con la dieta senza zuccheri, seguita a ruota dalla mediterranea. «Non dico che non sia valida — chiarisce la Martini —. Però non dobbiamo fossilizzarci. In Italia non c'è bisogno di proibire», aggiunge richiamandosi al governatore Arnold Schwarzenegger che in California ha vietato il consumo nei ristoranti dei grassi perniciosi, presenti soprattutto in margarina e olio da frittura: «Lo inviterò a una festa della Lega. Sui grassi nocivi ho chiesto un parere all'agenzia europea».
«Risotto e polenta fanno bene»
Il ministero lancia la dieta padana
Martini, sottosegretario alla Salute: «Non tuteliamo soltanto i piatti mediterranei»
ROMA — Riso, patate, radicchio trevigiano, asparagi, carne alla griglia, mele e pere e un piatto su tutti: la polenta. Bianca se accompagnata al pesce. Gialla se sposata con funghi e formaggi sciolti. Cibi base della dieta padana. Che adesso il sottosegretario al ministero del Welfare, Francesca Martini, vuole proporre in alternativa alla mediterranea, candidata a diventare patrimonio culturale dell'Unesco secondo una mozione parlamentare bipartisan.
Da veronese doc, amante delle tradizioni della sua terra, preoccupata di non disperdere il patrimonio gastronomico del Nord, lei crede davvero al valore nutrizionale e salutare del mangiare leghista. E non poteva essere diversamente considerata anche la consuetudine con la cucina lumbard. «Non è certo per le mie origini né per le idee politiche che intendo promuovere questo tipo di alimentazione. Credo nel valore nutrizionale e salutare della dieta federalista», torna seria dopo aver raccontato il menù gustato l'altra sera a Oppeano, nella Bassa veronese, ad una delle feste del partito di Bossi: risotto al tastasal (cioè con salsiccia spezzettata), grigliata con polenta.
Non le sembra che un'impostazione del genere appare il contrario di quella canonicamente raccomandata per stare bene e calare di peso? Il sottosegretario non demorde: «Dipende dalle porzioni. Se moderato, trovo sia un buon regime dietetico, mai disgiunto ricordiamolo dall'esercizio fisico. Non particolarmente grasso, basato su cibi di qualità, su prodotti del territorio, sicuro grazie alle modalità con cui è stato lavorato e trasportato. Perché esportare solo il modello della mediterranea? Io promuoverò la padana. Non è giusto dimenticare l'altra metà del Paese». Proprio la scorsa settimana sul New England Journal of Medicine è stata pubblicata una ricerca condotta dal centro israeliano di Beer Sheva in collaborazione con l'ospedale universitario Leipzig di Boston. A confronto tre diete: la prima povera di zuccheri (niente pane, pasta, riso, dolci), la seconda povera di grassi (no a burro, olio, insaccati, formaggi, carne grassa per un massimo di 1800 calorie al giorno). E infine la mediterranea (frutta, legumi, pesci, proteine di origine preferibilmente vegetale). Le hanno provate per 2 anni circa 320 persone obese o in sovrappeso. Il dimagrimento più sensibile è stato ottenuto con la dieta senza zuccheri, seguita a ruota dalla mediterranea. «Non dico che non sia valida — chiarisce la Martini —. Però non dobbiamo fossilizzarci. In Italia non c'è bisogno di proibire», aggiunge richiamandosi al governatore Arnold Schwarzenegger che in California ha vietato il consumo nei ristoranti dei grassi perniciosi, presenti soprattutto in margarina e olio da frittura: «Lo inviterò a una festa della Lega. Sui grassi nocivi ho chiesto un parere all'agenzia europea».
Commenta