L'opera di sabotaggio delle menti portata avanti da Sire ha sortito l'esito che egli sperava: minare la credibilità della magistratura, far credere che c'è un complotto nei confronti del Re, buttarla nella lotta politica.
A questo punto il popolo è pronto a subire l'affondo della giustizia.
La prova in questo articolo/sondaggio interessantissimo di Repubblica:
IL SONDAGGIO DEMOS
La magistratura è ormai
un fattore di divisione
di FABIO BORDIGNON e NATASCIA PORCELLATO
In Italia il rapporto tra magistratura e politica non cessa di alimentare polemiche, di suscitare dibattiti. Del resto, la storia personale e giudiziaria del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma anche la presenza in parlamento dell'ex magistrato Antonio Di Pietro, alla guida di una sua lista personale, sono indicativi del clima che si respira, nel Paese, da almeno quindici anni. Guardando ai dati raccolti da Demos per l'Atlante Politico di Repubblica, non possiamo che osservare come le divisioni, sul tema, coincidano ormai con le contrapposizioni politiche: fra destra e sinistra; fra berlusconismo e anti-berlusconismo. La magistratura è diventata, progressivamente, fattore di divisione politica, smarrendo, in questo crescendo, il suo ruolo di riferimento condiviso.
Magistratura indipendente? Il rapporto tra potere politico e potere giudiziario si conferma un nervo scoperto della democrazia italiana. La frattura tra quanti considerano la magistratura indipendente dalla politica e quanti la giudicano, invece, politicizzata è evidente e profonda. Al 41% del campione che percepisce i magistrati al servizio di tutti, fa da contraltare il 46% -la maggioranza relativa- che sostiene l'esatto contrario: vede, cioè, la magistratura al servizio del potere politico. E' soprattutto l'elettorato di centrodestra a bollare il potere giudiziario come "politico": il dato, infatti, sale di otto punti percentuali tra gli elettori del PdL (52%) e raggiunge il suo massimo tra quelli della Lega Nord (65%).
Il colore politico della magistratura. Se il potere giudiziario è percepito da una quota consistente dei rispondenti come politicizzato, verso quale parte politica, secondo l'opinione pubblica, si orientano i suoi principali attori, i magistrati? Il 54% li vede divisi in modo equo tra destra e sinistra -è diffusa questa convinzione soprattutto nell'elettorato del Pd, dell'IdV e della Sinistra Arcobaleno-, mentre il 5% ritiene siano in misura maggiore di destra. E' il 17% del campione, invece, a considerare i magistrati come tutti (o quasi) di sinistra: il dato sale al 26% tra gli elettori della Lega Nord e supera il 30% tra quelli del PdL.
Magistratura e fiducia "politica". Se la magistratura smette di presentarsi come riferimento condiviso, cui guardare indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, è inevitabile che anche il consenso nei suoi confronti si affievolisca.
Mettendo a confronto i dati di oggi con quelli raccolti nel 2003, la contrazione della fiducia nei magistrati è molto forte. Anche all'epoca del precedente sondaggio, lo scontro frontale sui temi della giustizia aveva caratterizzato i primi due anni della legislatura. Anche allora il premier Berlusconi alle prese con un procedimento giudiziario (il processo Sme); anche allora una serie di misure controverse varate del governo (dalle rogatorie internazionali alla "Cirami"); anche allora una ipotesi di sospensione dei processi per le prime cariche dello Stato (il "lodo Maccanico", mutato poi nel lodo Schifani).
Cambiano i nomi, le etichette, ma i temi rimangono gli stessi: a cambiare in misura rilevante è, però, il livello di consenso a disposizione della magistratura. Se i magistrati, nel 2003, potevano contare sulla fiducia di oltre un italiano su due (51%), nel 2008 l'indice si riduce al 35%: poco più di una persona su tre - con un vistoso arretramento di circa 16 punti. Se messa in relazione con le preferenze partitiche, la fiducia, oggi come ieri, si presenta "di parte". Ma anche tra gli elettori di centro-sinistra la vicinanza ai magistrati non rappresenta più un orientamento "maggioritario". Il dato più elevato si registra tra gli elettori del partito di Antonio Di Pietro: è il 68%, nella "base" dell'IdV, a dichiarare di provare moltissima o molta fiducia verso i magistrati. Pur superando il valore medio, il consenso scende sotto la soglia del 50% sia tra gli elettori del Pd (49%) che tra quelli della Sinistra Arcobaleno (46%). Ad esibire i valori minimi, come prevedibile, sono invece gli elettorati del PdL e della Lega Nord (24-25%).
A questo punto il popolo è pronto a subire l'affondo della giustizia.
La prova in questo articolo/sondaggio interessantissimo di Repubblica:
IL SONDAGGIO DEMOS
La magistratura è ormai
un fattore di divisione
di FABIO BORDIGNON e NATASCIA PORCELLATO
In Italia il rapporto tra magistratura e politica non cessa di alimentare polemiche, di suscitare dibattiti. Del resto, la storia personale e giudiziaria del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma anche la presenza in parlamento dell'ex magistrato Antonio Di Pietro, alla guida di una sua lista personale, sono indicativi del clima che si respira, nel Paese, da almeno quindici anni. Guardando ai dati raccolti da Demos per l'Atlante Politico di Repubblica, non possiamo che osservare come le divisioni, sul tema, coincidano ormai con le contrapposizioni politiche: fra destra e sinistra; fra berlusconismo e anti-berlusconismo. La magistratura è diventata, progressivamente, fattore di divisione politica, smarrendo, in questo crescendo, il suo ruolo di riferimento condiviso.
Magistratura indipendente? Il rapporto tra potere politico e potere giudiziario si conferma un nervo scoperto della democrazia italiana. La frattura tra quanti considerano la magistratura indipendente dalla politica e quanti la giudicano, invece, politicizzata è evidente e profonda. Al 41% del campione che percepisce i magistrati al servizio di tutti, fa da contraltare il 46% -la maggioranza relativa- che sostiene l'esatto contrario: vede, cioè, la magistratura al servizio del potere politico. E' soprattutto l'elettorato di centrodestra a bollare il potere giudiziario come "politico": il dato, infatti, sale di otto punti percentuali tra gli elettori del PdL (52%) e raggiunge il suo massimo tra quelli della Lega Nord (65%).
Il colore politico della magistratura. Se il potere giudiziario è percepito da una quota consistente dei rispondenti come politicizzato, verso quale parte politica, secondo l'opinione pubblica, si orientano i suoi principali attori, i magistrati? Il 54% li vede divisi in modo equo tra destra e sinistra -è diffusa questa convinzione soprattutto nell'elettorato del Pd, dell'IdV e della Sinistra Arcobaleno-, mentre il 5% ritiene siano in misura maggiore di destra. E' il 17% del campione, invece, a considerare i magistrati come tutti (o quasi) di sinistra: il dato sale al 26% tra gli elettori della Lega Nord e supera il 30% tra quelli del PdL.
Magistratura e fiducia "politica". Se la magistratura smette di presentarsi come riferimento condiviso, cui guardare indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, è inevitabile che anche il consenso nei suoi confronti si affievolisca.
Mettendo a confronto i dati di oggi con quelli raccolti nel 2003, la contrazione della fiducia nei magistrati è molto forte. Anche all'epoca del precedente sondaggio, lo scontro frontale sui temi della giustizia aveva caratterizzato i primi due anni della legislatura. Anche allora il premier Berlusconi alle prese con un procedimento giudiziario (il processo Sme); anche allora una serie di misure controverse varate del governo (dalle rogatorie internazionali alla "Cirami"); anche allora una ipotesi di sospensione dei processi per le prime cariche dello Stato (il "lodo Maccanico", mutato poi nel lodo Schifani).
Cambiano i nomi, le etichette, ma i temi rimangono gli stessi: a cambiare in misura rilevante è, però, il livello di consenso a disposizione della magistratura. Se i magistrati, nel 2003, potevano contare sulla fiducia di oltre un italiano su due (51%), nel 2008 l'indice si riduce al 35%: poco più di una persona su tre - con un vistoso arretramento di circa 16 punti. Se messa in relazione con le preferenze partitiche, la fiducia, oggi come ieri, si presenta "di parte". Ma anche tra gli elettori di centro-sinistra la vicinanza ai magistrati non rappresenta più un orientamento "maggioritario". Il dato più elevato si registra tra gli elettori del partito di Antonio Di Pietro: è il 68%, nella "base" dell'IdV, a dichiarare di provare moltissima o molta fiducia verso i magistrati. Pur superando il valore medio, il consenso scende sotto la soglia del 50% sia tra gli elettori del Pd (49%) che tra quelli della Sinistra Arcobaleno (46%). Ad esibire i valori minimi, come prevedibile, sono invece gli elettorati del PdL e della Lega Nord (24-25%).
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