Si riferiscono al casa di Eluana Englaro, in coma da 16 anni. Oggi la cassazione ha autorizzato il padre, come tutore, a sospendere l'alimenatzione forzata che la tiene in vita
Il Vaticano contro il "caso Eluana"
Monsignor Fisichella: «È eutanasia»
MILANO - La decisione dei giudici su Eluana Englaro giustifica «di fatto un'azione di eutanasia». Parola di monsignor Rino Fisichella, neopresidente della Pontificia accademia per la vita, che spiega all'Ansa che la sentenza «può essere impugnata presso una corte superiore» e c'è la possibilità di «ragionare con maggiore serenità e meno emotività». Di fronte alla decisione presa dai magistrati Fischella esprime «un duplice sentimento», da una parte «tristezza e amarezza» e dall'altra «profondo stupore». «Eluana è ancora una ragazza in vita, il coma è una forma di vita e nessuno può permettersi di porre fine a una vita personale - spiega il prelato -. Profondo stupore per come sia possibile che il giudice si sostituisca in una decisione come questa alla persona coinvolta, al legislatore perché non mi risulta che in Italia ancora ci sia una legislazione in proposito, e anche soprattutto ai medici che hanno competenza specifica del caso».
'SCIENZA E VITA' - L'associazione Scienza e Vita, ai microfoni di Radio Vaticana, parla di «grave sentenza». «La notizia ovviamente è estremamente triste - ha dichiarato all'emittente il professor Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo di Scienza e Vita -. Eluana Englaro sarà la Terry Schiavo d'Italia». «Grande amarezza - denuncia l’associazione in una nota - perché si legittima l’uccisione di un essere umano privandolo delle cose più elementari: l’alimentazione e l’idratazione. Stupore perché la società dei sani ha deciso di non prendersi cura di un essere umano in condizioni di grandissima fragilità e dipendenza, condannandolo ad una morte atroce per fame e per sete». Di «caso terribile di legalizzazione dell'abbandono di un malato, il cui quadro clinico è stabile da anni» parla Roberto Colombo, direttore di biologia molecolare e genetica umana all'Università Cattolica di Milano. La sentenza, per Colombo, «se sarà eseguita, è di condanna a morte certa della ragazza. Senza nutrizione e idratazione clinica, essa cesserà di vivere non a causa della malattia che l'ha colpita, ma per fame e disidratazione».
VOLONTÈ - Critiche anche dall'Udc con Luca Volontè: «È l'ennesima pessima ingerenza su temi, come la vita e la morte di una persona, che certo non possono essere regolamentati da un organo giudiziario». Volontè trova «comoda» la soluzione milanese: «invece di intervenire concretamente per alleviare il peso delle sofferenze ai familiari, su cui ricade tutta la responsabilità in queste dolorose situazioni, si preferisce rimuovere alla radice il problema, staccando una spina».
ROCCELLA - Anche il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Eugenia Roccella, sottolinea il «preoccupante parallelismo» con il caso di Terry Schiavo. «Penso che questa possibilità derivi dalla sentenza della Cassazione che ha stabilito criteri sorprendenti e inquietanti». Vale a dire, che «si può decidere di interrompere una vita umana sulla base della ricostruzione di una volontà presunta, desunta da dichiarazioni generiche, legate a carattere e stile di vita». Si tratta, ha rilevato il sottosegretario, di un fatto «estremamente grave» per quanto riguarda il rispetto della libertà della persona».
Provo una profonda vergogna e un grande disgusto per questi personaggi, politici, monsingori, associazionisti da quattro soldi, che non hanno timore a speculare sul dolore di una famiglia e su una ragazza ridotta ad un vegetale da 16 anni pur di difendere posizioni di parte o garantirsi solo un minimo di visibilità.
Il Vaticano contro il "caso Eluana"
Monsignor Fisichella: «È eutanasia»
MILANO - La decisione dei giudici su Eluana Englaro giustifica «di fatto un'azione di eutanasia». Parola di monsignor Rino Fisichella, neopresidente della Pontificia accademia per la vita, che spiega all'Ansa che la sentenza «può essere impugnata presso una corte superiore» e c'è la possibilità di «ragionare con maggiore serenità e meno emotività». Di fronte alla decisione presa dai magistrati Fischella esprime «un duplice sentimento», da una parte «tristezza e amarezza» e dall'altra «profondo stupore». «Eluana è ancora una ragazza in vita, il coma è una forma di vita e nessuno può permettersi di porre fine a una vita personale - spiega il prelato -. Profondo stupore per come sia possibile che il giudice si sostituisca in una decisione come questa alla persona coinvolta, al legislatore perché non mi risulta che in Italia ancora ci sia una legislazione in proposito, e anche soprattutto ai medici che hanno competenza specifica del caso».
'SCIENZA E VITA' - L'associazione Scienza e Vita, ai microfoni di Radio Vaticana, parla di «grave sentenza». «La notizia ovviamente è estremamente triste - ha dichiarato all'emittente il professor Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo di Scienza e Vita -. Eluana Englaro sarà la Terry Schiavo d'Italia». «Grande amarezza - denuncia l’associazione in una nota - perché si legittima l’uccisione di un essere umano privandolo delle cose più elementari: l’alimentazione e l’idratazione. Stupore perché la società dei sani ha deciso di non prendersi cura di un essere umano in condizioni di grandissima fragilità e dipendenza, condannandolo ad una morte atroce per fame e per sete». Di «caso terribile di legalizzazione dell'abbandono di un malato, il cui quadro clinico è stabile da anni» parla Roberto Colombo, direttore di biologia molecolare e genetica umana all'Università Cattolica di Milano. La sentenza, per Colombo, «se sarà eseguita, è di condanna a morte certa della ragazza. Senza nutrizione e idratazione clinica, essa cesserà di vivere non a causa della malattia che l'ha colpita, ma per fame e disidratazione».
VOLONTÈ - Critiche anche dall'Udc con Luca Volontè: «È l'ennesima pessima ingerenza su temi, come la vita e la morte di una persona, che certo non possono essere regolamentati da un organo giudiziario». Volontè trova «comoda» la soluzione milanese: «invece di intervenire concretamente per alleviare il peso delle sofferenze ai familiari, su cui ricade tutta la responsabilità in queste dolorose situazioni, si preferisce rimuovere alla radice il problema, staccando una spina».
ROCCELLA - Anche il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Eugenia Roccella, sottolinea il «preoccupante parallelismo» con il caso di Terry Schiavo. «Penso che questa possibilità derivi dalla sentenza della Cassazione che ha stabilito criteri sorprendenti e inquietanti». Vale a dire, che «si può decidere di interrompere una vita umana sulla base della ricostruzione di una volontà presunta, desunta da dichiarazioni generiche, legate a carattere e stile di vita». Si tratta, ha rilevato il sottosegretario, di un fatto «estremamente grave» per quanto riguarda il rispetto della libertà della persona».
Provo una profonda vergogna e un grande disgusto per questi personaggi, politici, monsingori, associazionisti da quattro soldi, che non hanno timore a speculare sul dolore di una famiglia e su una ragazza ridotta ad un vegetale da 16 anni pur di difendere posizioni di parte o garantirsi solo un minimo di visibilità.
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