L'associazione nazionale dei magistrati decide lo stato di agitazione
Scatta la protesta dei giudici
Nel mirino la sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni e il taglio di risorse e stipendi
(Ansa)ROMA - I magistrati italiani, da sabato sera, hanno deciso di entrare in stato di agitazione e si riservano l'adozione di altre misure per protestare contro gli interventi del Governo nel settore della giustizia. Tra queste la sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni, il taglio delle risorse al settore giustizia e il taglio degli stipendi introdotto dall'art.69 del dl 112 (cosiddetto decreto manovra). L'Anm ha, inoltre, convocato in seduta permanente il comitato direttivo centrale.
I MOTIVI DELLA PROTESTA - L'Anm critica, tra l'altro, la «drastica» riduzione delle risorse destinate alla giustizia con il taglio del 40% degli stanziamenti e il blocco delle assunzioni del personale amministrativo«. Per quanto riguarda il taglio delle retribuzioni introdotto dall'Art. 69 del decreto manovra si segnala come ciò costituisca «l'ulteriore svilimento della funzione giudiziaria». In proposito si rileva come «la dichiarazione di esponenti dell'esecutivo di voler circoscrivere le conseguenze negative della norma, non fa venire meno la preoccupazione per l'ennesimo intervento di riduzione degli stipendi dei magistrati e la necessità di denuncia della complessiva situazione estremamente penalizzante per l'efficacia della giurisdizione e per la dignità del lavoro dei magistrati». Per questo l'Anm chiede che sia cancellata tale disposizione «e che sia prima di tutto ripristinato il normale trattamento economico dei magistrati». Infine l'Anm spiega che «la gravissima situazione di disfunzione degli uffici giudiziari e di disagio dei magistrati che vi lavorano impone un incisivo impegno di denuncia e di protesta: a questo scopo l'Anm delibera di adottare iniziative dirette a rappresentare all'opinione pubblica la grave situazione in cui versa la giurisdizione e a ribadire le proposte capaci di dare risposte ai bisogni di giustizia».
CRITICA ANCHE MAGISTRATURA INDIPENDENTE - Anche Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe l'unica a non avere incarichi nella giunta dell'Anm, si è mostrata fortemente critica nei confronti della classe politica, prendendo atto che «ad oggi le questioni più direttamente rilevanti per interventi organici di riforma strutturale del sistema giudiziario sono rimaste sullo sfondo: i tagli prefigurati delle risorse «renderanno sostanzialmente impossibile - rileva la corrente più moderata delle toghe - la quotidiana amministrazione della giustizia impedendo la rapida trattazione dei processi».
CICCHITTO: «RISVOLTI POLITICI» - «E’ difficile non pensare che questa agitazione dei magistrati, decisa a maggioranza da tre correnti su quattro, non abbia risvolti politici» ha detto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Popolo della libertà.
Scatta la protesta dei giudici
Nel mirino la sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni e il taglio di risorse e stipendi
(Ansa)ROMA - I magistrati italiani, da sabato sera, hanno deciso di entrare in stato di agitazione e si riservano l'adozione di altre misure per protestare contro gli interventi del Governo nel settore della giustizia. Tra queste la sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni, il taglio delle risorse al settore giustizia e il taglio degli stipendi introdotto dall'art.69 del dl 112 (cosiddetto decreto manovra). L'Anm ha, inoltre, convocato in seduta permanente il comitato direttivo centrale.
I MOTIVI DELLA PROTESTA - L'Anm critica, tra l'altro, la «drastica» riduzione delle risorse destinate alla giustizia con il taglio del 40% degli stanziamenti e il blocco delle assunzioni del personale amministrativo«. Per quanto riguarda il taglio delle retribuzioni introdotto dall'Art. 69 del decreto manovra si segnala come ciò costituisca «l'ulteriore svilimento della funzione giudiziaria». In proposito si rileva come «la dichiarazione di esponenti dell'esecutivo di voler circoscrivere le conseguenze negative della norma, non fa venire meno la preoccupazione per l'ennesimo intervento di riduzione degli stipendi dei magistrati e la necessità di denuncia della complessiva situazione estremamente penalizzante per l'efficacia della giurisdizione e per la dignità del lavoro dei magistrati». Per questo l'Anm chiede che sia cancellata tale disposizione «e che sia prima di tutto ripristinato il normale trattamento economico dei magistrati». Infine l'Anm spiega che «la gravissima situazione di disfunzione degli uffici giudiziari e di disagio dei magistrati che vi lavorano impone un incisivo impegno di denuncia e di protesta: a questo scopo l'Anm delibera di adottare iniziative dirette a rappresentare all'opinione pubblica la grave situazione in cui versa la giurisdizione e a ribadire le proposte capaci di dare risposte ai bisogni di giustizia».
CRITICA ANCHE MAGISTRATURA INDIPENDENTE - Anche Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe l'unica a non avere incarichi nella giunta dell'Anm, si è mostrata fortemente critica nei confronti della classe politica, prendendo atto che «ad oggi le questioni più direttamente rilevanti per interventi organici di riforma strutturale del sistema giudiziario sono rimaste sullo sfondo: i tagli prefigurati delle risorse «renderanno sostanzialmente impossibile - rileva la corrente più moderata delle toghe - la quotidiana amministrazione della giustizia impedendo la rapida trattazione dei processi».
CICCHITTO: «RISVOLTI POLITICI» - «E’ difficile non pensare che questa agitazione dei magistrati, decisa a maggioranza da tre correnti su quattro, non abbia risvolti politici» ha detto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Popolo della libertà.
Commenta