La Pearl Harbor italiana

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    La Pearl Harbor italiana

    Nel corso della seconda guerra mondiale i porti di Bari e Taranto erano considerati dalle forze alleate due fra i più attivi e strategicamente importanti porti di tutto il mezzogiorno italiano, anche per il cospicuo numero di mezzi e navi che i porti delle due città custodirono per tutta la durata del conflitto. Ambedue gli attracchi tuttavia furono teatro di diversi disastri navali e misteriosi scenari bellici che, come spesso accade, penalizzarono soprattutto la popolazione locale. Bari visse due pesanti disastri navali, tra i quali il secondo fu fra i più disastrosi di tutta la guerra.

    Il primo colpì la città pugliese il 9 aprile 1943 alle 11.57, allorché il piroscafo americano ''Charles Henderson'' esplose a causa di un incidente con il carico di materiale bellico. Pesante fu il tributo in vite umane. I morti (accertati), fra gli abitanti del vicino borgo antico e gli scaricatori del porto, furono 175 con 142 dispersi. In totale 317 persone furono travolte e uccise dalla devastante deflagrazione. Più di 600 i feriti gravi, migliaia in modo lieve. Un centinaio le vittime tra gli alleati. Oltretutto l'esplosione che investì tutto il borgo antico, provocò pesanti danni alla Cattedrale, alla Basilica di San Nicola e alla Chiesa russa.

    Ma disastro ancor più grave fu quello che patì Bari il 2 dicembre 1943, a pochi mesi dall'esplosione della nave ''Henderson''. Il porto di Bari in cui erano ormeggiate decine di navi alleate, subì un pesantissimo bombardamento aereo, organizzato dalla ''Luftwaffe'', l'aeronautica militare tedesca. Dopo un volo di ricognizione di un Me.210 pilotato dal tenente Werner Hahn sul porto di Bari ad una quota di 23.000 piedi, alle 19.25 di quel giorno una vera pioggia di ordigni furono sganciati da 105 bombardieri Ju-88 Junker della 2^ Luftflotte del Feldmaresciallo Wolfram von Richtofen, il cugino del famoso “barone rosso” della 1^ guerra mondiale, investendo le navi del porto che si concentravano compatte presso il molo foraneo. Non una bomba mancò l'obbiettivo in virtù del forte assembramento di mezzi. L’attacco sarà una vera sorpresa per il comando alleato. Le navi affondate furono 17, di cui 5 statunitensi, 5 inglesi, 3 norvegesi, 2 italiane e 2 polacche, e 7 furono le danneggiate, di cui 2 statunitensi, 2 inglesi, 1 italiana, 1 norvegese e 1 olandese. Tra le navi affondate vi era la statunitense ''John Harvey'' carica di bombe all' iprite. Il numero di vittime non è mai stato accertato; i morti ammonterebbero a circa 1.000 tra militari e marinai, mentre i feriti ammonteranno a 800 persone. Ben 628 persone soffriranno tra immense atrocità prodotte dall’ iprite, e 69 persone moriranno nelle due settimane successive all’attacco, e nei loro referti medici [oggi declassificati], su esplicite pressioni di Winston Churchill, verrà scritto:”Morti a seguito di ustioni dovute ad azione nemica”. Il porto di Bari verrà chiuso per tre settimane. Per la gravità del disastro, quello di Bari è conosciuto come il peggior disastro navale della seconda guerra mondiale dopo l’attacco di Pearl Harbor in cui le navi demolite furono parimenti 17.
    L’evento rimasto segretato, anche se notizie in merito circolavano già dalla fine del conflitto, riguarda un carico segreto che aveva nelle stive la nave statunitense “John Harvey”: trasportava un carico di 2.000 bombe M47A1 all’iprite [quasi 10 tonnellate], un gas proibito dal trattato di Ginevra.


    2 dicembre 1943
    Sui libri di scuola questa data non figura, per la città di Bari fu una giornata indimenticabile ed uno dei più tragici e misteriosi eventi della seconda guerra mondiale (la maggior perdita navale delle forze alleate dopo Pearl Harbour). I radar posti a tutela della città non funzionarono, forse a causa di una semplice astuzia tedesca, lanciare dei pezzetti di carta stagnola per occultarne i sensori elettronici. Sta di fatto che 105 bombardieri Junkers della Luftwaffe, giunti indisturbati, flagellarono per venti minuti il porto ove erano ferme trenta navi da guerra angloamericane che, ufficialmente, trasportavano viveri ed armi convenzionali. Diciassette le navi affondate, 8 semidistrutte, altre danneggiate. Mille i militari morti in una operazione “chirurgica” che uccise cento baresi e danneggiò solo due palazzi. Seicentodiciassette vittime risultarono “contaminate” e i medici notarono strane ustioni sul corpo dei feriti che venivano curati come ustionati e morivano dopo poche ore, mentre un fumo nerissimo continuò a fuoriuscire per giorni dai relitti. Sulla vicenda calò l’oblio del top secret internazionale. In realtà, le navi trasportavano iprite, gas micidiale, vietato dalla Convenzione di Ginevra del 1925 ma utilizzato (clandestinamente) da quasi tutti gli eserciti, durante sia la prima che la seconda grande guerra. I tedeschi, evidentemente, sapevano bene cosa colpire e gli alleati tennero il più stretto riserbo sull’evento, onde evitare che simili barbarie inquinassero il loro mito “buonista” (v. gli studi condotti dall’ufficiale americano John Infield). Anche la memoria storica dei baresi fu confusa artatamente, deviando l’attenzione su successivi episodi di affondamento. Peraltro, gli americani, all’indomani del bombardamento, portarono fuori dal porto alcune navi e le affondarono, lasciando sui fondali molti pericolosi ordigni, individuati tra il 1995 ed il 1996 da un gruppo di studiosi (Angelo Neve, Giorgio Assennato, ai cui lavori si rinvia) e da un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Bari.

    beh...più passa il tempo e più non capisco chi sono i mostri...
    Last edited by filippoII; 29-06-2008, 23:01:21.
  • gabriele81
    eh eh son manzo
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    #2
    Fu uno dei più grandi capolavori della Luftwaffe.

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    • filippoII
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      • Jul 2007
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      #3
      Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza Messaggio
      Fu uno dei più grandi capolavori della Luftwaffe.
      si ma la nave americana con quel gas?

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      • filippoII
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        #4
        La Luftwaffe per fregare i radar inglesi e americani gettò pezzettini di carta argentata.

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        • filippoII
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          #5
          pare che legata a questa vicenda ci sia una storia sul Santo Graal...però non ne so più ditanto

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