l'irlanda del no.

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    l'irlanda del no.

    al di là delle pinte di guinness alzate al cielo dai leghisti sarebbe il caso di fare due considerazione sulla scelta degli irlandesi e sulla praticabilità di questa unione europea.

    partiamo da una raccolta di articoli nella speranza ne possa nascere una discussione seria che abbia la funzione di chiarire alcune cosette.

    ReFERENDUM IN IRLANDA
    Perché no
    al trattato di Lisbona

    "e' la forma più assoluta di totalitarismo"



    di Ida Magli
    il Giornale | 7 Giugno 2008
    In questi giorni, con la ratifica da parte del Parlamento italiano del cosiddetto Trattato di Lisbona, si porrà fine definitivamente all'esistenza delle Nazione Italia. E mano a mano si porrà fine all'esistenza di quasi tutte le altre nazioni in Europa. Non bisogna sorprendersi del silenzio che accompagna l'atto più importante che sia mai stato compiuto dal 1870 con il Regno d'Italia. È un silenzio che non è dovuto soltanto al volere dei governanti, ben sicuri fin dall'inizio dell'operazione “Unione europea“ che bisognava tenerne all'oscuro il più possibile i cittadini, ma anche alla obiettiva difficoltà per i giornalisti di fornire informazioni e tanto meno spiegazioni di un progetto che esula da qualsiasi concetto di «politica“.
    Il Trattato di Lisbona è infatti una «visione del mondo» universale, una teologia dogmatica con le sue applicazioni pratiche, la forma più assoluta di totalitarismo che sia mai stata messa in atto. Come potrebbero i giornalisti istruire con poche parole milioni di persone sulla metafisica di Kant? Eppure c'è quasi tutto Kant, inclusa la sua proposta per la Pace Perpetua, nel progetto dell'Unione europea. Ma c'è anche molto Rousseau, molto Voltaire, molto Marx, con in più quello che Tremonti definisce «mercatismo»: l'assolutizzazione del mercato.
    La falsificazione dei significati linguistici accompagna fin dall'inizio l'operazione europea: quello che viene firmato non è affatto un Trattato e non è neanche una «Costituzione», come era stato chiamato prima che i referendum popolari lo bocciassero. È la proclamazione di una religione universale, accompagnata in tutti i dettagli dagli strumenti coercitivi verso i popoli e verso le singole persone per realizzarla. È il passo fondamentale, dopo averlo costituito in Europa, per giungere alla meta prefissata: il governo mondiale.
    Posso indicare in questo breve spazio soltanto alcuni degli strumenti preordinati:
    A) Il sincretismo fra le varie religioni e fra i vari costumi culturali. Un sincretismo che verrà raggiunto con lo spostamento di milioni di persone e smussando tutte le differenze attraverso il «dialogo». Discendono da questa precisa volontà dei governanti le ondate immigratorie che stanno soffocando l'Europa d'occidente. Si tratta di decisioni di forza, prese a tavolino: se nasceranno reazioni o conflitti, come di fatto sono già nati, provvederanno le schedature biometriche, la polizia e il tribunale europeo a eliminarli.
    B) Il governo concentrato in poche persone, quasi sconosciute ai cittadini, mentre diventano sempre più pleonastici i parlamenti nazionali. Il parlamento europeo, infatti, tanto perché nessuno possa obiettare in seguito che non aveva capito, è stato istituito fin dall'inizio privo di potere legislativo. Pura finzione al fine di gettare polvere negli occhi ai cittadini e tenere buoni con ricche poltrone i residui pretendenti al potere nell'impero fittizio.
    C) Nella sua qualità di fase di passaggio verso il governo mondiale, l'Europa deve essere debolissima, come infatti sta diventando. Per ora qualcuno lo nota a proposito dell'economia e della ricerca (ricerca significa intelligenza), ma presto sarà chiaro a tutti l'impoverimento intellettuale e affettivo di popoli costretti a perdere la propria identità, la propria «forma» in ogni settore della vita. In Italia la perdita è più grave per il semplice motivo che gli italiani sono i più ricchi di creatività. Di fronte al vuoto di qualsiasi ideale e di qualsiasi futuro, i giovani si battono per quelli vecchi inesistenti, oppure «si annoiano». Vi si aggiungono con uguale impoverimento i milioni di immigrati, anch'essi sradicati dalla loro identità e gettati nel crogiolo della non-forma.
    Si tratta di conseguenze ovvie, perseguite con ostinazione durante il passare degli anni sia dai fanatici credenti nella religione universale che da coloro che se ne servono per assolutizzare il proprio potere. Ci troviamo di fronte a quello che i poeti tedeschi individuavano chiaramente durante il nazismo come « il generale naufragio dello spirito ». Seppellire le nazioni per paura del nazionalismo significa provocare di nuovo il generale naufragio dello spirito. Significa che alla fine Hitler ha vinto.

    Ida Magli
    Roma, 24 Maggio 2008
    "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

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    #2
    "Europa in movimento"
    Monica Di Sisto e Alberto Zoratti intervistano Serge Latouche
    La presente intervista, realizzata da Monica Di Sisto e Alberto Zoratti e pubblicata all'interno del libro "Europa in movimento", è stata pubblicata dal quotidiano "Avvenire".

    «Europa, guarda a Sud»

    «Il Vecchio Continente deve riscoprire la sua originaria vocazione di ponte verso il Mediterraneo»: a colloquio con il sociologo francese Serge Latouche.

    «Può esistere una via allo sviluppo che rispetti le culture locali e l’ambiente. In Africa crescono le economie informali e in Occidente forme alternative eque e solidali»


    Di Monica Di Sisto e Alberto Zoratti

    Serge Latouche è un professore di economia ma, in patria, ha sempre prodotto pensiero ai margini dell’«accademia economica», perché ha sempre considerato prioritaria alla «guerra dei numeri», la battaglia culturale. Un esempio: smascherare gli inganni del linguaggio nascosti in espressioni quali «sviluppo sostenibile». Negli ultimi due secoli infatti, ricorda Latouche, lo sviluppo è sempre stato contrario all’idea di sostenibilità, perché ha imposto di sfruttare risorse naturali e umane per trarne il massimo profitto. Oggi il vecchio concetto è stato rivestito con una patina d’ecologia, che tranquillizza l’Occidente e nasconde la lenta agonia del pianeta. Il «pensiero unico» del mercato annulla perfino le identità nazionali: desideriamo gli stessi beni e quindi siamo tutti uguali. La cura, secondo Latouche? Innanzitutto decolonizzare il nostro immaginario dai miti del progresso, della scienza e della tecnica.

    Professor Latouche, un’altra Europa è possibile?

    «Come ho avuto modo di spiegare molte volte, fin dai miei primi scambi intellettuali con l’Italia è stata posta con grande forza alla mia attenzione l’opposizione Nord-Sud, e una presunta, possibile, alleanza tra il Meridione italiano e il Sud del mondo. C’è chi invoca una sorta di "rivolta" del Mezzogiorno, per evitare all’Europa i cascami nefasti della deriva americana, quella "mercatizzazione" globale di cui è sintomo la "macdonaldizzazione" inquietante ma, ahimè, molto avanzata dei nostri Paesi e dell’intero pianeta. Penso, tuttavia, che questo più semplicemente sia soltanto uno dei retaggi di quel terzomondismo tanto vitale in gran parte del dibattito culturale italiano. L’Italia meridionale funzionerebbe, dunque, da "ponte" culturale verso la Mitteleuropa, di un’Europa greco-latina, ma anche arabo-romana, a partire dalla riva settentrionale del Mediterraneo. Alla costruzione dell’orizzonte immaginario di quest’altra Europa, darebbe un forte contributo la Spagna, ma anche il Portogallo, la Grecia, l’Albania, i Paesi della ex Jugoslavia come anche parte della Francia. Potremmo dire no all’Europa degli euroburocrati, delle Borse mondializzate, delle Banche centrali, dell’euro, dell’americanizzazione forzata, nel nome dei valori mediterranei della convivialità, della tolleranza, della famiglia, del tempo della vita e della morte. Tuttavia l’ho detto e lo ripeto: a un’altra Europa, come a un’altra Italia non ci credo. Non credo nemmeno che il combattimento di retroguardia sul cosiddetto "modello sociale europeo" o sulla "tipicità" la rivitalizzeranno. Dal 1950, infatti, la ricchezza del pianeta è aumentata dei sei volte, eppure il reddito medio degli abitanti di oltre 100 Paesi del mondo è in piena regressione e così la loro speranza di vita».

    Ma esiste un’alternativa allo sviluppo nella direzione da lei indicata?

    «L’alternativa non può certo nascere da un’improponibile marcia indietro, e d’altronde non può formalizzarsi in una sorta di "pensiero unico". Il doposviluppo è necessariamente plurale. Si tratta di cercare delle forme di "fioritura" nelle quali il benessere materiale, distruttore dell’ambiente e dei legami sociali, non sia una priorità. In altri termini si tratta di ricostruire, di ritrovare nuove culture. Senza pregiudicare la ricchezza delle nuove possibili declinazioni sociali, quando la creatività e l’ingegno umano si saranno liberati dell’ipoteca economicista e sviluppistica, si possono fin da subito identificare due forme dell’alternativa: la "decrescita conviviale" e la localizzazione. Rispetto alla prima un dato sembra ormai acquisito: il nostro sistema non si potrà autoriprodurre a lungo. Ci vuole tutta la fede degli economisti classici per pensare che la scienza del futuro risolverà tutti i problemi, e che la sostenibilità illimitata dalla natura attraverso le scoperte tecnologiche sia concepibile. La riscoperta che la vera ricchezza risiede nell’intessere relazioni sociali conviviali in un mondo sano, si può realizzare con serenità nella frugalità, la sobrietà rispetto ai consumi materiali».

    È possibile superare, esorcizzare il mercato come lo conosciamo?

    «L’economia mondiale grazie alle istituzioni di Bretton Woods, ha cacciato dalle campagne milioni e milioni di persone, ha distrutto il loro stile di vita ancestrale, soppresso i loro mezzi di sussistenza, per gettarli e ammucchiarli nelle bidonville e nelle periferie del Terzo Mondo: sono i "naufraghi dello sviluppo". Queste persone sono condannate ad organizzarsi seguendo un’altra logica. Esse debbono inventare, ed in alcuni casi effettivamente l’hanno fatto, un altro sistema da capo. Io ho definito queste esperienze "economia informale". Ma l’ambito del concetto di "informalità" che qui ci interessa, non è limitato tanto a un’economia, quanto riguarda un’altra società. L’economico non ha un’autonomia propria in quanto tale. Esso è dissolto, incorporato in una dimensione sociale e, in particolare, nelle reti complesse che strutturano i villaggi dell’Africa. È per questo che il termine "società vernacolari" rappresenta meglio queste esperienze rispetto alla locuzione "economie informali". Escluse dalle forme canoniche della modernità, la cittadinanza dello Stato-Nazione, e dalla partecipazione al mercato nazionale e mondiale, persone vivono, in effetti, grazie a reti di solidarietà molto spesso sostanziate da donne. In queste reti possiamo individuare una forma concreta di decrescita locale, anche se forzata».

    Esistono,a suo avviso, sacche di resistenza efficace nella società civile e altrove?

    «In Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Canada, si assiste ad alcuni fenomeni nuovi, come la nascita di quelli che abbiamo definito come "neo-agricoltori", "neo-artigiani", il fiorire, in questo contesto, di una miriade di associazioni non esclusivamente a scopo di lucro: imprese cooperative, comunità neo-rurali, banche del tempo. Oppure, i sistemi di scambio locale, Lets nei Paesi anglosassoni o Sel in Francia, testimoniano di questa creatività degli esclusi. Per quanto modeste siano queste esperienze, sono portatrici di speranza. L’esplosione dei Sel in Francia, che sono passati da 2 nel 1995 alla diffusione capillare di oggi, rivela l’impatto della dissidenza. Troviamo, inoltre, comitati di quartiere, banche etiche, forme mutualistiche, i movimenti e le realtà del commercio equo solidale, le associazioni dei consumatori e il consumo critico. Le ricadute economiche: sono esperienze localissime, non integrate, ma crescono al margine dello sviluppo economico e del mercato mondiale, utilizzando fondi statali o dell’Unione Europea, e quindi sono destinate a sparire, per la gran parte, o a fondersi, presto o tardi, con il sistema dominante. A quel punto, infatti, perdono l’"anima", e si relegano in una sorta di Terzo settore funzionando come un vero e proprio micro-sviluppo". Ma se queste esperienze innovative partecipassero davvero al progetto di costruire una società altra, allora potremmo parlare davvero di contro-sviluppo, addirittura di post-sviluppo, perché ricalibrerebbero gli altri e la collettività, nel tentativo di inventare una nuova logica sociale, fondata sulla ri-valorizzazione degli aspetti non economici della vita, sul "dono", inteso come impegno verso se stessi e basato su nuovi rapporti sociali. Dobbiamo fare, insomma, il contrario di Penelope: tessere di notte quel tessuto sociale che la mondializzazione e lo sviluppo smagliano durante il giorno».
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      #3
      Da sempre condivido le idee di Ida Magli. . .una delle poche menti lucide oggi in circolazione. . .
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        #4
        tappe dell'europa

        1985 -Libro bianco per il completamento del mercato interno


        Il libro bianco punta ad eliminare nel più breve tempo possibile (entro il 1992) tutte le barriere fiscali, professionali, finanziarie per l'accesso al mercato unico europeo. Si pongono le basi per lo smantellamento delle politiche economiche nazionali e si liberalizza il movimento dei capitali senza alcuna contropartita, aprendo la strada allo squilibrio tra lavoro e capitale con cui dobbiamo convivere ancora oggi.
        1986 - Ratifica dell'Atto Unico Europeo


        L'Atto Unico Europeo trasforma la Commissione europea da organo esecutivo delle decisioni prese all'unanimità dal Consiglio Europeo (che riunisce i capi di stato e di governo) in organo direttivo e propositivo in numerosi campi come l'armonizzazione dei sistemi legislativi, la tutela del lavoro, l'ambiente, la concorrenza e gli scambi con l'estero. Si crea così l'istituzione di tecnici atta a porre in atto le disposizioni del Libro Bianco.
        1992 - Trattato di Maastricht


        Nasce l'Unione Europea e il trattato prevede:
        1) la rinuncia alla sovranità monetari da parte degli stati (fatto mai avvenuto in precedenza) a favore del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC)il cui fini sono la creazione dell'euro e la stabilità dei prezzi;
        2) vengono decisi i parametri di Maastricht di convergenza dei bilanci pubblici che limitano fortemente la libertà di politica fiscale degli stati membri;
        3) Nasce il primo embrione della Politica estera e di sicurezza comune, si comincia a parlare di difesa europea in ambito Nato, viene creata l'Europol nell'ambito della Politica sugli affari interni e la giustizia;
        4) Aumentano le competenze della Commissione europea e viene definito il principio di sussidiarietà.

        1999 - Nascono l'Euro e il Patto di Stabilità


        Le monete nazionali perdono rilevanza economica e vengono sostituite dall'euro, mentre il SEBC viene sostituito dalla Banca Centrale Europea. Rispetto alle altre banche centrali del mondo, la BCE si distingue per il maggior grado di indipendenza rispetto al potere politico e per avere come unico obiettivo la stabilità dei prezzi. Entra il vigore il Patto di stabilità e crescita che fa diventare permanenti i parametri di Maastricht.

        2000 - Agenda di Lisbona


        I paesi dell'Unione proclamano di voler fare della crescita economica una priorità, di voler far creare un'economia della conoscenza e di voler aumentare la spesa per ricerca fino al 3% del PIL entro il 2010. Obiettivo che non sarà assolutamente raggiunto.

        2001 - Trattato di Nizza


        Riforme istituzionali che rafforzano le istituzioni europee e preparano l’allargamento ad Est. Viene proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

        2005 – Bocciatura Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa


        I referendum popolari di Francia e Olanda bocciano la Costituzione europea a cui si possono fare le critiche contenute nei primi post di questa discussione.

        2007 – Trattato di Lisbona
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          #5
          Quante delle decisioni relative alla UE, ivi compresa la ratifica del trattato, sono passate per una verifica del parere popolare? Quante delle decisioni relativa alla UE sarebbero passate indenni per un referendum? E' un caso se l'unico paese in cui la ratifica è passata appunto per il giudizio popolare, ha bocciato il trattato?
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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            #6
            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            Quante delle decisioni relative alla UE, ivi compresa la ratifica del trattato, sono passate per una verifica del parere popolare? Quante delle decisioni relativa alla UE sarebbero passate indenni per un referendum? E' un caso se l'unico paese in cui la ratifica è passata appunto per il giudizio popolare, ha bocciato il trattato?

            il popolo ha ricevuto talmente poco in termini di benefici dall'unione europea. ..che in effetti se si facessero dei referendum ovunque. .avremo delle belle sorprese. . .ma comandano i banchieri e i burocrati in europa non il popolo. ..

            Stipendi fermi. . prezzi triplicati. . poverta' in aumento. .immigrazione selvaggia. . ecco i benefici di questa grande europa. . .mah. . .
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              #7
              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
              Quante delle decisioni relative alla UE, ivi compresa la ratifica del trattato, sono passate per una verifica del parere popolare? Quante delle decisioni relativa alla UE sarebbero passate indenni per un referendum? E' un caso se l'unico paese in cui la ratifica è passata appunto per il giudizio popolare, ha bocciato il trattato?
              grazie per l'intervento.
              andrebbero citati i casi di francia e olanda.

              tuttavia mi sfuggono i fini dell'unione europea.
              da un lato l'idea circolante che l'unione sia una necessità reale di fronte all'avanzare delle economie di paesi quali la cina ha un senso.
              dall'altro mi sfugge il fine ultimo della tecnocrazia europea.
              no0n capisco altresì il ruolo del parlamento europeo quale organo consultivo nel quadro di un progressivo svuotamento dei poteri decisionali dei singoli parlamenti di fronte al peso transnazionale di alcune scelte politico economiche europee.

              in sostanza chi decide e con quali fini?
              "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

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                #8
                Originariamente Scritto da master wallace Visualizza Messaggio
                il popolo ha ricevuto talmente poco in termini di benefici dall'unione europea. ..che in effetti se si facessero dei referendum ovunque. .avremo delle belle sorprese. . .ma comandano i banchieri e i burocrati in europa non il popolo. ..

                Stipendi fermi. . prezzi triplicati. . poverta' in aumento. .immigrazione selvaggia. . ecco i benefici di questa grande europa. . .mah. . .

                ma se si trattasse di costituire un blocco unico,federale,nel rispetto delle identità che abbia un peso politico in seno alle vicende mondiali sarei il primo a votare sì.
                qualcosa continua a sfuggirmi.
                "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

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                  #9
                  Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
                  grazie per l'intervento.
                  andrebbero citati i casi di francia e olanda.

                  tuttavia mi sfuggono i fini dell'unione europea.
                  da un lato l'idea circolante che l'unione sia una necessità reale di fronte all'avanzare delle economie di paesi quali la cina ha un senso.
                  dall'altro mi sfugge il fine ultimo della tecnocrazia europea.
                  no0n capisco altresì il ruolo del parlamento europeo quale organo consultivo nel quadro di un progressivo svuotamento dei poteri decisionali dei singoli parlamenti di fronte al peso transnazionale di alcune scelte politico economiche europee.

                  in sostanza chi decide e con quali fini?

                  Decidono quelli del potere ( banchieri. .tecnocrati. .) e solo in visione dei loro interessi. ..
                  contatto face book
                  roberto moroni

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                    #10
                    Originariamente Scritto da master wallace Visualizza Messaggio
                    Decidono quelli del potere ( banchieri. .tecnocrati. .) e solo in visione dei loro interessi. ..


                    quali interessi?
                    quelli della bce?
                    ricordo che la banca d'italia è uno dei principali azionisti.
                    "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

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                      per chi ha voglia di leggere:


                      Europa dei popoli o Europa dei massoni? Attualmente tre sono le principali visioni di Europa unita:
                      1. l'Europa federale
                      2. l'Europa confederale
                      3. l'Europa dei popoli

                      Per capire come si è arrivati all'attuale stadio di integrazione europea e i motivi della crisi politica e sociale che sta attraversando il nostro continente, è necessario spingersi molto indietro nel tempo, più di quanto non si creda.
                      Nel XVI° sec. si era ormai affermata una nuova categoria sociale nella società europea, la borghesia mercantile e bancaria, arricchitasi grazie alle nuove rotte commerciali aperte dai navigatori del XV° sec. ma priva di potere politico, ancora detenuto dalla nobiltà e dalle monarchie per diritto Divino (cioè riconosciute dalla Chiesa Cattolica e quindi da Dio), e degradata moralmente dalla propria attività usuraia a speculativa che la Chiesa aveva sempre vietato ai cristiani.
                      Con un' ipocrisia che li avrebbe accompagnati per il resto della loro storia, questi nuovi ricchi approfittarono del malcontento diffuso nel mondo cristiano per i comportamenti non proprio esemplari del clero cattolico, per diffondere una serie di dottrine eretiche più o meno fondate (ma non esclusivamente) sulla corruzione e sulla volgarizzazione della teorie agostiniane in merito alla predestinazione della grazia divina e della salvezza dell'anima, raccontando in giro che diventava ricco chi era prescelto da Dio (e quindi loro lo erano) e demolendo quindi le prerogative del clero e della nobiltà, ormai ricca soltanto di titoli e di nostalgia.
                      Per imporre la loro geniale trovata gli antenati dei Montezemolo e dei Rockfeller avevano bisogno allora come oggi dell' appoggio delle "masse" (termine allora non ancora inventato, si dovranno attendere gli “illuministi”). Tramite pastori spesso invasati, illusero il popolo che la riforma in atto avrebbe riportato la chiesa alla purezza originaria degli apostoli, un ideale utopico ma molto suggestivo al pari quello dei sesantottardi di portare al potere la fantasia (indovinate chi ha sponsorizzato i movimenti del '68…). Ovviamente la riforma protestante mancò tutti i suoi obbiettivi, tranne quello di favorire i suoi promotori e tutto l'ambiente intellettuale che, come le "masse", si era lasciato abbindolare dalle sue false premesse e promesse e si trovò così disorientato sfogando tutto il suo livore contro la Chiesa Cattolica e i suoi ministri (noterete qualche analogia con il '68 ed i suoi intellettuali trombati).
                      A questo punto si affaccia sulla scena politica ed intellettuale europea un nuovo attore: la famigerata massoneria che al di là dei vari miti di fondazione egizia o templare nasce dalle gilde muratorie medievali, così come dice il nome. Queste corporazioni erano strutturate come vere e proprie cooperative di costruzione specializzate nell'edificazione di edifici di culto di cui custodivano gelosamente la conoscenza della simbologia sacra, nelle forme architettoniche e nelle decorazioni che veniva insegnata solo a chi dimostrava di esserne degno dopo un lungo apprendistato. Con il Concilio di Trento, convocato dal Papa per reagire alla riforma protestante, la Chiesa di Roma decise di sospendere la costruzione delle faraoniche e costosissime cattedrali lasciando senza lavoro le gilde che iniziarono a svuotarsi di scalpellini e a riempirsi di esoteristi, cabalisti, neognostici, ecc., tra i quali vi erano persone di indubbio valore intellettuale ma anche ciarlatani, i quali ne mutuarono e stravolsero la struttura iniziatica e il patrimonio simbolico fino a creare realtà totalmente nuove, solo virtualmente legate alle originarie corporazioni di muratori. Senza perderci in particolari, per i quali rimandiamo a testi più completi e specifici, possiamo dire che l'incontro tra esoteristi, anticattolici e usurai protestanti diede vita a quelle elités esoterico-finanziarie che hanno successivamente elaborato il concetto di governo mondiale tecnocratico e socialisteggiante retto da una governance occulta espressione delle elités stesse e nel quale il ruolo dei Governi nazionali è puramente formale.
                      Spesso si parla di governo mondiale senza sapere di cosa si tratti. L' idea non è nuova e dopo la fine del cristianesimo medievale ha dato origine a molti progetti: trae origine dall' idea cristiana di unità del genere umano ed al Cristianesimo è spesso ostile quando non propone addirittura una teologia rovesciata di natura neognostica che venera Lucifero, l'angelo ribellatosi a Dio, come portatore della luce della verità agli uomini, i quali possiederebbero in sé una scintilla divina imprigionata nel corpo fisico dal Demiurgo, il Dio dei cristiani, considerato una lontana e imperfetta emanazione del Dio di tutte le cose; questo “dio” è rappresentato dall'uno metafisico a cui ogni "iniziato" allo gnosticismo aspira a ricongiungersi (si ricordi la promessa di Satana ad Adamo: "voi sarete come dei"). Si nota già da qui come siamo lontani dalla Società delle Nazioni sognata da Kant o Dubois. Il mondialismo sinarchico è tutt'altra cosa.
                      E' all'ambiente esoterico dei rosacrociani, precursori della massoneria, che dobbiamo guardare per vedere una prima visione di questo mondialismo settario. Uno di loro, Amos Kominsky, meglio noto con il nome di Comenius, ci ha lasciato un abbozzo di questa sinarchia che con poche variazioni costituisce ancora il cuore del progetto mondialista attuale: egli proponeva già nel suo libro "La Panorthosie" del 1644 di costituire una tecnocrazia totalitaria, auspicando che vi fossero "in ogni scuola, in ogni Chiesa, in ogni Stato dei guardiani" in modo che "per il mondo intero tutti siano mantenuti nei limiti della salvezza" e auspicando che si instauri “per conseguenza un corpo di dirigenti". Secondo Comenius il governo del mondo dovrebbe dividersi in tre parti: la cultura, la religione e la politica. La prima dovrebbe essere governata dal consiglio della luce, i cui componenti dovranno essere "illuminati come vere stelle" il cui significato annuncia la filosofia dei lumi del XVIII° sec. e dovrà controllare la stampa, i libri, e l'insegnamento. La seconda sarà governata dalla Chiesa generale che integrerà tutte le religioni nel "cristianesimo cosmico universale" (niente a che vedere con il cristianesimo che conosciamo) eliminandone i particolarismi con speciale attenzione alla Chiesa Romana che egli definisce "la superbia dell' anticristo". Infine il governo del mondo sarà retto dall' areopago del mondo destinato a vigilare sul mantenimento dello status quo.
                      La gnosi, la cabala, le teurgie orientali che costituiscono lo spirito rosacrociano continuarono a vivere soprattutto in Francia sotto una forma modernizzata nel martinismo, nel cui ambito sarà particolarmente attivo Saint-Yves d'Alveydre, del quale l' amico Gerard Encausse, il celebre mago Papus dirà: "come sociologo, Saint-Yves d'Alveydre ha consacrato la maggior parte della sua vita alla difesa ed all'organizzazione di una certa forma di organizzazione: la sinarchia".
                      Troppo complesso sarebbe analizzarne nei dettagli la sua opera, ma si può tentare di riassumerne i punti fondamentali nella genesi del progetto unitario europeo.
                      Il patto sinarchico francese prevedeva la suddivisione della federazione mondiale in cinque federazioni minori, le "società minori delle Nazioni":
                      1. la società minore delle Nazioni britanniche (il defunto impero britannico);
                      2. la società minore delle Nazioni pan-americane;

                      3. la società minore delle Nazioni pan-euroasiatiche (l' ex U.R.S.S.);
                      4. la società minore delle Nazioni pan-euroafricane;
                      5. la società minore delle Nazioni pan-asiatiche.

                      Per quanto concerne in maniera specifica l'Europa il patto sinarchico proponeva di fondarne il Governo generale creando i seguenti organi amministrativi:
                      1. il consiglio europeo delle Chiese nazionali che deve rappresentare la vita religiosa e intellettuale, cioè la saggezza e la scienza, considerato il più importante;
                      2. il consiglio europeo degli Stati nazionali che deve rappresentare la vita politica e giuridica, cioè l' equità e la giustizia;

                      3. il consiglio europeo dei comuni nazionali che deve rappresentare la vita economica e il lavoro;


                      Alla sinarchia europea così costituita corrisponde un' analoga organizzazione di ciascuno Stato, la "sinarchia nazionale".
                      Nell'"archetipo sociale", uno schema stilizzato del progetto sinarchico realizzato da d'Alveydre, per ognuno dei tre consigli è prevista una divisione in due parti: una "visibile", destinata al governo tecnico delle nazioni, e una occulta, in cui risiede il vero potere decisionale, praticato da pochi iniziati sconosciuti alle genti e non sottoposti al loro giudizio, un vero e proprio regime ombra totalitario.
                      La scala dei valori di d'Alveydre pone al primo posto le Chiese nazionali, le quali "devono sincretizzare tutte le correnti religiose ed intellettuali, qualunque esse siano; pluralismo assolutamente laico, che esclude perciò ogni primato della Chiesa Cattolica". Con questi presupposti non ci vuole molto ad intuire perché non si è voluto inserire un riferimento alle radici cristiane dell'Europa, nel preambolo della per altro trombata Costituzione Europea.
                      Ma per l' edificazione del sistema, sempre secondo d'Alveydre bisogna cominciare dall' aspetto ritenuto meno importante, quello economico. Seguendo questo consiglio è stata realizzata prima la C.E.C.A., la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e via via si è giunti all' unificazione monetaria. Tuttavia sul secondo punto, l' unificazione politica, il progetto sinarchico si è arenato ed è qui che entra in scena il palladismo americano e cominciano i “guai”.
                      Il palladismo nasce dall' opera del rivoluzionario italiano Giuseppe Mazzini, genuinamente satanista e autentico criminale, che nonostante ciò che raccontano gli storici del Risorgimento non era interessato tanto all' unificazione dell' Italia quanto alla distruzione dello Stato della Chiesa, ritenendo a torto che ciò avrebbe annientato anche il potere spirituale del Papa (ma i Papi di allora non erano i Papi di gomma stile Giovanni XXIII°). Mazzini aveva il genio della cospirazione; il suo grande disegno era di instaurare la Repubblica Universale con l' aiuto e sotto il potere dell'alta massoneria, una cupola di alti gradi massonici in rappresentanza delle numerose logge e sette.
                      Questo progetto sarebbe rimasto inattuato, se il carbonaro non avesse incontrato un' intelligenza ancora più acuta e macchiavellica della sua: il generale americano Albert Pike. Anch' egli non era uno stinco di santo: massone seguace della teurgia luciferina, a lui si deve la fondazione del “ku kux klan”. Pike organizzò per primo l'alta massoneria palladista, la cui autorità era superiore a quella dei supremi consigli massonici e la cui organizzazione era sconosciuta addirittura ai massoni dei gradi più alti. Riunendo nel 1891 negli Stati Uniti i Supremi Consigli delle varie logge nel Supremo Direttorio del palladismo, egli creò un organismo potentissimo, in grado di controllare lo scozzesismo mondiale (cioè la massoneria classica di "rito scozzese antico e accettato") e da questo momento, con un azione più sincronizzata, le massonerie tenderanno verso lo scopo finale deciso una volta per tutte: il Governo mondiale, garantito dalla supremazia statunitense, visibile nelle sue istituzioni e occulto nella sua gerarchia.
                      Più potente del martinismo europeo, il palladismo non impedì tuttavia a questo di svolgere la sua opera soprattutto grazie alla Francia, generando fin dal 1893 un conflitto tra potenze massoniche ed i loro diversi punti di vista economici e politici. Per quanto concerne la grande finanza internazionale, la maggiore contrapposizione si è avuta tra le dinastie usuraie dei Rothschild, filomartinisti, ed i Rockefeller, vicini al palladismo, mentre il più evidente contrasto politico fu quello del Gaullismo francese che ostacolò i tentativi egemonici americani in Europa. Lo scontro attuale tra le due concezioni mondialiste si gioca anche sull'assetto politico da dare all'Unione Europea (o “Stati Uniti d’Europa”, appunto).
                      La visione martinista della Pan-Eurafrica è quella di un' Europa unificata secondo il modello confederale, dove ogni stato conserva una propria autonomia e che dovrebbe sfruttare il territorio africano "in accordo con le nazioni africane liberate dal colonialismo" (questo spiega la determinazione francese a mantenere truppe nelle sue ex colonie africane oltre ogni ragionevole interesse economico). Per contro la visione palladista prevede un' Europa federale, organizzata secondo il modello degli Stati Uniti, con un governo centralizzato che lasci agli stati nazionali soltanto le competenze di politica interna, arrivando persino a postulare la realizzazione di una federazione atlantica euro-nordamericana dominata dalla potenza d'oltreoceano. Il presidente americano G.W. Bush ha recentemente evidenziato questa contrapposizione sottolineando lo scontro tra la "vecchia Europa" (martinista) e la "nuova Europa" rassegnata all'egemonia americana. Se il martinismo è costretto sulla difensiva in Europa e ancora di più in Africa e la Gran Bretagna è ormai da anni un feudo americano, il progetto mondialista americano si trova invece ad uno stadio ben più avanzato di attuazione (giova qui ricordare che entrambi i progetti hanno l'identico fine di instaurare su scala planetaria una tecnocrazia autoritaria socialisteggiante, imbevuta di esoterismo gnostico; i contrasti sono dovuti solo ad interessi di bottega). Le elités del mondo politico-finanziario anglosassone hanno già provveduto a porre le basi del nuovo ordine mondiale realizzando i prototipi di quelle che dovranno essere le future istituzioni globali: Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale del Commercio per il governo dell' economia mondiale; O.N.U. per l' unificazione politica; U.N.E.S.C.O. per la "sincretizzazione" di tutte le culture e le religioni mondiali e la loro riduzione a quella forma di spiritualità neognostica che viene chiamata NewAage; ovviamente queste strutture necessitano di una profonda messa a punto ma la loro stessa esistenza conferma la concretezza dei progetti sopra enunciati.
                      Braccio operativo e visibile (senza esagerare) dell'alta loggia, sono le numerose associazioni internazionaliste che riuniscono i principali esponenti del mondo politico, finanziario e culturale mondiale e controllano a loro volta altre associazioni di minore importanza, testate giornalistiche, università e centri di ricerca, O.N.G., ecc. Tra le più importanti figurano il B'nai B'rith, con mezzo milione di affiliati esclusivamente ebrei, il Gran Kahal, la Pilgrims Society, la Raund Table, il C.F.R., il R.I.I.A. inglese, il Bilderberg Group, la Brooking Institution, il Pugwash Institute e la Trilateral Commission, vere e proprie cinghie di trasmissione del progetto mondialista.
                      Europa federale o confederale che sia, ciò che più provoca sconcerto è il fatto che i popoli europei e di tutto il mondo, non vengono considerati nei progetti dell'alta loggia che come un fattore tra i tanti, da piegarsi al servizio di ristrette oligarchie, attraverso un processo solo apparentemente democratico ma in realtà assolutamente totalitario; processo tendente ad omologare tutte le sensibilità culturali e religiose ad un minimo comun denominatore (quello che tentò di fare il comunismo con gli effetti che conosciamo) e a ridurle ad esperienze meramente personali, in una società resa multietnica e multireligiosa dall' immigrazione massiva e non più CIVILTA’ diverse con fattori unificanti e distintivi delle diverse comunità.
                      Negli anni ottanta del secolo scorso tuttavia i migliori popoli del continente, tra cui quello Padano, quegli stessi popoli che nei secoli hanno edificato la civiltà europea, iniziarono a reagire all' opera delle tecnocrazie massoniche e mondialiste, elaborando un progetto di "Europa del basso", autenticamente democratica e governata dai popoli e non dalle elités (si stima che il parlamento europeo subisca il condizionamento di circa tremila lobby diverse). Movimenti politici come la Lega Nord padana, il Vlaams Block fiammingo ed altri partiti nati dal popolo e non dal palazzo iniziarono a proporre la terza via all' unità europea, l'Europa dei popoli, fatta di collaborazione e non di fusione tra le diverse etnie, di rispetto e valorizzazione delle loro specificità culturali, e non di omologazione, di difesa del lavoro e dell' impresa del continente, e non del loro soffocamento in un mercato globale senza regole dominato dalla speculazione degli usurai internazionali e dagli stati schiavisti come la Cina. Di fronte alla macchina da guerra mondialista la battaglia è impari, ma il mondo islamico (i popoli non certo i loro governi), la Russia e la stessa Cina sono ben lontani dall' essere soggiogati. Se anche l'Europa ritroverà la forza e la volontà di essere se stessa, per i Padani e gli altri popoli che la abitano, ci potrà ancora essere un futuro. La partita è ancora tutta da giocare.
                      "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

                      L.F.Celine

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                      • ma_75
                        Super Moderator
                        • Sep 2006
                        • 52669
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                        #12
                        Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
                        grazie per l'intervento.
                        andrebbero citati i casi di francia e olanda.

                        tuttavia mi sfuggono i fini dell'unione europea.
                        da un lato l'idea circolante che l'unione sia una necessità reale di fronte all'avanzare delle economie di paesi quali la cina ha un senso.
                        dall'altro mi sfugge il fine ultimo della tecnocrazia europea.
                        no0n capisco altresì il ruolo del parlamento europeo quale organo consultivo nel quadro di un progressivo svuotamento dei poteri decisionali dei singoli parlamenti di fronte al peso transnazionale di alcune scelte politico economiche europee.

                        in sostanza chi decide e con quali fini?

                        Cerco di chiarire meglio il discorso del post precedente. L'Europa unita è una sovrastruttura economica, prima ancora che politica, calata dall'alto sulle rovine degli stati nazionali. Ma è una creatura nata senza avi, dal momento che non si ricollega a nessuna realtà storica precedente, assomigliando in questo al modo con cui gli europei stabilirono i confini degli stati africani. La politica, soprattutto la geopolitica dovrebbe essere espressione di una realtà storica, non applicazione di un progetto nato a tavolino. Da questa sua inconsistenza storica deriva il fatto che i cittadini europei non la percepiscano come propria, familiare, ma come una realtà astratta della quale è, come dici bene, difficile capire fini e ragioni, che non siano quelle dell'estensione territoriale di una oligarchia economica.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                        • master wallace
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                          #13
                          Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
                          quali interessi?
                          quelli della bce?
                          ricordo che la banca d'italia è uno dei principali azionisti.


                          mah. . .fai tu. . .!
                          Di certo il popolo. . .nulla ha guadagnato. ..ora pure i mutui altissimi. ..oltre all'inflazione in aumento. .gli stipendi bloccati. .la terza settimana del mese un incubo per tutti. ..reati in aumento. .identita' dei popoli annullata. ..islamizzazione delle nazioni in atto. . .ripeto dove sono i benefici?
                          contatto face book
                          roberto moroni

                          Commenta

                          • greenday2
                            Bodyweb Senior
                            • Aug 2005
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                            #14
                            Originariamente Scritto da master wallace Visualizza Messaggio
                            mah. . .fai tu. . .!
                            Di certo il popolo. . .nulla ha guadagnato. ..ora pure i mutui altissimi. ..oltre all'inflazione in aumento. .gli stipendi bloccati. .la terza settimana del mese un incubo per tutti. ..reati in aumento. .identita' dei popoli annullata. ..islamizzazione delle nazioni in atto. . .ripeto dove sono i benefici?
                            Si ma master, ma questo non c'entra assolutamente nulla.
                            E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

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                            • master wallace
                              Bodyweb Senior
                              • Sep 2005
                              • 29591
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                              #15
                              Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggio
                              Si ma master, ma questo non c'entra assolutamente nulla.

                              io mi rifacevo alle considerazioni di Ida Magli. . . .che sono piu' o meno queste anche se lei pone l'accento piu' sulla islamizzazione dell'europa che sui problemi economici.. .
                              contatto face book
                              roberto moroni

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