perdonare e sbattere i sandali

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  • antonio21BBpriest
    Bodyweb Advanced
    • Oct 2007
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    #61
    Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
    come vi ponete di fronte al "perdonare"? una persona che stimo tantissimo (uomo di fede, nonchè accademico e personalità di spicco della società psicoterapeuti) nella sua predica domenicale ha detto, commentando il "porgi l'altra guancia" (riporto il senso): il perdono deve esser visto come sopratutto uno strumento terapeutico, per se stessi ed innanzitutto per l'altra persona. cioè:
    - se con l'atto del perdonare noi pensiamo di aiutare la persona a capire e far frutto dello sbaglio/offesa commesso, allora è salutare si proceda alla conciliazione
    - se perdonare significa assecondare una condotta malsana da parte altrui, e si sente che l'atto stesso di perdonare non offra alla controparte il momento e lo spunto di crescita personale necessario, meglio non perdonare e non offrire l'altra guancia: si farebbe solo il male dell'altra persona (non aiutata a crescere), ed il proprio

    poi ha aggiuto, a proposito dell'inconciliabilità di alcune posizioni nei conflitti matrimoniali: se le avete provate tutte, ma proprio non va, è meglio divorziare (è un prete cattolico, che predicava dall'altare). ha aggiunto: come diceva gesù, se si è provato di tutto, ma la persona non vuol capire e giungere ad un sano compromesso, prima di lasciare la casa sbattete i vostri sandali affinchè vi liberiate anche dell'ultimo granello di polvere di quel domicilio, poi chiudete l'uscio e non voltatevi più
    E' evidente che quando nel vangelo si parla di perdono si intende il tipo di perdono che sa offrire Dio. Ogni credente dovrebbe essere in grado di offrire quel tipo di perdono. Esso consiste di due aspetti: anzitutto è frutto della libertà interiore dell'offeso per cui è possibile solo nella misura in cui un uomo è libero interiormente dall'orgoglio, e questo non empre è facile; l'altr aspetto è appunto quelloo terapeutico: il perdono non è un regale a poc prezzo ma è sempre un gesto attraverso il quale si vuole che l'altro prenda coscienza del suo errore, non per umiliarlo ma per migliorarlo. Esso produce effetto solo se riesce a portare a questo fine.
    Non dimentichiamoci che Gesù, perdonando la peccatrice, non le disse: brava, facciamo finta di niente, ma Le disse: non peccare più.

    Per cui spesso il perdono a volte richiede il momento giusto....perdonare a poco prezzo potrebbe contribuire a perpetuare una condotta errata. Anche se normalmente un confessore è tenuto ad assolvere, ci sono dei casi in cui è preferibile procrastinare l'assoluzione per aiutare il pentiente a prendere meglio cosceizn a di ciò che ha fatto

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    • thetongue
      Bodyweb Senior
      • Mar 2003
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      #62
      Originariamente Scritto da antonio21BBpriest Visualizza Messaggio
      E' evidente che quando nel vangelo si parla di perdono si intende il tipo di perdono che sa offrire Dio. Ogni credente dovrebbe essere in grado di offrire quel tipo di perdono. Esso consiste di due aspetti: anzitutto è frutto della libertà interiore dell'offeso per cui è possibile solo nella misura in cui un uomo è libero interiormente dall'orgoglio, e questo non empre è facile; l'altr aspetto è appunto quelloo terapeutico: il perdono non è un regale a poc prezzo ma è sempre un gesto attraverso il quale si vuole che l'altro prenda coscienza del suo errore, non per umiliarlo ma per migliorarlo. Esso produce effetto solo se riesce a portare a questo fine.
      Non dimentichiamoci che Gesù, perdonando la peccatrice, non le disse: brava, facciamo finta di niente, ma Le disse: non peccare più.

      Per cui spesso il perdono a volte richiede il momento giusto....perdonare a poco prezzo potrebbe contribuire a perpetuare una condotta errata. Anche se normalmente un confessore è tenuto ad assolvere, ci sono dei casi in cui è preferibile procrastinare l'assoluzione per aiutare il pentiente a prendere meglio cosceizn a di ciò che ha fatto
      beh, per rispondere ripropongo questo:

      Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
      non ha senso distinguere un perdono cristiano da un corrispettivo laico: il cristianesimo semplicemente interpetra e modula moti dell'animo, che sono comunque esistenti a prescindere dallo stesso.
      la questione è: noi percepiamo un'azione come torto quando ne sentiamo l'ingiustizia intrinseca. proviamo risentimento per la persona che ha perpetrato questa azione iniqua ed il perdono rappresenta il processo attraverso il quale ci si riconcilia. l'azione condonante svolge funzione catartica per entrambe le parti coinvolte, se ve ne sono le pre-condizioni:
      - il perdonante "se la deve sentire" di perdonare: nessuno dice che si debba perdonare per forza. ma, nel caso se ne trovi la forza/si sia nella condizione, l'atto di condono e riconciliazione ci libera da un fardello che sia è una zavorra pernamente per il nostro umore sia una barriera che ci separa da persone che, pur avendo enormemente sbagliato nei nostri confronti, sono ancora a noi dilette
      - il perdonato può fruire della azione condonante come momento di maturazione personale, sia capendo la miseria del proprio gesto sia prendendo atto delle reali priorità nei rapporti umani

      ricordo che recentemente nel 3d sulla croce tempeshhtata abbiamo toccato la dialettica ontologica hegeliana, che potremmo riprendere ed applicare anche qui: la "tesi" è il rapporto preesistente fra due persone, l' "antitesi" la rottura dello stesso dovuto al torto perpetrato/subito, la "sintesi" il nuovo rapporto che può nascere solo dopo il perdono: una relazione che ha superato posizioni preesistenti per attestarsi ad un nuovo livello, attraverso il perdono che passa per i momenti del condono e della riconciliazione

      se o l'offeso "non ce la fa" e/o la controparte vive il condono solo come una feedback positivo a commettere di nuovo l'ingiustizia, il perdonare in questo caso sarebbe deleterio per entrambi: il primo dovrebbe rinunciare a se stesso ed ai suoi valori in nome di un rapporto insano, il secondo cadrebbe ancora più in basso nel baratro dell'ingiustizia. quest' ultimo passaggio si correla anche alla concezione di ingiustizia/peccato/male come ignoranza (concezione di derivazione inizialmente socratica, ma ampiamente ripreso).
      su quest'ulitmo passaggio e sullo "sbattere i sandali" continuo successivamente perchè ora devo andare

      poi non ti sei pronunziato sullo "sbattere i sandali"

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      • thetongue
        Bodyweb Senior
        • Mar 2003
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        #63
        riguardo allo sbattere i sandali, credo lo abbia fatto per una sola volta nellla vita (parliamo chiaramente di persone con cui avevamo un legame fortissimo; difatti il prete collegava l'episodio evangelico alla decisione, da lui avallata in casi estremi, di scindere un matrimonio cristiano).
        per quanto riguarda quel frangente, fu quando decisi, a costo di enorme sofferenza, di terminare una relazione che era venefica nonostante un fortissimo sentimento

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        • ma_75
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          • Sep 2006
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          #64
          Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
          riguardo allo sbattere i sandali, credo lo abbia fatto per una sola volta nellla vita (parliamo chiaramente di persone con cui avevamo un legame fortissimo; difatti il prete collegava l'episodio evangelico alla decisione, da lui avallata in casi estremi, di scindere un matrimonio cristiano).
          per quanto riguarda quel frangente, fu quando decisi, a costo di enorme sofferenza, di terminare una relazione che era venefica nonostante un fortissimo sentimento
          Mi ero ripromesso in passato di intervenire in questo 3d, poi l'ho perso di vista. Ora me ne dai l'occasione. Nella mia vita mi è capitato diverse volte di troncare dei rapporti consolidati, fortissimi, che avrei creduto eterni. Non è mai successo in maniera leggera o indolore, ma sempre per motivazioni estremamente gravi, quelle che determinano una perdita di fiducia nella controparte. Non ho mai deciso anticipatamente che non avrei perdonato, ma ho sentito maturare dentro di me, spontaneamente, la sensazione che qualcosa fosse finito definitivamente. Tengo a precisare che da parte mia ho sempre fatto tutto il possibile per recuperare, arrivando ad interminabili discussioni nella speranza, vana, che fosse possibile ricomporre. Alla fine mi sono convinto che il perdono non sia possiblie, almeno nei casi a cui faccio riferimento io, quindi piuttosto gravi. E non è possibile per un motivo molto semplice, manca la fiducia, manca la complicità precedente, manca la capacità di credere nell'altra persona. Allora meglio chiudere il capitolo, ripeto, ma non è mai facile, posso dire con certezza che ogni qual volta ho dovuto chiudere definitivamente con una persona, insieme a lei è morta una parte di me.
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
            • 120203
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            • In piedi tra le rovine
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            #65
            E' molto bello quello che hai scritto, Ma_, e molto vero
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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            • BESTIOLINA
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              • VILLAGGIO PINGUINO
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              #66
              Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
              come vi ponete di fronte al "perdonare"? una persona che stimo tantissimo (uomo di fede, nonchè accademico e personalità di spicco della società psicoterapeuti) nella sua predica domenicale ha detto, commentando il "porgi l'altra guancia" (riporto il senso): il perdono deve esser visto come sopratutto uno strumento terapeutico, per se stessi ed innanzitutto per l'altra persona. cioè:
              - se con l'atto del perdonare noi pensiamo di aiutare la persona a capire e far frutto dello sbaglio/offesa commesso, allora è salutare si proceda alla conciliazione
              - se perdonare significa assecondare una condotta malsana da parte altrui, e si sente che l'atto stesso di perdonare non offra alla controparte il momento e lo spunto di crescita personale necessario, meglio non perdonare e non offrire l'altra guancia: si farebbe solo il male dell'altra persona (non aiutata a crescere), ed il proprio

              poi ha aggiuto, a proposito dell'inconciliabilità di alcune posizioni nei conflitti matrimoniali: se le avete provate tutte, ma proprio non va, è meglio divorziare (è un prete cattolico, che predicava dall'altare). ha aggiunto: come diceva gesù, se si è provato di tutto, ma la persona non vuol capire e giungere ad un sano compromesso, prima di lasciare la casa sbattete i vostri sandali affinchè vi liberiate anche dell'ultimo granello di polvere di quel domicilio, poi chiudete l'uscio e non voltatevi più

              lo sciocco perdona e dimentica

              lo stupido non perdona e non dimentica

              il saggio perdona ma non dimentica

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              • thetongue
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                #67
                Originariamente Scritto da BESTIOLINA Visualizza Messaggio
                lo sciocco perdona e dimentica

                lo stupido non perdona e non dimentica

                il saggio perdona ma non dimentica
                la cosa ha senso, bestiolina

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                • thetongue
                  Bodyweb Senior
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                  Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                  Mi ero ripromesso in passato di intervenire in questo 3d, poi l'ho perso di vista. Ora me ne dai l'occasione. Nella mia vita mi è capitato diverse volte di troncare dei rapporti consolidati, fortissimi, che avrei creduto eterni. Non è mai successo in maniera leggera o indolore, ma sempre per motivazioni estremamente gravi, quelle che determinano una perdita di fiducia nella controparte. Non ho mai deciso anticipatamente che non avrei perdonato, ma ho sentito maturare dentro di me, spontaneamente, la sensazione che qualcosa fosse finito definitivamente. Tengo a precisare che da parte mia ho sempre fatto tutto il possibile per recuperare, arrivando ad interminabili discussioni nella speranza, vana, che fosse possibile ricomporre. Alla fine mi sono convinto che il perdono non sia possiblie, almeno nei casi a cui faccio riferimento io, quindi piuttosto gravi. E non è possibile per un motivo molto semplice, manca la fiducia, manca la complicità precedente, manca la capacità di credere nell'altra persona. Allora meglio chiudere il capitolo, ripeto, ma non è mai facile, posso dire con certezza che ogni qual volta ho dovuto chiudere definitivamente con una persona, insieme a lei è morta una parte di me.


                  come te, anche io ce l'ho messa davvero tutta per far sorgere, dalle ceneri di un rapporto, una sintesi migliore. ho smesso quando mi son trovato di fronte all'evidenza che non stavo interagendo più con la stessa persona, e che quindi tutti i miei sforzi erano volti a raggiungere un' entità presente solo nel mio vissuto, ma con cui non avrei potuto più interagire nel presente. quando si giunge ad esser esausti emozionalmente (emotionally drained è una espressione che rende molto il concetto), allora si arriva alla consapevolezza della necessità di rompere, per non annullarci e negarci indebitamente: alla fine, la negazione di noi stessi è l'unico peccato/debolezza a cui non dovremmo cedere

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                  • ma_75
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                    #69
                    Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
                    come te, anche io ce l'ho messa davvero tutta per far sorgere, dalle ceneri di un rapporto, una sintesi migliore. ho smesso quando mi son trovato di fronte all'evidenza che non stavo interagendo più con la stessa persona, e che quindi tutti i miei sforzi erano volti a raggiungere un' entità presente solo nel mio vissuto, ma con cui non avrei potuto più interagire nel presente. quando si giunge ad esser esausti emozionalmente (emotionally drained è una espressione che rende molto il concetto), allora si arriva alla consapevolezza della necessità di rompere, per non annullarci e negarci indebitamente: alla fine, la negazione di noi stessi è l'unico peccato/debolezza a cui non dovremmo cedere

                    Questo punto è il vero nocciolo della questione. Noi conserviamo di una persona un ricordo legati ai bei momenti passati assieme, e ci meravigliamo di non trovarla aderente a quel ricordo. Probabilmente quando si crea un trauma forte, una separazione, non è più possibile ricollegare i fili e far tornare tutto come prima. Allora continuare sarebbe come quando si torna in un posto nel quale si è stati benissimo, una delusione frustrante, un confronto impossibile con un passato che non si può riprodurre solo perchè noi vogliamo che accada.
                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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