Conad non ho capito per quale motivo vuoi segnalarmi, visto che mi sono mantenuto su un tono scherzoso.
Liberazione
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioConad non ho capito per quale motivo vuoi segnalarmi, visto che mi sono mantenuto su un tono scherzoso.Originariamente Scritto da epicoZajka te la sei tirata troppo...mi sarebbe piaciuto scoparti ma a me non interessa piu' interagire con te..una volta che ce l'hai dentro stai sicura che non mi chiedi di tirarlo fuori
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioA questo punto manderò una lettera a Liberazione con questo contenuto:
"Cara dolce Liberazione,
Secondo i calcoli effettuati da stimati ricercatori, al Comune di Roma vengono a mancare ogni anno una trentina di milioni di euro a causa del mancato pagamento, da parte di coloro che fanno generosa esposizione dei loro corpi poetici (c.d. rom), delle tasse e dei biglietti per usufruire dei pubblici servizi (ogni giorno 15.000 rom si spostano senza pagare il biglietto). Eppure vado oltre la freddezza del dato numerico e dico che i valori delle classi disagiate devono impedire a questo stato tiranno e fascista di esigere qualsiasi gabella. Pensate che l'altro giorno un brivido freddo, una goccia gelata ha percorso la mia spina dorsale. Ero sull'autobus a magnare purchetta, quando all'improvviso questi gendarmi nazisti e omofobi hanno preso d'assalto l'autobus con la loro arroganza, chiedendo a una zingara madre e a un piccolo bambino rom col suo dolce sorriso il biglietto! Come si può! Non ricordo le esportazioni, ma so benissimo che sono morti 18 milioni di zingari e 46 di ebrei, e che tutto deve essere iniziato così. Fascismo,omofobia,lazielità,nazismo,mongocrazia, csenofobie,pornocrazia, ecco quello che gi aspetta, il tutto mendre che me magnavo la purchetta."
Oggi nessuna notizia su Liberazione?
Nulla da raccontare sui misfatti e i crimini di questo regime di ritorno?...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Avevo deciso di saltare la giornata odierna, ma ora che giungono richieste non posso esimermi. Fra parentesi mi sono permesso di esprimere in modo leggero dei pensieri personali. Cambierei il titolo in "il consesso dei saggi " «Non c'è sicurezza senza diritti»
Federico Raponi
Il percorso comune è avviato. Non accadeva dalla metà degli anni '90 che gran parte dei centri sociali romani - allora riuniti in coordinamento - si ritrovassero a discutere e progettare insieme. Dopo il "pacchetto sicurezza" del governo e le dichiarazioni del neo-sindaco su legalità e sgomberi, 23 strutture si sono viste all'Esc in via dei Reti il 15 Maggio scorso. Lì hanno stilato un documento in cui si respingono le divisioni tra buoni e cattivi, stretto un patto di mutuo soccorso e indetto una conferenza stampa allargata ad assemblea pubblica (svoltasi ieri in piazza dell'Immacolata) per lanciare una manifestazione il 14 Giugno con lo slogan "non c'è sicurezza senza diritti" - a partire da tre temi principali: migranti, casa (concordo), centri sociali - e una due giorni di politica e festa a Villa Gordiani il 4 e 5 Luglio. Si sono dati inoltre appuntamenti settimanali di confronto, oltre all'idea di iniziative preparatorie. Ad esempio, il Loa Acrobax ha redatto un dossier sul pacchetto sicurezza in più lingue, lo Strike un appello per il gay pride, il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa ha organizzato una giornata di dibattito e cultura per domenica 8 all'Occupazione Porto Fluviale. Nell'incontro che ha anticipato l'assemblea di piazza, tutti hanno convenuto sulla necessità di un'apertura alla città, dando centralità alla questione migranti. «Va invertito - dice Andrea del Corto circuito - il concetto di sicurezza: se le città non sono sicure, è per l'assenza di diritti, non per la presenza di migranti. Per noi sicurezza significa conquista dei diritti per tutti, non repressione. L'Istat dà un quadro reale delle difficoltà economiche della gente, mentre le derive securitarie nascondono dinamiche di sfruttamento trovando capri espiatori». «La sicurezza poliziesca - gli fa eco Marco dell'Horus occupato - aumenta in proporzione alla diminuzione di quella sociale, non sono complementari ma in contrasto. La Lega è contro la costruzione di campi Rom e strutture che diano loro stabilità e integrazione, quindi li vuole segregati e delinquenti» (perchè i rom che vivono nei campi sono notoriamente iprenditori edili e dentisti) . Anche le risposte da dare sono di segno inverso. «La demagogia della sicurezza sui cantieri - continua Andrea - spinge a rafforzare i controlli polizieschi, prevedendo l'espulsione per i clandestini. Noi, al contrario, proponiamo per il lavoratore che denuncia chi lo costringe a lavorare al nero un permesso di soggiorno temporaneo che gli permetta di cercare una nuova attività (uhm..., è tanto difficile prevedere un uso smodato e deviato dell'istituto?) . Anche i venditori ambulanti di dischi, rispetto alla sicurezza, sono l'ultimo dei problemi. Bisogna piuttosto colpire le mafie che controllano il mercato dei prodotti falsi. Noi siamo per l'abolizione del copyright e l'accesso gratuito alla cultura» (addio scrittori,sceneggiatori,musicisti,registi, attori ecc..). Secondo Emiliano, dell'Horus occupato, «la controparte è il modello di governo autoritario del dividere e controllare applicato alle diversità, che viene tradotto nelle ronde e negli attacchi ai trans (qui c'è lo zampino di Lapo e Sircana). Noi vediamo un parallelo, rispetto ai migranti: un tempo le borgate con le baracche degli immigrati dal Sud erano degradate e c'era illegalità, ma hanno anche rappresentato le lotte più avanzate in questa città». Aggiunge Dario, dell'ex-Snia: «la difesa dei migranti però va fatta con metodo, perché non sono tutti santi: attraverso autogoverno di pezzi di quartiere, bilanci partecipativi, dialogo interculturale. «All'autorganizzazione dal basso - interviene Nunzio del Corto Circuito - va dato un senso solidale. Per esempio, mi ha fatto impressione sentire un signore dire: "prima stavo in una sezione di An e mi dicevano fascista, ora lotto contro le discariche e mi chiamano camorrista". Ecco, dobbiamo intercettare ogni lotta, che può essere elemento di sovversione. Per questo siamo pronti ad alleanze "assurde", anche con i preti».
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Quella sull'abolizione del copyright è la più assurda
Voglio sentire su questo punto il parere di tutti i "compagni canterini";
Sul resto nulla da aggiungere ai tuoi commenti nè alla solita assurdità dell'insieme, sopratutto per quello che scrivono riguardo i ROM, e ricordo semmai ai compagni che anche Stalin a periodi applicava a costoro i "suoi" metodi di integrazione......ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioSecondo Emiliano, dell'Horus occupato, «la controparte è il modello di governo autoritario del dividere e controllare applicato alle diversità, che viene tradotto nelle ronde e negli attacchi ai trans
Scipione?In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioOppure alla notoria soluzione proposta dal Che Guevara (la cui faccia sventola su qualche carro al gay pride) per gli omosessuali.Originariamente Scritto da epicoZajka te la sei tirata troppo...mi sarebbe piaciuto scoparti ma a me non interessa piu' interagire con te..una volta che ce l'hai dentro stai sicura che non mi chiedi di tirarlo fuori
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioGuevara aveva un odio viscerale veso gli ominisessuali, "maricones", tanto da ordinare l'uccisione dei molti di loro e approntare dei veri e propri campi di concentramento.Originariamente Scritto da epicoZajka te la sei tirata troppo...mi sarebbe piaciuto scoparti ma a me non interessa piu' interagire con te..una volta che ce l'hai dentro stai sicura che non mi chiedi di tirarlo fuori
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Gustosissima primizia, fra l'altro apprezzerete le concordanze con la lettera scritta d me. Il tema è sempre lo stesso, morbosa riproposizione delle logore leggi del '38, Salò e annessi.
In azione le leggi razziali
Cacciari: democrazia a rischio
Piero Sansonetti
Mettiamo in fila alcune notizie di ieri. Prima: a Milano (e non solo lì) è iniziata la schedatura di massa dei rom. Sulla base, pare, di leggi o di disposizioni amministrative. Si tratta, alla lettera, di una iniziativa dello Stato di carattere razziale. Che avviene dopo un intervallo di 63 anni dalle ultime iniziative pubbliche di carattere razziale (realizzate nel nord Italia nel periodo della repubblica di Salò, durante l'occupazione militare tedesca). Seconda notizia. A Roma le autorità hanno deciso di radere al suolo un altro campo rom. Da domani avremo centinaia di nuovi senza tetto. Molti bambini. Terza notizia. Nuove retate nelle grandi città sugli autobus di linea (e anche questo non succedeva più dal 1945). Ieri abbiamo ricevuto un'altra lettera di una lettrice, da Torino. Ne riproduciamo qualche frase: «Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell'ora è diretta a scuola o al lavoro, è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi di questo tipo: "è finita la pacchia", "l'Italia non è più il Paese delle meraviglie"... Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire. Nessuno dei passeggeri dell'autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito». Quarta notizia. Il governo vuole infilare dentro il decreto sicurezza un codicillo che serva a perseguitare le prostitute, a punirle, a a renderle più deboli nei confronti degli sfruttatori. Quinta notizia. Qualche reazione alla politica razziale del governo (appoggiata dal piddì e dall'Italia dei Valori) c'è. Per esempio la reazione della associazione magistrati, che si è ribellata contro le leggi speciali anti-stranieri; per esempio quella del sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che ha detto che tutto ciò è un delirio e ha parlato di rischi per la democrazia. Per esempio quella del'ex ministro Pisanu che ha definito la norma anti-prostitute «una aberrazione». Magistrati, ex ministro e sindaco si sono limitati ad invocare lo Stato di diritto. Sia ringraziato Iddio.
Quinta notizia. Ancora cadaveri sul mare tra la Libia e l'Italia. Pare che siano 12 i migranti affogati ieri. Le loro morti non creano neanche la metà dell'allarme sociale che può creare - per dire - il borseggio di una turista francese...
Un breve commento. Avrete notato che non abbiamo mai usato la parola «razzisti», solo la parola «razziali», razziali come le leggi di Mussolini del '38-39. Allora nessuno reagì, ognuno pensò a trarne vantaggio, e sapete come andò a finire.
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Sono sempre più convinto che questo giornale sia scritto e stampato all'interno di un campo ROM.Originariamente Scritto da epicoZajka te la sei tirata troppo...mi sarebbe piaciuto scoparti ma a me non interessa piu' interagire con te..una volta che ce l'hai dentro stai sicura che non mi chiedi di tirarlo fuori
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Originariamente Scritto da corlis1 Visualizza Messaggioma questi sono pazziPresidente siamo con Te,
meno male che Silvio muore.
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A Roma e Milano
indigeribili
e irriducibiliFrancesco Paolo Del Re
L'orgoglio lesbico, gay e trans non è né un sentimento egoista, né un pretesto di esibizionismo: è al contrario un sentimento generoso, che si accorda con il significato autentico di democrazia e con il senso più condiviso della civile convivenza e del rispetto reciproco. Dietro ogni polemica nei confronti del Pride c'è un vizio di fondo, ovvero l'ottusità di chi si crede normale in quanto soggetto di potere e di diritto, di chi, non vivendo sulla propria pelle il disagio, il pregiudizio e la discriminazione, pensa che tutta la società sia pacificata, satolla e felice di una media felicità.
Chi è orgoglioso, chi è curioso, chi è solidale, chi è discriminato, chi è testardo, chi è incazzato, chi ha voglia di fare festa, chi rivendica un'alterità, chi crede nella libertà e nell'uguaglianza di tutti oggi vive un giorno speciale. E lo vive in piazza, a Roma e Milano, e lo vivrà il 14 a Biella, il 28 giugno a Bologna e il 5 luglio a Catania, città dove si celebra la parata organizzata dal movimento lgbtq in ricordo degli sconti tra polizia e transessuali, travestiti e omosessuali allo Stonewall Inn di New York nel 1969.
È importante scendere in piazza e portare con noi le mamme, gli amici, i parenti, la vicina e il giornalaio. È importante oggi più che mai perché l'Italia che viviamo non ci piace, sembra diventata di colpo inospitale non solo per le persone omosessuali e trans, ma anche per le donne che vogliono essere libere di abortire, per le coppie che vogliono diritti per tutelare la loro unione al di fuori del matrimonio e a prescindere da orientamenti sessuali e identità di genere, per gli immigrati, per rom, sinti, ebrei, precari, per chi crede nella non-violenza e tante altre persone che vivono gomito a gomito con noi ma che non sempre guardiamo con occhio amichevole.
È importante essere al Pride perché il Pride fa evidentemente paura. Dà fastidio al Vaticano, crea imbarazzo nel sindaco di Roma Alemanno, è indigesto alla poco pari e poco opportuna ministra Mara Carfagna, fa storcere il naso con un segno di croce all'onorevole Paola Binetti del Pd ed è una manifestazione scomoda per molti, troppi. Il Pride fa paura a chi vuole che i cittadini italiani vivano la loro vita all'insegna della paura. Ma per noi che crediamo che la diversità sia un valore e lo affermiamo con testardaggine, la paura non è una gabbia abbastanza resistente in cui essere rinchiusi. Non vogliamo aver paura e non vogliamo essere sobri, né al Pride, né nella quotidianità delle nostre vite.
Il Pride è irriducibile ad ogni appello alla sobrietà. È indigeribile per chi ha paura del sesso, per chi vorrebbe mettere dei bavagli alle spinte di autodeterminazione dei corpi e dei desideri, per chi guarda con odio e pregiudizio alle diversità. Noi gay, lesbiche e trans facciamo paura perché non abbiamo paura, perché ci appropriamo della città, perché sfiliamo orgogliosi, alla luce del sole. Facciamo paura per i nostri colori, perché scendiamo in piazza testardamente, perché non abbiamo timore di amare e godere, di ridere e mostrarci nella nostra molteplice peculiarità.
I politici genuflessi e i teocrati in delirio di onnipotenza fanno bene, invece, ad avere paura del Pride, perché noi che riempiamo la piazza di rainbow siamo orgogliosi delle nostre diversità, siamo felici di essere vivi e non abbiamo nessuna intenzione di abbassare la testa e rinunciare ai diritti che ci spettano in quanto persone, a prescindere dagli orientamenti sessuali e dalle identità di genere.
La visibilità di trans, lesbiche e gay dà fastidio. Tanto che il RomaPride si è dovuto piegare a un'assurda e illogica prepotenza senza autori dichiarati e modificare a soli due giorni dalla parata la piazza dell'arrivo del corteo. Non piazza di Porta San Giovanni, per una pretestuosa sovrapposizione con un concerto all'interno della basilica, ma piazza Navona. Irremovibile, su questo punto, la Questura a fronte dei tentativi di mediazione del Coordinamento RomaPride, che ha proposto ragionevolmente di anticipare la conclusione della manifestazione e posticipare l'inizio del concerto.
Ci sono ben chiare le ragioni di tale pericolosa ottusità, nonostante nessuno, né le autorità ecclesiastiche, né il comune e né il governo si siano presi responsabilità. Il mancato accomodamento su un problema tecnico è evidentemente un problema politico. Ma il Pride si fa, seppure con il percorso modificato. E si fa nella piena legalità e nel rispetto delle regole. Se no non sarebbe Pride, ovvero una manifestazione pacifica, gioiosa, creativa, ironica, divertente e allo stesso tempo testarda, orgogliosa, profondamente politica e densa di contenuti, rivendicazioni, denunce, passione. Non c'è spazio per la sobrietà, perché il Pride ha la sua forza nella polifonia, nell'irriducibile e spiazzante possibilità di liberare desideri e risignificare norme, divieti, censure. Chi ci vuole sobri dovrebbe marciare con noi.
Chi ha paura di noi? Di chi è la città? Oggi più che mai la città è nostra, un'appropriazione simbolica che è una sorta di prova generale per la società che vorremmo e che, seppure con passi da lumaca, verrà. Dobbiamo essere numerosissimi in piazza. È l'unica risposta per l'offesa arrecata alla comunità lesbica, gay e trans con il divieto di raggiungere la piazza che inizialmente la Questura ci aveva concesso. È importante partecipare al Pride per affermare che non vogliamo che si ripeta che qualcuno che voglia fare un concerto all'interno di una basilica abbia il potere di fermare una manifestazione di piazza. Per dire no a questo utilizzo improprio, irragionevole, irresponsabile e irrispettoso del potere. Per dire no a chi ci vuole sobri, muti e in gabbia.
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