Macchi perde la finale del fioretto alle Olimpiadi, polemiche contro gli arbitri. Malagò: «Inaccettabile»
Le tre stoccate chiarissime non convalidate sul 14-14 nella finale contro Cheung fanno infuriare tutti. Il presidente del Coni: «Due giudici asiatici inaccettabili». Il c.t Cerioni: «Mai vista una cosa così»
Testa e cuore. È il motto di Filippo Macchi e sono le parole chiave di un bellissimo argento nel fioretto che solo la vergognosa pavidità di un arbitro imbelle, di Taipei, ha impedito che si trasformasse in oro. Sul 14-14 contro il campione olimpico Cheung, il ragazzo di Hong Kong che saluta il back to back perché a Tokyo fu lui a piegare Daniele Garozzo, Filippo piazza una stoccata chiarissima. Niente da fare, l’arbitro Huang di Taipei si astiene. Si riprende, nuova situazione e ancora una non decisione di nuovo dopo consultazione con il collega Suh, coreano, addetto al video. Poi c’è la terza volta e qui Don Abbondio là dà a Cheung. Filippo si dispera, il c.t. Stefano Cerioni vola verso il tavolo arbitrale e non dev’essere un eloquio forbito. Ma ormai il danno è fatto, con la maledizione dell’ultima stoccata, che si abbatte per l’ottava volta sull’Italia a Parigi.
Però non c’è da discutere se c’entrano testa o tecnica, questo è solo un furto. E Cerioni non usa perifrasi: «Mai vista una cosa del genere da atleta e da tecnico: tre stoccate così non si possono non dare. E’ grave. Non hanno voluto spiegare, voglio pensare che sia incompetenza. Sto male per Filippo, l’oro è tutt’altra cosa rispetto all’argento e adesso dovrà aspettare 4 anni per riprovarci». Da Macchi, a caldo, solo poche battute. Fin troppo «fair»: «La scherma è a discrezione dell’arbitro, avrei dovuto chiudere sul 14-12. Preferisco non esprimermi, ma c’è tanta amarezza».
https://www.corriere.it/sport/olimpi...tml?refresh_ce
Le tre stoccate chiarissime non convalidate sul 14-14 nella finale contro Cheung fanno infuriare tutti. Il presidente del Coni: «Due giudici asiatici inaccettabili». Il c.t Cerioni: «Mai vista una cosa così»
Testa e cuore. È il motto di Filippo Macchi e sono le parole chiave di un bellissimo argento nel fioretto che solo la vergognosa pavidità di un arbitro imbelle, di Taipei, ha impedito che si trasformasse in oro. Sul 14-14 contro il campione olimpico Cheung, il ragazzo di Hong Kong che saluta il back to back perché a Tokyo fu lui a piegare Daniele Garozzo, Filippo piazza una stoccata chiarissima. Niente da fare, l’arbitro Huang di Taipei si astiene. Si riprende, nuova situazione e ancora una non decisione di nuovo dopo consultazione con il collega Suh, coreano, addetto al video. Poi c’è la terza volta e qui Don Abbondio là dà a Cheung. Filippo si dispera, il c.t. Stefano Cerioni vola verso il tavolo arbitrale e non dev’essere un eloquio forbito. Ma ormai il danno è fatto, con la maledizione dell’ultima stoccata, che si abbatte per l’ottava volta sull’Italia a Parigi.
Però non c’è da discutere se c’entrano testa o tecnica, questo è solo un furto. E Cerioni non usa perifrasi: «Mai vista una cosa del genere da atleta e da tecnico: tre stoccate così non si possono non dare. E’ grave. Non hanno voluto spiegare, voglio pensare che sia incompetenza. Sto male per Filippo, l’oro è tutt’altra cosa rispetto all’argento e adesso dovrà aspettare 4 anni per riprovarci». Da Macchi, a caldo, solo poche battute. Fin troppo «fair»: «La scherma è a discrezione dell’arbitro, avrei dovuto chiudere sul 14-12. Preferisco non esprimermi, ma c’è tanta amarezza».
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