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Campionato Europeo di Calcio 2024 - commenti alle partite e all'Italia qui
Scamacca, Raspadori e Retegui, Spalletti studia la mossa in attacco per la Croazia: chi è il favorito
Non riusciamo a trovare il centravanti della Nazionale, il ct Spalletti non può sbagliare la scelta nella gara che può valere la qualificazione agli ottavi: le chance di Raspadori e Retegui al posto di Scamacca
Basta un punto per andare a Berlino, scacciare i fantasmi, alleggerire l’animo che la sconfitta contro la Spagna ha reso pesante come il piombo. «È sbagliato pensare di avere due risultati su tre contro la Croazia», dice Matteo Darmian, la voce della coscienza azzurra, non per caso mandato in sala stampa da Spalletti a due giorni dall’incrocio della verità, la partita più importante del nostro Europeo in salita.
Il c.t. che controlla tutto, anche le emozioni del gruppo, nel momento più delicato si affida a uno dei giocatori più esperti per sminare qualsiasi potenziale polemica. C’è bisogno di tranquillità e di gol. E di liberare la testa dalla tentazione di fare calcoli, sempre pericolosi.
Scamacca e il feeling che non c'è
«Giochiamo per vincere», ha ribadito Luciano da Certaldo. Facile a parole, assai meno nella realtà. Il centravanti non riusciamo a trovarlo. Ci eravamo illusi che i tre mesi formidabili di Scamacca all’Atalanta avessero risolto la questione e dato all’allenatore un punto di riferimento sicuro. Niente da fare. Il feeling non scatta. Gianluca è un attaccante moderno, forte fisicamente, abile ad aprire gli spazi per gli inserimenti dei centrocampisti. Ma in Nazionale ha numeri deludenti: un gol in 18 partite, quello di Wembley, lo scorso ottobre prima che gli azzurri fossero travolti dal tornado Inghilterra. E in Germania sinora ha fallito. Il primo tempo con l’Albania è stato una cocente illusione: già nella ripresa della prima partita è calato e nella seconda, quella con la Spagna, non si è quasi presentato, come molti dei suoi compagni, tanto da essere sostituito. Scamacca all’Europeo ha giocato 152 minuti e ha avuto sì e no lo straccio di un’occasione.
Retegui scalpita
Ci deve mettere qualcosa in più, più rabbia, più grinta, più fame. Retegui, che lo ha sostituito in entrambe le partite, di minuti ne ha collezionati 43, meno di un tempo e non ha combinato granché. Anche lui ha avuto un’opportunità, persino più ghiotta rispetto a quelle del compagno, contro la Spagna, ma l’ha fallita.
Raspadori come trequartista
Raspadori, il terzo della fila, uno dei preferiti del c.t. che lo ha allenato a Napoli, sinora ha giocato appena 14 minuti, recupero compreso, ma stavolta potrebbe essere impiegato sulla linea dei trequartisti.
Antonio realizzati in due occasioni, Balo tutti nel 2012 con Prandelli. Spalletti non ha tempo per voltarsi indietro e analizzare le statistiche. Il centravanti è sparito perché gli allenatori del settore giovanile non insegnano più ad attaccare la profondità. La questione non si risolverà in una settimana e neppure in un mese, Spalletti deve trovare la soluzione in un giorno e non può sbagliare la scelta, rimandata all’allenamento di questa mattina, sempre nel fortino di Iserlohn, prima di volare a Lipsia. Il ballottaggio è aperto. Scamacca è più forte, però sta dando la sensazione di sprecare un’altra occasione. Retegui ha meno talento, però più anima e cuore e nella tournée americana ha segnato una doppietta al Venezuela, gli ultimi gol di una punta in Nazionale, tre mesi fa. L’argentino avanza, l’atalantino arranca. Il c.t. analizzerà anche i dati del Gps per capire chi sta meglio.
La punta è una scelta cruciale verso la Croazia nella speranza di una inversione di tendenza. La Nazionale è anemica. Nelle quattro partite giocate sino adesso dal giorno del raduno, due amichevoli e due all’Europeo, ha realizzato appena tre gol, arrivati dai difensori e dai centrocampisti. I centravanti, nel nuovo corso, ne hanno fatti 4 nelle 12 partite. Per colmare il gap con le grandi d’Europa bisogna darsi una mossa. Ci siamo persi per strada. L’Italia non è più un Paese per centravanti.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Sull'assenza dei centravanti, rimango dell'idea che corrisponde con quanto detto da Prandelli qualche giorno fa: «Gli chiediamo di giocare per la squadra, fare tagli, sponde, triangolazioni, arretrare per favorire gli inserimenti. Tutto tranne i gol. Hanno perso l’abitudine a muoversi dentro l’area».
Dove vogliamo andare? Chi tiriamo fuori, dalle scuole calcio? Chi facciamo crescere? Se cogliamo un giovane con caratteristiche di attaccante puro, lo frustriamo e cambierà sport (se non smette proprio di fare attività sportiva).
Boh, comunque questa retorica che siamo indietro a livello giovanile, che non abbiamo metodo, che il tutto va rivoluzionato dalle basi, che non abbiamo spazi e professionisti adatti, che si guardano altre cose per arrivare prima rispetto alla sostanza, me la ricordo da trent'anni.
C'e sicuramente molto più di un fondo di verità.
Ma a me ha stracciato un po' le palle
Debbo essere sincero
Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
È tempo l'italia la smetta con ste manfrine e approfondimenti degli approfondimenti sulla nazionale,.sogno europeo ed altre cazzate, realizzi che nello sport nazionale per eccellenza facciamo cagare a differenza di tutto il resto e basta.
Quindi anziché pensare a come cucinare le lasagne al forno con merda e yogurt scaduto chiedendosi se non è il caso di metterci del cioccolato, comincino a trovare del ragù e della besciamella buoni
Originariamente Scritto da Sean
mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola
Boh, comunque questa retorica che siamo indietro a livello giovanile, che non abbiamo metodo, che il tutto va rivoluzionato dalle basi, che non abbiamo spazi e professionisti adatti, che si guardano altre cose per arrivare prima rispetto alla sostanza, me la ricordo da trent'anni.
C'e sicuramente molto più di un fondo di verità.
Ma a me ha stracciato un po' le palle
Debbo essere sincero
Ma è la verità, chiusa la generazione dei nati negli anni 70 il nostro attacco è letteralmente morto, per cui da 30 anni nei settori giovanili si lavora male.
c'è sto accanimento terapeutico su sti sbandati perché il calcio italiano deve dare la parvenza di essere rilevante internazionalmente o sembreremmo imbarazzanti a parlare solo di quello ed essere pure scarsi (come siamo)
Originariamente Scritto da Sean
mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola
Ma è la verità, chiusa la generazione dei nati negli anni 70 il nostro attacco è letteralmente morto, per cui da 30 anni nei settori giovanili si lavora male.
Ripeto, c'è verità e son d'accordo
Ma al contempo è semplicistico ripetere le stesse cose
Ma è la verità, chiusa la generazione dei nati negli anni 70 il nostro attacco è letteralmente morto, per cui da 30 anni nei settori giovanili si lavora male.
Visto che ho iniziato io il discorso, vorrei premurarmi di chiarire maggiormente il mio punto di vista (per quanto possa interessare).
Non ne faccio solo una colpa del settore giovanile, nel senso che i "prospetti assoluti" - i cosiddetti campioncini a prescindere dal ruolo - vengono segnalati e osservati fino a una certa età. Da una certa fase del settore giovanile, i vivai "producono" ciò che viene chiesto dall'alto: un certo modo di giocare, di atteggiamento in campo, un certo modo di intendere il ruolo, etc.
In questo senso, le responsabilità non sono solo dal basso, ma stanno anche o sopratutto in alto.
Nelle nuove generazioni, è più raro vedere calciatori come Immobile che, a partire da una certa età, cambiano il loro modo di giocare perchè questo gli viene questo: arrivano già al professionismo con un ruolo definitivo o quasi.
Tornando al discorso di Prandelli, per come si intende il ruolo di attaccante oggi, produciamo meno numeri 10 ma sopratutto meno numeri 9: i bomber, i finalizzatori, quelli che la devono buttare dentro.
Si fa presto a dire "ci fosse il talento verrebbe valorizzato". Non è solo questo. Se uno nasce aquila, non gli puoi chiedere di fare il pollo, e viceversa.
Al giorno d'oggi, stiamo forzando in modo esagerato sul lavoro che richiediamo agli attaccanti. Giocatori che giocano a 40 metri dalla porta. Come se al velocista del ciclismo si chiedesse di diventare anche scalatore. Ovvio che produciamo poco e produrremo sempre meno.
Sull'ultima parte dell'intervento di Shad mi trovo molto concorde.
Molti si riempiono la bocca di questo "non facciamo nulla per i giovani" come se fosse un meccanismo dettato dal fatto di accendere o spegnere un interruttore e non una mentalità ed un processo da evolvere negli anni.
Tempo che scarseggia in tutti i settori del mondo odierno.
Non sanno neppure cosa significhi, è solo un ritornello per loro
Poi che ci sia da intervenire, è un altro paio di maniche
Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
Visto che ho iniziato io il discorso, vorrei premurarmi di chiarire maggiormente il mio punto di vista (per quanto possa interessare).
Non ne faccio solo una colpa del settore giovanile, nel senso che i "prospetti assoluti" - i cosiddetti campioncini a prescindere dal ruolo - vengono segnalati e osservati fino a una certa età. Da una certa fase del settore giovanile, i vivai "producono" ciò che viene chiesto dall'alto: un certo modo di giocare, di atteggiamento in campo, un certo modo di intendere il ruolo, etc.
In questo senso, le responsabilità non sono solo dal basso, ma stanno anche o sopratutto in alto.
Nelle nuove generazioni, è più raro vedere calciatori come Immobile che, a partire da una certa età, cambiano il loro modo di giocare perchè questo gli viene questo: arrivano già al professionismo con un ruolo definitivo o quasi.
Tornando al discorso di Prandelli, per come si intende il ruolo di attaccante oggi, produciamo meno numeri 10 ma sopratutto meno numeri 9: i bomber, i finalizzatori, quelli che la devono buttare dentro.
Si fa presto a dire "ci fosse il talento verrebbe valorizzato". Non è solo questo. Se uno nasce aquila, non gli puoi chiedere di fare il pollo, e viceversa.
Al giorno d'oggi, stiamo forzando in modo esagerato sul lavoro che richiediamo agli attaccanti. Giocatori che giocano a 40 metri dalla porta. Come se al velocista del ciclismo si chiedesse di diventare anche scalatore. Ovvio che produciamo poco e produrremo sempre meno.
Prandelli ha fotografato perfettamente il problema della scarsità di 9 in Italia: gli si chiede di fare regista, punta, sotto punta, creare spazi, rientrare a centrocampo, ecc…
Questa è anche colpa di allenatori sul filone Guardiola “il mio attaccante è lo spazio”, questo ha accelerato il processo ed in Italia, ma anche Spagna, Portogallo e Francia, non si produce un 9, ma tutte mezze punte, ali, seconde punte.
sigpic Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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