ROMA - Peggio di uno shuttle che decolla, o di un incidente di formula uno. Il placcaggio, l'azione più spettacolare del rugby, sprigiona anche una devastante potenza: secondo uno studio di un professore di fisica dell' università del Nebraska chi domani durante Italia Inghilterra del Sei nazioni 'incontrera'' un difensore subirà nell'impatto una forza fino a 150g (g è la forza di gravità), una cifra molto superiore alla spinta che subisce ad esempio un pilota di un F-16 militare al decollo, che è 'solo' 10 volte g.
Il calcolo di Timothy Gay, che ha pubblicato i suoi studi in un libro e usa normalmente esempi tratti dallo sport nelle sue lezioni di fisica, ha preso in esame i giocatori di football americano, il parente a stelle e strisce del rugby: "Un giocatore di un metro e 70 che pesa 95 chili e corre ad una velocità di otto metri al secondo - spiega il ricercatore - produce una forza di 800 chilogrammi, molto superiore anche a quella che subisce un astronauta al decollo. Solo per la testa, la sollecitazione è tra i 30 e i 60 g". Questi numeri sono tranquillamente applicabili anche al rugby: Mauro Bergamasco, ad esempio, il miglior placcatore della nazionale italiana, è alto 183 cm e pesa 100 chili, e in media i rugbisti, esclusi quelli che partecipano alla mischia che sono più pesanti, fanno 40 metri in cinque secondi.
"Il corpo umano riesce a sopportare questo tipo di shock perché sono dati in brevissimo tempo - spiega Antonio Dal Monte, dell'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni - si pensi all'incidente del pilota Lewis Hamilton lo scorso anno: in quel caso la forza esercitata sul corpo era superiore ai 70 g". Ma non c'é solo il placcaggio a sviluppare forze devastanti: un medico australiano ha calcolato la spinta massima prodotta durante la mischia, che è risultata pari a quasi 18mila Newton. In pratica, gli otto giocatori che si scontrano con gli avversari producono nel primo secondo la stessa spinta di due elefanti, di cui il 45% è dato dai soli tre della prima linea.
Con queste forze in campo gli infortuni sono all'ordine del giorno: "In realtà le fratture vere e proprie sono poche considerando che questo sport ha molti contatti - spiega Annalisa Di Cesare, ora medico della nazionale femminile e in passato di diverse squadre - dalla ricerca che stiamo conducendo sulle nazionali e sulle squadre di club principali in due anni se ne sono avute solo tre, mentre molto più frequenti sono i traumi distorsivi, specie a caviglia e ginocchio, dovuti all' impatto con l'avversario e con il terreno durante un placcaggio o all'errato posizionamento del piede durante le mischie".
A differenza dei 'cugini' americani, i rugbisti non hanno peraltro praticamente protezioni: "Solo quelli della prima linea della mischia indossano il caschetto - spiega Di Cesare - mentre per tutti gli altri ci sono parastinchi e paradenti oltre a un corpetto per le spalle che però è un semplice cuscinetto di gommapiuma di pochi centimetri". Gli infortuni più gravi a cui possono andare incontro i giocatori sono i danni alla spina dorsale, che però sono in diminuzione: secondo uno studio sul campionato australiano tra il 1977 e il 2005 ci sono state 77 lesioni, che sono comunque in diminuzione grazie all'adozione di diverse posizioni del corpo nelle mischie. Forse a preoccupare gli italiani che domani affronteranno gli inglesi potrebbe essere un altro studio, pubblicato da Sports Biomechanics, in cui è stata calcolata matematicamente la miglior tecnica di calcio: vincente è risultata essere proprio quella di Johnny Wilkinson, la stella degli inglesi.(ANSA)
Il calcolo di Timothy Gay, che ha pubblicato i suoi studi in un libro e usa normalmente esempi tratti dallo sport nelle sue lezioni di fisica, ha preso in esame i giocatori di football americano, il parente a stelle e strisce del rugby: "Un giocatore di un metro e 70 che pesa 95 chili e corre ad una velocità di otto metri al secondo - spiega il ricercatore - produce una forza di 800 chilogrammi, molto superiore anche a quella che subisce un astronauta al decollo. Solo per la testa, la sollecitazione è tra i 30 e i 60 g". Questi numeri sono tranquillamente applicabili anche al rugby: Mauro Bergamasco, ad esempio, il miglior placcatore della nazionale italiana, è alto 183 cm e pesa 100 chili, e in media i rugbisti, esclusi quelli che partecipano alla mischia che sono più pesanti, fanno 40 metri in cinque secondi.
"Il corpo umano riesce a sopportare questo tipo di shock perché sono dati in brevissimo tempo - spiega Antonio Dal Monte, dell'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni - si pensi all'incidente del pilota Lewis Hamilton lo scorso anno: in quel caso la forza esercitata sul corpo era superiore ai 70 g". Ma non c'é solo il placcaggio a sviluppare forze devastanti: un medico australiano ha calcolato la spinta massima prodotta durante la mischia, che è risultata pari a quasi 18mila Newton. In pratica, gli otto giocatori che si scontrano con gli avversari producono nel primo secondo la stessa spinta di due elefanti, di cui il 45% è dato dai soli tre della prima linea.
Con queste forze in campo gli infortuni sono all'ordine del giorno: "In realtà le fratture vere e proprie sono poche considerando che questo sport ha molti contatti - spiega Annalisa Di Cesare, ora medico della nazionale femminile e in passato di diverse squadre - dalla ricerca che stiamo conducendo sulle nazionali e sulle squadre di club principali in due anni se ne sono avute solo tre, mentre molto più frequenti sono i traumi distorsivi, specie a caviglia e ginocchio, dovuti all' impatto con l'avversario e con il terreno durante un placcaggio o all'errato posizionamento del piede durante le mischie".
A differenza dei 'cugini' americani, i rugbisti non hanno peraltro praticamente protezioni: "Solo quelli della prima linea della mischia indossano il caschetto - spiega Di Cesare - mentre per tutti gli altri ci sono parastinchi e paradenti oltre a un corpetto per le spalle che però è un semplice cuscinetto di gommapiuma di pochi centimetri". Gli infortuni più gravi a cui possono andare incontro i giocatori sono i danni alla spina dorsale, che però sono in diminuzione: secondo uno studio sul campionato australiano tra il 1977 e il 2005 ci sono state 77 lesioni, che sono comunque in diminuzione grazie all'adozione di diverse posizioni del corpo nelle mischie. Forse a preoccupare gli italiani che domani affronteranno gli inglesi potrebbe essere un altro studio, pubblicato da Sports Biomechanics, in cui è stata calcolata matematicamente la miglior tecnica di calcio: vincente è risultata essere proprio quella di Johnny Wilkinson, la stella degli inglesi.(ANSA)
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