This is Rugby
"Vi è mai capitato di essere lanciati in una corsa disperata, sentire improvvisamente la gamba sinistra afferrata appena sopra al ginocchio, finire con la faccia in una pozza di fango, mentre un pallone ovale vi scivola di mano e sentire due, tre, quattro corpi di altri giocatori (compagni e avversari) finirvi addosso? E cosa si fa in quei casi? Ci si rialza, un'occhiata per capire e subito bisogna lanciarsi in un contatto duro con l'avversario che ha conquistato la palla, anche se quello è più grande di te ed in quel momento hai paura.
...questo ragazzi, è il Rugby.
Non giocherete mai in stadi dal tappeto erboso impeccabile (a meno che non finiate in Nazionale), gli spogliatoi saranno sempre squallidi e, d'inverno, densi di vapore, ma questa sarà una buona notizia: c'è ancora acqua calda per la doccia. Il fango argilloso che avete raccolto sulle scarpe, calzini, pantaloni, maglietta e capelli va via solo con quella meravigliosa acqua calda "di spogliatoio" che cura mille ferite e delusioni
...ma è questo, ragazzi, il Rugby.
Parlo di un rugby fatto a livello assolutamente amatoriale, da serie minore, da torneo riserve tante volte, ma non per questo meno vero.
E forma, accidenti se forma. Sono allenamenti duri, sono sacrifici e serate spese su un campo sabbioso anziché al cinema o al pub con gli amici, per non parlare della ragazza che non capisce questo tuo incaponirti, se non sei neppure in prima squadra.
Ma ti segue, qualche volta, a Noceto o Pescara, e non ti dice niente quando esci nero di rabbia dopo un'espulsione. Quel pugno l'hai dato, è vero, ma il Rugby, ragazzi, è uno sport da uomini, si da un colpo, si riceve un colpo e tutto è finito lì. Non ci si aspetta fuori, dopo...
Non posso parlarvi del Rugby dei trionfi, dei mitici Francescato, che so, del Trofeo 6 Nazioni ma ho conosciuto, giovanissimo, il vecchio Sgorbati, che ascoltavamo come un Dio quando ci parlava al campo, o, dopo, alla riunione della squadra nella nostra Sede, una saletta di un bar di semiperiferia.
Non so dire esattamente quanto mi ha dato il rugby, e quanto vi ho dedicato, ma per me, in quegli anni studente universitario di ingegneria, proveniente dal liceo classico, cosa che valeva forse qualcosa culturalmente, ma significava anche l'aver vissuto col paraocchi, è stata la prima vera lezione di vita.
Perché quando sei in campo con gli altri quattordici ti dimentichi ben presto di voler primeggiare o di tirarti indietro. Perché capisci in poco tempo che se tu cedi, tutta la squadra cede con te, e se un compagno ha bisogno, lo devi aiutare. Non c'è posto per chi non si sente un tutt'uno con i propri compagni, anche se poi, appena negli spogliatoi, avrai a ridire con questo e con quello. Ed anche l'avversario lo si rispetta, non solo per il tempo del saluto a inizio e fine partita, ma se è leale, per tutto l'incontro. Episodi squallidi, colpi proibiti ce ne sono, se è un tuo compagno che li subisce sai di dover intervenire. Se è un tuo compagno a infierire, se sei un uomo lo fermi.
...questo chiede il Rugby.
Impari a vivere, perché più avanti non avrai solo gioie, ma anche delusioni, dolori, e questo gioco ti può aiutare, devi essere preparato ad affrontarli.
Devi continuare a giocare anche se sei stanco, se ti sei fatto male. Sai che cinque, dieci volte ti fermeranno con la palla in mano a pochi metri da quella poltiglia bianca che segna la linea di meta, ma cercherai di arrivarci una volta ancora. Se non sei uno dei più scattanti, agili e veloci della squadra il tuo ruolo sarà ancora più oscuro: di contenimento, mischie aperte, recupero di palla. Proteggerai il saltatore nelle touche, prendendo i colpi anche per lui, e nessuno ti verrà ad abbracciare anche dopo una vittoria.
...ma sai che è questo il Rugby, ragazzo."
"Vi è mai capitato di essere lanciati in una corsa disperata, sentire improvvisamente la gamba sinistra afferrata appena sopra al ginocchio, finire con la faccia in una pozza di fango, mentre un pallone ovale vi scivola di mano e sentire due, tre, quattro corpi di altri giocatori (compagni e avversari) finirvi addosso? E cosa si fa in quei casi? Ci si rialza, un'occhiata per capire e subito bisogna lanciarsi in un contatto duro con l'avversario che ha conquistato la palla, anche se quello è più grande di te ed in quel momento hai paura.
...questo ragazzi, è il Rugby.
Non giocherete mai in stadi dal tappeto erboso impeccabile (a meno che non finiate in Nazionale), gli spogliatoi saranno sempre squallidi e, d'inverno, densi di vapore, ma questa sarà una buona notizia: c'è ancora acqua calda per la doccia. Il fango argilloso che avete raccolto sulle scarpe, calzini, pantaloni, maglietta e capelli va via solo con quella meravigliosa acqua calda "di spogliatoio" che cura mille ferite e delusioni
...ma è questo, ragazzi, il Rugby.
Parlo di un rugby fatto a livello assolutamente amatoriale, da serie minore, da torneo riserve tante volte, ma non per questo meno vero.
E forma, accidenti se forma. Sono allenamenti duri, sono sacrifici e serate spese su un campo sabbioso anziché al cinema o al pub con gli amici, per non parlare della ragazza che non capisce questo tuo incaponirti, se non sei neppure in prima squadra.
Ma ti segue, qualche volta, a Noceto o Pescara, e non ti dice niente quando esci nero di rabbia dopo un'espulsione. Quel pugno l'hai dato, è vero, ma il Rugby, ragazzi, è uno sport da uomini, si da un colpo, si riceve un colpo e tutto è finito lì. Non ci si aspetta fuori, dopo...
Non posso parlarvi del Rugby dei trionfi, dei mitici Francescato, che so, del Trofeo 6 Nazioni ma ho conosciuto, giovanissimo, il vecchio Sgorbati, che ascoltavamo come un Dio quando ci parlava al campo, o, dopo, alla riunione della squadra nella nostra Sede, una saletta di un bar di semiperiferia.
Non so dire esattamente quanto mi ha dato il rugby, e quanto vi ho dedicato, ma per me, in quegli anni studente universitario di ingegneria, proveniente dal liceo classico, cosa che valeva forse qualcosa culturalmente, ma significava anche l'aver vissuto col paraocchi, è stata la prima vera lezione di vita.
Perché quando sei in campo con gli altri quattordici ti dimentichi ben presto di voler primeggiare o di tirarti indietro. Perché capisci in poco tempo che se tu cedi, tutta la squadra cede con te, e se un compagno ha bisogno, lo devi aiutare. Non c'è posto per chi non si sente un tutt'uno con i propri compagni, anche se poi, appena negli spogliatoi, avrai a ridire con questo e con quello. Ed anche l'avversario lo si rispetta, non solo per il tempo del saluto a inizio e fine partita, ma se è leale, per tutto l'incontro. Episodi squallidi, colpi proibiti ce ne sono, se è un tuo compagno che li subisce sai di dover intervenire. Se è un tuo compagno a infierire, se sei un uomo lo fermi.
...questo chiede il Rugby.
Impari a vivere, perché più avanti non avrai solo gioie, ma anche delusioni, dolori, e questo gioco ti può aiutare, devi essere preparato ad affrontarli.
Devi continuare a giocare anche se sei stanco, se ti sei fatto male. Sai che cinque, dieci volte ti fermeranno con la palla in mano a pochi metri da quella poltiglia bianca che segna la linea di meta, ma cercherai di arrivarci una volta ancora. Se non sei uno dei più scattanti, agili e veloci della squadra il tuo ruolo sarà ancora più oscuro: di contenimento, mischie aperte, recupero di palla. Proteggerai il saltatore nelle touche, prendendo i colpi anche per lui, e nessuno ti verrà ad abbracciare anche dopo una vittoria.
...ma sai che è questo il Rugby, ragazzo."
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