If this is your first visit, be sure to
check out the FAQ by clicking the
link above. You may have to register
before you can post: click the register link above to proceed. To start viewing messages,
select the forum that you want to visit from the selection below.
Forse perchè la "tesi della scelta" non la sostiene nessuno (almeno non io)...ho sempre parlato di molteplici fattori esterni che influiscono sull'individuo fin dalla nascita...se non ti inventi quello che dovrei pensare è meglio
Ritengo che le circostanze scioambientali abbiano una capacità condizionante estremamente limitata.
Direi sicuramente minoritaria, poi si spuò discutere su quanto minoritaria.
Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.
Ritengo che le circostanze scioambientali abbiano una capacità condizionante estremamente limitata.
Direi sicuramente minoritaria, poi si spuò discutere su quanto minoritaria.
Si può discutere di tutto (non è che decidi tu cosa sia più o meno degno)...fatto stà che è una questione complessa alla quale non si dà ancora una risposta; non è che troveremo verità assolute quì su bw.
Per quanto mi riguarda la mia l'ho detta, inutile entrare troppo in discussioni puramente retoriche...per il resto sarò interessato a sviluppi futuri.
Forse perchè la "tesi della scelta" non la sostiene nessuno (almeno non io)...ho sempre parlato di molteplici fattori esterni che influiscono sull'individuo fin dalla nascita...se non ti inventi quello che dovrei pensare è meglio
A questo punto sarebbe interessante sapere quali siano questi "molteplici fattori esterni" all'individuo, eliminati i quali, seguendo la tua tesi, dovrebbe cadere anche l'omosessualità.
Comincio ad avere il sospetto che si scriva senza seguire un filo logico e senza perdere tempo a leggere i post precedenti;
Ho già spiegato come l'omosessualità nasca con l'uomo ed attraversi assieme a lui tutto il mutare di millenni di fattori esterni, morali, sociali, religiosi, familiari etc. eppure sopravvive ad ogni latitudine, sotto ogni cielo.
Siamo costretti a prendere atto che l'omosessualità è innata.
Si tratta di indagare il perchè esista all'interno di un processo evolutivo che premia i caratteri genetici "forti", e se dunque è destinata, non essendo necessaria alla riproduzione, ad estinguersi naturalmente.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Ma infatti non ho detto che dipende da QUESTA o QUELLA società, ho parlato di un costrutto prettamente umano derivante dalla complessità della sua psicologia.
Comincio ad avere il sospetto che si scriva senza seguire un filo logico e senza perdere tempo a leggere i post precedenti;
Ho già spiegato come l'omosessualità nasca con l'uomo ed attraversi assieme a lui tutto il mutare di millenni di fattori esterni, morali, sociali, religiosi, familiari etc. eppure sopravvive ad ogni latitudine, sotto ogni cielo.
Problemi di metodo di ricerca: Esaminando le teorie proposte per spiegare le cause dell'omosessualità, è evidente l'assenza di un nucleo minimo di dati che riesca ad ottenere il consenso di una maggioranza dei ricercatori. Da questo punto di vista, quindi, è lecito affermare che al momento attuale la "causa" dell'omosessualità non è nota, e che a proposito abbiamo, per ora, unicamente ipotesi. Questo non vuol dire che sia filosoficamente impossibile arrivare a dare una risposta a questa domanda. Significa solo che, al momento attuale, nessuna teoria eziologica è riuscita a raggiungere il livello minimo di verificabilità richiesto dalla scienza per definire "vera" una teoria.
oggi sentivo parlare due persone anche abbastanza intelligenti del fatto che forse l'mosessualita' sia un problema dato proprio dal codice genetico , quindi forse definirlo malattia non e' corretto ma , se questo fosse vero l'omosessuale come andrebbe visto come un deviato o come un malato o come una scelta del tutto personale?..
se ci riflettiamo se davvero si nasce cosi per qualche ragione derivante dal dna puo' davvero essere considerata una malattia o cmq una anomalia?
non polemizzate con le solite cose orgoglio etc e' un discorso serio.
Ti rispondo in modo serio e un po' lungo citandoti questo articolo.
Omosessualità? Oggi si può guarire!
martedì 1 gennaio 2008 - AltraPsicologia Quest'anno Babbo Natale ci ha fatto un bel regalo: giusto qualche giorno prima della grande festa, travestendosi da giornalista ha svelato qualcosa che molti già sapevano, tanti immaginavano e ben pochi potevano affermare di non conoscere affatto.
Un numero sempre più alto di psicologi continua a proclamare che l'omosessualità è una malattia, si può curare e addirittura se ne può uscire!
Basta trovare il terapeuta giusto, il canale giusto che in soli 6 mesi (o forse anche meno) può restituirti l'eterosessualità d.o.c. perduta.
Varì per 6 mesi ha finto di essere gay per potersi sottoporre al percorso terapeutico del Prof. Cantelmi, guru e Presidente dell'Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale, fondatore dell'Associazione italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e docente di psicologia all'Università Gregoriana, per "guarire" dalla sua (presunta e inventata) omosessualità. Il percorso parte con un colloquio "selettivo" di un prete, prevede la somministrazione dell'MMPI e del Rorschach e si sofferma sulla quantità e la modalità dei rapporti sessuali consumati. Mai una domanda sull’affettività, come se tra gay non fosse possibile volersi bene. Dopo una serie di colloqui il percorso di guarigione prevede un “corso di gruppo” di orientamento ultra cattolico, sgranare rosari, partecipare a gruppi psicoterapeutici, studio della Bibbia e dei testi di Josè Maria Escrivà (fondatore dell'Opus Dei), il tutto sullo stesso piano. Attraverso questa miscellanea di pratiche il gruppo promette non senza fatica di arrivare alla sospirata "guarigione".
La cosa è anzitutto strana. E’ infatti dal lontano 1974 che non esiste più la diagnosi di omosessualità, eliminata dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM). Oggi, e da più di trent’anni l'intera comunità scientifica internazionale considera l’omosessualità una variabile “normale” dell'orientamento sessuale e non una patologia.
Certo, è vero che vi fu un passato lontano in cui (parliamo del primo DSM) era stata inclusa tra i "disturbi sociopatici di personalità", passando nel 1968 a "deviazione sessuale" a fianco di pedofilia e necrofilia, e arrivando nel 1974 come "omosessualità ego-distonica". Si noti come il dibattito scientifico e culturale, che riflette oltre al progredire del dibattito scientifico anche la percezione comune e condivisa dei comportamenti normali e patologici, della salute e della malattia, ha via via spostato e circoscritto la questione della scelta di orientamento sessuale. Se infatti la “sociopatia” è una categoria che prevede di per sé una forma di aggressione all’altro, una modalità malata di stare con il prossimo, la “deviazione sessuale” descrive già uno spostamento culturale della questione omosessualità verso il sé, il proprio desiderio, una questione meno “socialmente pericolosa” e più privata. L’altro, dal DSM II, non sarebbe più in pericolo, ma l’omosessualità ne esce comunque come una malattia. La versione del 1974 ha limitato grandemente la diagnosi di omosessualità a quei soli casi in cui l’orientamento sia egodistonico, ossia in cui il soggetto senta in qualche modo l’orientamento sessuale come estraneo al sé. A quel punto restava da decidere se andasse curata l’egodistonia, aiutando il soggetto ad accettare il suo orientamento sessuale “di minoranza” sopportando le fatiche insite in questa condizione, oppure se ci si dovesse impegnare nell’improbabile impresa di modificare l’orientamento sessuale.
Oggi sarebbe forse chiamata con un termine più appropriato omofobia interiorizzata.
E' stato necessario arrivare al 17 maggio del 1990 perché anche la definizione di ego-distonica fosse cancellata dal DSM.
Eppure, poiché le vecchie abitudini sono dure a morire, fino al 1992 l'autorevole APA (American Psychiatric Association) negava l'iscrizione delle persone dichiaratamente omosessuali.
La terapia riparativa nasce nel Nord America dal filosofo Joseph Nicolosi,
presidente della Narth, National Association for Research and Therapy of Homosexuality, il quale vanta ben 500 casi di "gay trattati" e curati. Anche
se pare che i gruppi di mutuo-aiuto per i cosiddetti “gay trattati” spesso si sciolgano perché più di qualcuno trova al suo interno un nuovo partner e quindi addio terapia…
Già nel 2005 l'on. Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, aveva
presentato un'interrogazione parlamentare per bloccare, tramite gli ordini
professionali, la terapia riparativa. Azione a cui lo psicoterapeuta americano J.M. van den Aardweg, che ha scritto il libro "Omosessualità & speranza" ha risposto parlando di lobby gay all'assalto della scientificità. Come nel caso citato dalla teodem on. Binetti, secondo la quale la lobby gay sarebbe riuscita addirittura a far cancellare l'omosessualità come patologia dai testi scientifici mondiali, chiedendo e ottenendo di partecipare agli incontri della "Commissione Nomenclatura" dell'APA. E sappiamo bene che l'on. Binetti continua (La Stampa del 28/12/2007) in qualità di neuropsichiatria a ripetere che lei e molti altri colleghi considerano l'omosessualità una devianza.
Il codice deontologico degli Psicologi italiani approvato dal CNOP cita:
Art. 4. "Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnìa, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi."
Il Codice di autoregolamentazione etica degli psicologi italiani proibisce loro di utilizzare metodi che non salvaguardino il rispetto, tra l’altro, degli orientamenti sessuali e delle altre opinioni, credenze, sistemi di valori. Altrimenti va a finire che ci potrà sempre essere un’Associazione Psicologi del Partito x che cerca di guarirti dall’essere iscritto al partito y, considerandola una perversione del pensiero. E perché non, per ribaltare la situazione, uno psicologo gay che cerchi di guarire Cantelmi o qualche suo degno compare dal loro atavico terrore nei confronti degli orientamenti omosessuali? Magari si potesse “guarire” l’omofobia!
Il fatto è grave ben al di là del cosciente e voluto uso di criteri nosografici abbandonati da decenni, e perfino del cosciente e palese spregio dei codici deontologici vigenti. La gravità di questa vicenda nasce dalla stessa sovrapposizione forzata tra posizioni pseudo-religiose e posizioni scientifiche dalla quale confusione nasce un approccio confusivo e “di parte” di fronte alla teoria e alla pratica psicoterapeutica. La violazione della deontologia ne è una diretta conseguenza. Altre conseguenze, più gravi possono essere solo immaginabili, nel momento in cui la scienza si fa strumento dell’ideologia.
Dal punto di vista della pratica clinica ci si trova di fronte ad uno dei più dolorosi tra i paradossi. Una persona in condizione di debolezza e fragilità si rivolge ad un professionista per una sua sofferenza. Questa persona non dovrebbe trovare, a nostro parere, qualcuno che antepone, o impone grazie al ruolo di psicoterapeuta le proprie convinzioni (religiose, politiche, ideologiche..) alla centralità del paziente stesso, cui si deve il rispetto delle sue “opinioni, credenze, sistemi di valori”, rispetto non a caso previsto “ex lege” in tutte le forme di relazioni di aiuto e non a caso, sancito dai codici deontologici. Non è casuale che in una forma pervertita, questa si, di psicoterapia al di là e in spregio ad ogni deontologia, il gruppo di Cantelmi usi, senza soluzione di continuità, il Rorschach e il rosario, il colloquio clinico e la “penitenza” tipica delle pratiche di espiazione religiosa. Il professionista dell’aiuto qui non usa infatti i saperi e le tecniche per la risoluzione dei problemi psicologici dei suoi pazienti, non è il paziente al centro della questione, ma la cura della propria ansia e il rafforzamento dell’ideologia. E’ infatti aprioristica la convinzione che l’omosessualità sia peccato e patologia e che come tale vada “espiata” oltre che “curata”. Qui invece tutto è volutamente confusivo e confondente, in modo da trasformare l’aiuto terapeutico in una gravissima forma di manipolazione del pensiero nel tentativo di adeguarlo al proprio.
Un assetto cosiddetto “psicoterapeutico” che, come nel caso qui descritto, sembra offrire alle persone risposte preconfezionate e religiosamente orientate, diventa immediatamente uno strumento manipolatorio che procura ad essi strutture psicologiche da falso-sé, anziché percorsi veritieri, trasformando, in caso di successo l’individuo in un automa mosso da convinzioni non proprie che leniscono temporaneamente il dolore e lo omologano al (presunto) sentire comune della società.
Dal punto di vista esclusivamente psicoterapeutico l’insuccesso è evidente, a meno che ingenuamente si pensi che la scelta sessuale sia questione molto esteriore e superficiale. Qui si assiste ad una banalizzazione ed elusione della domanda del paziente, che “sparisce” e ad una semplificazione sul versante della risposta.
Ed allora è la persona a volere “uscire” dall’omosessualità, o è piuttosto una prescrizione di queste sedicenti, pericolose istituzioni psico-religiose, le quali intendono “sorvegliare e punire”, nonché orientare secondo dogmatiche religiose scelte che appartengono ad una sfera personale, quella si, “sacra”?
Ci sembra indispensabile un interessamento deontologico degli Ordini competenti (anche dei Medici) e l’apertura di un’istruttoria approfondita. Su indicazione di una futura collega che ha scritto al CNOP in merito alla violazione dell’art.4 ci siamo attivati per segnalare come AP ai relativi Ordini professionali eventuali violazioni del codice deontologico, sollecitandoli a prendere una chiara posizione in merito e a procedere ad indagini in casi simili, come già dichiarato dalla Presidente dell'Ordine Lazio, dott.ssa Zaccaria su Liberazione del 28/12/2007.
La sofferenza e il rispetto per il dolore di essere “diversi” seppur uguali, richiederebbe secondo noi più rispetto e più cautela di quanta ne abbiano mostrata i protagonisti di questa vicenda, i quali sembrano invece mostrare l’intenzione di convertire piuttosto che quella di ascoltare ed aiutare. E’ grave l’uso del proprio ruolo di autorità e della condizione di fragilità dei propri pazienti per fare del proselitismo, anteponendo un desiderio di “normalizzazione” alla guarigione del paziente nel rispetto delle sue scelte e dei suoi orientamenti. A noi questa teo-pedagogia travestita da psicoterapia inquieta e preoccupa, e ci appare una pericolosissima deriva culturale da bloccare sul nascere.
non sono daccordo...hai presente jurassic park quando il professore fa vedere alla donna che facendo partire due gocce dalla stessa posizione fanno percorsi differenti? è lo stesso discorso, a livello macroscopico avranno avuto le stesse esperienze (scuola, educazione simile etc) ma se vai abbastanza nello specifico le differenze sono infinite.
Scusa, ma tu cosa intendi per specifico? L'esempio dei miei due amici gemelli è lampante, e ti riporto la testimonianza diretta data da loro. Hanno avuto lo stesso identico percorso familiare, scolastico, sociale anzi con pochissime frequentazioni sociali esterne (e dico questo visto che qua molti pensano che si diventa "froci" causa dubbie frequentazioni....). Da ragazzini erano dei veri e proprio nerds secchioni, tutto casa e scuola e zero sport, uguali tra loro in tutto e per tutto però verso i 14-15 anni, con il primo sviluppo sessuale, ad uno gli piacevano le ragazzine mentre l'altro si è accorto che a lui non glie ne poteva fregare di meno.... Come lo spieghi questo se non con una predisposizione genetica?
beh tutto è genetico.. pure le devianze hanno una base di ereditarietà... quindi evidentemente è genetico.. il problema è sapere se è una malattia (dovuta a qualche alterazione di qualche gene) o semplicemente un carattere (ricordate gli alleli?) che può manifestarsi o meno.. come una fossetta nel mento...
We process personal data about users of our site, through the use of cookies and other technologies, to deliver our services, personalize advertising, and to analyze site activity. We may share certain information about our users with our advertising and analytics partners. For additional details, refer to our Privacy Policy.
By clicking "I AGREE" below, you agree to our Privacy Policy and our personal data processing and cookie practices as described therein. You also acknowledge that this forum may be hosted outside your country and you consent to the collection, storage, and processing of your data in the country where this forum is hosted.
Commenta