Il magnate di Harrods:
Diana è stata assassinata
MATTIA BERNARDO BAGNOLI
LONDRA
«Nazisti», «Assassini», «famiglia Dracula». Tutto, insomma, tranne che Reali - e regali. Il giorno che aspettava da tempo è finalmente arrivato: Mohamed Al Fayed, padrone dei grandi magazzini Harrods e padre di Dodi - il compagno di Lady D - si è presentato al processo in corso presso l’Alta Corte di Londra pronto a sparare «l’altra verità» sull’incidente avvenuto nel tunnel dell’Alma, quel lontano 31 agosto 1997, che si è portato via il suo Dodi. E non ha peli sulla lingua. Al Fayed si è preso il palcoscenico e ha ribadito la sua teoria: Diana Spencer e il figlio Dodi sono stati uccisi da un complotto ordito dal principe consorte Filippo e dall’erede al trono Carlo d’Inghilterra, con la partecipazione dei servizi segreti britannici nonché dell’ex primo ministro Tony Blair, perché la famiglia reale non poteva accettare che la madre del futuro re d’Inghilterra «fosse sposata con un musulmano».
Al Fayed ha definito Filippo un «razzista» e un «nazista». «È ora di rispedirlo in Germania da dove proviene. Volete sapere il suo vero nome? Finisce con Frankenstein», ha detto scatenatissimo. Ancora: «Diana era incinta. Sono l’unica persona a cui lo hanno detto: lei lo avrebbe annunciato ai suoi figli al ritorno da Parigi». E chiunque neghi questa versione dei fatti «racconta frottole» - il che comprende Lady Annabel Goldsmith e Lucia Flecha de Lima, amiche strette di Lady D, che hanno negato che Diana aspettasse un figlio da Dodi. Pure la sorella di Diana, Lady Sarah McCorquodale, farebbe parte del complotto: «Si è resa disponibile a coprire la verità».
A questo punto, ad Al Fayed è stato fatto notare che le prove fornite indicano che Diana non «poteva essere incinta». «Tutti coloro che si sono seduti al banco dei testimoni fanno parte del disegno per coprire la verità», ha concluso Al Fayed. Un’affermazione che ieri suonava meno strampalata a causa del video - caduto nelle mani del tabloid «The Sun» - in cui Paul Burrell, ex maggiordomo di Buckingham Palace, ammetteva di aver «mentito» il giorno della sua deposizione al processo. Musica per le orecchie di Al Fayed, che è entrato in aula con una copia del giornale - in cui sono state pubblicate le trascrizioni del video.
«Ho detto la verità per quanto ho potuto, ma non l’ho detta tutta», ha ammesso Burrell mentre parla con un amico. «Il reato di falsa testimonianza non è una bella cosa con cui dover convivere: so che non si dovrebbe giocare con la giustizia, so che è illegale e mi rendo conto di quanto sia grave», dice ancora Burrell. Che poi ha aggiunto: «Ho sacrificato la mia integrità personale per un motivo più alto. No, non ho detto tutta la verità: quel giudice mi ha messo nella peggiore delle condizioni, perché ha detto che dovevo riportare la conversazione che ebbi a suo tempo con Elisabetta II». «Allora hai un accordo con la Regina per non divulgare la verità sulla morte di Diana?», chiede a Burrel l’amico. «Beh, è la Regina», questa la risposta. «È venuto qui come testimone e ha detto un sacco di balle: è importante che ritorni alla sbarra», ha tuonato Al Fayed brandendo una copia del «Sun». E il giudice Scott Baker, a questo proposito, ha detto alla giuria «bisognerà tornare sulla questione» e ha poi chiesto l’acquisizione del video pubblicato dal tabloid inglese oltre che dei chiarimenti su come il giornale ne sia entrato in possesso. Ora Burrell rischia 10 anni per spergiuro. Mohamed Al Fayed ha terminato la sua deposizione sostenendo che, a suo parere, l’esecutore materiale dell’omicidio sia in realtà il paparazzo James Andanson - che sarebbe stato in seguito ucciso dai servizi segreti per far sparire ogni traccia.
«Ho combattuto per 10 anni e questo è il momento per esprimere i miei sentimenti, per dire che cosa è accaduto a mio figlio e alla principessa Diana e con l’aiuto di Dio la verità verrà fuori», ha quindi sibilato Al Fayed. Che in chiusura si è tolto l’ultimo sassolino dalla scarpa: «La principessa è stata uccisa anche per spianare la strada al matrimonio di Carlo con Camilla. È quello che voleva: ed ora è sposato con quel coccodrillo». Il processo continua.
Diana è stata assassinata
MATTIA BERNARDO BAGNOLI
LONDRA
«Nazisti», «Assassini», «famiglia Dracula». Tutto, insomma, tranne che Reali - e regali. Il giorno che aspettava da tempo è finalmente arrivato: Mohamed Al Fayed, padrone dei grandi magazzini Harrods e padre di Dodi - il compagno di Lady D - si è presentato al processo in corso presso l’Alta Corte di Londra pronto a sparare «l’altra verità» sull’incidente avvenuto nel tunnel dell’Alma, quel lontano 31 agosto 1997, che si è portato via il suo Dodi. E non ha peli sulla lingua. Al Fayed si è preso il palcoscenico e ha ribadito la sua teoria: Diana Spencer e il figlio Dodi sono stati uccisi da un complotto ordito dal principe consorte Filippo e dall’erede al trono Carlo d’Inghilterra, con la partecipazione dei servizi segreti britannici nonché dell’ex primo ministro Tony Blair, perché la famiglia reale non poteva accettare che la madre del futuro re d’Inghilterra «fosse sposata con un musulmano».
Al Fayed ha definito Filippo un «razzista» e un «nazista». «È ora di rispedirlo in Germania da dove proviene. Volete sapere il suo vero nome? Finisce con Frankenstein», ha detto scatenatissimo. Ancora: «Diana era incinta. Sono l’unica persona a cui lo hanno detto: lei lo avrebbe annunciato ai suoi figli al ritorno da Parigi». E chiunque neghi questa versione dei fatti «racconta frottole» - il che comprende Lady Annabel Goldsmith e Lucia Flecha de Lima, amiche strette di Lady D, che hanno negato che Diana aspettasse un figlio da Dodi. Pure la sorella di Diana, Lady Sarah McCorquodale, farebbe parte del complotto: «Si è resa disponibile a coprire la verità».
A questo punto, ad Al Fayed è stato fatto notare che le prove fornite indicano che Diana non «poteva essere incinta». «Tutti coloro che si sono seduti al banco dei testimoni fanno parte del disegno per coprire la verità», ha concluso Al Fayed. Un’affermazione che ieri suonava meno strampalata a causa del video - caduto nelle mani del tabloid «The Sun» - in cui Paul Burrell, ex maggiordomo di Buckingham Palace, ammetteva di aver «mentito» il giorno della sua deposizione al processo. Musica per le orecchie di Al Fayed, che è entrato in aula con una copia del giornale - in cui sono state pubblicate le trascrizioni del video.
«Ho detto la verità per quanto ho potuto, ma non l’ho detta tutta», ha ammesso Burrell mentre parla con un amico. «Il reato di falsa testimonianza non è una bella cosa con cui dover convivere: so che non si dovrebbe giocare con la giustizia, so che è illegale e mi rendo conto di quanto sia grave», dice ancora Burrell. Che poi ha aggiunto: «Ho sacrificato la mia integrità personale per un motivo più alto. No, non ho detto tutta la verità: quel giudice mi ha messo nella peggiore delle condizioni, perché ha detto che dovevo riportare la conversazione che ebbi a suo tempo con Elisabetta II». «Allora hai un accordo con la Regina per non divulgare la verità sulla morte di Diana?», chiede a Burrel l’amico. «Beh, è la Regina», questa la risposta. «È venuto qui come testimone e ha detto un sacco di balle: è importante che ritorni alla sbarra», ha tuonato Al Fayed brandendo una copia del «Sun». E il giudice Scott Baker, a questo proposito, ha detto alla giuria «bisognerà tornare sulla questione» e ha poi chiesto l’acquisizione del video pubblicato dal tabloid inglese oltre che dei chiarimenti su come il giornale ne sia entrato in possesso. Ora Burrell rischia 10 anni per spergiuro. Mohamed Al Fayed ha terminato la sua deposizione sostenendo che, a suo parere, l’esecutore materiale dell’omicidio sia in realtà il paparazzo James Andanson - che sarebbe stato in seguito ucciso dai servizi segreti per far sparire ogni traccia.
«Ho combattuto per 10 anni e questo è il momento per esprimere i miei sentimenti, per dire che cosa è accaduto a mio figlio e alla principessa Diana e con l’aiuto di Dio la verità verrà fuori», ha quindi sibilato Al Fayed. Che in chiusura si è tolto l’ultimo sassolino dalla scarpa: «La principessa è stata uccisa anche per spianare la strada al matrimonio di Carlo con Camilla. È quello che voleva: ed ora è sposato con quel coccodrillo». Il processo continua.
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