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ma è vero che lo stato chiuse aiuto a una sensitiva e venne fuori il nome di Gradoli e andò l' esercito a mettere sottosopra un paesino che si chiamava così, in abruzzo, senza trovare nulla, e poi alla fine dopo la sua morte si scoprì che moro era prigioniero a roma, in via gradoli?
cioè è stata una vera rivelazione medianica o c'è sotto qualcosa?
ma è vero che lo stato chiuse aiuto a una sensitiva e venne fuori il nome di Gradoli e andò l' esercito a mettere sottosopra un paesino che si chiamava così, in abruzzo, senza trovare nulla, e poi alla fine dopo la sua morte si scoprì che moro era prigioniero a roma, in via gradoli?
cioè è stata una vera rivelazione medianica o c'è sotto qualcosa?
Vado a memoria, per quel che ricordo d'aver letto in giro al riguardo.
Non fu lo stato a volere la famosa seduta spiritica (che ci fu), ma varie personalità legate alla dc o contigue all'apparato di potere;
Cossiga, pur non avendone preso parte, ricorda spesso in vari interventi che uno dei partecipanti fu Prodi, assieme ad altri noti personaggi dell'epoca.
E' vero che venne fuori il nome Gradoli e che l'esercito andò non nella via omonima in Roma ma appunto nel paesino abruzzese, perdendo solo tempo, ma si pensa che sia stato uno dei molti tentativi di depistaggio messi in atto in quella che non a caso Zavoli chiamò "la notte della Repubblica".
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
ANTEFATTO: Il 3 aprile 1978, nel corso di una seduta spiritica a cui partecipa il futuro presidente dell’Iri, Romano Prodi, una “entità”[nella fattispecie, e come risulterà dal verbale, gli spiriti di Don Sturzo e La Pira, n.d.r] avrebbe indicato “Gradoli” come luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro.
Sulla base della segnalazione dall’aldilà, il 6 aprile viene organizzata una perlustrazione a Gradoli, un paesino in provincia di Viterbo. Al ministero dell’Interno, che aveva in precedenza ricevuto la segnalazione su via Gradoli, nessuno mette in collegamento le due cose. E’ la moglie di Moro, Eleonora, a chiedere se non potrebbe trattarsi di una via di Roma. Cossiga in persona, secondo la testimonianza resa in commissione da Agnese Moro, risponde di no. In realtà via Gradoli esiste, e sta sulle pagine gialle.
In seguito alla seduta il professor Prodi si reca a Roma - solo due giorni dopo, il 4 aprile -, per trasmettere l’indicazione ad Umberto Cavina, capo ufficio stampa dell’on. Benigno Zaccagnini.
E’ la seconda volta che viene fuori il nome “Gradoli”. La prima fu una manciata di giorni prima. Il 18 marzo, alle 9 e 30 del mattino, gli agenti del commissariato Flaminio Nuovo si presentano al terzo piano della palazzina al numero 96 di via Gradoli, una stradina residenziale sulla via Cassia. Una “soffiata” molto precisa, forse proveniente da ambienti vicini ai servizi segreti, ha segnalato che lì, all’interno 11, c’è un covo delle Br. Gli agenti bussano alla fragile porta di legno, ma nessuna risponde. Apre invece l’inquilina dell’interno 9, Lucia Mokbel, e racconta di aver sentito provenire dall’appartamento sospetto dei ticchettii simili a segnali Morse. Secondo le disposizioni vigenti i poliziotti dovrebbero a quel punto sfondare la porta, o quantomeno piantonare il palazzo. Invece vanno via. Al processo Moro presenteranno un rapporto di servizio grossolanamente falso, costruito a posteriori, stando al quale i vicini avrebbero fornito “rassicurazioni” sull’onestà dell’inquilino dell’interno 11, il ragionier Borghi, alias Mario Moretti. Saranno sbugiardati pubblicamente, ma mai puniti.
Il 18 aprile la porta dietro cui forse era stato nascosto, fino a qualche giorno prima, lo stesso Aldo Moro, viene finalmente sfondata. Non da polizia e carabinieri però, ma da pompieri; che ci arrivano a causa di un allagamento. Anche se i brigatisti lo hanno sempre negato, si tratta di una messinscena organizzata perché il covo venga scoperto: il telefono della doccia è sorretto da una scopa e puntato contro una fessura nel muro aperta con uno scalpello in modo da far filtrare meglio l’acqua lungo i muri fino all’appartamento dei vicini, che infatti daranno l’allarme.
L’allagamento si verifica lo stesso giorno in cui un falso comunicato delle Br spedisce migliaia di carabinieri e poliziotti a cercare il cadavere di Moro nel lago gelato della Duchessa. Si tratta di due episodi di difficile lettura. Alcuni brigatisti del gruppo dirigente dichiareranno, molti anni dopo, che la scoperta del covo e il falso comunicato li spinsero ad affrettare i tempi dell’operazione Moro verso la decisione di sopprimere l’ostaggio; proprio come voleva Moretti, rappresentato della cosiddetta “ala dura” delle Br.
Il 10 giugno 1981 Romano Prodi viene chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro per rispondere degli avvenimenti che sarebbero occorsi durante la seduta spiritica.
Il caso viene riaperto nel 1998 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, al fine di chiarire le motivazioni che avrebbero portato su un’altra pista le ricerche della prigione di Moro ed escludere che l’utilizzo del nome “Gradoli” fosse stato un modo per informare le stesse Brigate Rosse dell’avvicinamento delle forze di polizia all’omonima via, sita nei pressi della via Cassia di Roma. Il professor Prodi non si rende disponibile per essere ascoltato dalla Commissione parlamentare, contrariamente a Mario Baldassarri e Alberto Clò (ministro dell’Industria nel governo Dini e proprietario della casa di campagna nella quale si svolsero i fatti), entrambi presenti alla seduta spiritica.
ma è vero che lo stato chiuse aiuto a una sensitiva e venne fuori il nome di Gradoli e andò l' esercito a mettere sottosopra un paesino che si chiamava così, in abruzzo, senza trovare nulla, e poi alla fine dopo la sua morte si scoprì che moro era prigioniero a roma, in via gradoli?
cioè è stata una vera rivelazione medianica o c'è sotto qualcosa?
Non è esatto fu fatta una seduta spiritica per iniziativa di nessuno e tra i partecipanti a questa seduta c'era Romano Prodi..
Si confuse il paese di Gradoli con Via Gradoli a Roma..
Io vorrei che facessi un bel fuoco in piazza, di questi sodomiti maschi o femine, ché si trova anche donne che attendono allo scellerato vizio fate dico un sacrificio a Dio che sarà in odor di suavità
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