Considerazioni sul Fascismo (astenersi dalle frasi fatte e motivare!)

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • In piedi tra le rovine
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    Ti renderai conto che siamo OT.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Candro
      Bodyweb Advanced
      • Jan 2011
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      Sotto consiglio di Manx, riesumo per continuare la discussione con Telespalla.

      Partiamo da qua, ovvero dai "Taccuini mussoliniani" di Yvon De Begnac

      Capitolo nono, la cultura fascista. Pag. 373

      "Mi rifiuto di qualificare di destra la cultura cui la mia rivoluzione ha dato origine. Cultura di destra, del tutto rispettabile, è quella che fa capo all'Action Francaise. Cultura di destra è quella di cui la gente di Codreanu è fautrice. Cultura di destra è da considerarsi quella alla quale il mio amico inglese Mosley sta lavorando. Ma la cultura fascista, che recupera valori dell'intero Novecento italiano, non è di destra. Il movimento della “Voce”, antiliberale nel midollo e nell’espressionismo polemico, rivive nel moto de “L’Universale” di Berto Ricci. La cultura sindacale che fa capo al mio amico Ugo Spirito non è di destra. La cultura dei poeti toscani che inneggiano all'enigma al quale non danno soluzione, tutto può essere, ma non di destra."


      Qui lo spiega Vincenzo Vinciguerra:

      http://fncrsi.altervista.org/Alessandro_Limido_intervista_Vincenzo_Vinciguerra.htm

      Qui lo spiega Concutelli (dal min 7.10):

      Caro Bob, frequento/conosco gli ambienti della "destra sociale" dal 2008. Milito tutt'ora. Ho conosciuto Adinolfi, ho conosciuto ex militanti di Terza Posizione. Ho conosciuto ex militanti di Ordine Nuovo. Ex militanti di gruppi autonomi che si son vissuti gli anni di piombo. Di certi argomenti se ne è discusso tanto. E te lo riepto: il fascismo non è né di destra, né di sinistra. Ma se proprio lo si vuol classificare, va messo a sinistra. Anche se bisogna sempre specificare a quale dei "3 fascismi" si fa riferimento. Sansepolcrismo? Regime? Repubblicano?

      Io credo che il vero fascismo, nella sua essenza più pura, sia il primo fascismo ed il terzo. Il secondo, quello di regime, che ha governato per più anni, è dovuto scendere, per forza di cose, a compromessi con la destra. È dovuto scendere a compromessi con il papa ed i Savoia, venendo snaturato. Ma anche quel fascismo di regime, non può essere qualificato come destra.
      Last edited by Candro; 24-11-2014, 21:22:55. Motivo: Aggiunta

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      • Sean
        Csar
        • Sep 2007
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        • In piedi tra le rovine
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        Non mi azzarderei a dare una classificazione univoca del Fascismo, tanto più se questa classificazione lo incasella a "sinistra" come suo possibile e più naturale luogo dell'essere. Il Fascismo è stato tante cose, oggi e anche ieri gli storici ne hanno date tante definizioni proprio perchè una non lo risolve nè lo contiene. C'è certamente stata anche una forte componente sociale, ma se Evola ha potuto vedervi una mistica dello Stato (che richiama forme della Tradizione) questo vuol dire che il Fascismo non fu solo quel movimento "immenso e rosso", per riprendere il titolo di un noto volume di Accame, ma molto altro.

        C'è poi da separare il Fascismo storico dalle sue multiformi derivazioni post-Salò, e cioè separarlo dal neoFascismo, altrimenti si rischia un minestrone.
        Last edited by Sean; 25-11-2014, 15:03:38.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • niconico
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          • Dec 2008
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          • Ai Piedi del Monte a meditare sulle moderatitudini.
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          Il fascismo è e sarà sempre unico nel suo genere, il sogno di un uomo nell'interesse di una nazione, ma poiché c'è sempre qualcuno/qualcosa a cui devi sottostare, il sogno si infrange.

          Unico movimento che ha creduto nella sovranità nazionale, ma quando russia e usa hanno percepito il rischio che stavano correndo, hanno messo fine a tutto.

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          • angelogrigio
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            • Aug 2010
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            Non solo il fascismo credeva nella sovranità nazionale



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            • Candro
              Bodyweb Advanced
              • Jan 2011
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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Non mi azzarderei a dare una classificazione univoca del Fascismo, tanto più se questa classificazione lo incasella a "sinistra" come suo possibile e più naturale luogo dell'essere. Il Fascismo è stato tante cose, oggi e anche ieri gli storici ne hanno date tante definizioni proprio perchè una non lo risolve nè lo contiene. C'è certamente stata anche una forte componente sociale, ma se Evola ha potuto vedervi una mistica dello Stato (che richiama forme della Tradizione) questo vuol dire che il Fascismo non fu solo quel movimento "immenso e rosso", per riprendere il titolo di un noto volume di Accame, ma molto altro.

              C'è poi da separare il Fascismo storico dalle sue multiformi derivazioni post-Salò, e cioè separarlo dal neoFascismo, altrimenti si rischia un minestrone.
              Certo, Sean. Per me il fascismo rimane unico nella sua originalità. Per me rimane privo di "classificazione democratica". Dico solo che, se proprio lo si vuol classificare, per far comprendere la dottrina ai nostri giorni, nel sistema democratico, dove tutto viene classificato al solo scopo di dividere, non va messo a destra, tutto qua. O meglio, può essere messo a destra il neofascismo che, però, è assai diverso dal fascismo dell origini, da quello di regime e da quello repubblicano.

              Riguardo agli ex militanti degli anni di piombo, li ho citati per un chiaro motivo che cercherò di spiegare. Essi hanno ricevuto una cosa che manca alla maggior parte dei militanti odierni: la scuola politica. È innegabile che oggi, molti ragazzi, si avvicinano agli ambienti di estrema destra per il problema immigrazione. Ai tempi di Terza Posizione, ad esempio, ciò non succedeva, perché non vi era il problema migratorio e chi si avvicinava a certi ambienti lo faceva abbracciando completamente l'ideologia, comprendendo fin dagli inizi l'esigenza della creazione della Terza via. Oggi le cose sono ben diverse. Molti militanti capiscono l'essenza fascista dopo aver già iniziato la militanza. Questo credo sia una limitazione di pensiero. Dove si tende a "sminuire" la dottrina nel suo insieme. Paradossalmente, Mussolini si pose il problema identitario e razziale, ma non si pose mai il problema migratorio, perché quel supposto non aveva senso di esistere.

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              • Testa
                Bodyweb Senior
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                io credo che sia sempre esistita una grossa percentuale di giovanissimi militanti, sia di destra che di sinistra, che si avvicinano ai vari movimenti senza conoscerne le basi culturali e ideologiche.
                Generalmente il ragazzino ( rientrante nella percentuale suddetta) si avvicina per moda all'estrema destra per sentirsi bullo tremendissimo pelato con gli anfibi e picchiatore che fa paura agli altri sfigati; un po come se si ritrovasse enorme senza esser mai andato in palestra.
                Il ragazzino della sinistra lo fa o per snobismo o per scopare o per drogarsi, e poi magari andare a menare le mani con gli altri e a bullarsi di come ha fregato la polizia.
                più o meno va così, da sempre
                magari le nuove tecnologie cambiano un po "i modi", ma per il resto...

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                • Kanzi
                  Bodyweb Advanced
                  • Nov 2012
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                  Originariamente Scritto da Testa Visualizza Messaggio
                  io credo che sia sempre esistita una grossa percentuale di giovanissimi militanti, sia di destra che di sinistra, che si avvicinano ai vari movimenti senza conoscerne le basi culturali e ideologiche.
                  Generalmente il ragazzino ( rientrante nella percentuale suddetta) si avvicina per moda all'estrema destra per sentirsi bullo tremendissimo pelato con gli anfibi e picchiatore che fa paura agli altri sfigati; un po come se si ritrovasse enorme senza esser mai andato in palestra.
                  Il ragazzino della sinistra lo fa o per snobismo o per scopare o per drogarsi, e poi magari andare a menare le mani con gli altri e a bullarsi di come ha fregato la polizia.
                  più o meno va così, da sempre
                  magari le nuove tecnologie cambiano un po "i modi", ma per il resto...
                  Spesso rendono anche più imbecilli

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                  • niconico
                    Bodyweb Advanced
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                    Originariamente Scritto da Testa Visualizza Messaggio
                    io credo che sia sempre esistita una grossa percentuale di giovanissimi militanti, sia di destra che di sinistra, che si avvicinano ai vari movimenti senza conoscerne le basi culturali e ideologiche.
                    Generalmente il ragazzino ( rientrante nella percentuale suddetta) si avvicina per moda all'estrema destra per sentirsi bullo tremendissimo pelato con gli anfibi e picchiatore che fa paura agli altri sfigati; un po come se si ritrovasse enorme senza esser mai andato in palestra.
                    Il ragazzino della sinistra lo fa o per snobismo o per scopare o per drogarsi, e poi magari andare a menare le mani con gli altri e a bullarsi di come ha fregato la polizia.
                    più o meno va così, da sempre
                    magari le nuove tecnologie cambiano un po "i modi", ma per il resto...

                    Vero!

                    Nel caso del neo fascismo c'è un incoerenza di base lampante, sopratutto negli usi e costumi..

                    Nel caso dei militanti di sinistra, anche i più accaniti, non hanno l'intelligenza sufficiente a capirne realmente chi e cosa stiano servendo...

                    La destra è di impulso, di pancia, di emozioni e quindi di più semplice lettura di una sinistra che si finge virtuosa.

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                    • Testa
                      Bodyweb Senior
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                      Originariamente Scritto da niconico Visualizza Messaggio
                      Vero!

                      Nel caso del neo fascismo c'è un incoerenza di base lampante, sopratutto negli usi e costumi..

                      Nel caso dei militanti di sinistra, anche i più accaniti, non hanno l'intelligenza sufficiente a capirne realmente chi e cosa stiano servendo...

                      La destra è di impulso, di pancia, di emozioni e quindi di più semplice lettura di una sinistra che si finge virtuosa.
                      e'così.

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                      • ma_75
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                        Articolo molto interessante, apparso oggi sul Fatto quotidiano, giornale non certo sospetto di simpatie fasciste ma abbastanza cane sciolto da potersi permettere di violare il sacrario della resistenza, cosa che Repubblica o Corriere si guardarebbero bene dal fare.
                        Il 28 aprile 1945 è l’ultimo giorno di vita di Benito Mussolini. Ma anche la prima notte che il dittatore fascista trascorre con Claretta Petacci, la sua amante da dieci anni. Lui ha 62 anni, lei 33. La cascina dei De Maria, famiglia povera di contadini, si trova a Bonzanigo di Mezzegra, a una quindicina di chilometri da Moltrasio, vicino a Como. Sono ormai le tre di mattina quando i due prigionieri, il duce e la sua donna, arrivano alla cascina.

                        La camera da letto ha solo una finestra, a otto metri da terra. La fuga è impossibile. Poi un treppiede con bacinella e asciugamano, due sedie, un attaccapanni, due comodini e una cassapanca. Sopra alla testiera del letto, c’è un quadro che raffigura la Madonna di Pompei. I due si coricano. Parlano sottovoce.

                        Fa freddo, nonostante la primavera, e lui prende una coperta militare per coprire lei. La Petacci, invece, chiede ai due partigiani un altro cuscino per il suo “Ben”. Tra sonno e veglia si fanno le undici di mattina. Mussolini e Claretta si alzano e vanno alla finestra. Nel cortile c’è Lia De Maria, moglie di Giacomo. Vede la coppia che apre la finestra e si appoggia coi gomiti sul davanzale per guardare il lago di Como.

                        DUE RAFFICHE ALLE 16.10
                        Alle sette di mattina del 28 aprile, da Milano, su una Fiat 1100 nera con il parafango dipinto di bianco partono Walter Audisio, il “colonnello Valerio”, e Aldo Lampredi. Sono stati scelti dal comunista Luigi Longo, che è il responsabile delle formazioni garibaldine dei partigiani, per prendere in consegna Mussolini.

                        Il duce è stato infatti arrestato dalla 52ª brigata Garibaldi il giorno precedente, poco dopo le 15 e 30 del 27 aprile. In fuga da Milano dalla sera del 25 aprile, senza una destinazione precisa sulla sponda occidentale del lago di Como, il dittatore viene scoperto su un camion di soldati tedeschi fermo nella piazza di Dongo, borgo lacustre.

                        L’autocolonna fascio-nazista partita da Milano è stata dapprima bloccata a Musso, poi dopo una trattativa coi partigiani i tedeschi, ma non i repubblichini italiani, ottengono la ritirata. Di qui il travestimento di Mussolini, che indossa un largo cappotto da sergente della Luftwaffe. Ma nella piazza di Dongo un calzolaio partigiano che sale sull’ultimo camion teutonico, il quinto, s’insospettisce per quel soldato con gli occhiali scuri e il bavero rialzato. Il duce viene messo a morte 24 ore dopo l’arresto.

                        Il “colonnello Valerio” e Lampredi, in compagnia di due partigiani della 52ª brigata Garibaldi, il “capitano Neri” e il commissario politico Moretti, arrivano alla cascina De Maria verso le 15 e 45. Prelevano i due prigionieri e ripartono. Percorsi un centinaio di metri in discesa, lungo il muro di Villa Belmonte, l’auto si ferma. Mussolini e la Petacci vengono giustiziati alle 16 e 10 con due raffiche del Mas 38 calibro 7,65 impugnato dal “colonnello Valerio”.

                        In settant’anni di studi e ricostruzioni, gli ultimi giorni e le ultime ore di Benito Mussolini hanno avuto decine e decine di versioni. Un altro grande mistero è poi quello del famoso tesoro di Dongo, dal valore di otto miliardi di lire dell’epoca, che era nascosto in valigie e borse dell’autocolonna fuggiasca di tedeschi e gerarchi fascisti. All’oro del duce è dedicato il nuovo libro dello storico Gianni Oliva, che esce oggi per Mondadori: Il tesoro dei vinti.

                        I SOLDI DELLA REPUBBLICA DI SALÒ
                        Sono stati gli americani, scrive Oliva, a fare la valutazione del tesoro di Dongo: “A titolo di riferimento, si possono indicare i calcoli di John Kobler, funzionario amministrativo dei servizi segreti americani, e Edmund Palmieri, ufficiale della Commissione alleata di controllo in Italia. La loro ricostruzione è fatta incrociando testimonianze dirette, tracce di prelievi bancari, inventari parziali fatti sul campo.

                        La somma totale ammonta a 66.259.590 dollari, pari a circa 8 miliardi di lire dell’epoca. In particolare, i due analisti statunitensi calcolano 61 milioni del ‘Fondo riservato’ della Repubblica sociale, l’equivalente di 1.210.000 dollari tra franchi svizzeri, pesetas, sterline e franchi francesi del fondo personale di Mussolini, 49mila dollari di anelli nuziali offerti dalle donne italiane per la campagna d’Etiopia, 4 milioni di fondi dell’esercito e dell’aeronautica del Reich requisiti sugli automezzi della Flak”.

                        Una quantificazione precisa però è impossibile ed è per questo che anche sul tesoro dei vinti elenchi e ricostruzioni sono varie. Quella degli americani offre un riferimento, in ogni caso. Ci sono poi i 33 milioni in biglietti da mille lire che vengono scaricati a Domaso dai tedeschi in ritirata.

                        L’INVENTARIO IN MUNICIPIO

                        Nell’autocolonna dei repubblichini non ci sono solo i gerarchi e il clan della Petacci. Un altro centinaio di italiani è in fuga verso la Svizzera. Il tesoro è disperso in troppe valigie. Le perquisizioni cominciano il 27 aprile, ma nel clima di confusione generale sono in tanti che riescono a trafugare gioielli e banconote. Arrivano così le prime lettere anonime sugli improvvisi arricchimenti di alcune famiglie lariane.

                        Oltre al tesoro, c’è la documentazione segreta del duce, in tre borse. Altro mistero che dura da settant’anni. Il punto di raccolta delle perquisizioni, in quei giorni, è il municipio di Dongo. A fare l’inventario provvisorio di banconote e preziosi sono due partigiani dalla fama travagliata e controversa: Luigi Canali, il “capitano Neri”, e Giuseppina Tuissi, “Gianna”. I due si amano e il “Neri” si fida solo di lei.

                        Interrotto dall’esecuzione di Mussolini e dei gerarchi, l’inventario viene comunque terminato e firmato dai vertici della 52ª brigata il 28 aprile. Nessuno ricorda il numero dei fogli dattilografati. Quattro o cinque. Forse di più. Dopo varie riunioni, si decide di affidare il tesoro alla federazione di Como del Partito comunista. Il segretario della federazione di chiama Dante Gorreri. La partigiana “Gianna” riempie cinque o sei valigie di cuoio giallo. I viaggi in auto per trasferirlo in auto da Dongo a Como sono due. Il primo è del 29 aprile.


                        Il secondo avviene dopo l’arresto della “Gianna”, da parte degli stessi partigiani. I due, il “Neri” e la donna, sono sospettati di collaborazionismo. In realtà, l’accusa è falsa. Canali è giudicato troppo autonomo dalla linea stalinista del partito. Una volta nella federazione di Como, il tesoro svanisce, diretto al partito di Milano, dove ci sono Luigi Longo e Pietro Vergani, “Fabio”. Le divisioni tra gli antifascisti suggeriscono ai comunisti di custodire l’oro per le necessità del futuro democratico. C’è chi pensa, poi, che i soldi possano servire a completare la Resistenza con la rivoluzione comunista in tutto il Paese.


                        Canali e la Tuissi vengono fatti sparire nella prima decade di maggio. Dopo tocca ad altri tre “testimoni”. Tutti ammazzati dalla “polizia del popolo” di orientamento comunista. L’inchiesta sul tesoro di Dongo comprende le accuse di omicidio premeditato e concorso in peculato, oltre a peculato, malversazione, estorsione, furto aggravato, ricettazione. Il percorso dell’inchiesta è tortuoso.

                        La magistratura ordinaria e quella militare si rimpallano le indagini. Il processo, trasferito da Como a Padova, si apre nel 1957, nel clamore generale. Ma un giudice popolare della Corte d’assise si sente male e il processo viene sospeso. Quando poi questo giudice si suicida, tutto viene azzerato. Ma il processo non si farà più. Gorreri sarà parlamentare del Pci fino al 1972, Vergani fino al 1970, anno della sua morte. Sull’oro di Dongo e sui cinque omicidi della primavera del ‘45 non c’è mai stata verità, né giustizia.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                          • In piedi tra le rovine
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                          L'articolo riassume un pò quanto si sa circa l'oro di Dongo, ma il mistero è soprattutto nella parte relativa alla introduzione, cioè quella dedicata alla morte di Mussolini e della Petacci, perchè ormai solo pochi ingenui possono credere che i due furono uccisi davanti ai cancelli di Villa Belmonte. Molto più verosimilmente, furono "giustiziati" entro la cascina dei De Maria, forse dopo una collutazione, forse perchè si tentò una violenza sulla Petacci, per la quale non fu mai disposta autopsia per ordine delle autorità partigiane, però il dottore dell'istituto di medicina legale di Milano la trovò senza biancheria intima addosso e con dei segni tra le cosce. Certamente non andò come la raccontarono i comunisti, una versione cambiata decine di volte. Incredibile a dirsi, ancora oggi (anche volendo seguire la versione ufficiale) non si sa con certezza chi sparò ai due davanti al cancello della villa.

                          Per quanto riguarda l'oro, c'era. C'era tanto oro e tanto denaro. Fu preso dagli unici che potevano prenderlo, cioè i partigiani. Furono ammazzati anche dei testimoni della loro parte in quei giorni nei dintorni di Dongo e del lago. L'oro fu incamerato dal partito comunista e servirà poi per comprare la sede delle Botteghe Oscure e finanziare le decisive campagne elettorali dell'immediato dopoguerra.

                          Per quanto riguarda i documenti di Mussolini, c'erano ovviamente pure quelli. Un personaggio come il Duce aveva dei documenti di rilevante importanza con sè, è lapalissiano. Che fine fecero? Beh, nel municipio di Dongo chi c'erano? I partigiani. I documenti, con alta probabilità, sono ancora nelle mani o degli eredi del partito comunista o forse in qualche archivio in Russia.

                          Tutta questa serie di misteri sono alla base della nascita della Repubblica. Il primo anello di una catena di inquitanti accadimenti che proseguiranno fin quasi ai giorni nostri, tra omicidi e stragi di Stato, guerre civili mascherate, complotti, organizzazioni segrete (Gladio e altre), segreti e arcani di tale portata storica che ancora oggi non possono essere detti.

                          A fondamento della Repubblcia ci sono degli omicidi e dei segreti. E' il modo migliore per inaugurare una nuova fase storica, un nuovo Stato? E difatti i misteri non si fermarono lì ma proseguirono per decenni, anche per questo l'Italia non sarà mai pacificata, perchè alla nazione non fu mai offerta la verità.

                          Chi uccise Mussolini e la Petacci? Come, dove e quando morirono?

                          Chi prese e che fine fece l'oro di Dongo?

                          Chi prese e che fine fecero i documenti del Duce, tra i quali, probabilmente, importanti carteggi con importantissime personalità straniere?

                          Non lo diranno mai.
                          Last edited by Sean; 15-04-2015, 20:50:55.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • ma_75
                            Super Moderator
                            • Sep 2006
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                            Leggo che la Boldrini vorrebbe far cancellare l'iscrizione "Mussolini dux" dall'obelisco che si trova davanti al foro italico. Questo mi dà lo spunto non tanto per parlare dell'ignoranza della signora in questione, cosa che è fuori discussione, bensì del trattamento che, in generale, viene riservato in Italia al fascismo e alle sue testimonianze storiche. La storia, è vero, la scrivono i vinti ma noi, che ci illudiamo di vivere in un'epoca di progresso, dovremmo avere imparato che la storia si preserva. I decenni di retorica antifascista hanno fatto piazza pulita di iscrizioni, affreschi, prove storiche dell'esistenza di quel che è stato e che nessuna voglia di redenzione potrà cancellare. Rendiamoci conto che siamo un paese nel quale si corre il rischio di doversi vergognare di avere nel proprio archivio di famiglia una decorazione al valor militare di chi ha militato nell'esercito italiano in Africa... La damnatio memoriae è una pratica che attribuiamo a momenti bui della storia e proprio oggi pensiamo di perpetrarla. Gli studiosi esultano quando riescono a recuperare un busto di un imperatore condannato all'oblio dall'odio dei suoi successori e noi, scientemente, pensiamo di sbarazzarci delle prove di un'epoca che, piaccia o meno alla Boldrini, è stata una parte della storia d'Italia. Piacerebbe a chi si riempie la bocca di multiculturalismo cancellare la storia, magari per ridurla a quel polpettone melenso che ha lo stesso sapore in tutto il mondo, ma l'Italia ha una sua specifica storia e nessuno deve pensare di poterne cancellare le prove. Cancellare l'iscrizione equivale a scalpellare una statua dei musei capitolini perchè l'arte, cara signora Boldrini, è espressione della storia, non della faziosità politica.
                            Last edited by ma_75; 17-04-2015, 20:52:45.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                            • sv4
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                              • Nov 2005
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                              ho letto anche io, Boldrini peggiore Presidente della Camera dai tempi dell'Impero Romano
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                              • angelogrigio
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                                quotone per sea e quotone per ma_75

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                                chissà se la boldirini accetterà la fascistissima INPS se ha usufruito della maternità o della fascistissima malattia



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