Considerazioni sul Fascismo (astenersi dalle frasi fatte e motivare!)

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  • Sean
    Csar
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    Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
    l'ultima tua domanda basterebbe sa sola ad aprire un'altra discussione.
    no,non poteva.
    un profondo senso della civiltà ed un sublime gusto artistico gli impedivano di agire come avrebbe voluto.


    Gli autentici Barbari, i senza storia, sono coloro che sono venuti da oltre oceano, questo non lo posso, non lo possiamo dimenticare mai.
    Sono loro ad aver fatto strame della storia d'Europa, della mistica culla che da Delfi in poi ha costruito popoli, storie e destini ineguagliati.
    Hanno tacitato l'Oracolo, ma un' ultima cosa egli ce l'ha detta, e cioè che il demonio non è e non è mai stato quello che quegli uomini orbi di civiltà e sradicati ci hanno disegnato:
    Non ha mai avuto, il demonio, nè la testa pelata nè il baffetto, e questo, pochi occhi nobili, oggi ancora lo sanno perchè lo vedono.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • ma_75
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      Ho finito di leggere da poco questo libro
      Storia nera. Bologna la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti - Colombo Andrea - Libro - IBS

      Ormai sono piuttosto numerosi i testi che ho letto sulla strage del 2 agosto 1980 e, invariabilmente, sembrano emergere le medesime conclusioni, ossia che la condanna di Mambro e Fioravanti fu una condanna fortemente indiziaria, basata su testimonianze inattendibili, incanalata da palesi azioni di depistaggio dei servizi, utile a mettere un cappello, quello fascista era adattissimo, ad una strage che, fosse rimasta senza colpevoli, avrebbe costituito una macchia indelebile per lo stato. Che Fioravanti e Mambro siano innocenti (di questo reato, non certo di una carriere terroristica comunque "coerente", se ha senso usare una parola del genere in questo senso) è ormai sostenuto da ampie correnti trasversali a tutto lo schieramento politico. E la trasversalità è tale che può anche capitare che un esponente di AN a cui, nella convinzione di un'affinità ideologica, i due affidino prove decisive riesca a smarrirle misteriosamente. Come se, a certa "nuova" (ma sarebbe meglio dire sedicente) destra, faccia paura una "vecchia destra".
      Ma se loro sono innocenti, chi sono i colpevoli? Il libro (i libri) forniscono diverse ipotesi: dalla pista mediorientale con il ruolo di Carlos a quella, che a me pare personalmente la più convincente, che pone in strettissima relazione di causa (in quella temporale già lo sono, e stupisce che i magistrati non lo abbiano tenuto in debita considerazione) la strage di Bologna con quella, di poco precedente, di Ustica. Che la seconda strage sia stata l'amplificazione di un messaggio non ben compreso nella prima, o la seconda parte di un intrigo internazionale in due atti non è chiaro. Mi sembra, invece, piuttosto netto il triangolo Libia-Italia-USA, che fa da sfondo a tutte e due le vicende. Se così fosse, se in tanti anni non fossimo riusciti ad ottenre la verità da due paesi che oggi consideriamo amici, sarebbe la prova che, in questo paese, la dignità umana, il rispetto per i morti, l'orgoglio nazionale sono sepolti irrimediabilmente. Bene ha detto chi ha rilevato che quella lapide che riporta, a Bologna, le parole "strage fascista" dovrebbero essere sostituite da quelle "strage di stato"
      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
      ma_75@bodyweb.com

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      • ma_75
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        Spesso, anche in questa discussione, ci siamo interrogati su come possa essere definito il fascismo. Non è certo agevole fissarne la complessità in una stringata descrizione, ma voglio riportare qui la definizione che ne offre lo storico Emilio Gentile nel suo "Fascismo. Storia e interpretazione", edito da Laterza nel 2002. Sarebbe interessante vedere come i partecipanti alla discussione giudicano la definizione che ne offre lo storico, individuare in cosa ci convince, in cosa ci lascia perplessi. Valutare, insomma, se la sua idea di fascismo coincide con la nostra

        "Un'ideologia a carattere antiideologico e pragmatico, che si proclama antimaterialista, antiindividualista, antiliberale, antidemocratica, antimarxista, tendenzialmente populista e anticapitalista, espressa (...) attraverso i miti, i riti e i simboli di una religione laica, istituita in funzione del processo di acculturazione, di socializzazione e d'integrazione fideistica delle masse per la creazione di un uomo nuovo (...) Una cultura fondata sul pensiero mitico e sul senso tragico e attivistico della vita, concepita come manifestazione della volontà di potenza, sul mito della giovinezza come artefice di storia(...) Una concezione totalitaria del primato della politica, come esperienza integrale e rivoluzione continua, per realizzare, attraverso lo stato totalitario, la fusione dell'individuo e delle masse nell'unità organica e mistica della nazione"
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
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        • Sean
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          Spesso, anche in questa discussione, ci siamo interrogati su come possa essere definito il fascismo. Non è certo agevole fissarne la complessità in una stringata descrizione, ma voglio riportare qui la definizione che ne offre lo storico Emilio Gentile nel suo "Fascismo. Storia e interpretazione", edito da Laterza nel 2002. Sarebbe interessante vedere come i partecipanti alla discussione giudicano la definizione che ne offre lo storico, individuare in cosa ci convince, in cosa ci lascia perplessi. Valutare, insomma, se la sua idea di fascismo coincide con la nostra

          "Un'ideologia a carattere antiideologico e pragmatico, che si proclama antimaterialista, antiindividualista, antiliberale, antidemocratica, antimarxista, tendenzialmente populista e anticapitalista, espressa (...) attraverso i miti, i riti e i simboli di una religione laica, istituita in funzione del processo di acculturazione, di socializzazione e d'integrazione fideistica delle masse per la creazione di un uomo nuovo (...) Una cultura fondata sul pensiero mitico e sul senso tragico e attivistico della vita, concepita come manifestazione della volontà di potenza, sul mito della giovinezza come artefice di storia(...) Una concezione totalitaria del primato della politica, come esperienza integrale e rivoluzione continua, per realizzare, attraverso lo stato totalitario, la fusione dell'individuo e delle masse nell'unità organica e mistica della nazione"
          Questa definizione di Fascismo mi trova assolutamente consenziente.
          Se scorriamo le pagine di questo Thread ricaviamo quanto sopra anche nella massima parte degli interventi di chi qui ha contribuito.
          Certo poi ci può essere chi predilige, e dunque mette in risalto, lo spirito rivoluzionario (abbiamo avuto modo di parlare del ritorno alle origini del Fascismo nel suo crepuscolo drammatico a Salò), altri il primato assoluto dello Stato e della politica, altri ancora il suo essere antimarxista e antimaterialista, e altri come me (di quello che abbiamo sempre difatti definito una sorta di prisma che nel Duce trovava una sua fisica ricapitolazione, una concordia degli e negli opposti - da qui il suo assoluto genio di uomo e di politico -) ne fa emergere la mistica eterna e primigenia, arrivando a parlare di fascismi storici, di fiumi carsici destinati, ciclicamente, a riapparire, governare la storia, per poi tornare ad essere mito e mitologia propria di ciascun popolo che voglia realmente fondare sulla propria coscienza se stesso.

          Un'ideale, il Fascismo, di cui quella definizione ci rimanda intatta la sua complessità, ma anche la sua tremenda e affascinante vitalità, in una partita destinata ad altre puntate, perchè ciò che è vita e vitalismo non muore.
          Da qui anche l'attrattiva che esercita ancora su tanti giovani, questo richiamo di sangue che non ha neppure bisogno di essere definito, come nel Fascismo delle origini:
          Prima viene la vita, il suo impulso, poi lo studio e la storia.
          Last edited by Sean; 22-10-2009, 20:48:57.
          ...ma di noi
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          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
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            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Questa definizione di Fascismo mi trova assolutamente consenziente.
            Se scorriamo le pagine di questo Thread, ricaviamo quanto sopra, anche nella massima parte degli interventi di chi qui ha contribuito.
            Certo poi ci può essere chi predilige, e dunque mette in risalto, lo spirito rivoluzionario (abbiamo avuto modo di parlare del ritorno alle origini del Fascismo nel suo crepuscolo drammatico a Salò), altri il primato assoluto dello Stato e della politica, altri ancora il suo essere antimarxista e antimaterialista, e altri come me (di quello che abbiamo sempre difatti definito una sorta di prisma che nel Duce trovava una sua fisica ricapitolazione, quando una concordia negli opposti) ne fa emergere la mistica eterna e primigenia, arrivando a parlare di fascismi storici, di fiumi carsici destinati, ciclicamente, a riapparire, governare la storia, per poi tornare ad essere mito e mitologia propria di ciascun popolo che voglia realmente fondare sulla propria coscienza se stesso.

            Un'ideale, il Fascismo, di cui quella definizione ci rimanda intatta la sua complessità, ma anche la sua tremenda e affascinante vitalità, in una partita destinata ad altre puntate, perchè ciò che è vita e vitalismo non muore.
            Da qui anche l'attrattiva che esercita ancora su tanti giovani, questo richiamo di sangue che non ha neppure bisogno di essere definito, come nel Fascismo delle origini:
            Prima viene la vita, il suo impulso, poi lo studio e la storia.

            Il punto che hai sottolineato mi pare decisamente fondamentale. L'accento posto sul totalitarismo il punto nodale della definizione. A tale proposito ho trovato conferma, anche nel volume-che consiglio- degli elementi che il fascismo ha in comune con gli altri totalitarismi, pur non avendo compiuto con la stessa meticolosa precisione la realizzazione dello stato totalitario a cui approdarono nazisti e comunisti. Trova conferma anche il richaim al totalitarismo dei giacobini ()
            Un passaggio fondamentale che il volume evidenzia è quello dall'uomo rivoluzionario all'uomo nazionalista, passaggio non solo di Mussolini ma, in geenre, dell'uomo fascista. Il transito dall'uomo che brama la rivoluzione, intesa come superamento dei vecchi schemi liberali e borghesi, all'uomo creatore della nazione, intesa come il luogo della palingenesi collettiva avviene per mezzo di quella tappa fondamentale rappresentata dalle trincee della prima guerra mondiale, quelle in cui si forgia lo spirito di patria, quelle trincee in cui si entra commilitoni e si esce camerati.

            Leggi le parole qui sotto, scritte nel 1915 e l'immagine dell'Italia che egli paventava qualora il paese non fosse entrato in guerra e dimmi se non vedi i sinistri bagliori della stessa Italia, quasi un secolo dopo


            " Se prevarrà il neutralismo, l'Italia di domani sarà la nazione abbietta e maledetta; una nazione condannata, senza autonomia e senza avvenire; i cantastorie, i ruffiani, gli affittacamere, i lustrascarpe, i suonatori ambulanti, continueranno a rappresentare l'Italia per il mondo"
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
            ma_75@bodyweb.com

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            • Sean
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              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio

              " Se prevarrà il neutralismo, l'Italia di domani sarà la nazione abbietta e maledetta; una nazione condannata, senza autonomia e senza avvenire; i cantastorie, i ruffiani, gli affittacamere, i lustrascarpe, i suonatori ambulanti,
              continueranno a rappresentare l'Italia per il mondo"
              Sembra emergere da quel volume quasi una sintesi dei temi abbracciati da questo Thread, giacobinismo compreso, che pure qui non abbiamo mancato di trattare Preziosissima questa tua segnalazione, cui non mancherò di dare seguito, facendolo mio.

              Su quanto dice Mussolini, beh, più si approfondisce l'uomo e il politico, e più emerge la sua straordinaria lucidità, che diventa profetica, come in tutti gli uomini di statura fuori dal comune, che vedono oltre, che hanno il dono di parlare e agire per il presente e per il dopo...E quanto ci manchino, anche questo si disegna con nettezza e con rimpianto;
              Ahi, quante volte si presenta uno snodo storico in un millennio?..Che cosa avremmo potuto essere, e non siamo riusciti:
              Ora si, l'Italia è rappresentata, è anzi essa stessa diventata la frase del Duce che ci riporti...
              Ma la visione dell'uomo e del politico, ciò per cui ha lottato come un eroe tragico, di una tragedia che non può non elevarsi, per contrasto, con la risibile commedia presente, la visione dell'uomo e del politico, avversato da forze numerose, da nemici palesi o velati, quella visione è ancora presente, solo quella strada può mettere ordine nel caos, solo essa può salvarci:

              Dobbiamo prenderne coscienza, assumerne in pienezza la portata e il destino.
              Last edited by Sean; 22-10-2009, 21:41:13.
              ...ma di noi
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                Un passaggio fondamentale che il volume evidenzia è quello dall'uomo rivoluzionario all'uomo nazionalista, passaggio non solo di Mussolini ma, in geenre, dell'uomo fascista. Il transito dall'uomo che brama la rivoluzione, intesa come superamento dei vecchi schemi liberali e borghesi, all'uomo creatore della nazione, intesa come il luogo della palingenesi collettiva avviene per mezzo di quella tappa fondamentale rappresentata dalle trincee della prima guerra mondiale, quelle in cui si forgia lo spirito di patria, quelle trincee in cui si entra commilitoni e si esce camerati.
                ...Sarebbero?

                Chiedo scusa se l'argomento è già stato trattato in qualche modo nel thread ma non ho ancora avuto il piacere di leggerlo tutto.
                Always the beautiful answer who asks a more beautiful question

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                  ...Sarebbero?

                  Chiedo scusa se l'argomento è già stato trattato in qualche modo nel thread ma non ho ancora avuto il piacere di leggerlo tutto.

                  Fondamentalmente il riferimento polemico è quello dell'Italia giolittiana, con il potere politico nelle mani della solita casta aristocratica e altoborghese, rivolta ai propri interessi personali, ai feudi economici, alle camarille clientelari e del tutto disinteressata nei confronti di una superiore esigenza nazionale.
                  Non a caso il primo bersaglio polemico del fascismo, sin dal suo apparire, furono i borghesi, intesi come gli italiani quieti, paghi del proprio "particulare", intriganti ed affaristi, pigri e senza la "fiamma" dell'amor di patria.
                  In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                  ma_75@bodyweb.com

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                  • odisseo
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                    Gli autentici Barbari, i senza storia, sono coloro che sono venuti da oltre oceano, questo non lo posso, non lo possiamo dimenticare mai.
                    Sono loro ad aver fatto strame della storia d'Europa, della mistica culla che da Delfi in poi ha costruito popoli, storie e destini ineguagliati.
                    Hanno tacitato l'Oracolo, ma un' ultima cosa egli ce l'ha detta, e cioè che il demonio non è e non è mai stato quello che quegli uomini orbi di civiltà e sradicati ci hanno disegnato:
                    Non ha mai avuto, il demonio, nè la testa pelata nè il baffetto, e questo, pochi occhi nobili, oggi ancora lo sanno perchè lo vedono.
                    Era il 15 febbraio del 1944. Cassino era attraversata dalla linea Gustav, che andava dall’Adriatico al Tirreno seguendo grosso modo il corso dei fiumi Garigliano, Rapido e Sangro e che segnava la linea di sbarramento eretta dai tedeschi che arretravano dopo lo sbarco degli alleati nel golfo di Salerno. Nei pressi di Cassino passava l’unica linea di collegamenti con la Capitale. Dopo ripetuti tentativi di sfondamento, risultati tutti fallimentari, gli alleati, guidati in quel tratto del fronte da un corpo neozelandese, erroneamente convinte che le truppe tedesche fossero accampate anche all’interno del Monastero, decisero di bombardarlo a tappeto: una pioggia di fuoco si sprigionò da quasi duecento bombardieri. Stessa sorte toccò, dopo appena un mese, alla città che sorgeva ai suoi piedi, quella sì occupata dai nemici. Fu una tragedia. Per fortuna, però, i tedeschi si erano impegnati a preservare i tesori contenuti nella celebre biblioteca di Montecassino, trasportando altrove molti volumi ed opere d’arte, oltre alla gran parte della comunità monastica.
                    A testimonianza di quelle drammatiche giornate rimangono nella zona quattro cimiteri militari, una sorta di monumento all’assurdità di ogni guerra. Il più prossimo alla casa di San Benedetto è quello dei soldati polacchi, morti nelle battaglie di sfondamento della linea Gustav, che cedette solo nel maggio del 1944. Già il 15 marzo dell’anno successivo, nel primo anniversario della distruzione di Cassino, si diede però avvio all’opera di ricostruzione, con la collocazione simbolica della prima pietra. Nel 1946 era ormai certo che l’Abbazia sarebbe rinata ancora una volta, ricostruita seguendo le sue antiche caratteristiche architettoniche. L’Abate dell’epoca ed altri due monaci ebbero l’incarico di effettuare una prima ricognizione delle macerie. Fu un lavoro duro e delicato, teso al recupero di ogni frammento delle decorazioni architettoniche e ornamentali miracolosamente salvatesi dalla violenza del bombardamento.

                    "
                    Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                      Fondamentalmente il riferimento polemico è quello dell'Italia giolittiana, con il potere politico nelle mani della solita casta aristocratica e altoborghese, rivolta ai propri interessi personali, ai feudi economici, alle camarille clientelari e del tutto disinteressata nei confronti di una superiore esigenza nazionale.
                      Non a caso il primo bersaglio polemico del fascismo, sin dal suo apparire, furono i borghesi, intesi come gli italiani quieti, paghi del proprio "particulare", intriganti ed affaristi, pigri e senza la "fiamma" dell'amor di patria.
                      Grazie della risposta ma_.

                      Un altro punto che non mi è molto chiaro. Nella definizione che hai riportato te si mette in evidenza come il fascismo sia antiideologico, sottintendendo (credo) come ogni sua caratteristica sia figlia di ragioni concrete e di ordine pratico. Questo amor di patria, che è una delle caratteristiche più spiccate del fascismo, non è forse di carattere puramente ideologico?

                      Altra obiezione: Mi sembra che per il fascismo l'aspetto militare (non solo dal punto di vista "educativo" ma anche da quello "funzionale") sia un'altra caratteristica basilare...questo non sembra comparire in quella definizione.
                      Always the beautiful answer who asks a more beautiful question

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                      • ma_75
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                        Grazie della risposta ma_.

                        Un altro punto che non mi è molto chiaro. Nella definizione che hai riportato te si mette in evidenza come il fascismo sia antiideologico, sottintendendo (credo) come ogni sua caratteristica sia figlia di ragioni concrete e di ordine pratico. Questo amor di patria, che è una delle caratteristiche più spiccate del fascismo, non è forse di carattere puramente ideologico?

                        Altra obiezione: Mi sembra che per il fascismo l'aspetto militare (non solo dal punto di vista "educativo" ma anche da quello "funzionale") sia un'altra caratteristica basilare...questo non sembra comparire in quella definizione.

                        Sul primo punto: si, l'intepretazione è sostanzialmente quella che ne dai tu, ovvero il fascismo come movimento d'azione ancor prima che di teorizzazione, come movimento che scaturisce direttamente dalle pulsioni primarie della massa. Questo non significa, tuttavia, e il volume in questione si sofferma parecchio su questo punto, che il fascismo non abbia una sua impalcatura ideologica originale, solo che questa nasce come elaborazione successiva (e, almeno in parte, in fieri per tutto il ventennio) di caratteristiche "spontanee". L'antiideologismo del fascismo viene, in particolare, rimarcato in due direzioni: da una parte nella sottolineatura delle sue radici nell'irrazionalismo, dall'altra nel marcare le distanze dal marxismo in cui l'ideologia è sovrastrutturata rispetto alla costruzione statale

                        Sul secondo punto, il militarismo è inglobato in quella definizione di "rivoluzione continua" di "senso attivistico della vita". Mi sono limitato a citare la definzione che ne dà questo studioso, senza soffermarmi poi sulla sua spiegazione. A questo proposito, infatti, viene messo in evidenza come il concetto di rivoluzione continua implicasse una militarizzazione dell'intera società, dell'intera vita, di ogni individuo, in ogni singolo momento della vita. Lo scontro armato con un esercito nemico appare solo un corollario di uno stile di vita che, proprio in quanto rivolto a cambiare radicalmente la società italiana, trasformando una massa borghese in una massa rivoluzionaria, necessitava di un continuo stare in armi. Aggiungo che a questa disposizione d'animo contribuirono, in parti uguali, le esperienze futuriste e quelle del socialismo rivoluzionario, entrambi fautori di un cambiamento violento della società.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                        • THE ALEX
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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          Credo che eviterò il cinema, per dargli una sbirciata magari quando passerà in tv.
                          Ho trovato alcune recensioni sul film che paiono confermare tutti quei nostri dubbi:


                          Insomma, pare proprio che non sia piaciuto a nessuno

                          I nostri dubbi erano fondati eccome....Ho visto il film ed il commento si racchuide in una faccina:
                          La cosa che più mi lascia perplesso è che non ha nulla a che vedere con il libro.Pansa ha avuto il merito di far luce su eventi che per decenni sono stati volutamente dimenticati,mostrando la vera faccia dei partigiani.Nel film invece tutto torna nella "normalità" ed i pochi spunti realistici,sono delle semplici sfumature che bisogna saper cogliere.
                          Evidentemente,i tempi non sono ancora maturi per la verità ma......"verrà un giorno".
                          « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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                            Dopodomani esce un volume tratto dai diari di Claretta, custoditi nell'Archivio di Stato, e, scaduti i settant'anni dalla loro redazione, ora è possibile la loro pubblicazione.
                            Qua una prima anticipazione di alcuni brani che riguardano le leggi razziali, il rapporto col Vaticano di Pio XI, e sulla conferenza di Monaco.

                            Mussolini segreto nei diari della Petacci

                            Furibondo con ebrei e Pio XI, spavaldo nelle fantasie erotiche: le confessioni del Duce alla sua amante



                            Avete presente il Benito Mussolini descritto nei ricordi di seguaci e parenti, o quello che emerge dai suoi pretesi «diari» acquistati da Marcello Dell’Utri, di cui gli storici negano l’autenticità? Un uomo bonario, attaccato alla famiglia, diffidente verso i nazisti, ossequioso nei riguardi del Papa, generoso con gli ebrei e dubbioso sulle leggi razziali. Ebbene, dai diari della sua amante, Claretta Petacci, esce un ritratto opposto in tutto e per tutto: un Duce ferocemente antisemita, che rivendica il suo razzismo di lunga data, sprezzante verso la moglie, insofferente dei Savoia, ammaliato dalla potenza del Terzo Reich, furibondo con Pio XI per le sue parole in difesa degli ebrei.

                            Le eloquenti confidenze del Duce, trascritte dalla Petacci e qui anticipate, provengono dal volume Mussolini segreto (Rizzoli, pp. 521, € 21), in uscita dopodomani, nel quale Mauro Suttora ha raccolto una sintesi dei diari di Claretta dal 1932 al 1938. Per i primi anni si tratta di biglietti e brevi annotazioni, ma dall’ottobre 1937 il resoconto diventa fluviale. Naturalmente non tutto il contenuto dei diari può essere preso per oro colato. Sulla sincerità dei proclami di amore eterno, delle recriminazioni di Mussolini verso la moglie (afferma di essere stato tradito per lungo tempo) o di certe vanterie erotiche (sostiene che Maria José di Savoia, moglie del principe Umberto, avrebbe tentato di sedurlo) è lecito nutrire dubbi. Ma non si vede perché il Duce avrebbe dovuto alterare i suoi giudizi politici parlando con Claretta.

                            Oggetto di un lungo contenzioso tra lo Stato e la famiglia Petacci, che non ha mai smesso di rivendicarli, ma ha visto respingere le sue richieste, i diari si trovano all’Archivio di Stato, «la cui lunga custodia di questi documenti — sottolinea Suttora — ne garantisce l’autenticità». Dopo il primo blocco, altre annate saranno desecretate «allo scadere dei settant’anni dalla loro compilazione». E secondo Ferdinando Petacci, nipote e oggi unico erede di Claretta, potrebbero contenere novità esplosive, tali da far ritenere che l’amante del Duce fosse in qualche modo collegata a Winston Churchill. Ma anche se l’ipotesi si rivelasse infondata, il contributo di queste carte alla conoscenza dell’uomo Mussolini resta indiscutibile.



                            Mussolini segreto nei diari della Petacci - Corriere della Sera

                            Le confidenze del duce a Claretta


                            5 gennaio 1938. Mussolini riceve l’amante a Pa*lazzo Venezia. Tenero e appassionato, ricorda la se*rata precedente. E lei riporta così le sue parole.

                            «Lo sai amore che ieri sera a teatro ti ho spoglia*ta tre volte almeno? Quando mi sono alzato in piedi dietro a mia moglie sentivo di prenderti. Avevo un folle desiderio di te. Mi dicevo: 'Il suo piccolo cor*po, la sua carne di cui io sono folle, domani sarà mia'. Ti vedevo, e quando sei salita su ti sei accorta che ti spogliavo. Ti guardavo, ti svestivo e ti deside*ravo come un folle. Dicevo: 'Il suo corpicino delizio*so è mio, è tutto mio. Io la prendo, vibra per me, è un tutt’uno con il mio corpo'. Vieni, ti adoro. Come puoi pensare che io, schiavo della tua carne e del tuo amore, pensi ad altre».

                            19 febbraio 1938 . Al monte Terminillo, Claretta amareggiata rinfaccia a Mussolini le scappatelle con altre donne. Lui si scusa.

                            «Sì amore, faccio male, tanto più che ti amo sem*pre di più, e sento che mi sei necessaria più di ogni cosa. Ti adoro e sono uno sciocco. Non ti devo far soffrire, anche perché questa tua sofferenza si river*sa su di me, perché io soffro di ciò che soffri»

                            17 luglio 1938. Mussolini e Claretta sono al ma*re, a Ostia. Lei riferisce un suo sfogo.

                            «Ah, questi italiani, io li conosco bene, li vedo nelle viscere. E so che sto sullo stomaco a molti. L’entusiasmo è un’apparenza. La verità è che sono stanchi di me, che li faccio marciare»

                            4 agosto 1938. I due amanti sono in barca. Venti giorni prima è uscito il Manifesto della razza.


                            «Io ero razzista dal ’21. Non so come possano pen*sare che imito Hitler, non era ancora nato. Mi fanno ridere. (...) Bisogna dare il senso della razza agli ita*liani, che non creino dei meticci, che non guastino ciò che c’è di bello in noi».

                            28 agosto 1938. Sono insieme sulla spiaggia. Mussolini legge, poi scatta.

                            «Ogni volta che ricevo il rapporto dell’Africa ho un dispiacere. Anche oggi cinque arrestati perché convivevano con le negre. (...) Ah! Questi schifosi d’italiani, distruggeranno in meno di sette anni un impero. Non hanno coscienza della razza».

                            1 ottobre 1938. Il Duce racconta all’amante i retroscena della conferenza di Monaco, nella quale Francia e Gran Bretagna hanno accettato le pretese di Hitler sulla Cecoslovacchia.

                            «Le accoglienze di Monaco sono state fantasti*che, e il Führer molto simpatico. Hitler è un senti*mentalone, in fondo. Quando mi ha veduto aveva le lagrime agli occhi. Mi vuole veramente bene, mol*to. (...) Ma ha degli scatti di una violenza che solo io riuscivo a frenare. Faceva faville, fremeva, si conte*neva con sforzo. Io invece, l’imperturbabile. (...) «Ormai le democrazie devono cedere il passo al*le dittature. Noi eravamo una forza sola, avevamo un significato, rappresentavamo un’idea e un popo*lo. Lui con la camicia bruna, io in camicia nera. Lo*ro così, umiliati e soli. Ti sarebbe piaciuto davvero, essere lì a vedere. (...) «La vittoria è ormai delle dittature. Questi regimi vecchio stile non vanno più, sono creatori di disor*dine. Uno solo deve essere al timone, e comandare. Oggi la Germania è la più grande potenza del mon*do. Sono ottanta milioni di uomini che bisogna pen*sarci, prima di attaccarli. (...) Dovevi vedere con che affetto, simpatia e devozione mi hanno accolto ovunque lungo la strada. Hanno compreso anche là che l’artefice della pace, l’unico che poteva far desi*stere Hitler da qualsiasi movimento, ero io. Lo smacco della politica rossa è insormontabile. No, è falso, non abbiamo mai mangiato insieme a Dala*dier e a Chamberlain. Sempre fra nazisti e fascisti, e mi sono trovato benissimo».

                            8 ottobre 1938. Mussolini è indignato con Pio XI, che ha dichiarato «spiritualmente siamo tutti semiti» e chiede di riconoscere la validità dei matri*moni religiosi misti tra ebrei e cattolici.

                            «Tu non sai il male che fa questo papa alla Chie*sa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Ci sono cattolici profondi che lo ripudiano. Ha perduto quasi tutto il mondo. La Germania com*pletamente. Non ha saputo tenerla, ha sbagliato in tutto. Oggi siamo gli unici, sono l’unico a sostenere questa religione che tende a spegnersi. E lui fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e siamo come loro. Abbiamo lo stesso san*gue! Ah! Credi, è nefasto.
                            «Adesso sta facendo una campagna contraria per questa cosa dei matrimoni. Vorrei vedere che un italiano si sposasse con un *****. Abbiamo vedu*to che anche i matrimoni con i bianchi stranieri por*tano, in caso di guerra, alla disgregazione delle fa*miglie. Perché l’uno e l’altro coniuge si sentono in quell’attimo assolutamente per la propria Patria. Perché l’hanno nel sangue. Di qui naturalmente l’impossibilità d’accordo, e le famiglie a rotoli. Lui dia pure il permesso, io non darò mai il consenso. (...) Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. Quello dice: 'Compiangere gli ebrei', e dice: 'Io mi sento simile a loro'... È il colmo».

                            11 ottobre 1938. Al mare con Claretta, il Duce si scaglia contro gli ebrei.


                            «Questi schifosi di ebrei, bisogna che li distrugga tutti. Farò una strage come hanno fatto i turchi. Ho confinato 70 mila arabi, potrò confinare 50 mila ebrei. Farò un isolotto, li chiuderò tutti là dentro. (...) Sono carogne, nemici e vigliacchi. Non hanno un po’ di gratitudine, di riconoscenza, non una lette*ra di ringraziamento. La mia pietà era viltà, per loro. Dicono che abbiamo bisogno di loro, dei loro denari, del loro aiuto, che se non potranno sposare le cristiane faranno cornuti i cristiani. Sono gente schifosa, mi pento di non aver pesato troppo la mano. Vedranno cosa saprà fare il pugno d’acciaio di Mussolini. (...) È l’ora che gli italiani sentano che non devono più essere sfruttati da questi rettili».

                            10 novembre 1938. Il governo approva il decreto legge sulla razza che entrerà in vigore una settima*na dopo. Benito ne parla a Claretta.

                            «Oggi abbiamo trattato la questione degli ebrei. Certamente sua Santità solleverà delle proteste, perché non riconosceremo i matrimoni misti. Se la Chiesa vorrà farne, faccia pure. Però noi, Stato, non li riconosceremo, e saranno come amanti. Di conse*guenza, nemmeno i figli. Tutti quelli che si sono fat*ti cattolici fino ad oggi, e quindi i figli, rimarranno come adesso. Dalla data stabilita in poi non si am*metteranno più. Diversamente si farebbero tutti cat*tolici pur di potersi sposare, e allora la questione della razza non avrebbe ragion d’essere. Questo il Papa non lo vuol capire, quindi faccia come crede».

                            16 novembre 1938. Nuovo sfogo contro Pio XI.

                            «Ah no! Qui il Vaticano vuole la rottura. Ed io romperò, se continuano così. Troncherò ogni rap*porto, torno indietro, distruggo il patto. Sono dei miserabili ipocriti. Ho proibito i matrimoni misti, e il papa mi chiede di far sposare un italiano con una negra. Solo perché questa è cattolica. Ah no! A co*sto di spaccare il muso a tutti».
                            http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cultura/2009/11/16/pop_mussolini.shtm

                            Ci sono dei passaggi di sicuro interesse.
                            Last edited by Sean; 16-11-2009, 12:43:16.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Circa l'antico e il nuovo.

                              Dove siamo arrivati? A che punto della Storia?
                              Verso chi e cosa andiamo?

                              Scrive Mosse in conclusione della sua "Intervista sul Nazismo":

                              "Soccomberà il regime parlamentare? Certo, il regime parlamentare soccomberà alla prima crisi, come ha sempre fatto. E cosa verrà allora?
                              (...) Quegli stessi elementi di cui si nutrì il Fascismo potrebbero essere messi insieme in modo diverso, che io non so prevedere (...) Il Fascismo è in qualche modo una profezia che si autorealizza".

                              Il cardine di quella che Mosse chiama "profezia" è l'uomo nuovo, non più basato sullo status quo ma sul valore e la funzione: per questo il Fascismo è un movimento rivoluzionario e spirituale.
                              Il Fascismo non propone una dottrina valida sempre e ovunque, ma si incarica di riplasmare il soggetto umano che deve avere le risposte per l'oggi, e poi i problemi si risolveranno da sè.
                              In ragione di questo assunto il Fascismo non è legato nè a particolari situazioni socio-economiche nè politiche, ma si fa forte di tradizioni vitali che trae dal popolo stesso, e le invera:
                              Da mito si fa realtà e attualità.

                              Lungo questo Thread abbiamo analizzato i vari aspetti del Fascismo passato, quello primordiale del Fascismo come movimento, quello del Fascismo come regime ed il Neofascismo, propaggine estrema di ciò che si chiuse a Salò, almeno nelle forme storiche che noi conosciamo.
                              Il limite del Neofascismo infatti è stata la sua autoreferenzialità, un limite eroico, certamente, ma che era destinato, come è stato, a non portarci da nessuna parte, meno che mai alla rinascita;
                              Difatti se il Fascismo è un atteggiamento verso la vita ed il suo positivo - la giovinezza che spinge al di là la Nazione, la vivifica, la proietta nel futuro - dobbiamo dire che il Neofascismo è stato il suo negativo, un rifiuto della vita e della sua realtà così come si è venuta a creare dopo il tremendo funesto chiudersi della Seconda Guerra Mondiale, un rifiuto della civiltà attuale che possiamo assimilare ad un nichilismo radicale e che non spera;
                              Potremmo dire, seguendo Evola, "bene, avete vinto, ma sappiate che Noi ci siamo ancora, e siamo qui, tra queste rovine, a ritardare, foss'anche di un giorno, la vostra realizzazione".
                              Il Neofascismo è una testimonianza tragica di sè in faccia al tramonto dell'Occidente.

                              Però qui è lecito chiedersi, seguendo le premesse iniziali, se mai la Storia vedrà sorgere di nuovo un Fascismo nella sua completezza ed unità di senso e di scopo, e non solo di una parte, la più alta ma al contempo la più inane, di esso.
                              Perchè ciò possa accadere serve innanzitutto una crisi del sistema attuale (il Fascismo storico sorse in Europa dopo le difficoltà dovute allo sbocco della Prima Guerra Mondiale, crisi alla quale i regimi parlamentari, in Italia ed in Germania, di fatto non ressero):
                              Come la possiamo immaginare?
                              Sarà di tipo economico, un crollo totale del capitalismo tale da mandare in cortocircuito le democrazie?
                              Sarà dovuto alla massiccia immigrazione che i popoli sentono come emergenza sempre più opprimente?
                              Una crisi politica, di una politica vecchia, corrotta, autoreferenziale, incapace di gestire le sfide del nuovo secolo e del nuovo millennio?..L'aria che tira, d'altra parte, propaga da tutte queste istanze, c'è sempre come un senso di sipario che, in una qualche maniera, si sta per chiudere.

                              Perchè possa darsi ancora un Fascismo oltre ad una crisi è necessario l'uomo, l'intercettatore ed il catalizzatore delle necessità e dei desiderata delle masse e della Nazione:
                              Al Fascismo è necessario un Mussolini, non si dà svolta di epoca storica senza che vi sia l'uomo a dirigerla e ad indirizzarla.
                              Ma è necessario altresì che quest'uomo sia figlio della massa, nasca dalla massa e giammai dal sistema, altrimenti non vi può essere principio e moto autenticamente rivoluzionario, rispetto al presente, ma solo conservatorismo (ecco perchè un Berlusconi è solo meno che un mezzo-ducetto, compromesso con quello Stato che sta portando a fondo, veleno nel veleno).

                              Perchè possa darsi ancora un Fascismo è necessario, al fine, anche un orizzonte;
                              Dando uno sguardo realistico all'epoca storica in cui vivono le nazioni, possiamo dire che nessuna può più fare per se stessa, il nazionalismo di stampo otto e novecentesco è scomparso definitivamente.
                              Ritengo, e vorrei interpellare anche voi su questo punto fondamentale, che la rinascita del Fascismo non possa prescindere da una presa di coscienza totalizzante dell'Europa dei popoli e del loro destino.
                              Questo lo intuirono già i valorosi ragazzi delle Waffen SS, che, venuti proprio da tutta Europa, combatterono negli ultimi giorni casa per casa, già presenze di un oltretomba, ma che vollero comunque lottare e sacrificarsi per l'autentica Storia d'Europa, per la nostra Grecia, per la nostra Roma, per il concetto di Luce, di Valore, di Diritto, di Costume, di Cultura, di Morale:
                              Si incaricarono, quei ragazzi europei (così come in Italia gli ultimi di Salò) di salvare lo Spirito della nostra civiltà contro la barbarie ebraico-comunista, così come, millenni prima, fecero gli Spartani alle Termopili, e poi i Romani contro Annibale.
                              In queste rare svolte nodali ed epocali chi vince non solo conquista ma muta o mantiene una intera Civiltà, che noi, con la caduta, abbiamo perso...Per sempre?

                              ...Una crisi, un uomo e un orizzonte:
                              Queste le componenti imprescindibili perchè il Fascismo fuoriesca ancora dal Mito e si concretizzi, sotto forme nuove che da qui ora non possiamo dire, nella realtà storica di cui è parto.
                              Dice De Benoist che il Tempo è come una sfera immota, alla quale basta che un Uomo, scuotendola, dia un indirizzo e una volontà:
                              Non sappiamo se quest'uomo sia già nato o stia per nascere, o se è destinato a non essere più - il Caso qui comanda;
                              Ma sappiamo come riconoscerlo, per questo ha un valore altissimo perpetuare la Testimonianza, gli occhi bene aperti a scrutare questa notte artica, le mani bene attente a non far spegnere la Fiaccola.

                              Sappiamo come distinguerlo, se verrà, perchè dalla massa dalla quale è destinato ad emergere, così come il Fascismo dalle profondità del Tempo e della Storia, sarà lui ad indicarci una Terra nuova eppure riconoscibilissima, e sangue giovane e sangue vivo, spento il lamento della tragedia e l'agonia della storia presente, ci mostrerà ciò che è da sempre, per noi, la culla, principio e termine di tutto ciò che siamo stati e siamo:

                              E sarà ancora Thule.
                              Last edited by Sean; 28-11-2009, 22:36:21.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Dove siamo arrivati? A che punto della Storia?
                                Verso chi e cosa andiamo?.....

                                Dice De Benoist che il Tempo è come una sfera immota, alla quale basta che un Uomo, scuotendola, dia un indirizzo e una volontà:
                                Non sappiamo se quest'uomo sia già nato o stia per nascere, o se è destinato a non essere più - il Caso qui comanda;
                                Ma sappiamo come riconoscerlo, per questo ha un valore altissimo perpetuare la Testimonianza, gli occhi bene aperti a scrutare questa notte artica, le mani bene attente a non far spegnere la Fiaccola.

                                Sappiamo come distinguerlo, se verrà, perchè dalla massa dalla quale è destinato ad emergere, così come il Fascismo dalle profondità del Tempo e della Storia, sarà lui ad indicarci una Terra nuova eppure riconoscibilissima, e sangue giovane e sangue vivo, spento il lamento della tragedia e l'agonia della storia presente, ci mostrerà ciò che è da sempre, per noi, la culla, principio e termine di tutto ciò che siamo stati e siamo:

                                E sarà ancora Thule.
                                Come sempre,quoto in parte solo per alleggerire il 3d...

                                Allora....vero quanto dici a proposito del neofascismo,ma come abbiamo detto più volte,c'era la necessità di sopravvivere come esigenza primaria.E non intendo far sopravvivere l'idea,parlo di pura e semplice sopravvivenza fisica,così come accadde per i ragazzi di Salò o della Waffen SS....ma andiamo avanti...
                                De Benoist commette un solo errore ma purtroppo fatale:Il tempo.
                                L'UOMO ha bisogno di un POPOLO che lo segua per rovesciare un SISTEMA...quindi le tre parole chiave sono Uomo,popolo e sistema.
                                Ammesso che l'Uomo arrivi,troverebbe un popolo molto diverso oggi,per nulla "Magro e affamato" e sicuramente non disposto ad immolarsi per un ideale o un bene supremo....ma anche ammesso che riuscissimo a mettere insieme due "parole chiave",rimarrebbe la terza:Il Sistema....ora,se per liberarsi del fascismo è bastato uccidere Mussolini e qualche gerarca,sarebbe impossibile liberarsi del sistema attuale.L'immagine della piovra che si insinua ovunque con i suoi tentacoli è abbastanza esplicativa.
                                Abbiamo visto come gli uomini,anche i più potenti,siano semplici ingranaggi di una macchina molto più complessa che ha usato questi ultimi decenni per cementarsi e rendersi invulnerabile.Servirebbe a qualcosa uccidere berlusconi o prodi o qualsiasi altro piezzenovanta?


                                Dubito che si potrà tornare a Thule
                                « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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