Bella quell'intervista, Ma_, che contiene tra l'altro una sorta di epitaffio su tutti quegli anni e sui nostri:
"La cosa che più mi ha incuriosito è stato il fenomeno Berlusconi. Che ha dimostrato la vacuità della politica. Noi ci siamo scannati su Evola e su Trotzkji, ci siamo sprangati, ci siamo sparati e alla fine ecco che vincono le massaie."
Intanto queste le parole dette oggi da un Fioravanti tornato libero:
«Ci sono spazi per lavorare sulla strage»
Fioravanti da uomo libero torna a chiedere di rivedere gli atti del processo per l'attentato di Bologna
MILANO - Valerio Fioravanti parla da uomo libero e ribadisce quanto ha sempre sostenuto anche negli anni trascorsi in carcere dopo essere stato giudicato colpevole per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980: lui e la moglie Francesca Mambro, a sua volta condannata, non hanno nulla a che vedere con l'attentato terroristico che costò la vita a 85 persone. Anzi: su quanto accadde quella mattina «ci sono spazi per lavorare».
«CI PENSI CHI HA TITOLI» - «Ci sono spazi per lavorare - ha precisato Fioravanti all'Ansa - ma lo devono fare persone più titolate di me. Persone competenti ed anche neutrali, visto che io sono parte in causa». Da tempo, Fioravanti chiede una nuova lettura del processo per la strage di Bologna. Due anni fa, in occasione della pubblicazione del libro di Andrea Colombo («Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti»), l'ex fondatore dei Nar lanciò un messaggio chiaro: «Ora che ho finito di scontare la pena, che sono un uomo libero, chiedo di ragionare sul processo della strage di Bologna, cercare la sua verità storica. I processi non si discutono ma la storia è più complessa».
PAGINA OSCURA - «Sono un cittadino con un passato particolare - disse a suo tempo - ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, nè altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo. Il mio certificato penale è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, nè a me nè a Francesca. È una richiesta che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non ci è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perchè, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? Ed un' altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini. Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni della gente comune».
«Ci sono spazi per lavorare sulla strage» - Corriere della Sera
"La cosa che più mi ha incuriosito è stato il fenomeno Berlusconi. Che ha dimostrato la vacuità della politica. Noi ci siamo scannati su Evola e su Trotzkji, ci siamo sprangati, ci siamo sparati e alla fine ecco che vincono le massaie."
Intanto queste le parole dette oggi da un Fioravanti tornato libero:
«Ci sono spazi per lavorare sulla strage»
Fioravanti da uomo libero torna a chiedere di rivedere gli atti del processo per l'attentato di Bologna
MILANO - Valerio Fioravanti parla da uomo libero e ribadisce quanto ha sempre sostenuto anche negli anni trascorsi in carcere dopo essere stato giudicato colpevole per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980: lui e la moglie Francesca Mambro, a sua volta condannata, non hanno nulla a che vedere con l'attentato terroristico che costò la vita a 85 persone. Anzi: su quanto accadde quella mattina «ci sono spazi per lavorare».
«CI PENSI CHI HA TITOLI» - «Ci sono spazi per lavorare - ha precisato Fioravanti all'Ansa - ma lo devono fare persone più titolate di me. Persone competenti ed anche neutrali, visto che io sono parte in causa». Da tempo, Fioravanti chiede una nuova lettura del processo per la strage di Bologna. Due anni fa, in occasione della pubblicazione del libro di Andrea Colombo («Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti»), l'ex fondatore dei Nar lanciò un messaggio chiaro: «Ora che ho finito di scontare la pena, che sono un uomo libero, chiedo di ragionare sul processo della strage di Bologna, cercare la sua verità storica. I processi non si discutono ma la storia è più complessa».
PAGINA OSCURA - «Sono un cittadino con un passato particolare - disse a suo tempo - ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, nè altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo. Il mio certificato penale è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, nè a me nè a Francesca. È una richiesta che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non ci è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perchè, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? Ed un' altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini. Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni della gente comune».
«Ci sono spazi per lavorare sulla strage» - Corriere della Sera
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