Considerazioni sul Fascismo (astenersi dalle frasi fatte e motivare!)

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  • Sean
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    Bella quell'intervista, Ma_, che contiene tra l'altro una sorta di epitaffio su tutti quegli anni e sui nostri:

    "La cosa che più mi ha incuriosito è stato il fenomeno Berlusconi. Che ha dimostrato la vacuità della politica. Noi ci siamo scannati su Evola e su Trotzkji, ci siamo sprangati, ci siamo sparati e alla fine ecco che vincono le massaie."


    Intanto queste le parole dette oggi da un Fioravanti tornato libero:

    «Ci sono spazi per lavorare sulla strage»

    Fioravanti da uomo libero torna a chiedere di rivedere gli atti del processo per l'attentato di Bologna



    MILANO - Valerio Fioravanti parla da uomo libero e ribadisce quanto ha sempre sostenuto anche negli anni trascorsi in carcere dopo essere stato giudicato colpevole per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980: lui e la moglie Francesca Mambro, a sua volta condannata, non hanno nulla a che vedere con l'attentato terroristico che costò la vita a 85 persone. Anzi: su quanto accadde quella mattina «ci sono spazi per lavorare».

    «CI PENSI CHI HA TITOLI» - «Ci sono spazi per lavorare - ha precisato Fioravanti all'Ansa - ma lo devono fare persone più titolate di me. Persone competenti ed anche neutrali, visto che io sono parte in causa». Da tempo, Fioravanti chiede una nuova lettura del processo per la strage di Bologna. Due anni fa, in occasione della pubblicazione del libro di Andrea Colombo («Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti»), l'ex fondatore dei Nar lanciò un messaggio chiaro: «Ora che ho finito di scontare la pena, che sono un uomo libero, chiedo di ragionare sul processo della strage di Bologna, cercare la sua verità storica. I processi non si discutono ma la storia è più complessa».



    PAGINA OSCURA - «Sono un cittadino con un passato particolare - disse a suo tempo - ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, nè altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo. Il mio certificato penale è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, nè a me nè a Francesca. È una richiesta che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non ci è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perchè, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? Ed un' altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini. Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni della gente comune».


    «Ci sono spazi per lavorare sulla strage» - Corriere della Sera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
      E' un "risarcimento" questa "libertà"? Come possiamo definirla?
      Certo c'è il sollievo per l'uomo, ma è molto, mollto più grande l'angoscia che Fioravanti abbia passato ventisei (ventisei!) anni in prigione additato come l'autore di una strage terribile, lui e la moglie.
      Se innocente anche la parola risarcimento è vuota di ogni significato:
      E allora? Come definire, nell'ordine della giustizia, questa liberazione?
      C'è un pò più che dell'amaro qui...

      Tutti gli articoli di questi giorni girano attorno ad un caposaldo, quello, invocato da tutti oramai, che sia fatta piena luce su quella strage:
      Giustizia senza Verità cammina con una gamba sola, ma questo Paese è zoppo da troppo tempo per accorgersene.
      Giusva non è "Innocente".
      Ha sparato,ha ucciso e ha pagato il suo debito senza alcuno sconto ma il marchio infamante di stragista non lo merita.
      Non sto a giudicare se ventisei anni di carcere siano tanti o pochi per quello che ha fatto.Quando abbracciò,anzi abbracciarono la lotta armata,tutti sapevano che sarebbe stata una strada senza ritorno e per tanti(Alessandro,Giorgio,Franco,solo per rimanere nei NAR),si è conclusa in una bara.
      Giusva,Francesca e gli altri erano rassegnati a morire o a passare il resto dei loro giorni in carcere.Non c'erano alternative.....ma non erano preparati a passare alla storia come autori della strage più terribile che l'Italia moderna ricordi ed il fatto che per Bologna,così come per tante altre pagine oscure dell'Italia repubblicana,non esistano risposte,è una vergogna possibile solo nel nostro paese.
      « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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        Bella quell'intervista, Ma_, che contiene tra l'altro una sorta di epitaffio su tutti quegli anni e sui nostri:

        .....
        Non mi stupisce il fatto di aver detto le stesse cose,mi inquieta l'aver usato termini praticamente identici
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          Non mi stupisce il fatto di aver detto le stesse cose,mi inquieta l'aver usato termini praticamente identici
          E' vero Fioravanti, almeno così traspare dall'intervista, è molto sereno su quanto ha dato alla giustizia per quelle sue ventise pagine e mezza su ventisette...Ma quella mezza è quella che pesa di più, su di lui e sulla storia del Paese.
          Non chiede nulla per sè oramai ( e grazie al cielo ci tiene a smarcare la sua dalla posizione di un Sofri, ad esempio...) dà solo voce a ciò che vorremmo sapere tutti, a quel "qualcosa" che qualcuno, chiunque sia, conosce senz'altro.
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            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            La macchia di Bologna, purtroppo, è stata affibbiata a Fioravanti e Mambro da chi volle e ancora oggi vuole trovare una toppa rassicurante allo sfascio del nostro paese. Il fascista cattivo, picchiatore senz'anima e ora anche stragista è il sigillo migliore. Poco conta che la militanza dei NAR stia agli antipodi dello stragismo, poco conta che i bersagli di Fioravanti e Mambro siano sempre stati non casuali ma simbolici di quel sistema che si voleva colpire.

            La rottura arrivò dopo Acca Larentia, quando un ufficiale dei carabinieri sparò e uccise un ragazzo amico di Francesca. Beh, c'erano tutti : Almirante, Fini, tutti... Eppure l'unica che voleva denunciare i carabinieri era mia moglie. Una ragazzina. Al partito interessava di più il voto dei carabinieri che quello di noi ragazzi.

            Ogni frase di quell'intervista merita un approfondimento ma voglio soffermarmi su questo paragrafo che rappresenta il punto di svolta per un'intera generazione e forse,anche per quelle a seguire.
            Qualcuno,qualche giorno fa,chiedeva informazioni sugli anni di piombo.Per cause facilmente intuibili,ho poco tempo a disposizione e non ho avuto la possibilità di rispondere,cerco di farlo adesso...
            I NAR non erano le BR,non erano "politicizzati",non sono nati sognando di rovesciare il sistema.Francesca aveva 18 anni e frequentava la sez. del MsI più per spirito di contraddizione che per identità politica.Giusva di politica non se n'era mai occupato a differenza di suo fratello minore,Cristiano.
            Se una ragazzina di 18 anni ed un promettente attore ventenne di buona famiglia,si sono trasformati in killer e rapinatori,è stato solo grazie a quanto accaduto il 7 gennaio del 1978.
            Dopo la morte di Franco e Francesco,freddati da un commando rosso che li attendeva all'uscita della sezione,una folla di camerati,carabinieri e giornalisti,si raduna nel piazzale.
            Franco Anselmi prende il suo passamontagna già intinto nel sangue di Mikis Mantakas e ripetendo quel rito giura vendetta.
            Un giornalista,per disattenzione o meno non si sa,getta un mozzicone sul sangue ancora fresco dei camerati.Facilmente intuibile quello che accadde in seguito....un pò meno lo è l'epilogo con quel figlio di ******* di capitano dei carabinieri che risponde al nome di Edoardo Sivori che prende la mira,spara ma la pistola gli si inceppa....prende quella di un suo commilitone e sparando ad altezza d'uomo,colpisce in mezzo alla fronte Stefano Recchioni 19 anni,che muore tra le braccia di Francesca.
            Questo è l'inizio degli "anni di piombo".Nessuna voglia di rovesciare nulla.Solo l'odio nato dall'"Uccidere un fascista non è reato"a cui si aggiungono la necessità di difendersi e la volontà di vendicarsi.

            Scusate eventuali errori e/o imperfezioni ma ho scritto di getto e con un pò di emozione.
            « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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            • Sean
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              Grazie... Questa emozione in presa diretta vale più, molto più di tante ricostruzioni a freddo.
              ...ma di noi
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                La magistratura comunque lavora:

                Tra "Carlos" e il Kgb
                spunta l’ultima pista


                Il pm bolognese sente il terrorista
                che riapre l’ipotesi del complotto



                La soddisfazione del «Secolo d'Italia», quotidiano del partito che si chiamò Alleanza nazionale, è palpabile già dal titolo: «Strage di Bologna. Finalmente un pm rilancia l'indagine ». Dove in quel «finalmente» c'è un mondo di emozioni, rabbia e speranza. Già, perché l'ultima novità giudiziaria che viene da Bologna è che il sostituto procuratore Enrico Cieri, titolare dell'inchiesta bis sui mandanti della strage, ha interrogato nei giorni scorsi a Parigi il superterrorista venezuelan-palestinese Carlos, al tempo eterodiretto dal Kgb, ha recepito le sue teorie su un complotto di chi avrebbe fatto esplodere un carico di esplosivi del suo gruppo a Bologna per mettere in crisi l'intesa tra governo italiano e palestinesi, infine ha chiesto notizie alle magistrature francese e tedesca per comparare l'esplosivo della stazione con quello utilizzato dal gruppo Carlos in altri attentati.

                E' indubbiamente una svolta. Da anni i pistaroli di destra (e non solo), quando si tratta di spiegare la strage di Bologna, si battono per affermare la pista del terrorismo palestinese. Il perché è ovvio: una pista esclude l'altra e quindi cadrebbe clamorosamente la colpevolezza di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, ex terroristi neofascisti. Sparirebbe cioé quella macchia di «bombaroli» che lungo gli anni Settanta e Ottanta ha segnato generazioni di militanti di destra. Sono diversi anni che nuovi documenti lasciano intravedere una verità diversa. Entrano in gioco terroristi palestinesi, agenti segreti dell'Est, terroristi di casa nostra. La commissione Mitrokhin, in questo senso, è servita a portare in Italia una documentazione inedita. «Durante un fondamentale viaggio in Ungheria - racconta Enzo Fragalà, ex deputato di An - scoprimmo certe relazioni sconvolgenti dei loro servizi segreti collegati ai terrorismi di tutta Europa». E così si spiega anche l'esultanza di Enzo Raisi, deputato bolognese Pdl, area An anche lui: «L'inchiesta del dottor Cieri rende giustizia di tanto lavoro parlamentare. Non so se arriveremoalla nuova verità giudiziaria visto che i tre decenni passati, ma sono confortato dai primi riscontri giudiziari». E quindi, in conclusione, è più chiara anche la posizione di Daniele Capezzone, Pdl, quando mette in discussione il «dogma politico-giudiziario sull'origine fascista della strage».

                La notizia, infatti, non è tanto che esista una Pista internazionale che da Bologna porta in Medio Oriente, quanto la conversione della procura di Bologna che finora su questa strada non si era voluta addentrare. «Prima però voglio vedere come va a finire», dice, cauto, Giusva Fioravanti, l'ex terrorista nero. «Ovviamente i nuovi documenti li trovo molto interessanti, ma per sistemarli a dovere ci vuole una riflessione di largo respiro. E invece vedo un alternarsi di dietrologie contrapposte che non mi convince». Proprio lui, Giusva Fioravanti, icona di certa destra, è infatti critico con la nuova dietrologia della sua parte. «Dico che non si va lontano con il gioco delle teorie senza le prove. Se di un colore o dell'altro, non mi interessa. Ripeto: serve una riflessione più ampia e pacata, senza pensare che una ricostruzione ci può far guadagnare dieci voti o meno. E io dietro la strage di Bologna, ma anche in altre tragedie come Ustica o la scomparsa di quei due giornalisti in Libano, Italo Toni e Graziella De Palo, leggo i segnali del tipico atteggiamento compromissorio dell'Italia che ci contraddistingue dall'8 settembre in poi. Mi spiego: noi siamo sempre stati con quelli, ma anche con quegli altri. Con i tedeschi, ma anche con gli angloamericani. Con gli israeliani, ma anche con i palestinesi. Questo equilibrismo dei servizi segreti, ma anche dei governi, è stato un continuo tradimento, probabilmente utile per evitarci dirottamenti e stragi, anzi lo è stato di sicuro, s'è però portato dietro una serie di inevitabili "incidenti"».

                La strage di Bologna, ad esempio, secondo Fioravanti fu uno di questi incidenti di percorso. Una tappa della guerra segreta che gruppi terroristi e servizi segreti hanno combattuto per decenni. Ma senza mai che venisse fuori nulla. Quando poi è servito, sostiene Fioravanti, s'è creato il mostro da sbattere in prima pagina. «Ormai chiaro che appena poche ore dopo la strage c'era già chi stava fabbricando la pista nera. Era l'unica vera preoccupazione dei nostri agenti segreti: che non venisse alla luce questo benedetto rapporto con i palestinesi che avrebbe messo in discussione la nostra fedeltà atlantica».

                Tra "Carlos" e il Kgb spunta l’ultima pista - LASTAMPA.it
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                  Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
                  Ogni frase di quell'intervista merita un approfondimento ma voglio soffermarmi su questo paragrafo che rappresenta il punto di svolta per un'intera generazione e forse,anche per quelle a seguire.
                  Qualcuno,qualche giorno fa,chiedeva informazioni sugli anni di piombo.Per cause facilmente intuibili,ho poco tempo a disposizione e non ho avuto la possibilità di rispondere,cerco di farlo adesso...
                  I NAR non erano le BR,non erano "politicizzati",non sono nati sognando di rovesciare il sistema.Francesca aveva 18 anni e frequentava la sez. del MsI più per spirito di contraddizione che per identità politica.Giusva di politica non se n'era mai occupato a differenza di suo fratello minore,Cristiano.
                  Se una ragazzina di 18 anni ed un promettente attore ventenne di buona famiglia,si sono trasformati in killer e rapinatori,è stato solo grazie a quanto accaduto il 7 gennaio del 1978.
                  Dopo la morte di Franco e Francesco,freddati da un commando rosso che li attendeva all'uscita della sezione,una folla di camerati,carabinieri e giornalisti,si raduna nel piazzale.
                  Franco Anselmi prende il suo passamontagna già intinto nel sangue di Mikis Mantakas e ripetendo quel rito giura vendetta.
                  Un giornalista,per disattenzione o meno non si sa,getta un mozzicone sul sangue ancora fresco dei camerati.Facilmente intuibile quello che accadde in seguito....un pò meno lo è l'epilogo con quel figlio di ******* di capitano dei carabinieri che risponde al nome di Edoardo Sivori che prende la mira,spara ma la pistola gli si inceppa....prende quella di un suo commilitone e sparando ad altezza d'uomo,colpisce in mezzo alla fronte Stefano Recchioni 19 anni,che muore tra le braccia di Francesca.
                  Questo è l'inizio degli "anni di piombo".Nessuna voglia di rovesciare nulla.Solo l'odio nato dall'"Uccidere un fascista non è reato"a cui si aggiungono la necessità di difendersi e la volontà di vendicarsi.

                  Scusate eventuali errori e/o imperfezioni ma ho scritto di getto e con un pò di emozione.
                  Valerio Fioravanti ha vissuto la sua vita senza compromessi, senza concessioni, senza domani. Tutto questo ha, naturalmente, un prezzo da pagare, come un auto costantemente spinta al di sopra dei limiti di velocità. Il prezzo sono i conti, innanzitutto con la propria coscienza, che egli solo può sapere cosa costino. Le vite tolte agli altri, gli amici morti per strada, sono il corollario macabro ma, direi, costante di chi ha vissuto quegli anni nella lotta armata, una lotta che fu, sarebbe bene prenderne atto, una guerra civile. Da quella guerra Giusva Fioravanti esce sconfitto, come altri, nell'altro campo. Ed esce vincitore quello stato torbido, di cui oggi sono fieri rappresentanti Gasparri, Fini, La Russa. Prudenti o vigliacchi che siano stati allora, accorti o traditori che siano oggi, loro hanno trionfato e le poltrone che occupano ne sono la dimostrazione più chiara. Evitino, però, di dire che i morti di quegli anni sono riscattati dal fatto che loro, che hanno rinnegato tutto ciò che era inverecondo rinnegare, siedano su quegli scranni, dal fatto che loro siano stati "sdoganati". A ciascuno poi, paragonare Fioravanti e Gasparri, pesarne le azioni, valutarne gli intendimenti e distinguere tra terrorista e uomo dello stato.
                  In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                  ma_75@bodyweb.com

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                    Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                    Valerio Fioravanti ha vissuto la sua vita senza compromessi, senza concessioni, senza domani. Tutto questo ha, naturalmente, un prezzo da pagare, come un auto costantemente spinta al di sopra dei limiti di velocità. Il prezzo sono i conti, innanzitutto con la propria coscienza, che egli solo può sapere cosa costino. Le vite tolte agli altri, gli amici morti per strada, sono il corollario macabro ma, direi, costante di chi ha vissuto quegli anni nella lotta armata, una lotta che fu, sarebbe bene prenderne atto, una guerra civile. Da quella guerra Giusva Fioravanti esce sconfitto, come altri, nell'altro campo. Ed esce vincitore quello stato torbido, di cui oggi sono fieri rappresentanti Gasparri, Fini, La Russa. Prudenti o vigliacchi che siano stati allora, accorti o traditori che siano oggi, loro hanno trionfato e le poltrone che occupano ne sono la dimostrazione più chiara. Evitino, però, di dire che i morti di quegli anni sono riscattati dal fatto che loro, che hanno rinnegato tutto ciò che era inverecondo rinnegare, siedano su quegli scranni, dal fatto che loro siano stati "sdoganati". A ciascuno poi, paragonare Fioravanti e Gasparri, pesarne le azioni, valutarne gli intendimenti e distinguere tra terrorista e uomo dello stato.
                    Mi sento di quotare questa tua lucida analisi.
                    Su quella definizione di guerra civile, si, credo proprio sia il caso e l'ora di chiamarla così, come d'altra parte giustamente fa Battistini su Repubblica in quest'intervista a Ciampi sulla strage di Bologna e dintorni, dove parla di "guerra civile a bassa intensità"...Posto lo stralcio ed il link all'intera intervista:

                    Per quella strage tra gli altri è stato condannato in tribunale a Bologna un alto funzionario dello Stato imputato di depistaggio delle indagini. Lo Stato depistava lo Stato? Ma allora hanno ragione quelli che hanno parlato, per la lunga tragedia italiana che ha insanguinato parte del dopoguerra, di "guerra civile a bassa intensità"?


                    "Non sono in grado di entrare nei particolari delle indagini. Quella cerimonia è capitata in un periodo davvero speciale. Ricordo l'entusiasmo del '93 per l'accordo sul costo del lavoro. Poi la lunga serie di attentati in nottata. Ero a Santa Severa, rientrai con urgenza a Roma, di notte. Accadevano strane cose. Io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra. Al largo dalla mia casa di Santa Severa, a pochi chilometri da Roma incrociavano strane imbarcazioni. Mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse lo volevano morbido, il carcere".

                    "Quella mano della P2 e imandanti mai trovati" - Politica - Repubblica.it
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Escono per la prima volta in Italia, tradotti, i verbali delle riunioni che Hitler ebbe coi vertici militari, per decidere, di volta in volta, le varie strategie.
                      Questo stralcio che pubblica oggi il Corriere è di notevole interesse, perchè è il resoconto della riunione successiva alla caduta di Mussolini, dopo il Gran Consiglio.
                      Si vede bene come anche a caldo i tedeschi parlino subito di tradimento, non fidandosi nella maniera più assoluta delle rassicurazioni di Badoglio circa la prosecuzione della guerra, e anzi volendo arrestare quella manica di traditori (re, corte, governo) immediatamente:
                      Un progetto purtroppo non riuscito.

                      Le parole del tiranno in diretta

                      Escono per la prima volta in italiano i resoconti delle riunioni che Hitler teneva ogni giorno con i capi militari

                      Erano circa 103 mila fogli dattiloscritti e poco più di mille si sono salvati dal rogo nel 1945. Ma i verbali delle quotidiane riunioni di Adolf Hitler con i vertici militari tedeschi bastano a riempire i due massicci volumi della prima traduzione italiana, realizzata dalla Libreria Editrice Goriziana. I resoconti vanno dal settembre 1942, quando il Führer, in seguito ad alcune divergenze con la Wehrmacht, ordinò che ogni parola pronunciata nel corso degli incontri fosse stenografata, fino all’aprile del 1945.



                      Poi si decise di bruciare tutte le carte, ma gli americani riuscirono a recuperarne alcune. Usciti in Germania negli anni Sessanta a cura dello storico Helmut Heiber, ora scomparso, questi documenti sono di estremo interesse, poiché permettono di ascoltare la voce del tiranno in presa diretta e smentiscono molti tentativi dei militari di gettare sul Führer tutta la colpa della sconfitta. Dal primo volume dei Verbali di Hitler (traduzione di Flavia Paoli, pp. 692, € 38) presentiamo qui la parte relativa all’Italia di una riunione tenuta alle 21.30 del 25 luglio 1943. Il Duce è appena caduto e Badoglio dice di voler continuare la guerra con i tedeschi. Hitler, ignaro del fatto che Mussolini è stato arrestato, non si fida: parlando con i capi del comando supremo, Wilhelm Keitel e Alfred Jodl, grida al tradimento, afferma che bisogna occupare Roma e prendere in mano la situazione. Un piano che al momento non viene attuato, ma scatterà implacabile dopo la resa italiana dell’8 settembre.



                      Le parole del tiranno in diretta - Corriere della Sera

                      I VERBALI SEGRETI DI HITLER Escono per la prima volta in italiano

                      «Occupiamo subito Roma.
                      Quella marmaglia ci tradirà»


                      25 luglio 1943, ore 21.30: gli ordini del Führer dopo la caduta di Mussolini



                      Il Führer
                      — È già stato informato sugli svi*luppi in Italia?

                      Keitel —
                      Ho sentito solo le ultime parole.

                      Il Führer —
                      Il Duce si è dimesso. Non è anco*ra confermato: Badoglio ha assunto il governo, il Duce si è dimesso.

                      Keitel — Di sua iniziativa, mio Führer?

                      Il Führer
                      — Probabilmente per desiderio del re, su pressione della corte.

                      Jodl —
                      Badoglio ha assunto il governo.

                      Il Führer
                      — Badoglio ha assunto il governo, quindi il nostro più acerrimo nemico. Dobbiamo chiarirci subito le idee, trovare un qualche meto*do per riportare sulla terraferma la gente qui (in*dica sulla cartina le truppe tedesche impegnate in Sicilia contro gli alleati, ndr ).

                      Jodl
                      — La domanda decisiva è: combatteran*no o no?

                      Il Führer
                      — Dichiarano che combatteranno, ma questo è tradimento! Dobbiamo essere chiari con noi stessi: è tradimento bello e buono! Sto attendendo le notizie su quello che il Duce dirà. Vorrei che il Duce venisse subito qui in Germa*nia.

                      Jodl — Se queste cose sono incerte, c’è solo un modo di procedere.

                      Il Führer
                      — Stavo già pensando — la mia idea sarebbe che la 3ª divisione corazzata grana*tieri occupasse subito Roma e scardinasse imme*diatamente tutto il governo.

                      Jodl — Il combattimento viene sospeso, per questo caso, in modo che qui nella zona di Roma concentriamo quanto più possibile queste forze che portiamo fuori qui e quelle che sono già là, mentre il resto confluisce qui. — La cosa diventa difficile qui (si riferisce sempre alla Sicilia, ndr ).
                      Il Führer —
                      Qui c’è solo una cosa: che tentia*mo di portare la gente su navi tedesche lascian*do indietro il materiale — materiale qui o là, non fa differenza, gli uomini sono più importan*ti — Presto avrò notizie da Mackensen (amba*sciatore tedesco a Roma, ndr ). Poi predisporre*mo subito il resto. Ma questo deve essere subito via!

                      Jodl — Sissignore.

                      Il Führer —
                      La cosa decisiva intanto è che as*sicuriamo subito i passi sulle Alpi, che siamo pronti a prendere subito contatto con la IV arma*ta italiana e che prendiamo subito in mano i vali*chi francesi. Questa è assolutamente la cosa più importante. Per fare questo dobbiamo mandare giù subito delle unità, eventualmente anche la 24ª divisione corazzata.

                      Keitel —
                      In tutto quello che potrebbe accade*re la cosa peggiore sarebbe non avere i valichi.

                      Il Führer —
                      Dunque in linea di massima: una divisione corazzata, ed è la 24ª, è pronta. La cosa più importante è mandare giù subito in quella zona la 24ª divisione corazzata e che la divisione granatieri «Feldherrnhalle», che deve essere pronta, occupi almeno i valichi. Perché qui abbia*mo solo una divisione che è vicino a Roma. — La 3ª divisione corazzata granatieri è tutta là, vicino a Roma?

                      Jodl — È là, ma non completamente mobile, solo parzialmente.

                      Il Führer —
                      Poi, grazie al cielo, abbiamo anco*ra qui la divisione cacciatori paracadutisti. Per*ciò la gente qui (Sicilia) deve essere salvata ad ogni costo. Qui, questo non serve a nulla: devo*no passare di qua, soprattutto i paracadutisti ed anche gli uomini della «Göring» (la divisione scelta intitolata al capo dell’aeronautica, Her*mann Göring, ndr ). Il loro materiale non ha alcu*na importanza, che lo facciano saltare o che lo distruggano. Ma la gente deve passare di qua. Ora sono 70 mila uomini. Se c’è la possibilità di volare, saranno di qua molto in fretta. Devono tenere una cortina qui così prendono indietro tutto. Solo armi leggere, tutto il resto rimane, di più non serve. Contro gli italiani ce la caveremo anche con le armi leggere. Tenere questo qui non ha alcun senso.

                      Jodl — Dobbiamo attendere notizie veramen*te precise e vedere quello che sta accadendo.

                      Il Führer —
                      Ovviamente, solo che noi, da par*te nostra, dobbiamo cominciare subito a fare del*le riflessioni. Su una cosa non possono esserci dubbi: con tutti i loro intrighi, naturalmente di*chiareranno di rimanere dalla nostra parte; que*sto è chiarissimo. Ma questo è un tradimento; non rimarranno dalla nostra parte.

                      Keitel — Qualcuno ha già parlato con questo Badoglio?

                      Il Führer —
                      Per il momento intanto abbiamo ricevuto questo rapporto: ieri il Duce era al Gran Consiglio. Nel Gran Consiglio c’erano Grandi, che ho sempre definito un «porco», Bottai, ma soprattutto Ciano. Hanno parlato contro la Ger*mania in questo Gran Consiglio e avrebbero det*to: «Non ha più alcun senso proseguire la guer*ra, in qualche modo si deve tentare di tirar fuori l’Italia». Alcuni erano contrari. Farinacci ecc. si sono certo espressi contro, ma non con l’incisivi*tà di quelli che si sono espressi a favore di que*sto movimento. Ora, già questa sera il Duce ha fatto sapere a Mackensen che è deciso ad accet*tare questa battaglia e che non capitolerà. Poi improvvisamente ho ricevuto la notizia che Ba*doglio vorrebbe parlare a Mackensen. Macken*sen ha detto di non aver nulla da discutere con lui. Egli allora è diventato ancora più insistente ed infine Badoglio ha mandato un uomo — Ha detto che il re lo aveva appena incaricato di for*mare un governo dopo che Mussolini da parte sua si era dimesso. Che significa «dimesso»?

                      Keitel — Tutto l’atteggiamento della Casa rea*le! Il Duce comunque al momento non ha in ma*no alcun mezzo di potere, nulla, non ha truppe.

                      Il Führer — Nulla! Gliel’ho sempre detto: non ha nulla! Non è vero che non ha nulla. Glie*lo hanno anche impedito perché non avesse un qualche mezzo di potere. Ora il ministro ha ordi*nato che Mackensen per prima cosa si rechi al*l’Ufficio Esteri. Probabilmente là gli verrà notifi*cato questo. Suppongo che corrisponda. Secon*do, il ministro ha chiesto se sono d’accordo che egli vada subito dal Duce. Ed io ho detto che va*da subito dal Duce e, se possibile, induca il Duce a venire subito in Germania. Penso proprio che voglia parlare con me. Se il Duce viene qui, è già una buona cosa; se non viene, allora non so. Se il Duce viene in Germania e parla con me, di per sé è già una buona cosa. Se non viene qui o non può partire o rinuncia perché si sente di nuovo male, cosa che non meraviglierebbe con quel branco di traditori, allora non si sa. Coso (proba*bilmente si riferisce a Badoglio, ndr ) del resto ha subito dichiarato che la guerra continua, in questo non cambia nulla. Quella gente deve fare così perché è un tradimento. Ma anche noi, da parte nostra, continueremo a giocare il loro stes*so gioco, prepareremo tutto per impadronirci fulmineamente di tutta questa gentaglia, per far piazza pulita di tutta quella marmaglia. Domani manderò giù un uomo che dia ordine al coman*dante della 3ª divisione corazzata granatieri di entrare seduta stante a Roma con un gruppo speciale, di arrestare subito tutto il governo, il re, tutta la banda, soprattutto di arrestare subito il principe ereditario e di impadronirsi di questa canaglia, soprattutto di Badoglio e di tutta quel*la gentaglia.

                      «Occupiamo subito Roma. Quella marmaglia ci tradirà» - Corriere della Sera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        letto questa mattina sul corriere.
                        come dici giustamente un progettodi una legittimità cristallina sotto ogni punto di vista purtroppo non riuscito.
                        un ulteriore documento a riprova della lucidità del fuehrer consegnato alla storia,nonostante le fatiche bibliografiche di numerosi storici,come un pazzo scriteriato morditore di tappeti.


                        trovo tuttavia strano la mancanza di un riferimento qualsiasi al ruolo del vaticano quale fattore cooperante con la "manica di traditori"
                        "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

                        L.F.Celine

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                          Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
                          letto questa mattina sul corriere.
                          come dici giustamente un progettodi una legittimità cristallina sotto ogni punto di vista purtroppo non riuscito.
                          un ulteriore documento a riprova della lucidità del fuehrer consegnato alla storia,nonostante le fatiche bibliografiche di numerosi storici,come un pazzo scriteriato morditore di tappeti.


                          trovo tuttavia strano la mancanza di un riferimento qualsiasi al ruolo del vaticano quale fattore cooperante con la "manica di traditori"
                          Dici bene...Qui leggiamo di un Fuhrer lucidissimo, che il giorno stesso da un'analisi completa sotto ogni risvolto di quanto accaduto in Italia a Mussolini, e di quanto i traditori si preparano ad attuare (c'è già qui tutto l'otto Settembre in pratica).
                          Va anche oltre Hitler, e ci consegna una frase quanto mai veritiera sul Duce e sulla sua reale consistenza di comando (sopratutto nelle operazioni militari), ed è questa:

                          Keitel — Tutto l’atteggiamento della Casa rea*le! Il Duce comunque al momento non ha in ma*no alcun mezzo di potere, nulla, non ha truppe.

                          Il FührerNulla! Gliel’ho sempre detto: non ha nulla! Non è vero che non ha nulla. Glie*lo hanno anche impedito perché non avesse un qualche mezzo di potere.

                          Qua si capisce bene quello che abbiamo anche più volte detto in questo Thread, ovvero la vitale necessità, per Mussolini, di dover esautorare tutta la monarchia e tutto l'apparato a lei fedele, perchè non si sarebbe mai potuta davvero compiere una autentica rivoluzione fascista coi Piemontesi a controllare tutto, quando non a mettere i bastoni tra le ruote;
                          Ecco il vero potere, il potere di fare e decidere senza alcun controaltare, controbilanciato qui dal potere ombra dei Savoia con tutte le loro derivazioni in campo politico, economico e militare:
                          Questo nodo non sciolto Mussolini lo ha pagato caro il 25 di Luglio.

                          Per quanto riguarda il riferimento al ruolo del Vaticano, qua dobbiamo tenere in conto che Hitler parla a fatti in corso (questa riunione si tenne il giorno stesso della caduta di Mussolini), e dunque sulla base di notizie parziali e di retroscena ancora tutti da ricostruire.
                          Il Fuhrer sottolinea subito infatti, come prima cosa, l'importanza di poter avere Mussolini in Germania per parlarci, volendo attingere ogni informazione dal suo Alleato, prima di ogni definitiva determinazione.
                          Questo purtroppo ritarderà la presa di Roma e, sopratutto, permetterà ai Savoia di scappare tra le braccia degli invasori:
                          Se Hitler avesse dato immediato ordine di prendere la Capitale, oggi, almeno, nei libri di storia leggeremmo di una fine diversa per tutta quella orrida canaglia che ha spaccato l'Italia in due.
                          Sul ruolo del Vaticano, con tutti i suoi retroscena ben ricostruiti, rimando, a chi fosse interessato, a questo post:
                          Last edited by Sean; 02-09-2009, 18:29:18.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Dici bene...Qui leggiamo di un Fuhrer lucidissimo, che il giorno stesso da un'analisi completa sotto ogni risvolto di quanto accaduto in Italia a Mussolini, e di quanto i traditori si preparano ad attuare (c'è già qui tutto l'otto Settembre in pratica).
                            Va anche oltre Hitler, e ci consegna una frase quanto mai veritiera sul Duce e sulla sua reale consistenza di comando (sopratutto nelle operazioni militari), ed è questa:

                            Keitel — Tutto l’atteggiamento della Casa rea*le! Il Duce comunque al momento non ha in ma*no alcun mezzo di potere, nulla, non ha truppe.

                            Il FührerNulla! Gliel’ho sempre detto: non ha nulla! Non è vero che non ha nulla. Glie*lo hanno anche impedito perché non avesse un qualche mezzo di potere.

                            Qua si capisce bene quello che abbiamo anche più volte detto in questo Thread, ovvero la vitale necessità, per Mussolini, di dover esautorare tutta la monarchia e tutto l'apparato a lei fedele, perchè non si sarebbe mai potuta davvero compiere una autentica rivoluzione fascista coi Piemontesi a controllare tutto, quando non a mettere i bastoni tra le ruote;
                            Ecco il vero potere, il potere di fare e decidere senza alcun controaltare, controbilanciato qui dal potere ombra dei Savoia con tutte le loro derivazioni in campo politico, economico e militare:
                            Questo nodo non sciolto Mussolini lo ha pagato caro il 25 di Luglio.

                            Per quanto riguarda il riferimento al ruolo del Vaticano, qua dobbiamo tenere in conto che Hitler parla a fatti in corso (questa riunione si tenne il giorno stesso della caduta di Mussolini), e dunque sulla base di notizie parziali e di retroscena ancora tutti da ricostruire.
                            Il Fuhrer sottolinea subito infatti, come prima cosa, l'importanza di poter avere Mussolini in Germania per parlarci, volendo attingere ogni informazione dal suo Alleato, prima di ogni definitiva determinazione.
                            Questo purtroppo ritarderà la presa di Roma e, sopratutto, permetterà ai Savoia di scappare tra le braccia degli invasori:
                            Se Hitler avesse dato immediato ordine di prendere la Capitale, oggi, almeno, nei libri di storia leggeremmo di una fine diversa per tutta quella orrida canaglia che ha spaccato l'Italia in due.
                            Sul ruolo del Vaticano, con tutti i suoi retroscena ben ricostruiti, rimando, a chi fosse interessato, a questo post:
                            http://www.bodyweb.com/4908277-post1176.html

                            condivido appieno l'analisi che si sposa con quanto sostenuto da numerosi storici sul "totalitarismo imperfetto"del fascismo.
                            d'altra parte volendo spingersi(rischiosamente) in là l'imperfezione di base del totalitarismo fascista la si può rintracciare nel rapporto sofferto del fascismo con la classe industriale pronta a cedere a quest'ultimo un potere politico parziale in cambio della sua totale autonomia
                            diverso,in parte,il caso della germania dove le classi industriali furono certamente poste in uno stato di pressione superiore viste anche le crescenti esigenze belliche.
                            speer in particolare disponeva della produzione in maniera pressochè totale.
                            d'latra parte la nozione di "socialismo di guerra" non è nuova al mondo tedesco.


                            sono abbastanza sicuro che hitler avesse individuato nello stato vaticano parimenti alla casa savoia un possibile antagonista del fascismo.
                            inutile ricordare che i rapporti tra cattoliscesimo e naz.socialismo non furono mai buoni
                            "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

                            L.F.Celine

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                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
                              condivido appieno l'analisi che si sposa con quanto sostenuto da numerosi storici sul "totalitarismo imperfetto"del fascismo.
                              d'altra parte volendo spingersi(rischiosamente) in là l'imperfezione di base del totalitarismo fascista la si può rintracciare nel rapporto sofferto del fascismo con la classe industriale pronta a cedere a quest'ultimo un potere politico parziale in cambio della sua totale autonomia
                              diverso,in parte,il caso della germania dove le classi industriali furono certamente poste in uno stato di pressione superiore viste anche le crescenti esigenze belliche.
                              speer in particolare disponeva della produzione in maniera pressochè totale.
                              d'latra parte la nozione di "socialismo di guerra" non è nuova al mondo tedesco.


                              sono abbastanza sicuro che hitler avesse individuato nello stato vaticano parimenti alla casa savoia un possibile antagonista del fascismo.
                              inutile ricordare che i rapporti tra cattoliscesimo e naz.socialismo non furono mai buoni
                              Concordo.
                              "Totalitarismo imperfetto" credo possa anche andare bene come ultimo epitaffio per il Fascismo.
                              Per marcare la differenza tra il potere di Hitler e quello di Mussolini, possiamo certo dire che lo stesso geniale Speer ebbe, durante la fase bellica, più potere di quanto ne ebbe lo stesso Mussolini in Italia, che non era un ministro, ma il Duce del Fascismo.
                              Questo perchè mentre in Germania vi era un popolo pressochè compatto dietro al suo Fuhrer, e, sopratutto, convinto della reale missione che quell'uomo era, per i tedeschi, per l'Europa e per il mondo venuto ad incarnare, in una sintesi di volontà tra capo e ogni membra del corpo tremendamente affascinante e cattivante, come raramente si è espressa nella Storia, di qua in Italia troviamo, a bordo del Fascismo, ogni sorta di individui, speculatori (e traditori) compresi...Forse una caratteristica di quelle dittature che nascono tra i popoli latini di cui ebbe a lamentarsi, nelle sue riflessioni estreme, lo stesso Duce.

                              Sul tuo ultimo pensiero c'è da ribadire quanto già sottolineato qua da Ma_, e cioè che il Vaticano era, grazie alla sua neutralità, il crocevia di ogni trattativa tra le diplomazie, una posizione che gli stessi tedeschi, non meno degli Alleati, sfruttarono alla bisogna.
                              Sul rapporto Hitler-Vaticano le correnti degli storici si dividono.
                              C'è da dire una cosa, che noi pensiamo a Mussolini come a colui che rese al papa una sovranità territoriale, ma anche lo stesso Hitler firmò, dopo la presa di potere, un Concordato con la Chiesa, necessario, come lo fu per il Duce, per accreditarsi verso l'ampia ala cattolico-tedesca che vedeva con estremo favore l'ascesa del Fuhrer come colui che avrebbe arginato e rotto l'onda montante e spaventevole dell'ateismo bolscevico.
                              Lo stesso Pacelli, nunzio a Berlino, fu fatto oggetto di un attacco a mano armata, sulla porta dell'Arcivescovado, da parte dei rossi, cosa che lo segnerà profondamente, e lo convincerà della bontà di un accordo coi Nazisti.

                              Poi, come in Italia dopo la dissoluzione delle organizzazioni cattoliche, così anche in Germania i rapporti si guastano, e poi arriva la guerra.
                              Qui si può dire certa una cosa, e cioè che Hitler non ignora assolutamente il ruolo del Vaticano nello scacchiere bellico e politico del tempo, ma non ignora neppure che qualsiasi azione diretta contro il Vaticano o il papa stesso, avrebbe avuto, nell'immediatezza dello sforzo bellico aperto ora anche sul fronte italiano, avrebbe avuto un effetto più deleterio che vantaggioso sulle truppe tedesche di fede cattolica impegnate a resistere agli Alleati.
                              Ecco perchè voci riguardo l'occupazione del Vaticano si sono rivelate, almeno fin'ora, solo rumors senza un'autentica prova, dove anzi le prove dei fatti ci dicono che un ordine diretto non ci fu (forse si restò a dei progetti? Forse a dei piani come tanti se ne disegnano in guerra?), perchè se ci fosse stato, chi o che cosa allora avrebbe potuto ritardare o impedire un tale ordine impartito da Berlino e affidato alle fedelissime SS?

                              Semmai chi veniva visto come matricida erano quegli Alleati che soli osarono bombardare Roma e il Vaticano, sfigurando vestigia sacre e lo stesso volto dell'Urbe millenaria.
                              I tedeschi, ci dice la storia, fintanto che restarono a Roma, e poi quando se ne andarono, lasciarono la Città così come l'avevano trovata:
                              Un solo ordine di Hitler e di Roma non sarebbe restata che polvere.
                              Ma poteva colui che guidava quel popolo che sempre si considerò l'erede dei Greci prima, dei Romani poi, quel popolo destinato all'Imperium, poteva cancellare dalla Storia il suo diadema?
                              Last edited by Sean; 02-09-2009, 19:34:57.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • simones
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                                l'ultima tua domanda basterebbe sa sola ad aprire un'altra discussione.
                                no,non poteva.
                                un profondo senso della civiltà ed un sublime gusto artistico gli impedivano di agire come avrebbe voluto.
                                "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

                                L.F.Celine

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