Mi sembra una disamina assolutamente condivisibile. La scarsa capacità degli ufficiali italiani è stata, come noto, una delle principlai ragioni dell'inefficienza delle nostre forze nel corso del II GM. Qui andrebbe ricodato, ad esempio, lo sciagurato atteggiamento di Badoglio sul fronte greco. Credo, forse, si possa aggiungere qualcosa a questa analisi, ovvero che da parte di Mussolini, a differenza di Hitler o di Stalin c'er anche un maggiore rispetto per la vita umana, per quella del singolo soldato, un atteggiamento che non ebbero Hitler e Stalin le cui ideologie compiutamente totalitarie soggiogavano il singolo sull'altare della propria idea.
Considerazioni sul Fascismo (astenersi dalle frasi fatte e motivare!)
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioMi sembra una disamina assolutamente condivisibile. La scarsa capacità degli ufficiali italiani è stata, come noto, una delle principlai ragioni dell'inefficienza delle nostre forze nel corso del II GM. Qui andrebbe ricodato, ad esempio, lo sciagurato atteggiamento di Badoglio sul fronte greco. Credo, forse, si possa aggiungere qualcosa a questa analisi, ovvero che da parte di Mussolini, a differenza di Hitler o di Stalin c'er anche un maggiore rispetto per la vita umana, per quella del singolo soldato, un atteggiamento che non ebbero Hitler e Stalin le cui ideologie compiutamente totalitarie soggiogavano il singolo sull'altare della propria idea.
Ho letto qualche tempo fa un articolo di Petacco che riportava le memorie di Dollmann (l'interprete di Mussolini, ed il suo contatto tedesco presso il Furher), riguardo un avventuroso viaggio in aereo che i due alleati intrapresero verso il fronte russo, per passare in rivista le truppe.
Dollmann ricorda l'atteggiamento di Mussolini nei confronti dei soldati italiani, il suo fermarsi per quanto posssibile a parlare con tutti, a domandare delle famiglie, a commuoversi di fronte alle risposte di quei ragazzi in maggioranza destinati a non tornare a casa;
Hitler, dice l'interprete, rimase letteralmente sconcertato dall'atteggiamento paterno di Mussolini, e ripeteva continuamente a Dollmann come non fosse ammissibile tutto ciò, facendosi tradurre parola per parola quello che il Duce andava dicendo ai suoi soldati.
Credo che la carneficina della guerra, tutto quel sangue sparso, abbia pesato tremendamente sulle spalle e sulla coscienza di Mussolini, che fu sempre, essenzialmente, un uomo solo, durante tutta la sua parabola.
Anche per tutto questo il tradimento appare ancora più odioso, e chi lo mise in opera un vile omicida, se non dell'onore, della memoria dovuta ai martiri....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAssolutamente centrata questa tua sull'atteggiamento del Duce.
Ho letto qualche tempo fa un articolo di Petacco che riportava le memorie di Dollmann (l'interprete di Mussolini, ed il suo contatto tedesco presso il Furher), riguardo un avventuroso viaggio in aereo che i due alleati intrapresero verso il fronte russo, per passare in rivista le truppe.
Dollmann ricorda l'atteggiamento di Mussolini nei confronti dei soldati italiani, il suo fermarsi per quanto posssibile a parlare con tutti, a domandare delle famiglie, a commuoversi di fronte alle risposte di quei ragazzi in maggioranza destinati a non tornare a casa;
Hitler, dice l'interprete, rimase letteralmente sconcertato dall'atteggiamento paterno di Mussolini, e ripeteva continuamente a Dollmann come non fosse ammissibile tutto ciò, facendosi tradurre parola per parola quello che il Duce andava dicendo ai suoi soldati.
Credo che la carneficina della guerra, tutto quel sangue sparso, abbia pesato tremendamente sulle spalle e sulla coscienza di Mussolini, che fu sempre, essenzialmente, un uomo solo, durante tutta la sua parabola.
Anche per tutto questo il tradimento appare ancora più odioso, e chi lo mise in opera un vile omicida, se non dell'onore, della memoria dovuta ai martiri.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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A Noi, ancora.
Dunque posti davanti a queste pagine che cosa possiamo dire alla fine?
Che il sipario è davvero calato su quella storia, sul trionfo, sulla tragedia?
Che cosa ci vuole indicare invece questa fiera delle vanità che ogni giorno scorre davanti ai nostri occhi, dove ci vuole rimandare, se non proprio allo ieri, al passato che per noi non è mai passato, perchè è nostro, è tutto il nostro sentire, vivo come noi siamo vivi;
Sentiamo infatti dai deserti di ghiaccio e di sabbia dove caddero, la presenza di chi ci ha preceduti, di chi ora è qui assieme a noi, a sorreggere la fiaccola oltre questa apparenza di vita, verso un'Idea, la stessa dall'origine, assoluta e immortale.
Allora aiutateci, o voi che ci avete preceduti, a non appoggiare il ginocchio, a non cedere alla memoria da condividere, a non ascoltare la rassicurante cantilena di chi crede di aver messo per sempre i tasselli al posto che dicono giusto.
In nome di quel sangue color del rubino, ma più prezioso ancora, a noi ancora più caro, che avete sparso sulla terra, venite a visitarci, e a ricordarci, noi che a modo nostro pure ancora combattiamo, come questa storia scorra sempre viva nelle nostre vene, come corse in quelle degli antichi, come correrà in coloro cui toccherà il dopo;
Venite, voi che pure credeste fino a morirci giovani, a farci compagnia, la sera, e a ricordarci chi siamo, coronati di luce...
...E il fascista che ci ammaliava, la fronte ancora giovane, le mani ad accompagnare le parole, la foga e la quiete di quelle ore notturne;
Di cosa parlasse ora non è più importante dire, ma lo rivedo, alto di fronte al primo raggio caldo che illuminava quelle acque, mormorare
Sorgi.
Last edited by Sean; 28-08-2008, 13:32:46....ma di noi
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Il passato non è veramente passato, finchè qualcuno ne serbi la memoria. Ed in un'epoca volgare e incolta come quella in cui ci è dato vivere solo il ricordo del passato può servire a costruire un futuro. Questa discussione credo potrà evolvere anche comprendendo temi relativi al post-fascismo e al neo-fascismo. Ho molte riflessioni a tale proposito, alcune maturate molto recentemente, a seguito di nuove letture che mi hanno confermato in quello che mi era sempre sembrato un sogno utopistico.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioIl passato non è veramente passato, finchè qualcuno ne serbi la memoria. Ed in un'epoca volgare e incolta come quella in cui ci è dato vivere solo il ricordo del passato può servire a costruire un futuro. Questa discussione credo potrà evolvere anche comprendendo temi relativi al post-fascismo e al neo-fascismo. Ho molte riflessioni a tale proposito, alcune maturate molto recentemente, a seguito di nuove letture che mi hanno confermato in quello che mi era sempre sembrato un sogno utopistico....ma di noi
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioHo molte riflessioni a tale proposito, alcune maturate molto recentemente, a seguito di nuove letture che mi hanno confermato in quello che mi era sempre sembrato un sogno utopistico.sigpic
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioGrazie di voler condividere qui i tuoi spunti, la tua sensibilità, la tua l'intelligenza, che arricchiscono non solo un 3d
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da nostalgico di certi aspetti dei "bei tempi" di "quando si stava meglio quando si stava peggio" mi segno.
P.S mi scuso per le frasi fatte ma non ho resistitoOriginariamente Scritto da epicoZajka te la sei tirata troppo...mi sarebbe piaciuto scoparti ma a me non interessa piu' interagire con te..una volta che ce l'hai dentro stai sicura che non mi chiedi di tirarlo fuori
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Originariamente Scritto da gbpackers Visualizza Messaggioqualche esempio ma_ così lo prendiamo come spunto di discussione?In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Letto neanche due mesi, molto bello. Ora non ne ho il tempo ma più avanti potremmo scambiarci pareri.
Ti consiglio, se ti interessa leggere qualcosa degli anni di piombo, "Noi Terza Posizione" che considero uno dei movimenti più genuini, autentici di estrema destra post-fascista, anche se tale definizione è molto riduttiva.sigpic
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioMI riservo di approfondire oltre e meglio in seguito. Ho letto in uno stupendo libro (A mano armata. Vita violenta di Giusva Fioravanti, terrorista neo-fascista quasi per caso - Bianconi Giovanni - Libro - IBS) che negli anni '70 si andò molto vicino ad una saldatura tra gruppi di quelli che allora si definivano opposti estremismi. Un'alleanza forte, ideologicamente e militarmente, tra extraparlamentari di destra e sinistra, con obiettivo l'abbattimento dello stato "borghese". Giusva Fioravanti fu uno dei maggiori sostenitori di questa teoria, e pose in atto alcune azioni dimostrative anche con l'appoggio, ad esempio, di membri di potere operaio. Ovviamente fu un processo fermatosi allo stato embrionale, contrastato dagli "ortodossi" di entrambe le posizioni, ad esempio dai neofascisti di vecchia scuola, quelli di avanguardia nazionale e di ordine nuovo o dalle frange più ideologicamente compromesse con la tradizione antifascista della sinistra italiana. La cosa, però, mi ha fatto riflettere molto, perchè io stesso ho sempre pensato che i movimenti rivoluzionari degli nni '70 avessero più elementi in comune tra loro di quanti ne avessero con lo stato che entrambi, da posizioni diverse, intendevano combattere e che tale saldatura fosse del tutto naturale. Se poi si fosse avverata e cosa sarebbe potuto accadere riguarda la fantastoria... E, tuttavia, mi è sembrato un po' la riproposizione del vecchio adadgio "Il nemico del mio nemico è mio amico".
L'obiettivo era lo Stato, non più la purezza dell'ideologia, anche se proprio il ritorno a quest'ultima sarà tra le cause dell'aborto di quel progetto:
«Un killer nero contro Almirante»
Pierluigi Concutelli: «Lo odiavamo. Un camerata stava per sparargli» Il racconto di un assassino. «Pronti a un' alleanza anti-Stato con le Br»
Il volume di Pierluigi Concutelli e Giuseppe Ardica «Io, l' uomo nero» (Marsilio, pp. 224, 14)
«Sono un assassino»: inizia così, con un incipit crudo ma veritiero, il libro di memorie che Pierluigi Concutelli ha scritto dopo trent' anni di galera (ora è in regime di semilibertà), con la collaborazione del giornalista Giuseppe Ardica (Io, l' uomo nero, Marsilio). Data la gravità dei crimini da lui commessi, è apparsa senz' altro opportuna la decisione di annullare la presentazione del libro, prevista per il 29 febbraio presso una libreria Feltrinelli di Roma. È bene evitare infatti che le memorie degli ex terroristi diventino l' occasione per il consueto caravanserraglio culturalmondano di conferenze e dibattiti. Quello di Concutelli è il racconto di chi non si è mai né pentito né dissociato dal terrorismo, anche se oggi riconosce - senza tentare alcuna giustificazione - il proprio fallimento personale e i delitti orribili dei quali si è macchiato, anzitutto l' omicidio del giudice Vittorio Occorsio e l' assassinio in carcere di due esponenti della destra estrema perché ritenuti collaboratori della polizia. Nel percorso che doveva condurlo alla lotta armata sembra abbia avuto un' importanza centrale l' eredità del fascismo: fin da quando, adolescente, Concutelli ascoltava «a bocca aperta» i racconti degli ex combattenti della Repubblica sociale. Da loro verranno ai terroristi neri le prime armi, certo; ma soprattutto l' idea - delirante ma in qualche modo (per gli effetti che doveva produrre) «reale» - di essere i figli della guerra civile italiana del ' 43-45, gli eredi designati a riprendere trent' anni dopo una lotta solo provvisoriamente interrotta. Concutelli si descrive soprattutto come un uomo d' azione, poco propenso alle estenuanti discussioni (e divisioni) ideologiche che impegnavano invece i giovani della destra più estrema: «In quei giorni - ammette - prima sparavo e poi pensavo». Scarse, e probabilmente non decisive, le sue letture, che non andavano molto oltre i libri di Julius Evola, di larga circolazione negli ambienti della destra radicale. Concutelli era soprattutto dominato da una mistica dell' azione e da quell' orgoglio di appartenere a una minoranza pura e dura di rivoluzionari che costituiscono altrettanti architravi di ogni mentalità fascista. Fortissima era la sua avversione per il Msi, «cane da guardia del sistema», e per la figura di Almirante, al quale, almeno a stare al racconto di Concutelli, un «camerata» fu sul punto di sparare una volta che si trovò per caso ad affiancarne la macchina. Ma il libro, al di là della veridicità di questo o di altri singoli episodi, ha interesse soprattutto come resoconto di un delirio politico-ideologico: a cominciare dalla percezione, non priva di tratti paranoidi, di un accerchiamento, di una minaccia mortale da parte dello Stato, del terribile «regime-piovra», alla quale bisognava reagire con le armi. Una scelta in cui forse contò la rivalità, ma insieme anche l' esempio offerto dalle Brigate rosse. Il terrorismo di sinistra sembra apparisse infatti a Concutelli, più che un nemico, un concorrente con il quale sarebbe stato possibile perfino allearsi contro l' odiato «regime». «Se, per esempio, le Brigate rosse (anche con il nostro "concorso" parallelo) avessero davvero portato il Paese sull' orlo della guerra civile, in quel caso avremmo combattuto dalla loro parte», scrive (ma, non va dimenticato, lo scrive oggi) Concutelli. Nel 1973 il Movimento politico Ordine Nuovo (la frangia più radicale di Ordine Nuovo che aveva rifiutato la confluenza nel Msi) è dichiarato fuorilegge. Concutelli, che ne faceva parte, sceglie allora la lotta armata: organizza rapine per finanziarsi, mette bombe a scopo dimostrativo. Il salto nell' abisso è definitivamente compiuto nel luglio 1976, quando, ormai rimasto il capo del disciolto movimento, organizza ed esegue l' omicidio di Vittorio Occorsio, pubblico ministero nel processo contro gli ordinovisti e perciò bollato come «il braccio armato della Dc». Con un parallelismo forse non casuale, Occorsio è ucciso un mese dopo che le Br hanno assassinato il procuratore di Genova Francesco Coco. Oggi Concutelli dichiara di considerarsi un assassino ma non un terrorista, poiché è «stato sempre attentissimo a non ferire o peggio uccidere cittadini inermi». Ma è una distinzione senza fondamento, visto che il giudice Occorsio quando venne ucciso - apposta in un giorno di ferie, perché senza scorta - era un cittadino inerme (e se poi fosse stato «armato», ciò cambierebbe qualcosa?). E inermi erano anche le due «spie», vere o presunte, che Concutelli uccise in carcere. Appare strana, poi, l' insistenza con cui rivendica di avere sempre nutrito una profonda avversione per ogni trama golpista o stragista, per ogni contatto con i «servizi». Pur ammettendo che questa avversione fosse reale, resta il fatto che l' attività di Concutelli si svolgeva in un ambiente nel quale erano frequenti i rapporti più o meno organici con i servizi segreti, nonché la partecipazione a trame ed episodi eversivi tra i più oscuri della storia repubblicana. L' ultima parte delle memorie è dedicata alla lunga detenzione iniziata nel 1977, che ha fatto passare Concutelli per molti luoghi di pena; spesso sottoposto al regime particolarmente duro riservato a chi, come lui, aveva tentato più volte l' evasione e aveva ucciso altri detenuti. Qui il libro ha pagine particolarmente crude: dal racconto dell' omicidio delle due «spie» ammazzate nel carcere di Novara - Ermanno Buzzi nel 1981 e Carmine Palladino nel 1982 - all' uccisione del boss Francis Turatello, diventato suo amico, al quale Concutelli si trova ad assistere da vicino senza poter fare nulla. E non poca impressione suscita anche il racconto dei pestaggi e delle vessazioni che lui e altri detenuti dovettero a volte subire da parte delle guardie carcerarie. Poi molto rapidamente, con quella che nei film è la tecnica della dissolvenza, il libro si conclude con il «recupero» del carcerato, ormai non più «irriducibile», a partire dalla fine degli anni Ottanta: i primi lavori, i primi colloqui con i familiari senza vetri divisori e manette, infine - da qualche anno - l' approdo al regime di semilibertà. Ma la conclusione non attenua per nulla, in Concutelli, la percezione della propria vita come di un colossale fallimento, causato da una «fede cieca» vissuta per anni con disperata e criminale determinazione.
«Un killer nero contro Almirante»...ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Intervista a Concutelli:
INTERVISTA A PIERLUIGI CONCUTELLI - Niente di personale - il programma di approfondimento su La7.itsigpic
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Sull'unione fra estremisti opposti contro il sistema bisogna ricordare uno dei massimi esponenti di questo pensiero: Franco Freda che descrive la sua idea nel libro "La disintegrazione del sistema" (che purtroppo non riesco più a trovare)sigpic
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Che dire, avete trovato ulteriori prove di ciò che diceva Fioravanti. Ci sarebbe tanto da dire (magari in un prossimo post) sulla legittimità di un'alleanza tra forze rivoluzionarie in prospettiva di un attacco al sistema, voglio, però, soffermarmi qui proprio sul punto del rapporto tra i gruppi dell'estrema destra ed il MSI. Fortissima fu la convinzione in questi gruppi che il MSI si fosse vednuto allo stato, ricordo bene gli esempi di disconoscimento di gruppi antisistema solo perchè questi intralciavano il cammino parlamentare del MSI, ricordo la mancata celebrazione di tante vittime dei movimenti di destra, di giovani del FUAN, se non di liceali.D'altra parte i gruppi più estremi, come i NAR, videro sempre con sospetto quell'area grigia tra MSI, servizi segreti, generali che pescava nel torbido di quegli anni. E' vero che in questo senso Fioravanti ed i NAR erano in qualche modo paranoici, con la tentazione a vedere ovunque dei nemici (eppure, quanta maggiore coerenza in loro-finiti o morti o ergastolani- rispetto ai vertici di terza posizione, pensiamo a Fiore, scappato con la cassa e riapparso politico in doppiopetto), ma è anche vero che proprio questa"purezza" ideologica, questo rifiuto della compromissione politica ha fatto di quel movimento il capro espiatorio di tante vicende oscure degli anni 70-80, fino al ridicolo (che tale è) di attribuire la bomba di Bologna ad un gruppo che, per sua scelta, colpiva solo"bersagli" simbolicamente legati allo stato.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
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