Il premio Nobel aveva fatto scandalo parlando di inferiorità genetica dei neri
Ora il Sunday Times rivela le conclusioni di un laboratorio di analisi
James Watson, dopo le frasi-choc la sorpresa
"Aveva antenati neri di origine africana"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Lo scienziato bianco che giudica i neri meno intelligenti dei bianchi è più nero di quanto potesse immaginare. Suona come uno scioglilingua, ma è la verità, scientifica per di più: il genoma di James Watson, il premio Nobel americano che un paio di mesi fa ha suscitato scalpore e condanne per avere dichiarato che i neri sono geneticamente meno intelligenti dei bianchi, ha 16 volte più geni di origine nera nel proprio Dna rispetto al bianco medio occidentale. Ciò significa, con tutta probabilità, che un suo bisnonno o trisavolo era di origine africana.
Come ironia della storia, non poteva essercene una migliore. La notizia è stamane in prima pagina sul Sunday Times di Londra, che riferisce la scoperta fatta da un laboratorio di analisi genetiche. Bisogna sapere che il professor Watson aveva diffuso recentemente su internet il proprio genoma, ovvero la mappa di tutti i suoi geni, "nell'interesse della scienza", in altre parole affinché gli specialisti della materia potessero studiare il suo magnifico cervello, grazia al quale lo scienziato scoprì nel 1953 la struttura del Dna e vinse il premio Nobel.
Ebbene, esaminati i preziosi dati, la società deCode Genetis ha scoperto che il 16 per cento dei geni di Watson provengono da un antenato nero di discendenza africana, mentre gli esseri umani di discendenza europea, ossia europei e americani d'oggi, hanno mediamente al massimo l'1 per cento di geni di questo tipo. "Un livello del 16 per cento dei geni di di tal genere induce a credere che l'individuo in questione abbia avuto un bisnonno che era un nero africano", commenta Karl Stefansson, direttore del laboratorio che ha fatto le analisi. "E' stato molto sorprendente ottenere un risultato simile nel genoma di Watson". L'analisi del suo genoma indica anche che un altro 9 per cento dei geni dello studioso provengono da antenati di origine asiatica.
Nelle sue dichiarazioni, pronunciate alla vigilia di un tour per promuovere in Gran Bretagna l'uscita di un suo nuovo libro, Watson si era detto pessimista circa le prospettive dell'Africa, "perché le nostre politiche sociali (a favore di quel continente) sono basate sul fatto che la loro intelligenza è la stessa della nostra, quando invece tutti i test dicono che non è così". Contraddetto da tutti i maggiori esperti in materia al mondo, Watson si è visto costretto a cancellare il tour promozionale a causa delle proteste nel Regno Unito da parte di associazioni per i diritti civili e per la difesa delle minoranze. Rientrato immediatamente in America, ha ricevuto una seconda cattiva notizia: il licenziamento dal posto di direttore del Cold Spring Harbour Laboratory, nello stato di New York, del quale era stato alla guida per quasi quarant'anni.
Nessun commento, per ora, dal premio Nobel, sulla notizia che lui è "più nero" della maggior parte dei bianchi. Un commento, anche se lo avevamo giù usato la prima volta, ci permettiamo di ripeterlo noi: "Elementare, Watson".
(9 dicembre 2007)
Ora il Sunday Times rivela le conclusioni di un laboratorio di analisi
James Watson, dopo le frasi-choc la sorpresa
"Aveva antenati neri di origine africana"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Lo scienziato bianco che giudica i neri meno intelligenti dei bianchi è più nero di quanto potesse immaginare. Suona come uno scioglilingua, ma è la verità, scientifica per di più: il genoma di James Watson, il premio Nobel americano che un paio di mesi fa ha suscitato scalpore e condanne per avere dichiarato che i neri sono geneticamente meno intelligenti dei bianchi, ha 16 volte più geni di origine nera nel proprio Dna rispetto al bianco medio occidentale. Ciò significa, con tutta probabilità, che un suo bisnonno o trisavolo era di origine africana.
Come ironia della storia, non poteva essercene una migliore. La notizia è stamane in prima pagina sul Sunday Times di Londra, che riferisce la scoperta fatta da un laboratorio di analisi genetiche. Bisogna sapere che il professor Watson aveva diffuso recentemente su internet il proprio genoma, ovvero la mappa di tutti i suoi geni, "nell'interesse della scienza", in altre parole affinché gli specialisti della materia potessero studiare il suo magnifico cervello, grazia al quale lo scienziato scoprì nel 1953 la struttura del Dna e vinse il premio Nobel.
Ebbene, esaminati i preziosi dati, la società deCode Genetis ha scoperto che il 16 per cento dei geni di Watson provengono da un antenato nero di discendenza africana, mentre gli esseri umani di discendenza europea, ossia europei e americani d'oggi, hanno mediamente al massimo l'1 per cento di geni di questo tipo. "Un livello del 16 per cento dei geni di di tal genere induce a credere che l'individuo in questione abbia avuto un bisnonno che era un nero africano", commenta Karl Stefansson, direttore del laboratorio che ha fatto le analisi. "E' stato molto sorprendente ottenere un risultato simile nel genoma di Watson". L'analisi del suo genoma indica anche che un altro 9 per cento dei geni dello studioso provengono da antenati di origine asiatica.
Nelle sue dichiarazioni, pronunciate alla vigilia di un tour per promuovere in Gran Bretagna l'uscita di un suo nuovo libro, Watson si era detto pessimista circa le prospettive dell'Africa, "perché le nostre politiche sociali (a favore di quel continente) sono basate sul fatto che la loro intelligenza è la stessa della nostra, quando invece tutti i test dicono che non è così". Contraddetto da tutti i maggiori esperti in materia al mondo, Watson si è visto costretto a cancellare il tour promozionale a causa delle proteste nel Regno Unito da parte di associazioni per i diritti civili e per la difesa delle minoranze. Rientrato immediatamente in America, ha ricevuto una seconda cattiva notizia: il licenziamento dal posto di direttore del Cold Spring Harbour Laboratory, nello stato di New York, del quale era stato alla guida per quasi quarant'anni.
Nessun commento, per ora, dal premio Nobel, sulla notizia che lui è "più nero" della maggior parte dei bianchi. Un commento, anche se lo avevamo giù usato la prima volta, ci permettiamo di ripeterlo noi: "Elementare, Watson".
(9 dicembre 2007)
Commenta