Perugia,Amanda: "Meredith urlava"
Le accuse a Patrick nei verbali del pm
Nel feroce delitto di Meredith Kercher vengono alla luce la crudeltà dei protagonisti che dopo ore di interrogatori cominciano a confessare. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l'americana Amanda Knox ha accusato il congolese Diya Lubamba (detto Patrick) di aver sgozzato la britannica: "Si erano appartati nella stanza di Meredith, a un certo punto ho sentito delle grida e io spaventata mi sono tappata le orecchie", si legge nei verbali.
Amanda dice di non aver raccontato prima la verità perché aveva paura di Patrick, gestore del pub Le Chic presso il quale la stessa americana lavorava come pr. Eppure sono tanti i "non ricordo" detti al magistrato al quale mancano ancora alcuni pezzi di questo agghiacciante puzzle. La posizione di Raffaele Sollecito, 24enne fidanzato di Amanda, non è chiara. Lui dice di aver passato la notte a casa: un'impronta sul luogo del delitto e un coltello trovato nell'appartamento del giovane pugliese mettono in dubbio l'alibi.
Alla fine però, il principale indiziato rimane Patrick: congolese, 38 anni, sposato e con un figlio. Nel suo telefonino è stato cancellato un sms inviato ad Amanda nel quale si fissava un appuntamento. Nell'appartamento delle ragazze, dunque, Patrick ci è entrato e secondo la testimonianza di Amanda si è anche appartato con la vittima.
"Ho avuto paura"
"Patrick e Meredith si sono appartati nella stanza di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta in cucina. Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io spaventata mi sono tappata le orecchie. Poi non ricordo più nulla, ho una grande confusione in testa. Non ricordo se Meredith gridava e se sentivo anche dei tonfi perché ero sconvolta, ma immaginavo cosa potesse essere successo", ha detto Amanda al pm Giuliano Mignini.
La ragazza è crollata dopo lunghe ore di interrogatorio. "Voglio riferire spontaneamente quello che è successo perché questa vicenda mi ha turbata profondamente e ho molta paura di Patrick, il ragazzo africano proprietario del pub Le Chic dove lavoro saltuariamente. L'ho incontrato la sera del primo novembre dopo avergli mandato un messaggio di risposta al suo, con le parole "ci vediamo". Ci siamo incontrati intorno alle 21 al campetto di basket di piazza Grimana e siamo andati a casa mia. Non ricordo se la mia amica Meredith fosse già a casa o se è giunta dopo. Quello che posso dire è che si sono appartati".
Poi, secondo quanto scrive il Corsera, la ragazza descrive il momento della violenza e aggiunge: "Ho incontrato Patrick questa mattina (il 5 novembre ndr) davanti all'università per Stranieri e mi ha fatto alcune domande. Voleva sapere che domande mi erano state fatte dalla polizia. Penso che mi abbia anche chiesto se volevo incontrare i giornalisti, forse al fine di capire se sapevo qualcosa della morte di Meredith". E infine il fidanzato: "Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele quella sera, ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta aperta".
L'alibi vacillante del fidanzato
Anche Raffaele Sollecito decide alla fine di rivedere la sua posizione: "Ho raccontato un sacco di cazzate". "Conosco Amanda da due settimane. Dalla sera in cui l'ho conosciuta lei ha cominciato a dormire a casa mia. [...] Io alle 21 sono andato da solo a casa mia, mentre Amanda ha detto che sarebbe andata al pub Le Chic perché voleva incontrare dei suoi amici. A questo punto ci siamo salutati. Sono andato a casa, mi sono fatto una canna, ho cenato. Verso le 23 mi ha chiamato sull'utenza fissa di casa mio padre. Ricordo che Amanda non era ancora tornata. Ho navigato al computer per altre due ore dopo la telefonata di mio padre e ho smesso solo quando Amanda è rientrata, presumibilmente verso l'1. [...] Non ricordo se quella sera abbiamo consumato un rapporto sessuale. La mattina successiva ci siamo svegliati verso le 10 e lei mi ha detto che voleva andare a casa a farsi una doccia e cambiarsi gli abiti. Quando è uscita Amanda ha preso anche una busta vuota, dicendomi che le sarebbe servita per metterci i panni sporchi. Verso le 11.30 è ritornata a casa e ricordo che si era cambiata i vestiti. Aveva con sé la solita borsa".
A questo punto Amanda gli avrebbe detto di essere preoccupata. "Mi ha raccontato che quando è arrivata a casa sua ha trovato la porta d'ingresso spalancata e tracce di sangue nel bagno piccolo. Mi ha chiesto se la cosa mi sembrava strana. Io gli ho risposto di sì e le ho consigliato di telefonare alle sue amiche. Lei mi ha detto di aver telefonato a Filomena (un'altra ragazza che abita nella casa dell'omicidio ndr), mentre ha detto che Meredith non rispondeva".
A questo punto Raffaele dice di essersi recato insieme ad Amanda nell'appartamento: "Lei ha aperto la porta con le chiavi e sono entrato. Ho notato che la porta di Filomena era spalancata con dei vetri per terra e la camera tutta in disordine. La porta di Amanda era aperta e invece era tutto in ordine. Poi sono andato verso la porta di Meredith e ho visto che era chiusa a chiave. Prima ho guardato se fosse vero quello che mi aveva detto Amanda sul sangue nel bagno e ho notato gocce di sangue sul lavandino, mentre sul tappetino c'era qualcosa di strano, una sorta di mista acqua e sangue, mentre il resto del bagno era pulito.... Il resto era in ordine. In quel mentre Amanda entrava nel bagno grande e usciva spaventata e mi abbracciava forte dicendomi che prima, quando aveva fatto la doccia, aveva visto delle feci nel water che invece adesso era pulito. Mi sono chiesto che cosa stesse succedendo e sono uscito per vedere se riuscivo ad arrampicarmi sulla finestra di Meredith... Ho cercato di sfondare la porta ma non ci sono riuscito e a quel punto ho deciso di chiamare mia sorella e mi sono consigliato con lei perché è un tenente dei carabinieri. Mi ha detto di chiamare il 112, ma nel frattempo è arrivata la polizia postale. Nel precedente verbale vi ho riferito un sacco di cazzate perché lei mi aveva convinto della sua versione dei fatti e non ho pensato alle incongruenze".
Le accuse a Patrick nei verbali del pm
Nel feroce delitto di Meredith Kercher vengono alla luce la crudeltà dei protagonisti che dopo ore di interrogatori cominciano a confessare. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l'americana Amanda Knox ha accusato il congolese Diya Lubamba (detto Patrick) di aver sgozzato la britannica: "Si erano appartati nella stanza di Meredith, a un certo punto ho sentito delle grida e io spaventata mi sono tappata le orecchie", si legge nei verbali.
Amanda dice di non aver raccontato prima la verità perché aveva paura di Patrick, gestore del pub Le Chic presso il quale la stessa americana lavorava come pr. Eppure sono tanti i "non ricordo" detti al magistrato al quale mancano ancora alcuni pezzi di questo agghiacciante puzzle. La posizione di Raffaele Sollecito, 24enne fidanzato di Amanda, non è chiara. Lui dice di aver passato la notte a casa: un'impronta sul luogo del delitto e un coltello trovato nell'appartamento del giovane pugliese mettono in dubbio l'alibi.
Alla fine però, il principale indiziato rimane Patrick: congolese, 38 anni, sposato e con un figlio. Nel suo telefonino è stato cancellato un sms inviato ad Amanda nel quale si fissava un appuntamento. Nell'appartamento delle ragazze, dunque, Patrick ci è entrato e secondo la testimonianza di Amanda si è anche appartato con la vittima.
"Ho avuto paura"
"Patrick e Meredith si sono appartati nella stanza di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta in cucina. Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io spaventata mi sono tappata le orecchie. Poi non ricordo più nulla, ho una grande confusione in testa. Non ricordo se Meredith gridava e se sentivo anche dei tonfi perché ero sconvolta, ma immaginavo cosa potesse essere successo", ha detto Amanda al pm Giuliano Mignini.
La ragazza è crollata dopo lunghe ore di interrogatorio. "Voglio riferire spontaneamente quello che è successo perché questa vicenda mi ha turbata profondamente e ho molta paura di Patrick, il ragazzo africano proprietario del pub Le Chic dove lavoro saltuariamente. L'ho incontrato la sera del primo novembre dopo avergli mandato un messaggio di risposta al suo, con le parole "ci vediamo". Ci siamo incontrati intorno alle 21 al campetto di basket di piazza Grimana e siamo andati a casa mia. Non ricordo se la mia amica Meredith fosse già a casa o se è giunta dopo. Quello che posso dire è che si sono appartati".
Poi, secondo quanto scrive il Corsera, la ragazza descrive il momento della violenza e aggiunge: "Ho incontrato Patrick questa mattina (il 5 novembre ndr) davanti all'università per Stranieri e mi ha fatto alcune domande. Voleva sapere che domande mi erano state fatte dalla polizia. Penso che mi abbia anche chiesto se volevo incontrare i giornalisti, forse al fine di capire se sapevo qualcosa della morte di Meredith". E infine il fidanzato: "Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele quella sera, ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta aperta".
L'alibi vacillante del fidanzato
Anche Raffaele Sollecito decide alla fine di rivedere la sua posizione: "Ho raccontato un sacco di cazzate". "Conosco Amanda da due settimane. Dalla sera in cui l'ho conosciuta lei ha cominciato a dormire a casa mia. [...] Io alle 21 sono andato da solo a casa mia, mentre Amanda ha detto che sarebbe andata al pub Le Chic perché voleva incontrare dei suoi amici. A questo punto ci siamo salutati. Sono andato a casa, mi sono fatto una canna, ho cenato. Verso le 23 mi ha chiamato sull'utenza fissa di casa mio padre. Ricordo che Amanda non era ancora tornata. Ho navigato al computer per altre due ore dopo la telefonata di mio padre e ho smesso solo quando Amanda è rientrata, presumibilmente verso l'1. [...] Non ricordo se quella sera abbiamo consumato un rapporto sessuale. La mattina successiva ci siamo svegliati verso le 10 e lei mi ha detto che voleva andare a casa a farsi una doccia e cambiarsi gli abiti. Quando è uscita Amanda ha preso anche una busta vuota, dicendomi che le sarebbe servita per metterci i panni sporchi. Verso le 11.30 è ritornata a casa e ricordo che si era cambiata i vestiti. Aveva con sé la solita borsa".
A questo punto Amanda gli avrebbe detto di essere preoccupata. "Mi ha raccontato che quando è arrivata a casa sua ha trovato la porta d'ingresso spalancata e tracce di sangue nel bagno piccolo. Mi ha chiesto se la cosa mi sembrava strana. Io gli ho risposto di sì e le ho consigliato di telefonare alle sue amiche. Lei mi ha detto di aver telefonato a Filomena (un'altra ragazza che abita nella casa dell'omicidio ndr), mentre ha detto che Meredith non rispondeva".
A questo punto Raffaele dice di essersi recato insieme ad Amanda nell'appartamento: "Lei ha aperto la porta con le chiavi e sono entrato. Ho notato che la porta di Filomena era spalancata con dei vetri per terra e la camera tutta in disordine. La porta di Amanda era aperta e invece era tutto in ordine. Poi sono andato verso la porta di Meredith e ho visto che era chiusa a chiave. Prima ho guardato se fosse vero quello che mi aveva detto Amanda sul sangue nel bagno e ho notato gocce di sangue sul lavandino, mentre sul tappetino c'era qualcosa di strano, una sorta di mista acqua e sangue, mentre il resto del bagno era pulito.... Il resto era in ordine. In quel mentre Amanda entrava nel bagno grande e usciva spaventata e mi abbracciava forte dicendomi che prima, quando aveva fatto la doccia, aveva visto delle feci nel water che invece adesso era pulito. Mi sono chiesto che cosa stesse succedendo e sono uscito per vedere se riuscivo ad arrampicarmi sulla finestra di Meredith... Ho cercato di sfondare la porta ma non ci sono riuscito e a quel punto ho deciso di chiamare mia sorella e mi sono consigliato con lei perché è un tenente dei carabinieri. Mi ha detto di chiamare il 112, ma nel frattempo è arrivata la polizia postale. Nel precedente verbale vi ho riferito un sacco di cazzate perché lei mi aveva convinto della sua versione dei fatti e non ho pensato alle incongruenze".
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