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a me non sembra davvero
se io un giorno lo passo a casa sul forum posso imbattermi o in una discussione seria su un qualunque problema o nel postare **** tutto il giorno..In entrambe i casi trattasi di cazzeggio. Forse e questo te lo concedo, da una discussione seria si può imparare qualcosa.
Non mi sembra difficile o incoerente
Originariamente Scritto da DR. MORTE
Un cervello limitato contiene una quantità illimitata di idiozie.
scusate l' OT
il senso di ogni cosa si deve cercare nella sua fine, quindi il senso della vita è la morte, e non bisogna vivere bene, ma morire bene, e per far questo è necessario andare contro la vita: vivere contro. Se il nostro scopo fosse star bene, lo scopo resterebbe limitato al sè, e morendo noi esso perderebbe di senso, ma ponendo lo scopo al di fuori di sè non si può essere davvero felici, perchè la felicità è legata all' appagamento del piacere, subordinata al soddisfacimento dell' istinto: oltreporre la meta significa andare fuori di noi, in direzione opposta al piacere.
Essere felici significa avere abbastanza per vivere e godere, e tali richieste istintuali si rinnovano ogni giorno senza subire evoluzioni. Cibo, sesso, affetto, divertimento, salute: questa è la voce della felicità, e questo è ciò che la felicità di nuovo pretende, immemore del passato, perchè il non più avere rende inutile l' aver avuto, e la felicità esaurisce il suo senso giorno per giorno in sè, e pure giorno per giorno lega a sè l' uomo, in un continuo ripetersi senza scopo. Avere uno scopo significa ANDARE verso uno scopo: fuori di noi; essere felici significa restare qui fermi, a ripetere i giorni.
Se lo scopo è fuori di noi, la nostra morte non andrà a toccarlo, ed esso resterà intatto: exemplum, potenzialmente accessibile a tutti, poichè non più riposto in sè. Lo scopo è il nostro figlio immateriale: figlio di una visione, come i figli terreni sono figli dello sperma.
Avere uno scopo significa andare contro la vita, per non morire.
Le scelte e gli scopi e i modi legati alla felicità sono regolati dal principio di realtà e da quello di piacere, dovendo badare a che il piacere sia più forte della fatica con cui lo si ottiene, e tali condizioni economiche limitano grandemente la portata di tali scelte, riducendole al piccolo campo dell' utile, e inoltre dell' utile per sè, mentre gli scopi più elevati chiedono necessariamente di andare oltre: fuori di sè, appunto.
Se essere felici significa avere abbastanza per vivere, essere poesia significa non avere mai abbastanza, o avere abbastanza per morire, forse, ma farlo, farlo! Con tutta la forza e la passione che agli altri è negata.
La felicità argomenta le sue richieste con la voce fredda della ragione: le equazioni, i parametri, i numeri a cui non c'è niente da rispondere, puoi solo assentire.
L' infelicità invece è poesia, fantasia, urlo e risata: forse per questo nei romanzi e nei film si racconta sempre l' infelicità.
Perchè allora, se ammiriamo e amiamo negli altri questa poesia, per noi scegliamo di avere così poco, e restiamo legati alla felicità con occhi piccoli e tristi da insetto? Perchè ancora ci costringe l' istinto: che ci illude sia poesia.
mi sono appena connesso..ho trovato 5 pag!!ero contento..fino a quando nn ho letto..in linee generali concordo cn quello che ha detto adam..xke nn credo sia difficile rispondere seriamente quando è abbastanza ovvio che fare in altro modo sia inutile..nn offendo nessuno xke nn ce n'è bisogno..ringrazio solo chi ha risposto adeguatamente al 3d!!
aspettavo ansiosamente arturo bandini x leggere la sua risposta e cm sempre sono rimasto colpito!!una domanda se hai voglia ancora di rispondere..cm vivi quindi la tua vita??alla ricerca dell'infelicità?ma se soddisfi questo tuo desidero nn ti senti felice?
credo che il giusto modo sia quello suggerito da tsunetomo nel codice samurai:
"tutti noi amiamo la vita. Per lo più, fondiamo la nostra visione del modo sulle cose che ci piacciono. Se tuttsavia continuiamo a vivere avendo disatteso il nostro progetto esistenziale, siamo dei codardi.
Il samurai sposa il senso comune, senza per questo tradire la sua causa"
credo insomma che sia lecito "ridere" un po', senza per questo fare del riso il proprio scopo. Io cerco di godermi tutto ciò che non entra in contrasto con i miei scopi.
La gente comune invece fonda sulla facilità il proprio senso: lavorano, solo per avere in cambio denaro e badando a fare il meno possibile, e in ogni istante cercano di scivolare: trastullandosi di calcio e televisione, cercando piacere nel cibo, prendendola con calma, al bar o sul divano, isolati nelle loro famigliole, sconosciuti agli altri, a vivere per sè
questo è il senso della vita degli animali, e negli animali è bello e puro, perchè, pur agendo essi per istinto -quindi per sè- la non consapevolezza di essere dà alla loro concretezza valore di ideale: non vivendo in sè (non essendo consapevoli) lo scopo verso cui vanno, sia pure istintuale, è comunque uno scopo esterno al sè, oppure possiamo dire che conservano in sè lo scopo, senza però sapere di essere, quindi essi sono scopo allo stato puro.
l' uomo è consapevole: in lui questo non è possibile. L' istinto diventa egoismo.
si lo so..direte:"che post banale"..troppo ampio x essere trattato in queste condizioni..forse lo è forse no, ma è una cosa sulla quale mi piacerebbe discutere e sentire le vostre opinioni..
il senso della vita:qual è?? è una domanda che mi pongo in ogni istante..continuo a ripetermi xke faccio questo??x quello??tendo a guardarmi dall'esterno come fossi un'altra persona e giudicandomi oggettivamente mi chiedo xke?cosa spienge questa persona a fare questo?cosa cambierebbe se facesse una cosa diametralmente opposta?
ogni secondo innumerevoli persone muoiono..si spengono e tutte quello che hanno fatto,tutto quello che pensavano,che li spingeva ad andare avanti dov'è finito??
allora mi chiedo xke viviamo??tutto quello che facciamo a cosa serve, che senso ha? io mi sento come un animale se nn peggio: obbligato a soddisfare i miei bisogni(fisiologici e piscologici) ma con in più la consapevolezza di farlo..
nn credo di essere credente, nn spero nell'aldilà nn faccio del bene x un premio divino mi sento solo un oggetto pensante costretto a vagare nel mondo fino a quando nn mi spegnerò anche io e porrò fine a questa condizione..
scusate questo torturante monologo..forse era solo uno sfogo ma mi piacerebbe sapere come la pensate..
saluti
siamo nati x morire...la vita stessa in termini fisici è cio di piu innaturale possibile,viene creato un organismo perfetto come il corpo umano da un insulso spermatozoo e un ovulo quando si sa che i processi dell universo spingono all aumento del caos/disordine e al minore spreco di energia...siamo variabili impazzite che cercano di sopravvivere in un sistema che le gioca contro
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