ROMA - Troppi ristoratori napoletani nel centro storico di Roma: c'è probabilmente l'ombra della camorra sulla Capitale. A lanciare l'accusa è il segretario dei Radicali Rita Bernardini che sostiene che molti dei proventi del mercato degli stupefacenti vengano riciclati dalla camorra in attività di ristorazione, bar e ristoranti, nel centro storico di Roma. In una conferenza stampa a Montecitorio la Bernardini premette: «E’ una valutazione personale, ne ho discusso con i compagni di partito, che hanno valutazioni diverse». Poi osserva: «Rilevo che attorno a questi Palazzi la lingua che si parla sempre di più è il napoletano, nei locali bar e ristoranti. Sono ingressi recenti, e centinaia di migliaia di euro sono spesi in ristrutturazioni di locali che non sono certo mal messi». E infine conclude: «Fatevi un giro nelle vie intorno al Palazzo, in via Torre Argentina o a Largo Sant’Eustachio, ad esempio, e vedrete che ci sono molti locali che sono stati rilevati, non so se dalla camorra. La cosa, da cittadina, mi insospettisce, perché non insospettisce anche i magistrati? Perché non si fanno indagini serie? Gli ingenti guadagni del mercato degli stupefacenti - è l’ultima parte del ragionamento della Bernardini - da qualche parte devono essere investiti: ho l’impressione che ci sia un riciclaggio di questi guadagni, attorno a questi Palazzi».
LE REAZIONI - Immediate le reazioni politiche alle affermazioni della Bernardini. «Meglio i napoletani dei cinesi...Basta poi con questi luoghi comuni che il napoletano è criminale e camorrista perché la criminalità non è che abbia una razza o una lingua particolare» sostiene Alessandra Mussolini, napoletana. E il deputato napoletano di An Italo Bocchino non ha dubbi: «Quello di Rita Bernardini è un atteggiamento razzista».
C'è però anche chi la prende sul serio: «Dopo le pesantissime dichiarazioni del segretario di Radicali Rita Bernardini su possibili infiltrazioni cammoristiche nella ristrutturazione e nella gestione di molti locali del centro storico di Roma, Forza Italia chiede l'immediata convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e l'intervento della magistratura romana per promuovere subito una seria iniziativa di prevenzione e di controllo sul territorio» dichiara Francesco Giro, deputato di Forza Italia e coordinatore regionale e romano.
Ma c'è anche chi, come Marcello D'Orta, maestro e scrittore partenopeo, sottolinea come sia un «pericoloso binomio» quello fra accento napoletano e camorra. «Ha fatto un accostamento simile a quello che stanno facendo i giornali tedeschi dopo la strage di Duisburg - dice - ed è avvilente vedere che stereotipi simili esitano ancora. Che a Napoli ci sia la camorra, lo sappiamo - spiega D'Orta - che la camorra penetri a tutti i livelli, dovunque, ricicli denaro sporco e sia imprenditrice, è cosa nota. Ma non tutti i criminali sono camorra e non tutti gli imprenditori sono criminali. E qualche volta gli imprenditori criminali non sono nemmeno napoletani, vedi casi come Parmalat. Napoli con i suoi prodotti tipici è del resto anche un pò una moda attuale. Qui non si tratta di andare a favore o andare contro Napoli. Si tratta di avere buon senso. E parlare così è produrre luoghi comuni a rischio equivoco, esattamente come dire che tutti i tedeschi bevono birra e che tutti i giapponesi fotografano. Finiamo solo per alimentare noi stessi le equivalenze sballate che dall'estero ora ci ritorcono contro, dipingendo tutti i calabresi come esponenti delle 'ndrangheta».
IL PREFETTO DI ROMA - Una dura critica alla Bernardini arriva anche dal prefetto di Roma. «Sembra farsi a gara in questi ultimi tempi nel dichiarare che Roma è sotto il controllo un giorno dell ’ndrangheta e uno della camorra» ha sottolineato in una nota Achille Serra. «Le forze dell’ordine in questi ultimi anni hanno lavorato sodo e con risultati brillantissimi. Mai è emersa la possibilità di una gestione territoriale delle organizzazioni criminali di cui sopra». «Poco comprensibile - stigmatizza Serra - che queste sottolineature giungano da organi istituzionali e politici considerato che i luoghi deputati a tali denunce sono gli uffici di polizia dove nulla negli ultimi tempi è pervenuto. Ciò nonostante - conclude il prefetto - ho disposto che l’argomento sia inserito all’Ordine del giorno del prossimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica già convocato per il 23 agosto».
IL MAGISTRATO - «La direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma ha sempre guardato con attenzione alle vicende della criminalità organizzata nel Lazio, compreso il fenomeno della camorra». Così il coordinatore della dda della Procura di Roma Italo Ormanni. Il magistrato non intende commentare né replicare alle dichiarazioni della segretaria dei Radicali Rita Bernardini ma si limita a ricordare i risultati investigativi del suo ufficio: tra questi il recente sequestro di beni compiuto ai danni di un clan della camorra operante tra basso Lazio e Campania e riconducibile al clan dei Casalesi. «Continueremo a lavorare - ha detto Ormanni - come abbiamo sempre fatto»
LA REPLICA - Ma Rita Bernardini non intende lasciare spazio alle critiche e ribatte: «Ho letto le reazioni alle mie dichiarazioni e constato che molti dei politici intervenuti, per lo più campani, gridano allo scandalo rifiutando l'equazione che io non ho mai fatto, né mi sognerei mai di fare, "Napoletani=camorristi"». E aggiunge: «Respingo al mittente le accuse di razzismo che mi sono attribuite. I sospetti che ho espresso - che trovano conferma negli esiti di numerose recenti inchieste condotte dalla magistratura romana - nascono dal vedere ripetersi a Roma di un fenomeno ben conosciuto a Napoli come in altre località italiane: vorticose attività di compravendita di esercizi commerciali bene avviati e di immobili, e costosissime ristrutturazioni che celano iniziative di riciclaggio di denaro sporco. D'altra parte, se dalle inchieste che ci si dice essere in corso emergesse anche che una sana imprenditoria campana ha deciso di rilevare numerose attività economiche nel centro storico di Roma, sarebbe sicuramente un fatto positivo. Spero che sia così, temo però che la realtà sia ben diversa e invito coloro che come me amano Napoli e i napoletani a non ignorare questo fenomeno».
17 agosto 2007
LE REAZIONI - Immediate le reazioni politiche alle affermazioni della Bernardini. «Meglio i napoletani dei cinesi...Basta poi con questi luoghi comuni che il napoletano è criminale e camorrista perché la criminalità non è che abbia una razza o una lingua particolare» sostiene Alessandra Mussolini, napoletana. E il deputato napoletano di An Italo Bocchino non ha dubbi: «Quello di Rita Bernardini è un atteggiamento razzista».
C'è però anche chi la prende sul serio: «Dopo le pesantissime dichiarazioni del segretario di Radicali Rita Bernardini su possibili infiltrazioni cammoristiche nella ristrutturazione e nella gestione di molti locali del centro storico di Roma, Forza Italia chiede l'immediata convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e l'intervento della magistratura romana per promuovere subito una seria iniziativa di prevenzione e di controllo sul territorio» dichiara Francesco Giro, deputato di Forza Italia e coordinatore regionale e romano.
Ma c'è anche chi, come Marcello D'Orta, maestro e scrittore partenopeo, sottolinea come sia un «pericoloso binomio» quello fra accento napoletano e camorra. «Ha fatto un accostamento simile a quello che stanno facendo i giornali tedeschi dopo la strage di Duisburg - dice - ed è avvilente vedere che stereotipi simili esitano ancora. Che a Napoli ci sia la camorra, lo sappiamo - spiega D'Orta - che la camorra penetri a tutti i livelli, dovunque, ricicli denaro sporco e sia imprenditrice, è cosa nota. Ma non tutti i criminali sono camorra e non tutti gli imprenditori sono criminali. E qualche volta gli imprenditori criminali non sono nemmeno napoletani, vedi casi come Parmalat. Napoli con i suoi prodotti tipici è del resto anche un pò una moda attuale. Qui non si tratta di andare a favore o andare contro Napoli. Si tratta di avere buon senso. E parlare così è produrre luoghi comuni a rischio equivoco, esattamente come dire che tutti i tedeschi bevono birra e che tutti i giapponesi fotografano. Finiamo solo per alimentare noi stessi le equivalenze sballate che dall'estero ora ci ritorcono contro, dipingendo tutti i calabresi come esponenti delle 'ndrangheta».
IL PREFETTO DI ROMA - Una dura critica alla Bernardini arriva anche dal prefetto di Roma. «Sembra farsi a gara in questi ultimi tempi nel dichiarare che Roma è sotto il controllo un giorno dell ’ndrangheta e uno della camorra» ha sottolineato in una nota Achille Serra. «Le forze dell’ordine in questi ultimi anni hanno lavorato sodo e con risultati brillantissimi. Mai è emersa la possibilità di una gestione territoriale delle organizzazioni criminali di cui sopra». «Poco comprensibile - stigmatizza Serra - che queste sottolineature giungano da organi istituzionali e politici considerato che i luoghi deputati a tali denunce sono gli uffici di polizia dove nulla negli ultimi tempi è pervenuto. Ciò nonostante - conclude il prefetto - ho disposto che l’argomento sia inserito all’Ordine del giorno del prossimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica già convocato per il 23 agosto».
IL MAGISTRATO - «La direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma ha sempre guardato con attenzione alle vicende della criminalità organizzata nel Lazio, compreso il fenomeno della camorra». Così il coordinatore della dda della Procura di Roma Italo Ormanni. Il magistrato non intende commentare né replicare alle dichiarazioni della segretaria dei Radicali Rita Bernardini ma si limita a ricordare i risultati investigativi del suo ufficio: tra questi il recente sequestro di beni compiuto ai danni di un clan della camorra operante tra basso Lazio e Campania e riconducibile al clan dei Casalesi. «Continueremo a lavorare - ha detto Ormanni - come abbiamo sempre fatto»
LA REPLICA - Ma Rita Bernardini non intende lasciare spazio alle critiche e ribatte: «Ho letto le reazioni alle mie dichiarazioni e constato che molti dei politici intervenuti, per lo più campani, gridano allo scandalo rifiutando l'equazione che io non ho mai fatto, né mi sognerei mai di fare, "Napoletani=camorristi"». E aggiunge: «Respingo al mittente le accuse di razzismo che mi sono attribuite. I sospetti che ho espresso - che trovano conferma negli esiti di numerose recenti inchieste condotte dalla magistratura romana - nascono dal vedere ripetersi a Roma di un fenomeno ben conosciuto a Napoli come in altre località italiane: vorticose attività di compravendita di esercizi commerciali bene avviati e di immobili, e costosissime ristrutturazioni che celano iniziative di riciclaggio di denaro sporco. D'altra parte, se dalle inchieste che ci si dice essere in corso emergesse anche che una sana imprenditoria campana ha deciso di rilevare numerose attività economiche nel centro storico di Roma, sarebbe sicuramente un fatto positivo. Spero che sia così, temo però che la realtà sia ben diversa e invito coloro che come me amano Napoli e i napoletani a non ignorare questo fenomeno».
17 agosto 2007
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