I Miti Del Calcio.

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    L'informatore Esoterico
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    I Miti Del Calcio.

    inizio da oggi una nuova rubrica in cui aiutandomi con Internet pubblichero' tutto cio' che si puo' dire sui grandi miti del calcio..carriera , caratteristiche tecniche, numeri e se possibile pure qualche filmato......il primo volume e' dedicato a Karl Heinz Rummenigge: il tedesco di ferro.

    Karl-Heinz Rummenigge (Lippstadt, 25 settembre 1955) è un ex calciatore e dirigente sportivo tedesco.

    A 8 anni entrò nella scuola calcio della squadra della sua città natale, il Borussia Lippstadt, e percorse tutta la trafila delle giovanili, fino alla prima squadra. Dotato di grande tecnica individuale, dribbling e fiuto del goal, fu notato dal Bayern Monaco che nel 1974 lo ingaggiò per la stagione successiva. Utilizzato all’inizio come centrocampista avanzato, non ebbe modo di sfruttare al meglio le sue capacità di marcatore, ma il tecnico Pal Csernai, giunto nel 1979 ad allenare la squadra bavarese, lo avanzò fino al ruolo di punta esterna. I risultati si videro subito perché nella stagione 1979/80 Rummenigge vinse la classifica marcatori della Bundesliga con 26 goal, performance che ripeté nelle stagioni 1980/81 (29) e 1983/84 (di nuovo 26). A tutt’oggi i 29 goal della stagione 1980/81 costituiscono il record della Bundesliga.

    Nel suo primo anno al Bayern Monaco Rummenigge giocò spesso nella Coppe dei Campioni 1974/75 anche se non fu schierato nella finale, poi vinta, contro il Leeds. L’anno successivo, con il Bayern di nuovo in finale, questa volta contro i francesi del Saint-Étienne, Rummenigge avrebbe vinto il nervosismo con un bicchiere di brandy prima della partita e sarebbe stato determinante per la vittoria finale per 1-0. Si trattò della seconda Coppa consecutiva per Rummenigge, terza consecutiva per la squadra. Alla fine del 1976 arrivò anche la vittoria nella Coppa Intercontinentale nella doppia sfida contro i campioni del Sud America del Cruzeiro.
    Del 1980 fu il primo scudetto tedesco, bissato subito dopo nel 1981. Rummenigge vinse la classifica marcatori della Coppa dei Campioni 1980/81 (6 goal) e ne raggiunse la finale l’anno successivo, anche se in quell’occasione il Bayern la perse 1-0 contro l’Aston Villa.
    GIOCATORE DALLA POTENZA ESTREMA E DALLA MUSCOLATURA IMPRESSIONANTE.

    Grazie al suo fondamentale contributo ai successi del Bayern Monaco e della nazionale tedesco-occidentale, Rummenigge ricevette il premio di miglior calciatore tedesco dell’anno nel 1980 e, soprattutto, due Palloni d’oro consecutivi, nel 1980 e nel 1981, come miglior giocatore europeo.

    Nella sua decennale militanza al Bayern, oltre ai trofei citati, Rummenigge vinse anche due Coppe di Germania (1981/82 e 1983/84).

    Nell’estate del 1984 il presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini lo acquistò per una cifra - allora - di circa 10,3 miliardi di lire (5,7 ml. €). Il contributo di Rummenigge non fu quello atteso, nonostante la buona media-goal (24 goal in 64 incontri totali), a causa di un infortunio che ne compromise le prestazioni atletiche per tutta la durata del contratto. Quando l’impegno con l’Inter giunse a termine nel 1987, firmò per un ultimo ingaggio con gli svizzeri del Servette, squadra con la quale chiuse la carriera agonistica al termine della stagione 1988/89, che lo vide anche vincere la classifica marcatori del campionato elvetico con 24 goal.

    Nonostante l’esordio con la nazionale dell’allora Germania Ovest risalga al 1975, Rummenigge non fu tra i convocati al quinto campionato europeo di calcio che si svolse in Jugoslavia nel 1976. Entrò in pianta stabile nel giro della nazionale a partire dalle qualificazioni per il campionato del mondo 1978 in Argentina, ai quali partecipò fermandosi alla seconda fase. Nel 1980 vinse, nella finale giocata all’Olimpico di Roma contro il Belgio, la sesta edizione del campionato d’Europa, che si svolse in Italia. Fu anche due volte consecutive finalista del campionato del mondo: la prima volta, nel 1982 in Spagna, contro l’Italia, sconfitto 3-1; la seconda volta, nel 1986 in Messico, contro l’Argentina, sconfitto 3-2. Tra le due edizioni del campionato mondiale, vi fu anche la presenza ai campionato d’Europa 1984 in Francia, nel quale la nazionale della Germania Ovest uscì già al primo turno, essendosi classificata terza nel girone di qualificazione. Dopo il campionato del mondo 1986 Rummenigge lasciò la nazionale tedesca, fermandosi così a 95 presenze e 45 goal.


    Nome Karl-Heinz Rummenigge
    Soprannomi Kalle
    Nato 25 agosto 1955


    Nazionalità Germania


    Ruolo Attaccante

    Carriera

    Giovanili
    1963-74 B. Lippstadt

    Squadre professionistiche
    1974/84 Bayern Monaco 310 (162)
    1984/87 Inter 64 (24)
    1987/89 Servette 50 (34)
    Nazionale
    1975/86 Germania Ovest 95 (45)


    filmati :

    http://it.youtube.com/watch?v=bNgSpdbpxsE


    rummenigge2.jpg Descrizione: Dimensione: 18.82 KB Visualizzato: File visto o scaricato 3 volta(e)




    rummenigge_en.jpg Descrizione: Dimensione: 48.5 KB Visualizzato: File visto o scaricato 3 volta(e)




    KHRumenigge-3.jpg Descrizione: Dimensione: 89.56 KB Visualizzato: File visto o scaricato 3 volta(e)
    Last edited by epico; 29-07-2007, 04:16:31.
  • jeanpierrefux74
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    • Apr 2007
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    #2
    bell'idea epico!

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    • Manx
      Pornotrainer SdS ("Mezzo-morto") - Arrivederci Bud. R.I.P
      • Feb 2005
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      • Un tempo e per tanto tempo in Germania...
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      #3
      Originariamente Scritto da jeanpierrefux74 Visualizza Messaggio
      bell'idea epico!
      a fare i copia incolla sono buoni tutti

      SdS - "Mezzo-morto" - rulez :he: :woo:
      Anarco-Training
      M&ScC-Group: "Magna & Spigni con Criterio"
      No mental :seg: Crew
      Bud Spencer 31.10.1929 - 27.6.2016 R.I.P
      I.O.M Jesi & Vallesina

      Le domande dell'aspirante bidibolder
      Originariamente Scritto da TONY_98
      Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
      Originariamente Scritto da Perineo
      vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
      Originariamente Scritto da Spratix
      C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
      Fai da te - Il tagliando
      Originariamente Scritto da erstef
      Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
      Disagio alimentare & logistica bidibolder
      Originariamente Scritto da Gianludlc17
      se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
      Estetica rulez
      Originariamente Scritto da 22darklord23
      la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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      • ma_75
        Super Moderator
        • Sep 2006
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        #4
        Prevedo un radioso futuro per questa rubrica














































































        Chiudete, chiudete
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
        ma_75@bodyweb.com

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        • epico
          L'informatore Esoterico
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          #5
          Pelé
          Il mito di tutti i tempi
          Edson Arantes do Nascimento, conosciuto ed ammirato in tutto il mondo con il nome di "Pelé", è nato il 23 Ottobre 1940, a Três Corações, un piccolo paese del Brasile, nello stato di Minas Gerais. E' stato battezzato nella cattedrale di Igreja da Sagrada Família de Jesus, Maria e José. Anche il padre, João Ramos do Nascimento, o Dondinho (come era conosciuto nel mondo del calcio), era un giocatore professionista. Era considerato uno dei migliori colpitori di testa dell'epoca. Giocò come centravanti nel Fluminense, finché un incidente pose fine alla sua carriera nella prima divisione. La madre Celeste si prese sempre cura di Pelé e di tutta la famiglia con grande affetto e dedizione. Da piccolo, Pelé si trasferì con la famiglia a Baurú, all'interno dello stato brasiliano di São Paulo, dove imparò l'arte del futebol.La carriera di Pelé
          Come primo lavoro, Pelé fece il lustra scarpe. Ma il suo vero sogno era di giocare a calcio.
          La carriera calcistica di Pelé iniziò presto. Dopo aver giocato in alcune squadre dilettantistiche, come Baquinho e Sete Setembro, a 11 anni, mentre giocava per una squadra priva di allenatore, chiamata Ameriquinha, fu scoperto dal giocatore brasiliano Waldemar de Brito .
          De Brito scoprì il talento di Pelé e lo invitò ad entrare nella squadra che stava formando (Clube Atlético Baurú?). Quando Pelé aveva 15 anni, nel 1956, de Brito lo accompagnò nella città di São Paulo per un provino con i professionisti del Santos Futebol Clube (SFC). Quel giorno, parlando con i responsabili della squadra, de Brito disse: "Questo ragazzo diventerà il più grande giocatore di calcio del mondo" .Pelé debuttò il 7 Settembre 1956, entrando in sostituzione del centravanti Del Vecchio. Scese in campo e segnò il sesto goal del Santos, che vinse per 7-1. Segnò al 36° minuto, dopo uno scambio tra Raimundinho e Tite. Ricevuto il pallone in area di rigore, Pelé, circondato dagli avversari, lasciò partire un gran tiro e la palla si infilò in rete, passando sotto il corpo del portiere Zaluar. Zaluar è passato così alla storia per essere stato il primo portiere a subire un goal dal grande Pelé. Da quel momento, il cammino verso la vetta fu veloce. Nella sua prima partita di campionato con il Santos, Pelé segnò quattro reti. Nella stagione seguente, giocò come titolare e fu il capo-cannoniere del campionato dello stato di São Paulo, con 32 goal.

          Poco tempo dopo la fine della prima stagione di Pelé con l'SFC, Sylvio Pirilo, l'allenatore della nazionale brasiliana, lo convocò in squadra. Il 7 Luglio 1957, all'età di 16 anni, Pelé debuttò in nazionale contro l'Argentina e segnò l'unico goal del Brasile, che fu sconfitto per 2-1. Giunse così il momento del Campionato del mondo del 1958 e tutti conobbero la Perla Nera. La sua velocità straordinaria ed i suoi tiri infallibili lasciarono molti a bocca aperta. Bastava che passeggiasse sul campo, perché la folla si scatenasse in batucadas e gli dedicasse canti di giubilo. Dopo alcuni incontri disputati in Europa con l'SFC nel 1961, la stampa francese lo soprannominò "il Re".
          Pelé nel Campionato del mondo
          Pelé ha giocato in quattro edizioni del Campionato del mondo: Svezia 1958, Cile 1962, Inghilterra 1966 e Messico 1970. Ha segnato 12 goal in 14 partite.

          Svezia 1958
          La prima partita di Pelé in questo Campionato del mondo fu la terza del Brasile, contro l'Unione Sovietica (URSS). Dopo aver vinto la prima partita con l'Austria per 3-0 ed aver pareggiato la seconda con l'Inghilterra per 0-0, i leader della squadra chiesero a Vicente Feola di schierare in campo Pelé e Garrincha. Nella partita con l'Unione Sovietica, Pelé non segnò, ma il Brasile vinse per 2-0 con due reti di Vavá. Nell'incontro seguente, Pelé segnò l'unico goal della partita. Nella semifinale contro la Francia, che il Brasile vinse per 5-2, Pelé fece tre reti, Vavá e Didi le altre due. Nella finale contro la Svezia, Pelé segnò due goal, Vavá ne segnò due e Zagalo uno. Il Brasile batté la Svezia con il punteggio di 5-2.
          Cile 1962
          Nella prima partita, contro il Messico, Pelé segnò una delle due reti con cui il Brasile si aggiudicò l'incontro. Sfortunatamente questo Campionato del mondo, che sarebbe dovuto essere il Campionato di Pelé, si concluse presto per il grande giocatore. Dopo 10 minuti, nella partita contro la Cecoslovacchia, egli subì uno stiramento muscolare che lo fece uscire dal torneo. Il protagonista del Campionato divenne così Mané Garrincha, mentre il sostituto di Pelé fu Amarildo.
          Inghilterra 1966
          Tutto andò male per il Brasile in questo Campionato del mondo. Furono convocati in squadra 43 giocatori. All'arrivo in Europa, due dei migliori, il portiere Valdir e l'attaccante Servílio, rimasero fuori. Nella prima partita, il Brasile vinse contro la Bulgaria per 2-0, con una rete di Pelé ed una di Garrincha. Poi fu sconfitto dall'Ungheria per 3-1. Nella partita successiva Pelé subì vari falli dei Portoghesi e dovette uscire dal campo.

          Messico 1970
          In questo Campionato del mondo il Brasile conquistò definitivamente la Coppa Jules Rimet. Nella prima partita, trionfò sulla Cecoslovacchia per 4-1, con due reti di Jairzinho, una di Pelé, ed una di Rivelino. In seguito, batté l'Inghilterra per 1-0, con un goal di Jairzinho, e si aggiudicò l'incontro con la Romania per 3-2, con due goal di Pelé ed uno di Jairzinho. Fu poi la volta del Peru, sconfitto con il punteggio di 4-2. Nella semifinale con l'Uruguay, il Brasile vinse 3-1. La finale fu disputata contro l'Italia. Il Brasile vinse per 4-1 con reti di Pelé, Gérson, Jairzinho, e Carlos Alberto. In questo torneo, Pelé si procurò le tre migliori occasioni da rete della storia del calcio, ed offrì al portiere inglese Banks l'opportunità di effettuare la più grande parata della storia, su un suo colpo di testa.
          Al termine della finale il suo marcatore Burgnich disse : << pensavo fosse fatto di carne ossa e sangue come me...mi sbagliavo >>.
          Pelé è l'unica persona ad aver vinto, da giocatore, tre campionati del mondo (1958, 1962, e 1970), ha segnato 1.281 (o 1.284) goal in 1.363 partite da professionista, probabilmente un record nella storia del calcio. Con una media di 0,93 goal a partita. Nel 1959, ha stabilito il record dei goal segnati nel campionato di São Paulo in una stagione, con 126 reti. Il 21 Novembre 1964, ha segnato otto reti nella partita contro il Botafogo di Rio de Janeiro. Il 19 Novembre 1969, ha segnato, su rigore, il suo celebre 1.000° goal, al 34° minuto della partita contro il Vasco da Gama, dedicandolo "...para as criancinhas pobres do Brasil...." (ai bambini poveri del Brasile) ed alle persone anziane e sofferenti del Brasile. Pelé è stato anche uno dei protagonisti della cosiddetta "età d'oro" della Coppa Libertadores, dal 1960 al 1963. In questo periodo la grande squadra uruguaiana del Peñarol affrontò il leggendario Santos in varie finali. Il Peñarol vinse nel 1960 e nel 61, mentre il Santos conquistò la coppa nei due anni successivi....vincendo poi anche la coppa intercontinentale..nel 62 contro il Benfica e nel 63 contro il Milan.

          Pelé imposta e conclude le azioni ..tecnicamente perfetto...formidabile di testa nonostante l'altezza non elevata..ambidestro..piu' veloce di qualsiasi difensore sia nella progressione che nello scatto...giocatore dai movimenti felini..era un ghepardo che bruciava l'erba...Molti ritengono che Pelé sarebbe stato il migliore in qualsiasi ruolo. Una volta chiese all'allenatore del Santos di essere schierato come portiere. Il 19 gennaio 1964, prese il posto del portiere del Santos Gilmar, che era stato espulso, nella semifinale della Coppa del Brasile. Dopo aver segnato tre reti, giocò, per cinque minuti, con la maglia numero uno e fece due spettacolari parate che garantirono alla sua squadra l'accesso in finale.
          Nel 1975, dopo un anno lontano dai campi di gioco, Pelé venne ingaggiato dai Cosmos, squadra di calcio posseduta dalla Warner Communications che, mettendo insieme una parata di giocatori d'eccezione, riuscì a vincere l'edizione del 1977 del giovane campionato nordamericano di calcio.

          Dopo questa ennesima vittoria Pelé decise di ritirarsi dal mondo del calcio.

          Palmarès :
          Giovanili
          1952/56 Bauru FC
          Squadre professionistiche
          1956/74 Santos 1245 (1124)
          1974/77 N.Y. Cosmos 105 (55)
          Nazionale
          1957/74 Brasile 111 (97) altri dati piu' ufficiali riportano meno presenze e 77 gol.


          Pele's Teams and Successes
          1281 goals in 1363 matches - all-time world record

          Top Brazilian goalscorer of all-time

          IOC Athlete of the Century 1999


          Clubs

          1956-1974 Santos
          1975-1977 New York Cosmos

          Club Titles

          1956 Sao Paulo state champion (Santos)
          1957 Top goalscorer in Sao Paulo league (17 goals)
          1958 Sao Paulo state champion (Santos)
          1958 Top goalscorer in Sao Paulo league (58 goals)
          1959 Copa America finalist
          1959 Top goalscorer in Sao Paulo league (45 goals)
          1960 Sao Paulo state champion (Santos)
          1960 Top goalscorer in Sao Paulo league (33 goals)
          1961 Sao Paulo state champion (Santos)
          1961 Top goalscorer in Sao Paulo league (47 goals)
          1961 Copa Libertadores (Santos)
          1961 Brazilian Cup winner (Santos)
          1962 Sao Paulo state champion (Santos)
          1962 Top goalscorer in Sao Paulo league (37 goals)
          1962 Copa Libertadores (Santos)
          1962 World Club champion (Santos)
          1962 Brazilian Cup winner (Santos)
          1963 Top goalscorer in Sao Paulo league (22 goals)
          1963 World club champion (Santos)
          1963 Brazilian Cup winner (Santos)
          1964 Sao Paulo state champion (Santos)
          1964 Top goalscorer in Sao Paulo league (34 goals)
          1964 Brazilian Cup winner (Santos)
          1965 Top goalscorer in Sao Paulo league (49 goals)
          1965 Sao Paulo state champion (Santos)
          1965 Brazilian Cup winner (Santos)
          1967 Sao Paulo state champion (Santos)
          1968 Sao Paulo state champion(Santos)
          1968 Brazilian Cup winner (Santos)
          1969 Sao Paulo state champion (Santos)
          1969 Top goalscorer in Sao Paulo league (26 goals)
          1973 Sao Paulo state champion (Santos)
          1973 Top goalscorer in Sao Paulo league (11 goals)
          1977 USA champion (Cosmos New York)

          International Honors

          1958 FIFA World Cup in Sweden: winner
          1959 Copa America: finalist
          1959 Top goalscorer in Copa America (9 goals)
          1962 FIFA World Cup in Chile: winner
          1966 FIFA World Cup in England: first round
          1970 FIFA World Cup in Mexico: winner


          filmati


          http://it.youtube.com/watch?v=-Xpsp3wisHI&mode=related&search=

          http://it.youtube.com/watch?v=vy2LI6y5rDI&mode=related&search=


          http://it.youtube.com/watch?v=DlncfMvTa2k


          http://it.youtube.com/watch?v=tPpl4DF8_SI&mode=related&search=

          http://it.youtube.com/watch?v=NKUmO1voqMc&mode=related&search=

          http://it.youtube.com/watch?v=HoPnGjHesJM&mode=related&search=


          PSP1.jpg Descrizione: Dimensione: 42.36 KB Visualizzato: File visto o scaricato 0 volta(e)




          pele1000.jpg Descrizione: Dimensione: 43.58 KB Visualizzato: File visto o scaricato 0 volta(e)




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          Last edited by epico; 30-07-2007, 00:30:19.

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            • May 2007
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            #6
            Bella idea, veramente

            Nome: George Best
            Data di nascita: 22 maggio 1946
            Luogo di nascita: Belfast (Irlanda del Nord)



            Biografia

            George Best è stato uno dei più grandi calciatori di sempre. Purtroppo - sono in molti a crederlo - sarebbe potuto diventare ancora più grande se non avesse scelto l'eccesso come sua filosofia di vita.

            George Best nasce in un povero quartiere di Belfast (Irlanda del Nord) il 22 maggio 1946 e si dedica al calcio fin da bambino. La sua corporatura è esile e purtroppo lo penalizza: ancora non è facile scorgere in lui il talento naturale che poi si rivelerà. Quindicenne, George Best segna due gol in una partita che vede come avversari ragazzi tre anni più grandi di lui: qui viene notato dagli osservatori del Manchester United.

            Best entra così a far parte dell'importante squadra inglese, sotto la guida di Matt Busby, allenatore, manager nonchè proprietario della società calcistica. Il suo primo impatto con l'Old Trafford di Manchester non è dei migliori: George, arrivato da Belfast in traghetto insieme ad un suo connazionale coetaneo e suo futuro compango di squadra, resiste un solo giorno. Molto provato a causa della giovanissima età, ha nostalgia di casa, così prende il primo traghetto per Belfast. Best viene raggiunto a Belfast dallo stesso Busby, il quale, con grande comprensione, ma anche con grande abilità, convince il giovane Best a ritornare a Manchester per provare di nuovo. Il Manchester, che vede tra i suoi ragazzi anche illustri nomi come quelli di Bobby Charlton e Denis Law, di lì a poco trionferà in tutta Europa.

            George debutta nel campionato inglese all'età di diciassette anni contro il West Bromwich. Nel 1966 partecipa alla storica vittoria nei quarti di finale di Coppa Campioni, contro il Benfica di Eusebio: dei cinque gol del Manchester United, due sono siglati da Best. Nel 1965 e nel 1967 vince il campionato inglese. Il 29 maggio 1968 di nuovo contro il Benfica, gioca la finale di Coppa Campioni nel sontuoso stadio di Wembley: Best segna e meraviglia tutti, contribuendo al risultato finale di 4-1.

            George non solo si convince sempre più del suo talento ma anche della sua fama. Al ritorno da una partita, all'aeroporto Best si presenta alle fans indossando un sombrero, mandandole in visibilio. Da questo episodio pare nascere una star, un'icona, la cui immagine va al di là dei campi da gioco. La fama di Best è quella di un'"icona pop"; verrà soprannominato il "quinto Beatle", lungo il corso di tutti gli anni '60, anni nei quali i giovani amavano soprattutto esibirsi con particolarissimi tipi di acconciature e muoversi all'interno del sistema con atteggiamenti anticonformisti.

            Goerge Best in campo è uno straordinario prim'attore, un assoluto domatore della folla, pare in grado di vincere le partite da solo. Best non si tira indietro nei takle: quando si tratta di contrastare un avversario, gli sradica la palla dai piedi e poi riparte imperioso. Con i suoi dribbling irride gli avversari, il suo tiro è secco e micidiale; alto 172 centimetri, il suo fisico è piuttosto gracile tuttavia incredibilmente potente, e possente nei suoi stacchi di testa. In quegli anni probabilmente solo Pelè gli è superiore, anche se quest'ultimo nel 1966 dichiarerà "George Best è il più grande giocatore del Mondo".

            Best raggiunge l'apice del successo e della notorietà vincendo il Pallone d'Oro alla fine del 1968, suo anno d'oro, nonchè anno simbolico per tutto il mondo, caratterizzato dalle note rivolte studentesche e da una scena musicale ribollente. Poi, comincia la sua parabola discendente.

            Inizia un periodo di dedizione alle sue passioni "alternative": l'alcool, le donne (tra le sue numerose compagne vi sono due Miss Universo), il denaro e gli eccessi in genere.

            Dopo 13 anni di militanza, dopo l'ennesimo allenamento saltato, dopo l'ennesima furibonda lite con l'allenatore di turno, George Best lascia il Manchester United nel gennaio del 1974. L'ultima volta che George Best vede l'Old Trafford è costretto suo malgrado ad osservarlo dalla panchina. A fine partita imbocca gli spogliatoi, sconsolato, smarrito, piangente, ombra di se stesso e dei suoi eccessi. Varcata quella soglia George Best non sarebbe più tornato indietro, nè avrebbe più rimesso piede nel suo amato Old Trafford come giocatore.

            All'età di 28 anni lascia l'inghilterra, approdando al "soccer" nordamericano, con l'intenzione di esplorare i nuovi orizzonti calcistici dei multimilionari USA. Di lui si ricorda la storica impresa in cui ha segnato sei gol in un solo match, contro il Northampton (FA Cup).

            Dopo Miss Mondo, colossali bevute di birra, migliaia di sterline sparse in un letto, ricoveri, periodi di smarrimento, addirittura la prigione (nel 1984, per offesa a pubblico ufficiale e stato di ubriachezza mentre era alla guida) ed una successiva rinascita, questa volta come commentatore d'eccezione per un popolare canale sportivo in Inghilterra, nel 2002 all'età di 56 anni, Best ha subito un trapianto di fegato poiché l'alcol aveva ridotto le funzioni del suo organo al 20%.

            Nel mese di ottobre 2005 George Best viene ricoverato in ospedale: le sue condizioni sono stabili ma costantemente critiche. All'inizio di novembre l'ex calciatore ha chiesto al suo agente e amico di ritrarre in alcuni scatti fotografici la sua pessima condizione: Best con questa richiesta ha voluto dare un messaggio chiaro e forte ai giovani, come monito sui pericoli dell'alcol.
            Morirà pochi giorni dopo, il 25 novembre 2005.

            Un autorevole giornalista sportivo inglese scrisse: "Ci sono due modi per ricordare George Best: il primo vi causerà rabbia, rimorso, dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda vi porterà gioia, un'incredibile stato di estasi e la privilegiata opportunità di aver potuto ammirare uno dei più grandi artisti sportivi mai apparsi sul pianeta".



            [youtube]nplemK3Y4ns[/youtube]

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            • Adam
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              #7
              1908 aauhauau ma che nick del *****
              Originariamente Scritto da DR. MORTE
              Un cervello limitato contiene una quantità illimitata di idiozie.

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                #8
                Adesso non mi fermo più

                Nome Gianfranco Zola
                Soprannomi magic box
                Nato 5 luglio 1966
                Paese Oliena (NU)
                Altezza 168 cm
                Peso 67 kg



                Gianfranco Zola, calciatore fuoriclasse, fantasista come pochi altri il calcio italiano ha potuto contare, nasce il 5 luglio 1966 a Oliena, piccola cittadina in provincia di Nuoro. Muove i primi calci nel Corrasi, la squadra del suo paese, di cui il padre Ignazio, per un certo periodo è presidente. Nel 1984 gioca nella Nuorese e si delinea già un futuro professionistico per Gianfranco.

                Nel 1986 viene ingaggiato da un'altra squadra sarda, la Torres di Sassari: vince nel 1987 il campionato di C2, segnando 8 gol in 30 partite. Dopo tre anni di militanza alla Torres, approda in serie A, nel Napoli delle meraviglie. Per Gianfranco giocare e allenarsi con Diego Armando Maradona è un'opportunità incredibile, ma allo stesso tempo una responsabilità scomoda: è lui infatti il giocatore chiamato in caso di necessità a sostituire il grande Diego ricoprendo in campo il suo stesso ruolo.

                Al suo primo anno al Napoli la squadra vince il campionato italiano: anche Zola, sebbene sia una riserva, fornisce il suo contributo allo scudetto segnando due gol. Pian piano, con il dovuto tempo, la figura e le doti di Gianfranco Zola emergono. Il sardo si fa notare, in campo è rapido, coraggioso e pieno di iniziativa. Lo stesso Maradona, prima di lasciare il Napoli gli affida simbolicamente la maglia numero 10, riconoscendo in Zola un degno erede. Oltre all'ispirazione di Maradona, del quale Zola osserva e studia in particolar modo la tecnica dei calci di punizione, assorbe quanto più possibile da altri grandi campioni quali Careca, Fonseca, Ciro Ferrara e Alemao.

                Nei suoi quattro anni a Napoli, Gianfranco Zola segna 32 gol in 105 partite. Nel 1991 con la squadra partenopea vince la Super Coppa di Lega italiana e viene convocato in Nazionale dal C.T. Arrigo Sacchi.

                Per il campionato italiano 1993-94 viene ingaggiato dal Parma. Con la squadra emiliana, sotto la guida dell'allenatore Nevio Scala, gioca due brillanti stagioni: Zola è la seconda punta più forte del calcio italiano. Segna moltissimi gol al fianco di Asprilla. Il Parma gioca la finale di Coppa delle Coppe, persa con l'Arsenal, e l'anno dopo gioca la Coppa Uefa vincendola contro la Juventus. Poi secondo posto in campionato e finale di Coppa Italia.

                Le difficoltà a Parma iniziano con l'acquisto del fuoriclasse Stoitchkov: l'integrazione in campo, per questione di ruoli, è difficile. Poi a Nevio Scala subentra Carlo Ancelotti, che si trova a dover impiegare tre punte, Gianfranco Zola, Enrico Chiesa e Hernan Crespo.

                Nel 1994 vola negli USA con la nazionale. Nella partita contro la Nigeria, Arrigo Sacchi fa entrare Zola nel secondo tempo: dopo pochi minuti dal suo ingresso (al 75' di gioco) viene espulso. Le immagini dimostreranno oggettivamente l'errore di giudizio arbitrale. Per Gianfranco, giocatore di esemplare correttezza e fairplay, nonchè uomo di animo nobile e gentile, è un'ingiustizia grandissima, come per tutto il pubblico italiano che segue l'evento.
                Le delusioni con la maglia azzurra non finiscono, perchè agli europei del 1996 contro la Germania, Gianfranco sbaglia un rigore.

                Il sardo si sente stretto a Parma; stanco dello stress e affamato di nuove esperienze, nel novembre del 1996 Zola vola in Inghilterra, ingaggiato dal Chelsea, di Gianluca Vialli. Con la squadra britannica disputa due ottimi campionati, vincendo la Coppa d'Inghilterra, la Coppa di Lega Inglese e la Coppa delle Coppe. Poi da prova di grande carattere segnando il gol dell'incontro Italia - Inghilterra, il 12 febbraio 1997 a Wembley: per l'occasione viene proclamato "Uomo del Match".

                Amato profondamente dal pubblico inglese anche per il suo carattere mite e cortese, Gianfranco militerà nel Chelsea per cinue stagioni. Zola è eletto "Miglior Giocatore dell'Anno" inglese nel 1997, ma per i mondiali di Francia 1998 non viene convocato: è un colpo tremendo.

                Con il Chelsea continuano i buoni risultati: la Supercoppa europea nel 1998, la Charity Shield nel 2000. I tifosi dei Blues lo chiamano "Magic Box" (scatola magica), per le giocate che riesce a tirar fuori nei momenti più impensati e nei modi più incredibili. Zola è un idolo per gli inglesi: viene eletto miglior giocatore della storia del Chelsea. Oltre al suo talento indiscusso ci sono anche il suo carattere, il suo esempio, la sua immagine positiva a motivare la nomina di Gianfranco Zola a "Membro onorario dell'Impero britannico": nel 2004 la regina Elisabetta II gli conferisce la prestigiosa onorificenza proprio per i suoi cinque anni nel calcio inglese e la nobiltà di intenti dimostrata.

                L'anno successivo rientra in Italia, passando dai fasti inglesi alla serie B italiana. Gioca nella sua terra, per due anni con il Cagliari. Il primo anno la missione è quella di riportare in serie A la squadra della sua Sardegna, e per il secondo di fargli compiere un salto di qualità. Vince il Pallone d'Argento 2005, premio indetto dall'Ussi e dedicato al giocatore che nel campionato si è distinto per il suo fair play, poi è tedoforo in Sardegna per la fiaccola olimpica dei Giochi di Torino 2006 nel viaggio per le regioni d'Italia.

                A 39 anni, di cui 16 passati a correre dietro al pallone, con una moglie, 3 figli, un palmares di tutto rispetto, numerosi attestati di stima che fanno di Gianfranco Zola uno straordinario uomo e atleta, il 29 giugno 2005 il mago appende la bacchetta al chiodo e annuncia il suo ritiro dal calcio agonistico.

                Leggenda:
                [youtube]M6b71ooeBRo[/youtube]

                Addio al chelsea:
                [youtube]XG4ATQHt708[/youtube]

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                  #9
                  Originariamente Scritto da Adam Visualizza Messaggio
                  1908 aauhauau ma che nick del *****


                  Grazie

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                  • Adam
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                    #10
                    Originariamente Scritto da 1908 Visualizza Messaggio


                    Grazie
                    Originariamente Scritto da DR. MORTE
                    Un cervello limitato contiene una quantità illimitata di idiozie.

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                      #11
                      We we non rovinare il topic... Aprine uno a parte con titolo "1908 nick di merda" se vuoi...

                      Raus

                      A domani per altre leggende...

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                        #12
                        Giacinto Facchetti
                        Condottiero dentro e fuori dal campo




                        Sono passati tanti anni dal giorno in cui Helenio Herrera, guardando una prova non soddisfacente di un terzino, disse: "Questo ragazzo sará una colonna fondamentale della mia Inter". Lo spilungone bergamasco Giacinto Facchetti, nato a Treviglio il 18 luglio 1942, era al suo esordio assoluto in serie A, (21 maggio 1961, Roma-Inter 0-2). Non aveva convinto troppo, ma quella profezia si riveló abbastanza azzeccata, e una volta inserito nel meccanismo d'orologio che erano i nerazzurri, vide pentirsi i critici.

                        Alla Trevigliese dei suoi esordi Giacinto Facchetti non era terzino, bensí attaccante, ma una volta arrivato in nerazzurro il Mago lo piazzó in difesa. Il dono della sua antica posizione, lo scatto, era l'arma in piú che cercava: un terzino diventato all'improvviso ala, avanzando fino alla porta rivale.
                        Inatteso goleador oltre che forte nei recuperi, Facchetti si fece un nome prestissimo nella compagine milanese ed inscrisse il proprio nome in tutte le prodezze degli anni d'oro della Grande Inter.

                        Senza paura di sbagliare, chiunque poteva dire che per il ruolo di laterale sinistro c'era un Prima e un Dopo Facchetti. Infatti, la sua ascesa fu presa in considerazione presto per il nuovo Commisario Tecnico Edmondo Fabbri, che lo chiamò per le qualificazioni della Coppa Europea di Nazioni il 27 marzo 1963 contro la Turchia ad Istambul (vinse l'Italia per 1-0). Per il primo gol dovette aspettare 20 mesi, sbloccando il risultato al primo minuto della gara ad eliminazione con la Finlandia, finita 6-1 per gli azzurri.

                        L'annata 1963 con l'Inter fu speciale. Il terzino bergamasco ricevette lodi in tutte le lingue. Nascono forti perplessitá per il suo impiego in nazionale in un ruolo difensivo, dove la velocitá viene dosata in ben altra maniera.
                        La mobilitá che Fabbri si auspicava dai suoi terzini in Nazionale, e che Facchetti aveva, non arrivó, principalmente perché i primi due anni in maglia azzurra non significarono per lui la grande svolta che molti si aspettavano.
                        La novitá della sua posizione gli fa soffrire una strana dualitá con Sandro Mazzola, se uno dei due non segna, si comincia a parlare di crisi. Come se non bastasse questo tormentone, i rapporti tra lui e Fabbri si incrinano.

                        Scoppia tutto dopo la prima amichevole, giá ottenuti i biglietti per l'Inghilterra. Era il momento propizio per far sí che il gruppo interista passasse proprio allora al contrattacco. Il CT sosteneva di non poter trapiantare un modulo senza il giocatore cardine - Suárez - e i giocatori (Corso e Facchetti in primis) lamentavano le scelte del tecnico romagnolo.

                        "Il vero calcio italiano é quello dell'Inter e non quello della Nazionale italiana", apre i fuochi alla stampa francese un - a dir poco - insoddisfatto Facchetti, che spiega non aver realizzato reti, sua specialitá cardine "perché il signore Fabbri ci proibisce di andare avanti. Lui vuole solo pareggiare, e con i soli pareggi non arriveremmo da nessuna parte in Inghilterra".

                        Profetiche parole. "Giacinto Magno", come lo chiamó il grande giornalista Gianni Brera, ebbe dura vita ai mondiali inglesi, specialmente di fronte al russo Cislenko, l'ala che segnó la rete della vittoria dell'Urss, e non meno contro i coreani. Si macchia cosí della caduta sportiva piú vergognosa del calcio italiano, ma anche questa volta risorge. Dopo la Corea diviene capitano a soli 24 anni e riprende con la solita forza la strada.

                        Mentre l'Inter nel 1967 andava incontro a Mantova e falliva a conquistare una storica tripletta, Facchetti avanzava verso la gloria mondiale. E se qualcuno prima dubitava del suo ruolo, e parlava di crisi e della cosidetta "alimentazione di guerra", presto dovette ricredersi. La rivincita giungerà sotto forma della prima Coppa Europea di Nazioni vinta dall'Italia (1968).

                        Una Coppa segnata dall'azzardo, una semifinale giocata sul lancio della monetina che Facchetti stesso scelse. Capitano nel bene e nel male, dunque, è tra i giocatori di rilievo ad aver giocato in tutte e tre le Nazionali: Giovanile, B (1 partita ognuna) e naturalmente A.

                        In Messico, tre anni dopo, sembrava la volta buona per mettersi in mostra. Smarrito all'inizio come la maggioranza degli azzurri per la altezza, pressione e caldo, via via il suo gioco andò migliorando, e anche se la finalissima lo vide con il solito "animus pugnandi", finì con un 4-1 sfavorevole agli azzurri, ma con l'orgoglio rifatto.
                        Anni dopo ricorderà: "Mi volevano condannare all'ergastolo quando la Corea ci sconfisse in Inghilterra, e quattro anni dopo, quando vincemmo sulla Germania per 4 a 3 in Messico, raggiungendo la finale con i brasiliani, la polizia dovette fare un operazione di sicurezza per evitare che i tifosi prendessero mia moglie per portarci in trionfo. Comunque, fra i tanti difetti che ha, il calcio é una delle poche cose che all'estero fa parlar bene degli italiani".

                        La Vecchia Guardia interista chiude il ciclo di Herrera: vincerà uno scudetto con Invernizzi nel 1971 ma non sarà mai lo stesso. Giacinto ammira il Mago oltre ogni limite: la visione e la competenza del suo allenatore lo esaltano. Ne diventa amico, ne canta le imprese, resta affascinato della maniera di affacciarsi al gioco.

                        E Facchetti si avvia alla ripartenza. I Mondiali di Germania sono il suo canto del cigno, attorno a lui, all'Inter e nella Nazionale i compagni di molte battaglie vanno via oppure si ritirano. E lui resta, consapevole di poter ancora smentire chi lo definisce vecchio e finito.

                        Nella metà degli anni '70, Facchetti chiede a Suárez - diventato allenatore dell'Inter - di provare a farlo giocare da libero. Lo spagnolo resta convinto delle qualità del suo antico compagno: un libero mobile, plastico, un po' troppo "cavalleresco" per i suoi gusti ma infine un grande libero. In questa veste riconquista il posto di diritto e, incredibilmente, ritorna in Nazionale per arrivare al suo quarto mondiale.

                        Qui arriva la tragedia. Giocando per l'Inter Facchetti s'infortuna e, stringendo i denti, torna, anche se non in piena forma. Quando Enzo Bearzot chiama i 22 per andare in Argentina, in un atto di grande uniltà e sincerità sportiva, il capitano gli fa sapere di non essere in condizioni ideali e chiede al tecnico di scegliere un altro al posto suo.
                        Facchetti andò ugualmente, come dirigente accompagnatore. L'Italia arrivò quarta.

                        Il 16 novembre 1977, con 94 partite da capitano azzurro, Giacinto Facchetti lascia la Nazionale con questo record, che verrà poi superato solo da Dino Zoff e Paolo Maldini.
                        L'addio per l'Inter arriva il 7 maggio 1978, vincendo 2-1 sul Foggia: nell'arco della sua pulitissima carriera Facchetti è stato espulso una sola volta. Inizia la carriera di dirigente; lascia l'Inter solo per fare il vicepresidente all'Atalanta, poi torna al suo grande amore.

                        Ricopre ruoli di dirigente accompagnatore, o di rappresentanza all'estero. Il progetto di Helenio Herrera di farlo diventare l'allenatore dell'Inter con lui come direttore tecnico non avrà fortuna.

                        Diviene rappresentante all'estero dell'Inter, poi vicepresidente dell'Atalanta. Torna a Milano nella società nerazzurra durante la presidenza di Massimo Moratti con il ruolo di direttore generale.

                        Viene nominato vicepresidente dopo la morte di Peppino Prisco ed infine Presidente a partire dal mese di gennaio 2004, dopo le dimissioni di Massimo Moratti.

                        Da qualche mese malato Facchetti è morto il 4 settembre 2006.



                        [youtube]MP7cgj9sZ3Q[/youtube]

                        [youtube]N6vGNatPAvw[/youtube]

                        [youtube]FC0ZRqPe8DA[/youtube]

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                        • epico
                          L'informatore Esoterico
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                          #13
                          veramente in questo topic dovevo postare solo io...1908 chi ti ha dato il permesso ?...ma vabbe' a sto punto continua tu mi ritiro.

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                          • eremita
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                            Originariamente Scritto da epico Visualizza Messaggio
                            veramente in questo topic dovevo postare solo io...1908 chi ti ha dato il permesso ?...ma vabbe' a sto punto continua tu mi ritiro.
                            epico ti amo
                            lo psicofarmaco


                            Originalmente inviato da Albe
                            no passera no party !

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                              Originariamente Scritto da epico Visualizza Messaggio
                              veramente in questo topic dovevo postare solo io...1908 chi ti ha dato il permesso ?...ma vabbe' a sto punto continua tu mi ritiro.
                              ***** pubblica allora... Era in terza pagina dovresti ringraziarmi, ti sto salvando da un flop sicuro

                              PS: A parte le cazzate: ti da fastidio?
                              Mi avete preso in simpatia in sto forum: da una parte mi date dell'alcolizzato, uno che mi dice che il mio è un nick del ***** e tu... Ho iniziato alla grande
                              Last edited by 1908; 30-07-2007, 23:10:29.

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