Corona: "Ostaggio dello Stato"
Fotografo esce dal carcere
"Per 80 giorni mi sono sentito ostaggio dello stato e vittima di quel Talebano di Woodcock che voleva solo fama e popolarità". Queste le prime parole di Fabrizio Corona, il fotografo al centro dell'inchiesta scandalo su Vallettopoli subito dopo aver lasciato il carcere di San Vittore. Il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi, ha concesso gli arresti domiciliari a Corona, che era detenuto da tre mesi nel penitenziario del capoluogo lombardo.
"Quello che ho subito in questi 80 giorni da parte di tutti, ma in particolare della Procura di Potenza, è vergognoso...Ma tra poco sarò libero e allora dirò le mie verità e saranno cavoli amari". E' un Fabrizio Corona che sembra esplodere dalla rabbia quello che varca il portone della carraia del penitenziario di San Vittore per entrare nella Bentley scura e raggiungere la sua abitazione in largo La Foppa dove, su ordine del gip di Potenza, dovrà restare agli arresti domiciliari
Pantaloni scuri, canotta scura, capelli raccolti, Corona si lascia circondare da una piccola folla di telecamere e fotografi e quasi grida quello che probabilmente ha pensato per tutto il giorno, cioé la sua rabbia in particolare per la Procura di Potenza e il pm John Woodcock. "Voglio ringraziare tre persone - ha poi aggiunto Corona - il pm Frank Di Maio, unica persona seria e onesta che ho incontrato in questi 80 giorni; mia madre per tutto quello che ha fatto; mio padre che mi ha protetto da lassù e mi ha dato la forza per resistere. Ora vado a casa da mio figlio che per 80 giorni è stato privato ingiustamente del padre".
Poi Fabrizio Corona ha concluso il suo sfogo davanti ai giornalisti e alle telecamere, ed è salito sulla macchina degli avvocati Giuseppe Strano Tagliareni e Manuela Marcassoli. Quest'ultima si è dichiarata molto soddisfatta per l'uscita dal carcere del suo assistito e ha sottolineato che gli arresti domiciliari a cui è sottoposto Corona permangono per la sola decisione dei giudici di Potenza, dopo che i giudici di Roma hanno revocato gli arresti domiciliari.
Fotografo esce dal carcere
"Per 80 giorni mi sono sentito ostaggio dello stato e vittima di quel Talebano di Woodcock che voleva solo fama e popolarità". Queste le prime parole di Fabrizio Corona, il fotografo al centro dell'inchiesta scandalo su Vallettopoli subito dopo aver lasciato il carcere di San Vittore. Il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi, ha concesso gli arresti domiciliari a Corona, che era detenuto da tre mesi nel penitenziario del capoluogo lombardo.
"Quello che ho subito in questi 80 giorni da parte di tutti, ma in particolare della Procura di Potenza, è vergognoso...Ma tra poco sarò libero e allora dirò le mie verità e saranno cavoli amari". E' un Fabrizio Corona che sembra esplodere dalla rabbia quello che varca il portone della carraia del penitenziario di San Vittore per entrare nella Bentley scura e raggiungere la sua abitazione in largo La Foppa dove, su ordine del gip di Potenza, dovrà restare agli arresti domiciliari
Pantaloni scuri, canotta scura, capelli raccolti, Corona si lascia circondare da una piccola folla di telecamere e fotografi e quasi grida quello che probabilmente ha pensato per tutto il giorno, cioé la sua rabbia in particolare per la Procura di Potenza e il pm John Woodcock. "Voglio ringraziare tre persone - ha poi aggiunto Corona - il pm Frank Di Maio, unica persona seria e onesta che ho incontrato in questi 80 giorni; mia madre per tutto quello che ha fatto; mio padre che mi ha protetto da lassù e mi ha dato la forza per resistere. Ora vado a casa da mio figlio che per 80 giorni è stato privato ingiustamente del padre".
Poi Fabrizio Corona ha concluso il suo sfogo davanti ai giornalisti e alle telecamere, ed è salito sulla macchina degli avvocati Giuseppe Strano Tagliareni e Manuela Marcassoli. Quest'ultima si è dichiarata molto soddisfatta per l'uscita dal carcere del suo assistito e ha sottolineato che gli arresti domiciliari a cui è sottoposto Corona permangono per la sola decisione dei giudici di Potenza, dopo che i giudici di Roma hanno revocato gli arresti domiciliari.
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