Ho avuto un'educazione molto rigida. Soprattutto a causa di mia madre. Vi racconto un episodio per rendervi l'idea della durezza della mia ferrea genitrice. Avrò avuto sei anni quando mia madre mi cacciò di casa perchè mi sedetti a tavola per cena senza il Rolex. Avevo il MiniDaytona, e me l'ero scordato sul comodino della mia cameretta di centotrenta metri quadri. Lei non disse una parola: mi prese per un orecchio e mi sbattè fuori. E' stata un'esperienza che mi ha segnato profondamente: afflitto e vagando senza meta, arrivai nella Foresta Nera dove trascorsi la notte, con i lupi che ululavano. Ancora oggi, quando sento l'inizio di thriller di Michael Jackson, mi vengono i brividi. Come spesso capita in tutte le famiglie, a fianco di un genitore duro e rigido ce ne sta sempre uno più permissivo. Nel mio caso, il ruolo di quello che mi viziava l'ha sempre avuto mio padre. Era lui che di sera veniva a rimboccarmi le coperte di seta ricamate in oro zecchino, lui ad accompagnarmi all'asilo tutte le mattine con la limousine, lui a consolarmi quando mi sbucciavo le ginocchia cadendo dal triciclo-chopper della Harley Davidson. La volta che mi è caduto il primo dentino, è stato lui a dirmi di metterlo sotto al cuscino, perchè sarebbe arrivato il topolino a lasciarmi i soldini. Che gioia la mattina dopo quando, con la mia enorme sorpresa, trovai una busta con cinquecentomila franchi in banconote di piccolo taglio.
W d M
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