-da "il lupo della steppa": "con la sua luce disperata illuminava non solo la persona del frivolo oratore, ironizzava e liquidava la situazione del momento, l' attesa e l' umore del pubblico, il titolo un po' presuntuoso della conferenza annunciata... l' occhiata del lupo della steppa trapassava tutta la nostra epoca, tutto questo lavorio affaccendato, tutta la smania di arrivare, la vanità... quello sguardo diceva -Vedi come siamo scimmiotti! Ecco come è fatto l' uomo!-"
ecco... quello che mi disturba è la mancanza di un senso altro dall' utilità e dal contingente. Gli uomini lavorano, si accoppiano, mangiano; le vecchie camminano nelle strade con il bavero stretto alla gola e d'estate spingono i passeggini nel parco, e tutto ciò è solo per sè: per sè perchè indifferente a "l' altro", che diventa quindi estraneo, altro da noi, e, soprattutto perchè, in questo succedersi di gesti e di giorni, non vi è alcuno scopo simbolico, metafisico o morale. E solo il simbolico e il metafisico sono valori: morali in quanto universali e universali perchè, collocandosi il loro senso al di fuori di noi, oltre i ristretti limiti della necessità individuale e biologica, tali valori divengono accessibile a tutti.
-cosa c'è di immorale nel vivere "per sè"? io dico che vivere per sè è immorale perchè chi bada al proprio benessere, alla propria necessità, alla propria vita, inevitabilmente riversa al di fuori di sè, sugli altri, le scorie dell' inutilità.
e da qui ogni cosa: rubare, uccidere, tradire l' amore o anche solo gettare una carta in terra, tutte queste sono scorie d' inutilità.
è come dire "il tuo benessere, la tua vita, il tuo amore non mi servono più, quindi li distruggo"
perchè in questo gioco di scimmie conta solo ciò che conta per sè
-quando è morto Argo gli ho costruito la cassa e l' ho fatta più larga di quello che serviva: volevo che stesse comodo, che potesse riposare ben disteso, e quando il giardiniere senza saperlo ha calpestato il terreno sotto cui è sepolto ho avuto una crisi di nervi...
fino a questo punto neghiamo la morte? io lo so che non lo vedrò mai più, ma se penso che il suo corpo ora è lì sotto a decomporsi, questo mi fa male.
Come sono strane le cose che a volte facciamo! il babbo aveva dei peli tra le sopracciglia, ma non gli importava niente di toglierli... 10 minuti dopo la sua morte mi sono ritrovato con le pinzette in mano, quasi felice di strappare finalmente quei peli...
e il neo che aveva sulla schiena... Io lo so che il babbo è morto, ma se provo a pensare che quel neo non esiste più, io non ci riesco...
nei mesi prima che morisse parlavamo a volte delle vacanze e di cosa avrebbe fatto quando sarebbe andato in pensione, e poi restavamo in silenzio, e ci guardavamo, e lo sapevamo benissimo che non ci sarebbe stata mai più alcuna vacanza per lui, alcuna pensione...
ecco... quello che mi disturba è la mancanza di un senso altro dall' utilità e dal contingente. Gli uomini lavorano, si accoppiano, mangiano; le vecchie camminano nelle strade con il bavero stretto alla gola e d'estate spingono i passeggini nel parco, e tutto ciò è solo per sè: per sè perchè indifferente a "l' altro", che diventa quindi estraneo, altro da noi, e, soprattutto perchè, in questo succedersi di gesti e di giorni, non vi è alcuno scopo simbolico, metafisico o morale. E solo il simbolico e il metafisico sono valori: morali in quanto universali e universali perchè, collocandosi il loro senso al di fuori di noi, oltre i ristretti limiti della necessità individuale e biologica, tali valori divengono accessibile a tutti.
-cosa c'è di immorale nel vivere "per sè"? io dico che vivere per sè è immorale perchè chi bada al proprio benessere, alla propria necessità, alla propria vita, inevitabilmente riversa al di fuori di sè, sugli altri, le scorie dell' inutilità.
e da qui ogni cosa: rubare, uccidere, tradire l' amore o anche solo gettare una carta in terra, tutte queste sono scorie d' inutilità.
è come dire "il tuo benessere, la tua vita, il tuo amore non mi servono più, quindi li distruggo"
perchè in questo gioco di scimmie conta solo ciò che conta per sè
-quando è morto Argo gli ho costruito la cassa e l' ho fatta più larga di quello che serviva: volevo che stesse comodo, che potesse riposare ben disteso, e quando il giardiniere senza saperlo ha calpestato il terreno sotto cui è sepolto ho avuto una crisi di nervi...
fino a questo punto neghiamo la morte? io lo so che non lo vedrò mai più, ma se penso che il suo corpo ora è lì sotto a decomporsi, questo mi fa male.
Come sono strane le cose che a volte facciamo! il babbo aveva dei peli tra le sopracciglia, ma non gli importava niente di toglierli... 10 minuti dopo la sua morte mi sono ritrovato con le pinzette in mano, quasi felice di strappare finalmente quei peli...
e il neo che aveva sulla schiena... Io lo so che il babbo è morto, ma se provo a pensare che quel neo non esiste più, io non ci riesco...
nei mesi prima che morisse parlavamo a volte delle vacanze e di cosa avrebbe fatto quando sarebbe andato in pensione, e poi restavamo in silenzio, e ci guardavamo, e lo sapevamo benissimo che non ci sarebbe stata mai più alcuna vacanza per lui, alcuna pensione...
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