è stato grande è stato bellissimo
Nietzsche,Umano troppo umano,dalla prefazione.
<< Si può presumere che, uno spirito nel quale il tipo del "libero spirito" sia destinato a giungere a piena e dolcissima maturazione, abbia avuto il suo evento decisivo in una grande separazione, e che esso prima apparisse uno spirito tanto più legato e costretto per sempre al suo cantuccio e alla sua colonna. Che cosa lega più saldamente? Quali vincoli è quasi impossibile infrangere? Per uomini di specie alta ed eletta saranno i doveri: il rispetto, che è proprio della gioventù, il timore e la sensibilità per ciò che è da sempre venerato e ritenuto degno, la gratitudine per il terreno da cui sono cresciuti, per la mano di chi li ha guidati, per il santuario dove hanno imparato a pregare - i loro stessi movimenti più alti li legheranno nel modo più saldo, li obbligheranno nel modo più duraturo. Per simili incatenati la grande liberazione giunge improvvisa, come una scossa di terremoto: a un tratto la giovane anima viene scossa, strappata via, divelta - né capisce essa stessa cosa stia succedendo. Un impulso e un impeto la dominano e divengono per lei come l'ordine di un padrone; si destano una volontà, un desiderio di andar via, non importa dove, ad ogni costo; una prepotente, pericolosa avidità di conoscere un mondo mai scoperto arde e divampa in tutti i suoi sensi. "Piuttosto morire che vivere qui", dice una voce imperiosa e seducente: e questo "qui", questo "a casa" è tutto quello che sinora la giovane anima ha amato! Una paura e una diffidenza improvvisa verso ciò che amava, un lampo di disprezzo verso quel che per essa significava "dovere", un desiderio ribelle, arbitrario, vulcanicamente irruente di partire, (...) forse un gesto e uno sguardo sacrileghi indietro, verso ciò che essa finora aveva venerato e amato, forse un rossore di vergogna per quello che ha appena fatto, e insieme un'esultanza per averlo fatto, un ebbro, esultante brivido interiore nel quale si rivela una vittoria - una vittoria? Su che cosa? Su chi? Una vittoria enigmatica, ricca di domande, problematica, ma pur sempre la prima vittoria: simili cose brutte e dolorose appartengono alla storia della grande liberazione. Questa prima esplosione di forza e di volontà di autodeterminazione, di auto-posizione di valori, questo volere una volontà libera, è allo stesso tempo anche una malattia che può distruggere l'uomo: e questa malattia si esprime nei selvaggi tentativi e bizzarrie con cui l'affrancato, il liberato, cerca ora di dimostrare a se stesso la propria signoria sulle cose! (...)
Da questo morboso isolamento, dal deserto di tanti anni di esperimenti, ancora lungo è il cammino per giungere a quella enorme e dirompente sicurezza e salute, che non può fare a meno della stessa malattia, come strumento ed esca della conoscenza; per giungere a quella matura libertà dello spirito che è dominio di sé e disciplina del cuore e insieme la via per molti ed opposti modi di pensare. (...) In mezzo vi stanno lunghi anni di convalescenza, anni pieni di variopinte trasformazioni, dall'incanto doloroso, dominati e guidati da una tenace volontà di guarigione che spesso già osa prender l'abito della salute. (...)
Un passo avanti nella guarigione: e lo spirito libero si accosta di nuovo alla vita, anche se lentamente, quasi a malincuore, con diffidenza. Intorno a lui tutto torna ad essere più caldo, più solare; il sentimento di sé e degli altri si acuisce, e brezze di ogni sorta spirano in lui. Ha quasi la sensazione che solo ora i suoi occhi si aprano a ciò che è vicino. E' stupito, e si siede in silenzio: dov'era dunque? Queste cose vicine e vicinissime, come gli appaiono mutate! Di quale lanugine e incanto si sono rivestite nel frattempo! Egli volge indietro lo sguardo con riconoscenza - riconoscenza per le sue peregrinazioni, per la sua durezza ed autoestraneamento, per il suo guardar lontano e i suoi voli d'uccello nelle fredde altezze. Quanto è bene che non sia rimasto sempre "a casa", sempre "presso di sé", come un timido ottuso e perdigiorno! Egli è stato fuori di sé: non v'è dubbio. Solo ora egli vede se stesso, e quali sorprese non vi scopre! Quali brividi mai provati! (...)
E, parlando seriamente: è una cura radicale contro ogni pessimismo (che com'è noto, è il cancro dei vecchi idealisti e dei bugiardi) ammalarsi nel modo di questi spiriti liberi, restar lungamente malati e poi, ancor più lentamente, più lentamente, ritornar sani, o meglio più sani.
In quel periodo può infine accadere, tra i bagliori improvvisi di una salute ancora irruente e capricciosa, che allo spirito libero, sempre più libero, si cominci a svelare il mistero di quella liberazione, che sino a quel momento aveva atteso, oscuro, problematico e quasi intoccabile, nella sua memoria. Se a lungo egli quasi non aveva osato chiedersi "Perchè così isolato, così solo, rinunciando a tutto quanto veneravo, persino alla disperazione? Perchè questa durezza, questa diffidenza, questo odio delle mie stesse virtù?" - ora osa, e interroga a voce spiegata, e già ode qualcosa di simile ad una risposta. "Dovevi diventare signore di te, signore delle tue virtù. Prima esse ti dominavano: ora possono solo essere uno strumento in mano tua, accanto ad altri strumenti. Dovevi acquisire potere sui tuoi pro e contro, e imparare a innestarli e dininnestarli a seconda del tuo scopo interiore. (...) Dovevi imparare a capire la necessaria ingiustizia insita in ogni pro e contro, l'ingiustizia come elemento inscindibile della vita, e la vita stessa come condizionata dalla visione prospettica, e dalla sua ingiustizia". (...)
In siffatto modo lo spirito libero da risposta circa l'enigma della sua liberazione (...) >>
Nietzsche,Umano troppo umano,dalla prefazione.
<< Si può presumere che, uno spirito nel quale il tipo del "libero spirito" sia destinato a giungere a piena e dolcissima maturazione, abbia avuto il suo evento decisivo in una grande separazione, e che esso prima apparisse uno spirito tanto più legato e costretto per sempre al suo cantuccio e alla sua colonna. Che cosa lega più saldamente? Quali vincoli è quasi impossibile infrangere? Per uomini di specie alta ed eletta saranno i doveri: il rispetto, che è proprio della gioventù, il timore e la sensibilità per ciò che è da sempre venerato e ritenuto degno, la gratitudine per il terreno da cui sono cresciuti, per la mano di chi li ha guidati, per il santuario dove hanno imparato a pregare - i loro stessi movimenti più alti li legheranno nel modo più saldo, li obbligheranno nel modo più duraturo. Per simili incatenati la grande liberazione giunge improvvisa, come una scossa di terremoto: a un tratto la giovane anima viene scossa, strappata via, divelta - né capisce essa stessa cosa stia succedendo. Un impulso e un impeto la dominano e divengono per lei come l'ordine di un padrone; si destano una volontà, un desiderio di andar via, non importa dove, ad ogni costo; una prepotente, pericolosa avidità di conoscere un mondo mai scoperto arde e divampa in tutti i suoi sensi. "Piuttosto morire che vivere qui", dice una voce imperiosa e seducente: e questo "qui", questo "a casa" è tutto quello che sinora la giovane anima ha amato! Una paura e una diffidenza improvvisa verso ciò che amava, un lampo di disprezzo verso quel che per essa significava "dovere", un desiderio ribelle, arbitrario, vulcanicamente irruente di partire, (...) forse un gesto e uno sguardo sacrileghi indietro, verso ciò che essa finora aveva venerato e amato, forse un rossore di vergogna per quello che ha appena fatto, e insieme un'esultanza per averlo fatto, un ebbro, esultante brivido interiore nel quale si rivela una vittoria - una vittoria? Su che cosa? Su chi? Una vittoria enigmatica, ricca di domande, problematica, ma pur sempre la prima vittoria: simili cose brutte e dolorose appartengono alla storia della grande liberazione. Questa prima esplosione di forza e di volontà di autodeterminazione, di auto-posizione di valori, questo volere una volontà libera, è allo stesso tempo anche una malattia che può distruggere l'uomo: e questa malattia si esprime nei selvaggi tentativi e bizzarrie con cui l'affrancato, il liberato, cerca ora di dimostrare a se stesso la propria signoria sulle cose! (...)
Da questo morboso isolamento, dal deserto di tanti anni di esperimenti, ancora lungo è il cammino per giungere a quella enorme e dirompente sicurezza e salute, che non può fare a meno della stessa malattia, come strumento ed esca della conoscenza; per giungere a quella matura libertà dello spirito che è dominio di sé e disciplina del cuore e insieme la via per molti ed opposti modi di pensare. (...) In mezzo vi stanno lunghi anni di convalescenza, anni pieni di variopinte trasformazioni, dall'incanto doloroso, dominati e guidati da una tenace volontà di guarigione che spesso già osa prender l'abito della salute. (...)
Un passo avanti nella guarigione: e lo spirito libero si accosta di nuovo alla vita, anche se lentamente, quasi a malincuore, con diffidenza. Intorno a lui tutto torna ad essere più caldo, più solare; il sentimento di sé e degli altri si acuisce, e brezze di ogni sorta spirano in lui. Ha quasi la sensazione che solo ora i suoi occhi si aprano a ciò che è vicino. E' stupito, e si siede in silenzio: dov'era dunque? Queste cose vicine e vicinissime, come gli appaiono mutate! Di quale lanugine e incanto si sono rivestite nel frattempo! Egli volge indietro lo sguardo con riconoscenza - riconoscenza per le sue peregrinazioni, per la sua durezza ed autoestraneamento, per il suo guardar lontano e i suoi voli d'uccello nelle fredde altezze. Quanto è bene che non sia rimasto sempre "a casa", sempre "presso di sé", come un timido ottuso e perdigiorno! Egli è stato fuori di sé: non v'è dubbio. Solo ora egli vede se stesso, e quali sorprese non vi scopre! Quali brividi mai provati! (...)
E, parlando seriamente: è una cura radicale contro ogni pessimismo (che com'è noto, è il cancro dei vecchi idealisti e dei bugiardi) ammalarsi nel modo di questi spiriti liberi, restar lungamente malati e poi, ancor più lentamente, più lentamente, ritornar sani, o meglio più sani.
In quel periodo può infine accadere, tra i bagliori improvvisi di una salute ancora irruente e capricciosa, che allo spirito libero, sempre più libero, si cominci a svelare il mistero di quella liberazione, che sino a quel momento aveva atteso, oscuro, problematico e quasi intoccabile, nella sua memoria. Se a lungo egli quasi non aveva osato chiedersi "Perchè così isolato, così solo, rinunciando a tutto quanto veneravo, persino alla disperazione? Perchè questa durezza, questa diffidenza, questo odio delle mie stesse virtù?" - ora osa, e interroga a voce spiegata, e già ode qualcosa di simile ad una risposta. "Dovevi diventare signore di te, signore delle tue virtù. Prima esse ti dominavano: ora possono solo essere uno strumento in mano tua, accanto ad altri strumenti. Dovevi acquisire potere sui tuoi pro e contro, e imparare a innestarli e dininnestarli a seconda del tuo scopo interiore. (...) Dovevi imparare a capire la necessaria ingiustizia insita in ogni pro e contro, l'ingiustizia come elemento inscindibile della vita, e la vita stessa come condizionata dalla visione prospettica, e dalla sua ingiustizia". (...)
In siffatto modo lo spirito libero da risposta circa l'enigma della sua liberazione (...) >>