Il massmediologo Mario Morcellini ad Affari: l'Inter ha ereditato l'antipatia che aveva la Juve della Triade
Sabato 24.03.2007 09:00
Di Giordano Brega L'Inter sta dominando un campionato quasi perfetto. Calcio spettacolo e vittorie a raffica, mentre cadono record su record. Eppure non mancano segnali di nervosismo tra squadra e società: dal gesto dell'ombrello di Moratti al battibecco con il tifoso dello stesso patron (che ha comunque mantenuto sil suo grande aplomb anche in quell'occasione). Senza dimenticare la rissa di Valencia che ha visto protagonisti alcuni giocatori nerazzurri. Cos'accade a questa "Pazza Inter"? Rischia di diventare una squadra antipatica?
Affari lo ha chiesto a un grande mass-mediologo, Mario Morcellini (presidente della Facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma):
"Intanto premetto che l'Inter è reduce da una serie di situazioni che potremmo quasi definire storiche. In precedenza si erano verificati investimenti molto esosi con risultati decisamente deludenti. Il passaggio a un rapporto costi-benefici così vantaggioso come quello di quest'anno, paradossalmente invece che risolvere la dissonanza sembra quasi aumentare la frustrazione".
Bettega, Giraudo e Moggi: la Triade della Juventus (AP) In che senso?
"Nonostante la classe di Massimo Moratti - difficile negare che quest'uomo non si sia caratterizzato per una grande pazienza - sembra quasi che non siano stati pronti a questo rovesciamento della sorte. Poi c'è una seconda osservazione di tutt'altro ordine da fare...".
A cosa si riferisce?
"L'Inter nonostante il numero di tifosi che ha non è certamente una squadra molto simpatica. Non lo è stata quasi mai, perché ogni volta i suoi cicli sono stati arroganti. Pensiamo a quello di Helenio Herrera, che era certamente un personaggio molto brusco. Colpisce che, in questa vicenda in cui la società nerazzurra recupera su tutti i fronti e sembra l'ammazza-campionati, c'è sempre qualche serpente, qualche veleno che ci si mette. Come se godesse di cattiva stampa. Certo bisogna sempre ricordare il luogo comune noto a tutti che i vincitori non sono simpatici..."
Però è strano questo cambiamento così repentino in pochi mesi. Fino all'anno scorso di parlava tanto della Juve della Triade etichettata come antipatica. Mentre i nerazzurri erano uno po' come Paperino che perde ma raccoglie simpatie. Improvvisamente si è ribaltato tutto. Basta questo scudetto per spiegarlo?
"Beh, come detto, da un lato i climi di simpatia del calcio sono strettamente legati alla garanzia che non devi vincere. Ma c'è un secondo elemento curioso in questa vicenda. E' come se la storia di calciopoli avesse rotto per molti versi l'incantesimo della fiducia. Nel calcio un po' si sparlava degli arbitri, ma alla fine si contava sul fatto che l'architrave del sistema fosse comunque legata al merito e al gioco. Ora la diffidenza è diventata la prima delle reazioni possibili nei confronti del calcio. Una brutta situazione".
E quell'antipatia che gravitava sulla Triade è stata ereditata per osmosi dall'Inter di Moratti...
"E' andata proprio così, l'idea è che chi vince non lo fa per merito. Lo fa perchè è più ricco, argomento culturalmente inaccettabile in Italia. E' però curioso che questo discorso non riguardi prevalentemente Berlusconi, che ha fatto delle ricchezza la pietra di paragone. Basti pensare che alla crisi di quest'anno ha reagito al motto di 'adesso ci penso io'. Ed subito è arivato il colpo di Ronaldo".
Massimo Moratti, il patron anche nei momenti più tesi
non perde comunque mai il suo aplomb (AP) Un grande colpo mediatico fatto al momento giusto. Quindi il patron rossonero malgrado abbia conquistato molte vittorie, a differenza di tanti altri finisce per suscitare comunque pià simpatia in campo calcistico?
"Che il calcio sia diventato business Berlusconi lo esemplifica in modo quasi carnale. E quando uno fa così - anche se non credo sia stato il primo - gli altri sono tenuti a costruire comportamenti adeguati. Mi spiego meglio...". Prego...
"C'è stato un problema drammatico di modificazione complessiva del mondo del calcio sotto l'impeto di Berlusconi e, sottolineo, non solo di lui. Rispetto a quanto lui ha cambiato il calcio, non ottiene l'antipatia conseguente".
Tornando all'Inter la figura di Mancini, mediaticamente come viene percepita?
"Quest'uomo è un enigma. Trovo che fosse molto interessante negli anni di Firenze: carattrizzato da acutezza e da una curiosa capacità di rimanenere un personaggio con un suo stile. In un mercato in cui lo stile non è merce molto negoziabile. Mi sembra che anche lui abbia patito il passaggio al successo. Non sono in grado di dare una definizione fino in fondo, ma credo che non coaguli molta simpatia".
C'è un personaggio in questa Inter che invece va controcorrente e attira benevolenza?
"Sicuramente uno come Lele Oriali. La sua vita da mediano finisce per conquistare maggiormente la simaptia".
E tra i giocatori qualcuno spicca?
"Ibrahimovich è la grande sorpresa, anche comunicativa".
Malgrado paradossalmente non parli un italiano straordinario...
"A volte la mancanza di congiuntivi fa comunque simpatia. Il guaio è che qualche volta i congiuntivi non mancano solo agli stranieri...".
Facendo un ragionamento più complessivo è comunque innegabile che il calcio sia un mondo a parte nell'approccio dell'uomo della strada...
"Certo. Sul calcio si abbreviano le sequenze logiche - quelle che usiamo ad esempio per la politica - e si passa subito all'estremo. E' un fenomeno impressionante. Il calcio fa pensare al traffico".
In che senso?
"Nel traffico noi diamo il peggio di quello che siamo. Esattamente la stessa cosa facciamo nel calcio. Quel minimo di mediazione culturale che ci impone un comportamento competente, sotto l'alibi del tifo come del guscio automobilistico, viene meno. In fondo non riusciamo neanche a capire come succeda: ma sappiamo bene che osservare uno di noi nel traffico significa farsi una cattiva idea di lui".
Sabato 24.03.2007 09:00
Di Giordano Brega L'Inter sta dominando un campionato quasi perfetto. Calcio spettacolo e vittorie a raffica, mentre cadono record su record. Eppure non mancano segnali di nervosismo tra squadra e società: dal gesto dell'ombrello di Moratti al battibecco con il tifoso dello stesso patron (che ha comunque mantenuto sil suo grande aplomb anche in quell'occasione). Senza dimenticare la rissa di Valencia che ha visto protagonisti alcuni giocatori nerazzurri. Cos'accade a questa "Pazza Inter"? Rischia di diventare una squadra antipatica?
Affari lo ha chiesto a un grande mass-mediologo, Mario Morcellini (presidente della Facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma):
"Intanto premetto che l'Inter è reduce da una serie di situazioni che potremmo quasi definire storiche. In precedenza si erano verificati investimenti molto esosi con risultati decisamente deludenti. Il passaggio a un rapporto costi-benefici così vantaggioso come quello di quest'anno, paradossalmente invece che risolvere la dissonanza sembra quasi aumentare la frustrazione".

"Nonostante la classe di Massimo Moratti - difficile negare che quest'uomo non si sia caratterizzato per una grande pazienza - sembra quasi che non siano stati pronti a questo rovesciamento della sorte. Poi c'è una seconda osservazione di tutt'altro ordine da fare...".
A cosa si riferisce?
"L'Inter nonostante il numero di tifosi che ha non è certamente una squadra molto simpatica. Non lo è stata quasi mai, perché ogni volta i suoi cicli sono stati arroganti. Pensiamo a quello di Helenio Herrera, che era certamente un personaggio molto brusco. Colpisce che, in questa vicenda in cui la società nerazzurra recupera su tutti i fronti e sembra l'ammazza-campionati, c'è sempre qualche serpente, qualche veleno che ci si mette. Come se godesse di cattiva stampa. Certo bisogna sempre ricordare il luogo comune noto a tutti che i vincitori non sono simpatici..."
Però è strano questo cambiamento così repentino in pochi mesi. Fino all'anno scorso di parlava tanto della Juve della Triade etichettata come antipatica. Mentre i nerazzurri erano uno po' come Paperino che perde ma raccoglie simpatie. Improvvisamente si è ribaltato tutto. Basta questo scudetto per spiegarlo?
"Beh, come detto, da un lato i climi di simpatia del calcio sono strettamente legati alla garanzia che non devi vincere. Ma c'è un secondo elemento curioso in questa vicenda. E' come se la storia di calciopoli avesse rotto per molti versi l'incantesimo della fiducia. Nel calcio un po' si sparlava degli arbitri, ma alla fine si contava sul fatto che l'architrave del sistema fosse comunque legata al merito e al gioco. Ora la diffidenza è diventata la prima delle reazioni possibili nei confronti del calcio. Una brutta situazione".
E quell'antipatia che gravitava sulla Triade è stata ereditata per osmosi dall'Inter di Moratti...
"E' andata proprio così, l'idea è che chi vince non lo fa per merito. Lo fa perchè è più ricco, argomento culturalmente inaccettabile in Italia. E' però curioso che questo discorso non riguardi prevalentemente Berlusconi, che ha fatto delle ricchezza la pietra di paragone. Basti pensare che alla crisi di quest'anno ha reagito al motto di 'adesso ci penso io'. Ed subito è arivato il colpo di Ronaldo".

non perde comunque mai il suo aplomb (AP) Un grande colpo mediatico fatto al momento giusto. Quindi il patron rossonero malgrado abbia conquistato molte vittorie, a differenza di tanti altri finisce per suscitare comunque pià simpatia in campo calcistico?
"Che il calcio sia diventato business Berlusconi lo esemplifica in modo quasi carnale. E quando uno fa così - anche se non credo sia stato il primo - gli altri sono tenuti a costruire comportamenti adeguati. Mi spiego meglio...". Prego...
"C'è stato un problema drammatico di modificazione complessiva del mondo del calcio sotto l'impeto di Berlusconi e, sottolineo, non solo di lui. Rispetto a quanto lui ha cambiato il calcio, non ottiene l'antipatia conseguente".
Tornando all'Inter la figura di Mancini, mediaticamente come viene percepita?
"Quest'uomo è un enigma. Trovo che fosse molto interessante negli anni di Firenze: carattrizzato da acutezza e da una curiosa capacità di rimanenere un personaggio con un suo stile. In un mercato in cui lo stile non è merce molto negoziabile. Mi sembra che anche lui abbia patito il passaggio al successo. Non sono in grado di dare una definizione fino in fondo, ma credo che non coaguli molta simpatia".
C'è un personaggio in questa Inter che invece va controcorrente e attira benevolenza?
"Sicuramente uno come Lele Oriali. La sua vita da mediano finisce per conquistare maggiormente la simaptia".
E tra i giocatori qualcuno spicca?
"Ibrahimovich è la grande sorpresa, anche comunicativa".
Malgrado paradossalmente non parli un italiano straordinario...
"A volte la mancanza di congiuntivi fa comunque simpatia. Il guaio è che qualche volta i congiuntivi non mancano solo agli stranieri...".
Facendo un ragionamento più complessivo è comunque innegabile che il calcio sia un mondo a parte nell'approccio dell'uomo della strada...
"Certo. Sul calcio si abbreviano le sequenze logiche - quelle che usiamo ad esempio per la politica - e si passa subito all'estremo. E' un fenomeno impressionante. Il calcio fa pensare al traffico".
In che senso?
"Nel traffico noi diamo il peggio di quello che siamo. Esattamente la stessa cosa facciamo nel calcio. Quel minimo di mediazione culturale che ci impone un comportamento competente, sotto l'alibi del tifo come del guscio automobilistico, viene meno. In fondo non riusciamo neanche a capire come succeda: ma sappiamo bene che osservare uno di noi nel traffico significa farsi una cattiva idea di lui".
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