Originariamente Scritto da antonio21
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Il messaggio di questa parabola è quello di piegare l’esistente al volere di Gesù e, quindi, in via indiretta, di piegare l’esistente ai voleri della chiesa cristiana. Il fico è colpevole di non aver soddisfatto le voglie di Gesù, e per questo Gesù lo distrugge.
Il potere di dio creatore dell'universo contro un fico: quale magnificenza divina!
Diventa poco importante dire se era stagione di fichi o meno, diventa importante sottolineare come il fico, malvagio secondo Gesù che lo condanna a morte, non aveva fichi da donare a Gesù quando gli venne voglia di mangiare fichi.
Ammettendo che poco prima fosse passato qualcuno e si fosse preso i fichi di quell'albero, cosa avrebbe dovuto fare quell'albero?
Impedirgli di prendere i fichi perché sicuramente sarebbe passato di lì un tale Gesù che aveva voglia di fichi e che sicuramente avrebbe frugato fra le foglie in cerca di fichi e, non trovandoli, lo avrebbe distrutto?
La parte più drammatica del racconto del vangelo è che in Marco gli apostoli dicono a Gesù di guardare cosa era successo al fico. Gesù non esprime nessun rammarico per l'accaduto, ma lo usa per esaltare la propria potenza e il proprio potere, affermando che se voleva, pregando, poteva obbligare le montagne a gettarsi in mare.
Queste affermazioni servono a dimostrare l'uso che Gesù intendeva fare del suo potere e quale sarebbe stato il destino degli esseri umani che non avrebbero seguito i suoi insegnamenti.
La predicazione di Gesù è una predicazione finalizzata allo sviluppo della pulsione di morte attraverso la quale sottomettere gli esseri umani.
In Marco e in Matteo (i primi vangeli in ordine temporale) l'esempio è diretto. Immediatamente appare come Gesù sia malvagio. L’albero di fico non gli dà ciò che vuole e lo uccide. Marco e Matteo dicono: "O fai quello che voglio io o ti ammazzo".
In Luca (il penultimo vangelo in ordine temporale) l'esempio del fico viene modificato e trasformato in parabola. Luca sa benissimo che non si può diffondere una religione soltanto minacciando e ricattando. Luca deve ammantare l'insegnamento di Gesù di disponibilità prima e di impersonalità poi.
In Luca tutto deve essere impersonale. L'episodio si svolge fra il padrone e il vignaiolo. Il padrone vuole distruggere il fico per liberare il terreno, il vignaiolo invece suggerisce al padrone un altro metodo.
La mediazione di Luca ha lo scopo di mantenere la minaccia di Marco e Matteo, anzi la rafforza. Luca dice proviamo a vedere se concedendogli del tempo e concimandolo l'albero si decide a farci i frutti. Faccio questo non per l'albero, ma perché voglio ottenere i frutti. Se l'albero non dà i frutti lo tagliamo.
Luca rafforza la minaccia insita nei vangeli di Marco e Matteo, e lo fa concedendogli una giustificazione apparente: io ho provato a farti fare i fichi, ma tu non lo hai fatto, per questo ti taglio.
I cristiani dicevano “io ho provato a convertirti, ma tu hai continuato nel tuo credo diverso dunque sono costretto ad ucciderti” (molte sentenze di processi attraverso i quali si bruciava chi osava pensare diversamente furono formulate in questo modo). Alla morte del fico in Marco e Matteo, Luca aggiunge l'agonia. Il tormento del tentativo di conversione.
In Giovanni (l’ultimo vangelo in ordine temporale) questa parabola sparisce, in quanto si comprende il pericolo ideologico di quanto sia esplicita la malvagità di tale azione.
Se i cristiani si sono comportati con le altre religioni e l’ateismo relazionandosi solo attraverso il saccheggio, il genocidio e la tortura, questo è quanto ordina Gesù attraverso i suoi vangeli.
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