PREMESSA.
Ogni riferimento a fatti, persone o miracoli realmente
avvenuti è da considerarsi puramente casUale.
ANTICO TESTAMENTO.
All'inizio era il Verbo...
Il complemento oggetto venne molto tempo dopo.
LA GENESI.
Si era nella notte dei tempi, e Dio era ancora immensa-
mente piccolo.
Quella sera i suoi genitori, il Signore e la Signora
Padreterno, erano stati invitati a una festa in maschera
da Manitù. Per animare un poco la serata si erano ve-
stiti da cow boy, perché a quelle feste ci si annoiava
molto: ogni due valzer c'era una danza della pioggia!
Il piccolo Dio doveva restare solo a casa.
« Ho paura » aveva detto.
« Alla tua età?! » aveva risposto il papà. « Hai quasi
un miliardo di anni... Sei un uomo ormai! ».
« Cos'è un uomo? » aveva chiesto Dio.
« Boh? » avevano risposto i .genitori, ed erano usci-
ti.
Ora il piccolo Dio era nel suo lettino con gli occhi
sbarrati. Nel buio, perché la luce non c'era, e co] trian-
golo sul comodino, non perché aveva forato ma perché
a dormire col triangolo in testa si bucava tutto il cu-
scino.
Dopo tre millenni che tentava di dormire, si alzò per
andare in cucina. Ma la cucina non c'era. Il frigo non
c'era, la televisione non c'era, il Lego non c'era... Non
c'era nulla, ma proprio nulla di nulla: e infatti era il
nulla assoluto.
Allora il piccolo Dio prese le formine e andò in giar-
dino a creare. Tutti in famiglia erano molto creativi:
papà Padreterno lavorava in pubblicità e aveva creato
le gomme che non si attaccano ai denti.
Ed ecco che il piccolo Dio creò la luce. La fece do-
dici ore sì e dodici ore no, perché il papà gli aveva det-
to: « Poi la bolletta la pago io! ».
E dopo la luce creò acqua, gas e telefono.
Poi creò delle palle e le appese immobili nel cielo.
Poi le fece girare, e subito fu un gran giramento di
palle.
Poi passò agli animali.
Col pongo fece il maiale, e non gli avanzò nulla:
non dovette buttare neanche un pezzettino di pongo. E
allora disse:
« Col maiale non si butta nulla ».
Poi Dio creò il cane e la sua famiglia: iene, coyoti,
lupi. E subito il più fetente di questi, lo sciacallo, andò
dal maiale e disse: « Sei un ***** ».
« Eh già, » rispose il maiale « ha parlato l'ermelli-
no! ».
E Dio li guardò soddisfatto e disse:
« Ora ho creato cani e porci ».
Ma era solo agli inizi.
Allora Dio creò un animale che stava sempre zitto, e
disse:
« Questo è muto come un pesce » e lo chiamò pesce.
Poi scivolò e ci cadde sopra, e fece la sogliola.
Poi Dio creò il Panda, ma solo per la città: per i
viaggi lunghi creò la Thema diesel.
Poi creò lo spaturno, ma vide che era inutile, e lo di-
sintegrò. Però ci rimase male ad aver creato un anima-
le inutile, e di pessimo umore se ne andò in un angoli-
no. E tutti gli dissero: « E dài, non fare l'orso... ».
E lui per ripicca fece proprio l'orso.
Poi creò la cicala e la formica. La formica lavorava
come un asino, e la cicala cantava come un grillo. E la
formica si incazzò come una pecora (a quel tempo le
pecore erano molto in*****se) e disse: « Ma come,
quella canta sempre e io lavoro sempre... Io faccio un
macello! ».
Poi creò il coccodrillo, e subito dopo la maglietta.
Così mise il coccodrillo sulla maglietta, e fu un grande
successo.
Poi Dio mise un coccodrillo da una parte e una iena
dall'altra: e uno piangeva, piangeva, piangeva, e pian-
geva lacrime di coccodrillo; e l'altra rideva, rideva, ri-
deva e rideva come una iena. Allora Dio ci mise di
mezzo il gufo, che stava serio serio.
Poi Dio fece la piovra, che subito gli chiese l'appal-
to per il dromedario, perché con quelli con la gobba la
piovra ci andava d'accordo fin da allora.
Poi Dio fece il toro, ma si sbagliò e gli fece le cor-
na, e disse: « Porca vacca », e marchiò così la povera
vacca per sempre.
Poi Dio fece il cervo, ma si sbagliò ancora e gli fece
le corna, e disse: « Porca vacca », e alla vacca gli co-
minciarono a girare i rognoni, e disse: « Va be', ma
perché sempre io? ».
Dopo sei giorni passati a fare animali, Dio si stancò
e andò altrove, a creare un universo di trenini elettrici.
Creò vagoni, rotaie, locomotive, e anche i ferrovieri,
che divennero padroni di quell'universo e adoravano
come profeta il direttore generale delle ferrovie dello
Stato.
E Dio creò la settimana corta, perché questa volta ci
aveva messo solo quattro giorni per fare tutto, e disse:
« Sto migliorando... ».
Quando tornarono i genitori, dopo un milione di an-
ni, papà Padreterno disse:
« Guarda che finimondo! Ma benedetto Dio! »
E Dio rispose: « Oui, c'est moi! ».
« Tu guardi troppa pubblicità » disse suo papà. E la
mamma disse: « Andiamo a dormire, domani ci penso
io a rimettere tutto a posto ».
E noi siamo ancora qua ad aspettare che suoni la
sveglia. . .
a dopo per un altro capitolo
Ogni riferimento a fatti, persone o miracoli realmente
avvenuti è da considerarsi puramente casUale.
ANTICO TESTAMENTO.
All'inizio era il Verbo...
Il complemento oggetto venne molto tempo dopo.
LA GENESI.
Si era nella notte dei tempi, e Dio era ancora immensa-
mente piccolo.
Quella sera i suoi genitori, il Signore e la Signora
Padreterno, erano stati invitati a una festa in maschera
da Manitù. Per animare un poco la serata si erano ve-
stiti da cow boy, perché a quelle feste ci si annoiava
molto: ogni due valzer c'era una danza della pioggia!
Il piccolo Dio doveva restare solo a casa.
« Ho paura » aveva detto.
« Alla tua età?! » aveva risposto il papà. « Hai quasi
un miliardo di anni... Sei un uomo ormai! ».
« Cos'è un uomo? » aveva chiesto Dio.
« Boh? » avevano risposto i .genitori, ed erano usci-
ti.
Ora il piccolo Dio era nel suo lettino con gli occhi
sbarrati. Nel buio, perché la luce non c'era, e co] trian-
golo sul comodino, non perché aveva forato ma perché
a dormire col triangolo in testa si bucava tutto il cu-
scino.
Dopo tre millenni che tentava di dormire, si alzò per
andare in cucina. Ma la cucina non c'era. Il frigo non
c'era, la televisione non c'era, il Lego non c'era... Non
c'era nulla, ma proprio nulla di nulla: e infatti era il
nulla assoluto.
Allora il piccolo Dio prese le formine e andò in giar-
dino a creare. Tutti in famiglia erano molto creativi:
papà Padreterno lavorava in pubblicità e aveva creato
le gomme che non si attaccano ai denti.
Ed ecco che il piccolo Dio creò la luce. La fece do-
dici ore sì e dodici ore no, perché il papà gli aveva det-
to: « Poi la bolletta la pago io! ».
E dopo la luce creò acqua, gas e telefono.
Poi creò delle palle e le appese immobili nel cielo.
Poi le fece girare, e subito fu un gran giramento di
palle.
Poi passò agli animali.
Col pongo fece il maiale, e non gli avanzò nulla:
non dovette buttare neanche un pezzettino di pongo. E
allora disse:
« Col maiale non si butta nulla ».
Poi Dio creò il cane e la sua famiglia: iene, coyoti,
lupi. E subito il più fetente di questi, lo sciacallo, andò
dal maiale e disse: « Sei un ***** ».
« Eh già, » rispose il maiale « ha parlato l'ermelli-
no! ».
E Dio li guardò soddisfatto e disse:
« Ora ho creato cani e porci ».
Ma era solo agli inizi.
Allora Dio creò un animale che stava sempre zitto, e
disse:
« Questo è muto come un pesce » e lo chiamò pesce.
Poi scivolò e ci cadde sopra, e fece la sogliola.
Poi Dio creò il Panda, ma solo per la città: per i
viaggi lunghi creò la Thema diesel.
Poi creò lo spaturno, ma vide che era inutile, e lo di-
sintegrò. Però ci rimase male ad aver creato un anima-
le inutile, e di pessimo umore se ne andò in un angoli-
no. E tutti gli dissero: « E dài, non fare l'orso... ».
E lui per ripicca fece proprio l'orso.
Poi creò la cicala e la formica. La formica lavorava
come un asino, e la cicala cantava come un grillo. E la
formica si incazzò come una pecora (a quel tempo le
pecore erano molto in*****se) e disse: « Ma come,
quella canta sempre e io lavoro sempre... Io faccio un
macello! ».
Poi creò il coccodrillo, e subito dopo la maglietta.
Così mise il coccodrillo sulla maglietta, e fu un grande
successo.
Poi Dio mise un coccodrillo da una parte e una iena
dall'altra: e uno piangeva, piangeva, piangeva, e pian-
geva lacrime di coccodrillo; e l'altra rideva, rideva, ri-
deva e rideva come una iena. Allora Dio ci mise di
mezzo il gufo, che stava serio serio.
Poi Dio fece la piovra, che subito gli chiese l'appal-
to per il dromedario, perché con quelli con la gobba la
piovra ci andava d'accordo fin da allora.
Poi Dio fece il toro, ma si sbagliò e gli fece le cor-
na, e disse: « Porca vacca », e marchiò così la povera
vacca per sempre.
Poi Dio fece il cervo, ma si sbagliò ancora e gli fece
le corna, e disse: « Porca vacca », e alla vacca gli co-
minciarono a girare i rognoni, e disse: « Va be', ma
perché sempre io? ».
Dopo sei giorni passati a fare animali, Dio si stancò
e andò altrove, a creare un universo di trenini elettrici.
Creò vagoni, rotaie, locomotive, e anche i ferrovieri,
che divennero padroni di quell'universo e adoravano
come profeta il direttore generale delle ferrovie dello
Stato.
E Dio creò la settimana corta, perché questa volta ci
aveva messo solo quattro giorni per fare tutto, e disse:
« Sto migliorando... ».
Quando tornarono i genitori, dopo un milione di an-
ni, papà Padreterno disse:
« Guarda che finimondo! Ma benedetto Dio! »
E Dio rispose: « Oui, c'est moi! ».
« Tu guardi troppa pubblicità » disse suo papà. E la
mamma disse: « Andiamo a dormire, domani ci penso
io a rimettere tutto a posto ».
E noi siamo ancora qua ad aspettare che suoni la
sveglia. . .
a dopo per un altro capitolo
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