Cassazione: doping libero nelle palestre
Sentenza shock: non è punibile penalmente chi procura sostanze dopanti se questa condotta non è volta 'ad alterare le prestazioni agonistiche degli atleti'. Da oggi, 'spaccio' legalizzato tra i dilettanti.
ROMA - Non è punibile penalmente chi procura, commercia o somministra sostanze 'dopanti' ad altri se questa condotta non è volta ad ''alterare le prestazioni agonistiche degli atleti'', o se non è tale da ''modificare i risultati dei controlli sull'uso di questi farmaci o sostanze''. Lo ha stabilito la Cassazione [sentenza 11277] e non si tratta di una buona notizia. Ci vuole poco, infatti, a immaginare gli effetti di tale sentenza. Chi vende [o spaccia, se preferite] anabolizzanti - o altri prodotti - nelle palestre potrà continuare tranquillamente il suo commercio.
Massima severità, invece, con chi vende doping ai professionisti dello sport. ll guaio è che mentre i professionisti sono seguiti da staff medici di alto livello, i dilettanti del muscolo son seguiti da nessuno, assumono prodotti pericolosi per la salute a casaccio, non devono sottoporsi ad alcun controllo antidoping e, ogni tanto, ci lasciano pure la pelle. Si tratta di una piaga sociale, non dello sport. Che la Cassazione non conosce o ha deciso di ignorare respingendo il ricorso del Procuratore presso il Tribunale di Biella che chiedeva la condanna di un giovane sorpreso a commerciare anabolizzanti, vale a dire ''dieci fiale di medicinale Deca Durabolin [nandrolone decaonato], attraverso canali diversi da quelli consentiti dalla legge, accordandosi per la loro cessione a un'altra persona, dietro pagamento''.
mi sà tanto di stronzata....che ne dite??
Sentenza shock: non è punibile penalmente chi procura sostanze dopanti se questa condotta non è volta 'ad alterare le prestazioni agonistiche degli atleti'. Da oggi, 'spaccio' legalizzato tra i dilettanti.
ROMA - Non è punibile penalmente chi procura, commercia o somministra sostanze 'dopanti' ad altri se questa condotta non è volta ad ''alterare le prestazioni agonistiche degli atleti'', o se non è tale da ''modificare i risultati dei controlli sull'uso di questi farmaci o sostanze''. Lo ha stabilito la Cassazione [sentenza 11277] e non si tratta di una buona notizia. Ci vuole poco, infatti, a immaginare gli effetti di tale sentenza. Chi vende [o spaccia, se preferite] anabolizzanti - o altri prodotti - nelle palestre potrà continuare tranquillamente il suo commercio.
Massima severità, invece, con chi vende doping ai professionisti dello sport. ll guaio è che mentre i professionisti sono seguiti da staff medici di alto livello, i dilettanti del muscolo son seguiti da nessuno, assumono prodotti pericolosi per la salute a casaccio, non devono sottoporsi ad alcun controllo antidoping e, ogni tanto, ci lasciano pure la pelle. Si tratta di una piaga sociale, non dello sport. Che la Cassazione non conosce o ha deciso di ignorare respingendo il ricorso del Procuratore presso il Tribunale di Biella che chiedeva la condanna di un giovane sorpreso a commerciare anabolizzanti, vale a dire ''dieci fiale di medicinale Deca Durabolin [nandrolone decaonato], attraverso canali diversi da quelli consentiti dalla legge, accordandosi per la loro cessione a un'altra persona, dietro pagamento''.
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