Da http://www.ilmessaggero.it/
Mercoledì 21 Febbraio 2007
di BARBARA JERKOV
La malasanità colpisce ovunque. Perfino a Montecitorio, e qui francamente proprio non te l’aspetteresti anche per quanto costano ogni anno i tre medici titolari del servizio interno ad uso esclusivo di deputati e dipendenti: 751.950 euro, che a testa fanno oltre 250 mila euro. Con loro quattro infermieri e un ulteriore medico legato da contratto di consulenza.
Il costo annuale dei quattro infermieri è di 850 mila euro, ma la cifra copre anche i compensi per gli interventi di un numero non meglio precisato di anestesisti-rianimatori. Tutti insieme devono assicurare prestazioni di ordinaria amministrazione ma anche, naturalmente, di pronto soccorso. E qui qualcosa pare proprio non funzionare, con ripetute segnalazioni di diagnosi errate sfociate in proteste formali da parte dei parlamentari.
Già quando il povero Beniamino Andreatta, era il 1999, venne colpito da ictus nel bel mezzo dei lavori d’aula, si scoprì che nessuno aveva pensato a tenere nell’ambulatorio di Montecitorio un defibrillatore. Il ritardo è stato colmato dotando il servizio di macchinari all’avanguardia, ma questo non ha impedito, soprattutto in tempi recenti, una serie di infortuni diagnostici segnalati dai deputati. Il verde Marco Lion, poco prima di Natale, si è sentito male e i medici della Camera non avrebbero diagnosticato un’ischemia; a salvarlo, raccontano, è stato solo il tempestivo intervento del collega di partito Tommaso Pellegrino, che per sua fortuna è anche medico. Fabrizio Cicchitto ha il dente avvelenato e parla di «un servizio di incompetenti». Effettivamente stiamo parlando di medici che per oltre la metà delle loro prestazioni sono chiamati a misurare la pressione e fare onorevoli iniezioni. Come da statistica 2006 fornita dalla Camera: su 10.691 prestazioni al 30 settembre scorso, 5.970 sono state appunto di questo genere, 793 le aerosol-terapie e solo 143 gli interventi di pronto soccorso. Il forzista Paolo Romani, colpito alcuni mesi fa da infarto, dopo esser stato visitato è stato indirizzato a un pronto soccorso generico invece che direttamente all’unità coronarica: «Se non fosse stato per un collega medico che era con me, ora non sarei qui, mi pento di non averli denunciati», ha dichiarato a ”Libero” che per primo, nei giorni scorsi, aveva parlato di malasanità a Montecitorio. Dalla presidenza della Camera, però, non è seguita nessuna reazione ufficiale. Silenzio. Il punto è, per dirla con un funzionario di Montecitorio, che «c’è poco da dire, le cose stanno proprio così».
In realtà, lo scorso settembre, tenendo la cosa accuratamente riservata, l’ufficio di presidenza della Camera ha avviato un’inchiesta interna. Le indagini sono state affidate a un comitato di otto deputati, rigorosamente bipartisan. La prossima settimana presenteranno le loro conclusioni a Bertinotti e ai capigruppo. E la linea che si profila è drastica: mandare a casa i tre medici in carica, offrendo loro uno scivolo pari a cinque anni di stipendio (fa 1.250.000 euro per ciascuno). Al loro posto, l’idea è stipulare una convenzione con tre strutture ospedaliere pubbliche (già individuate: policlinico Gemelli, San Giacomo e San Camillo) e avvalersi intra moenia delle prestazioni dei loro cardiologi per il pronto soccorso e di tutti gli altri specialisti per eventuali visite. «Il costo», assicura Antonio Mazzocchi, di An, uno dei membri del comitato, «verrebbe letteralmente dimezzato».
Ma che paese e' !?
Bye
Mercoledì 21 Febbraio 2007
di BARBARA JERKOV
La malasanità colpisce ovunque. Perfino a Montecitorio, e qui francamente proprio non te l’aspetteresti anche per quanto costano ogni anno i tre medici titolari del servizio interno ad uso esclusivo di deputati e dipendenti: 751.950 euro, che a testa fanno oltre 250 mila euro. Con loro quattro infermieri e un ulteriore medico legato da contratto di consulenza.
Il costo annuale dei quattro infermieri è di 850 mila euro, ma la cifra copre anche i compensi per gli interventi di un numero non meglio precisato di anestesisti-rianimatori. Tutti insieme devono assicurare prestazioni di ordinaria amministrazione ma anche, naturalmente, di pronto soccorso. E qui qualcosa pare proprio non funzionare, con ripetute segnalazioni di diagnosi errate sfociate in proteste formali da parte dei parlamentari.
Già quando il povero Beniamino Andreatta, era il 1999, venne colpito da ictus nel bel mezzo dei lavori d’aula, si scoprì che nessuno aveva pensato a tenere nell’ambulatorio di Montecitorio un defibrillatore. Il ritardo è stato colmato dotando il servizio di macchinari all’avanguardia, ma questo non ha impedito, soprattutto in tempi recenti, una serie di infortuni diagnostici segnalati dai deputati. Il verde Marco Lion, poco prima di Natale, si è sentito male e i medici della Camera non avrebbero diagnosticato un’ischemia; a salvarlo, raccontano, è stato solo il tempestivo intervento del collega di partito Tommaso Pellegrino, che per sua fortuna è anche medico. Fabrizio Cicchitto ha il dente avvelenato e parla di «un servizio di incompetenti». Effettivamente stiamo parlando di medici che per oltre la metà delle loro prestazioni sono chiamati a misurare la pressione e fare onorevoli iniezioni. Come da statistica 2006 fornita dalla Camera: su 10.691 prestazioni al 30 settembre scorso, 5.970 sono state appunto di questo genere, 793 le aerosol-terapie e solo 143 gli interventi di pronto soccorso. Il forzista Paolo Romani, colpito alcuni mesi fa da infarto, dopo esser stato visitato è stato indirizzato a un pronto soccorso generico invece che direttamente all’unità coronarica: «Se non fosse stato per un collega medico che era con me, ora non sarei qui, mi pento di non averli denunciati», ha dichiarato a ”Libero” che per primo, nei giorni scorsi, aveva parlato di malasanità a Montecitorio. Dalla presidenza della Camera, però, non è seguita nessuna reazione ufficiale. Silenzio. Il punto è, per dirla con un funzionario di Montecitorio, che «c’è poco da dire, le cose stanno proprio così».
In realtà, lo scorso settembre, tenendo la cosa accuratamente riservata, l’ufficio di presidenza della Camera ha avviato un’inchiesta interna. Le indagini sono state affidate a un comitato di otto deputati, rigorosamente bipartisan. La prossima settimana presenteranno le loro conclusioni a Bertinotti e ai capigruppo. E la linea che si profila è drastica: mandare a casa i tre medici in carica, offrendo loro uno scivolo pari a cinque anni di stipendio (fa 1.250.000 euro per ciascuno). Al loro posto, l’idea è stipulare una convenzione con tre strutture ospedaliere pubbliche (già individuate: policlinico Gemelli, San Giacomo e San Camillo) e avvalersi intra moenia delle prestazioni dei loro cardiologi per il pronto soccorso e di tutti gli altri specialisti per eventuali visite. «Il costo», assicura Antonio Mazzocchi, di An, uno dei membri del comitato, «verrebbe letteralmente dimezzato».
Ma che paese e' !?
Bye
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