Sollevatori idraulici per scomodissime monoposto
Nessun periodo nella storia della Formula 1 fu cosi' ricco di controversie come l'inizio degli anni '80, quando il progressivo successo dei motori turbo, reintrodotti dalla Renault nel 1977, innesco' una battaglia di opinioni senza precedenti. Da una parte erano schierate le grandi case ( Alfa, Renault e Ferrari, affiancate da alcune scuderie emergenti ), che avevano come punto di riferimento la Federazione Internazionale, facente capo all'energica figura di Jean-Maria Balestre. Dall'altra, l'associazione delle scuderie britanniche piu' prestigiose (FOCA), presieduta dal vulcanico Bernie Ecclestone. Gli "inglesi", che si battevano per l'abolizione dei motori sovralimentati ( il cui sviluppo era sostenibile solo dai grandi costruttori ), erano invece favorevoli all'adozione ed al libero studio di appendici aerodinamiche mobili ( fra le quali le famose minigonne ), avversate dai "legalisti" vicini alla Federezione, piu' propensi a farsi forti della potenza dei motori turbo.
In questo braccio di ferro, che mise a rischio il futuro e la credibilita' della massima serie, una tregua fra le parti venne raggiunta all'inizio del 1981: uno dei punti concordati, fu la prescrizione ad almeno 60mm dell'altezza minima dell'intera monoposto, che vietava di fatto lo scorrimento verticale delle bandelle laterali, atte a sigillare l'aerodinamica delle vetture ad effetto suolo. Naturalmente, dato che in Formula 1 tutto cio' che non e' esplicitamente proibito e' terreno fertile per le menti creative, arrivarono subito nuovi espedienti per evitare la perdita di deportanza aerodinamica dovuta al venir meno delle minigonne. Stabilita che la misura dell'altezza minima doveva avvenire a vettura ferma, iniziarono ad essere prodotti sistemi idropneumatici di sollevamento ( in corsia box ) ed abbassamento ( in pista ) delle monoposto di Formula 1, che tornavano a poter disporre in piena velocita' di un effetto suolo ineccepibile. Insieme a questi dispositivi, che venivano azionati con singolari leve di comando montate lateralmente al sedile di guida, si iniziarono a costruire telai monoscocca ulteriormente irrigiditi, grazie alla progressiva introduzione di materiali compositi e fibre di carbonio. A partire dal 1981, quando grazie ai sollevatori idraulici si era in grado di mantenere la vettura a pochissimi milimetri dalla pista, fu necessaria l'adozione di molloni rigidi dall'escursione particolarmente ridotta.
Trasformati in potenti go-kart praticamente privi di molleggio, i ruvidissimi bolidi turbo di Formula 1 trasmettevano ai loro occupanti tutte le sollecitazioni meccaniche possibili ed immaginabili, e costrinsero molti piloti a fare i conti con le proprie vertebre!
Nessun periodo nella storia della Formula 1 fu cosi' ricco di controversie come l'inizio degli anni '80, quando il progressivo successo dei motori turbo, reintrodotti dalla Renault nel 1977, innesco' una battaglia di opinioni senza precedenti. Da una parte erano schierate le grandi case ( Alfa, Renault e Ferrari, affiancate da alcune scuderie emergenti ), che avevano come punto di riferimento la Federazione Internazionale, facente capo all'energica figura di Jean-Maria Balestre. Dall'altra, l'associazione delle scuderie britanniche piu' prestigiose (FOCA), presieduta dal vulcanico Bernie Ecclestone. Gli "inglesi", che si battevano per l'abolizione dei motori sovralimentati ( il cui sviluppo era sostenibile solo dai grandi costruttori ), erano invece favorevoli all'adozione ed al libero studio di appendici aerodinamiche mobili ( fra le quali le famose minigonne ), avversate dai "legalisti" vicini alla Federezione, piu' propensi a farsi forti della potenza dei motori turbo.
In questo braccio di ferro, che mise a rischio il futuro e la credibilita' della massima serie, una tregua fra le parti venne raggiunta all'inizio del 1981: uno dei punti concordati, fu la prescrizione ad almeno 60mm dell'altezza minima dell'intera monoposto, che vietava di fatto lo scorrimento verticale delle bandelle laterali, atte a sigillare l'aerodinamica delle vetture ad effetto suolo. Naturalmente, dato che in Formula 1 tutto cio' che non e' esplicitamente proibito e' terreno fertile per le menti creative, arrivarono subito nuovi espedienti per evitare la perdita di deportanza aerodinamica dovuta al venir meno delle minigonne. Stabilita che la misura dell'altezza minima doveva avvenire a vettura ferma, iniziarono ad essere prodotti sistemi idropneumatici di sollevamento ( in corsia box ) ed abbassamento ( in pista ) delle monoposto di Formula 1, che tornavano a poter disporre in piena velocita' di un effetto suolo ineccepibile. Insieme a questi dispositivi, che venivano azionati con singolari leve di comando montate lateralmente al sedile di guida, si iniziarono a costruire telai monoscocca ulteriormente irrigiditi, grazie alla progressiva introduzione di materiali compositi e fibre di carbonio. A partire dal 1981, quando grazie ai sollevatori idraulici si era in grado di mantenere la vettura a pochissimi milimetri dalla pista, fu necessaria l'adozione di molloni rigidi dall'escursione particolarmente ridotta.
Trasformati in potenti go-kart praticamente privi di molleggio, i ruvidissimi bolidi turbo di Formula 1 trasmettevano ai loro occupanti tutte le sollecitazioni meccaniche possibili ed immaginabili, e costrinsero molti piloti a fare i conti con le proprie vertebre!
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