A causa del rapimento di tre italiani, lo scorso 6 dicembre, i telegiornali hanno parlato della situazione nigeriana, ma senza far comprendere cosa sta accadendo veramente. Hanno parlato di un paese poverissimo, come se la povertà fosse una sorta di calamità naturale. Hanno detto che il paese è ricchissimo di petrolio e di gas, ma non hanno spiegato come mai un paese così ricco di risorse energetiche sia così povero. Molti documentari e articoli “informativi” sulla Nigeria (ad esempio la puntata di Leonardo andata in onda su Raitre l’8 dicembre), hanno parlato di estrema “arretratezza” del paese, inducendoci a pensare che essendo un paese africano non ha avuto lo “sviluppo” dell’Europa. La giornalista del programma Leonardo disse che: “esistono bande per la libertà della Nigeria, peccato che esse si mescolino con la comune criminalità”, facendo intendere che ciò che accade in Nigeria è dovuto alla criminalità comune. I media alimentano l’etnocentrismo europeo e il razzismo, pur di tenere nascosta la vera condizione dell’Africa.
La verità è che il popolo nigeriano è vessato da un sistema criminale che gli sottrae le ricchezze e lo priva delle condizioni minime di sopravvivenza. L’Agip partecipa attivamente a questo sistema criminale, pagando milizie paramilitari che non esitano ad uccidere civili. Nei nostri media fanno notizia soltanto i rapimenti di persone che lavorano nella struttura petrolifera, mentre le centinaia di vite spezzate dai paramilitari dell’Eni e delle altre Corporation non generano alcun interesse. Darne notizia farebbe emergere qualche dubbio sull’operato delle Corporation che si appropriano delle risorse dell’Africa. I media (quelle poche volte che danno notizie sull’Africa) parlano genericamente di “corruzione” dei governi africani, ma non approfondiscono mai il discorso. Se esistono corrotti devono per forza esistere anche i corruttori e le vittime. Nessun telegiornale dice che i corruttori sono le Corporation (anche l’Eni), e che le vittime sono le popolazioni, costrette a vivere in condizioni di miseria e di degrado a causa della corruzione. La Nigeria è il primo produttore di petrolio in Africa, e il sesto esportatore nel mondo, ma la maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema miseria. Oltre il 30% degli abitanti è analfabeta e la disoccupazione tocca livelli del 70%.
L’Agip agisce con metodi propri dei gangster (come le altre Corporation) e inventa persino false notizie per depistare e nascondere la verità. La giornalista Anna Pozzi si è interessata alla situazione dell’Agip in Nigeria e il 30 marzo del 2006 ha tenuto una conferenza all’Università Bicocca di Milano, dal titolo “Nigeria Petrolio e corruzione”. La Pozzi sostiene che l’Agip ha mentito quando il 20 marzo denunciò un sabotaggio. In realtà, come avrebbe chiarito il presidente dell'IYC (Ijaw Youth Council), Oyeinfie Jonjon, non si trattava affatto di sabotaggio o di un attentato, ma di un cedimento del vecchio oleodotto subacqueo dovuto alla mancanza di manutenzione. Il fatto causò la perdita di petrolio che contribuì a devastare le già malridotte condizioni ambientali. L’Agip cerca di incolpare i nigeriani persino dei problemi dovuti alla propria negligenza. Gli oleodotti stanno producendo un immenso inquinamento e le autorità dell’Agip vorrebbero scaricare la responsabilità su altri.
I lavoratori nigeriani morti a causa di incidenti sono assai numerosi. Alla fine degli anni Novanta si ebbero diversi incendi nei pozzi dell’Agip, con una quantità impressionante di persone arse vive, ma i media italiani non se ne occuparono.
Il 21 giugno del 2005, le Comunità del Delta del Niger e i Friends of the Earth della Nigeria (Era) presentarono all’Alta Corte Federale della Nigeria una denuncia contro il governo nigeriano, contro la compagnia petrolifera di Stato (Nigerian National Petroleum Corporation-NNPC) e i suoi partners (Agip, Shell, Chevron, Esso e Total), per porre fine alla pratica altamente inquinante del gas flaring, ovvero la combustione in torcia del gas che fuoriesce dai pozzi petroliferi. Tale pratica, immette nell’atmosfera una quantità enorme di gas serre. Nel novembre del 2005, un giudice nigeriano dell’Alta Corte federale ha emesso un documento giudiziario che considera il gas flaring, come una tecnica che “va contro il diritto alla vita, alla salute e alla dignità”.
Nel 2004, l’Agip è stata esclusa dagli indici che indicano l’operato socialmente responsabile degli investitori (FTSE4Good), per aver demolito una bidonville dove vivevano 5.000 persone, rimaste senza casa. La costruzione degli oleodotti dell’Agip ha costretto diverse tribù, come gli Otari e gli Iyak a perdere le loro terre e a rimanere senza alcun mezzo di sostentamento.
Le associazioni per i diritti umani denunciano una lista lunghissima di abusi e di crimini commessi dalle Corporation contro la popolazione nigeriana.
Le notizie relative ai gruppi di nigeriani che lottano per cambiare la situazione sono assai frammentarie e confuse. Di sicuro le proteste e le sollevazioni popolari sono numerose, e ogni Corporation reprime con proprie milizie private. Le iniziative popolari di protesta sono diverse. Ad esempio, nel 2002, migliaia di donne delle comunità dello Ijaw, Itsekiri e Ilaje occuparono alcune strutture della ChevronTexaco per chiedere la fine dell’inquinamento e il risarcimento per i danni causati. Le donne furono represse duramente anche se riuscirono a negoziare poche concessioni.
Esistono anche gruppi di Resistenza indigena organizzata. Il gruppo militante più numeroso è quello dagli Ijaw, che da tempo cerca di trovare nuovi accordi con le Corporation, per ottenere una minima redistribuzione della ricchezza che deriva dalla vendita del greggio.
Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi sequestri di personale nigeriano, europeo e americano. Solo nel 2006, sono avvenuti i sequestri di almeno 60 persone straniere e nigeriane. Il rapimento dei tre italiani e di un libanese è avvenuto in seguito ad un attacco alla stazione di pompaggio dell'Agip nello stato di Bayelsa. Gli ostaggi sono lavoratori della Nigeria Agip oil company (Naoc), e sono stati catturati in seguito ad un conflitto a fuoco, in cui le milizie dell’Agip hanno aperto il fuoco e gli assalitori hanno risposto. Il sito dell’Agip rende noto che un libanese è rimasto ucciso, mentre tre italiani e un altro libanese sono stati presi in ostaggio.
Ogni caso di rapimento andrebbe analizzato per verificare se si tratta di bande che hanno scopi di estorsione oppure di tentativi della Resistenza indigena di negoziare. Quando chiedono il risarcimento per i danni ambientali o vogliono cambiare la situazione nigeriana chiedendo di limitare il potere delle Corporation (come nel recente caso dei tre ostaggi italiani), si tratta della Forza di volontari del popolo del Delta del Niger (Ndpvf) o di gruppi affini. Secondo fonti Misna, le autorità locali starebbero trattando con i rapitori, ma non si precisa se c’è l’intenzione da parte della Corporation di cedere alle richieste dei rapitori. Lo scopo dei rapimenti è anche quello di far parlare della situazione nigeriana. Si tratta di un metodo ingenuo se si pensa che le stesse persone che controllano le Corporation hanno il potere mediatico di manipolare le informazioni. Di sicuro, queste persone approfittano di questi fatti per criminalizzare gli indigeni attraverso i media occidentali. Quello che colpisce è che mentre di solito i giornalisti dei telegiornali corredano le notizie con interviste alla gente comune oppure alle autorità locali, quando si tratta dell’Africa non intervistano nessuno e si limitano a far vedere immagini di repertorio. Ciò avviene principalmente per non far capire qual è la vera situazione del paese. I media occidentali sono indotti a comportarsi come se il popolo africano non esistesse, e come se non vi fosse alcun governo locale. Il dramma è che davvero non esiste alcun vero governo (solo governi fantoccio), e che la vita degli africani viene considerata priva di valore.
Quasi tutti i sequestri si sono sempre risolti col rilascio degli ostaggi. Soltanto ad agosto e a novembre persero la vita un ostaggio nigeriano e un ostaggio britannico, durante non meglio precisati blitz delle forze governative. Oltre ai rapimenti vengono attuati anche attacchi alle stazioni petrolifere e sabotaggi. La Ndpvf è fra i movimenti più forti che lottano contro lo strapotere delle Corporation, e riunisce moltissimi giovani.
Occorre essere prudenti nel valutare i gruppi della Resistenza, e considerare che in tutto il Terzo Mondo vengono creati dalle stesse Corporation falsi movimenti di resistenza, per terrorizzare la popolazione e screditare ogni lotta indigena.
Anche il governo nigeriano utilizza diversi metodi per indebolire la popolazione e costringerla a rassegnarsi all’ingiustizia e alla povertà. Il 19 giugno del 2003, si verificò un incidente terribile che provocò la morte di oltre 400 persone, nello stato di Abia (Nigeria meridionale). Il governatore della regione disse: “Questo non è un disastro. Questo è un caso di persone che stavano derubando il governo. E' terribile che esseri umani ne siano coinvolti... gente spinta dalla povertà. Ho avvertito i leaders tradizionali di questa regione di mettere in guardia [la popolazione]. Ma certo non si può biasimare gente affamata - possano le loro anime riposare in pace”.
Colpisce la frase “stavano derubando il governo”, e l’ammissione che la popolazione vive in estrema povertà. I governi corrotti hanno la caratteristica di considerare il potere di governo come un’entità esterna al popolo, che tutto possiede e che tutto può gestire come vuole.
Quel giorno era accaduto che alcuni nigeriani, spinti dalla disperazione, avevano sottratto petrolio. In base alle testimonianze, alcune centinaia di persone stavano sottraendo carburante da un oleodotto che perdeva, all’improvviso, non si sa come, una scintilla ha provocato l’incendio. Il dubbio è che la falla sia stata aperta volontariamente. Diversi giorni prima, Innocent Ugoagha, un membro della tribù Amaokwe, aveva avvertito i responsabili del Consiglio di governo locale dell’esistenza della falla nell'oleodotto. Dopo il terribile incidente, il governo si è limitato ad istituire l’ennesimo corpo militare per arrestare chiunque fosse trovato con taniche di benzina. Secondo l’organizzazione Environmental Rights Action (Era), si tratta di tecniche per criminalizzare la popolazione: “Il disastro di Amaokwe si poteva evitare, invece le autorità di limitano a parlare di sabotaggio: criminalizzare la popolazione è una comoda scusa”.[1][1]
Oltre all’Agip, in Nigeria operano anche la Total, la Shell, la Exxon-Mobil, la Chevron-Texacoe la Statoil. Nessuna di queste Corporation, per quanto si sappia, è disposta a trattare con i nigeriani per migliorare la situazione di estrema iniquità. Preferiscono continuare ad utilizzare il terrorismo per impaurire la popolazione. Queste Corporation, hanno prodotto gravi scompensi nell’ambiente, spezzando irreversibilmente l’equilibrio dell’ecosistema, e mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di molte tribù indigene. Tutte utilizzano in maniera strumentale la paura e l’insicurezza dei popoli africani, che sono un triste retaggio di epoca coloniale. Come spiega il premio Nobel nigeriano Wole Soyinka: “Esistono vere cause di paura… ma esiste anche una manipolazione della paura per promuovere azioni anche illegali, per persuadere la gente, limitarne le libertà, facendo del timore una parte integrante della vita conscia e inconscia. È un nemico occulto, la paura, un quasi-Stato, che non riconosce leggi e responsabilità”.
La verità è che il popolo nigeriano è vessato da un sistema criminale che gli sottrae le ricchezze e lo priva delle condizioni minime di sopravvivenza. L’Agip partecipa attivamente a questo sistema criminale, pagando milizie paramilitari che non esitano ad uccidere civili. Nei nostri media fanno notizia soltanto i rapimenti di persone che lavorano nella struttura petrolifera, mentre le centinaia di vite spezzate dai paramilitari dell’Eni e delle altre Corporation non generano alcun interesse. Darne notizia farebbe emergere qualche dubbio sull’operato delle Corporation che si appropriano delle risorse dell’Africa. I media (quelle poche volte che danno notizie sull’Africa) parlano genericamente di “corruzione” dei governi africani, ma non approfondiscono mai il discorso. Se esistono corrotti devono per forza esistere anche i corruttori e le vittime. Nessun telegiornale dice che i corruttori sono le Corporation (anche l’Eni), e che le vittime sono le popolazioni, costrette a vivere in condizioni di miseria e di degrado a causa della corruzione. La Nigeria è il primo produttore di petrolio in Africa, e il sesto esportatore nel mondo, ma la maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema miseria. Oltre il 30% degli abitanti è analfabeta e la disoccupazione tocca livelli del 70%.
L’Agip agisce con metodi propri dei gangster (come le altre Corporation) e inventa persino false notizie per depistare e nascondere la verità. La giornalista Anna Pozzi si è interessata alla situazione dell’Agip in Nigeria e il 30 marzo del 2006 ha tenuto una conferenza all’Università Bicocca di Milano, dal titolo “Nigeria Petrolio e corruzione”. La Pozzi sostiene che l’Agip ha mentito quando il 20 marzo denunciò un sabotaggio. In realtà, come avrebbe chiarito il presidente dell'IYC (Ijaw Youth Council), Oyeinfie Jonjon, non si trattava affatto di sabotaggio o di un attentato, ma di un cedimento del vecchio oleodotto subacqueo dovuto alla mancanza di manutenzione. Il fatto causò la perdita di petrolio che contribuì a devastare le già malridotte condizioni ambientali. L’Agip cerca di incolpare i nigeriani persino dei problemi dovuti alla propria negligenza. Gli oleodotti stanno producendo un immenso inquinamento e le autorità dell’Agip vorrebbero scaricare la responsabilità su altri.
I lavoratori nigeriani morti a causa di incidenti sono assai numerosi. Alla fine degli anni Novanta si ebbero diversi incendi nei pozzi dell’Agip, con una quantità impressionante di persone arse vive, ma i media italiani non se ne occuparono.
Il 21 giugno del 2005, le Comunità del Delta del Niger e i Friends of the Earth della Nigeria (Era) presentarono all’Alta Corte Federale della Nigeria una denuncia contro il governo nigeriano, contro la compagnia petrolifera di Stato (Nigerian National Petroleum Corporation-NNPC) e i suoi partners (Agip, Shell, Chevron, Esso e Total), per porre fine alla pratica altamente inquinante del gas flaring, ovvero la combustione in torcia del gas che fuoriesce dai pozzi petroliferi. Tale pratica, immette nell’atmosfera una quantità enorme di gas serre. Nel novembre del 2005, un giudice nigeriano dell’Alta Corte federale ha emesso un documento giudiziario che considera il gas flaring, come una tecnica che “va contro il diritto alla vita, alla salute e alla dignità”.
Nel 2004, l’Agip è stata esclusa dagli indici che indicano l’operato socialmente responsabile degli investitori (FTSE4Good), per aver demolito una bidonville dove vivevano 5.000 persone, rimaste senza casa. La costruzione degli oleodotti dell’Agip ha costretto diverse tribù, come gli Otari e gli Iyak a perdere le loro terre e a rimanere senza alcun mezzo di sostentamento.
Le associazioni per i diritti umani denunciano una lista lunghissima di abusi e di crimini commessi dalle Corporation contro la popolazione nigeriana.
Le notizie relative ai gruppi di nigeriani che lottano per cambiare la situazione sono assai frammentarie e confuse. Di sicuro le proteste e le sollevazioni popolari sono numerose, e ogni Corporation reprime con proprie milizie private. Le iniziative popolari di protesta sono diverse. Ad esempio, nel 2002, migliaia di donne delle comunità dello Ijaw, Itsekiri e Ilaje occuparono alcune strutture della ChevronTexaco per chiedere la fine dell’inquinamento e il risarcimento per i danni causati. Le donne furono represse duramente anche se riuscirono a negoziare poche concessioni.
Esistono anche gruppi di Resistenza indigena organizzata. Il gruppo militante più numeroso è quello dagli Ijaw, che da tempo cerca di trovare nuovi accordi con le Corporation, per ottenere una minima redistribuzione della ricchezza che deriva dalla vendita del greggio.
Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi sequestri di personale nigeriano, europeo e americano. Solo nel 2006, sono avvenuti i sequestri di almeno 60 persone straniere e nigeriane. Il rapimento dei tre italiani e di un libanese è avvenuto in seguito ad un attacco alla stazione di pompaggio dell'Agip nello stato di Bayelsa. Gli ostaggi sono lavoratori della Nigeria Agip oil company (Naoc), e sono stati catturati in seguito ad un conflitto a fuoco, in cui le milizie dell’Agip hanno aperto il fuoco e gli assalitori hanno risposto. Il sito dell’Agip rende noto che un libanese è rimasto ucciso, mentre tre italiani e un altro libanese sono stati presi in ostaggio.
Ogni caso di rapimento andrebbe analizzato per verificare se si tratta di bande che hanno scopi di estorsione oppure di tentativi della Resistenza indigena di negoziare. Quando chiedono il risarcimento per i danni ambientali o vogliono cambiare la situazione nigeriana chiedendo di limitare il potere delle Corporation (come nel recente caso dei tre ostaggi italiani), si tratta della Forza di volontari del popolo del Delta del Niger (Ndpvf) o di gruppi affini. Secondo fonti Misna, le autorità locali starebbero trattando con i rapitori, ma non si precisa se c’è l’intenzione da parte della Corporation di cedere alle richieste dei rapitori. Lo scopo dei rapimenti è anche quello di far parlare della situazione nigeriana. Si tratta di un metodo ingenuo se si pensa che le stesse persone che controllano le Corporation hanno il potere mediatico di manipolare le informazioni. Di sicuro, queste persone approfittano di questi fatti per criminalizzare gli indigeni attraverso i media occidentali. Quello che colpisce è che mentre di solito i giornalisti dei telegiornali corredano le notizie con interviste alla gente comune oppure alle autorità locali, quando si tratta dell’Africa non intervistano nessuno e si limitano a far vedere immagini di repertorio. Ciò avviene principalmente per non far capire qual è la vera situazione del paese. I media occidentali sono indotti a comportarsi come se il popolo africano non esistesse, e come se non vi fosse alcun governo locale. Il dramma è che davvero non esiste alcun vero governo (solo governi fantoccio), e che la vita degli africani viene considerata priva di valore.
Quasi tutti i sequestri si sono sempre risolti col rilascio degli ostaggi. Soltanto ad agosto e a novembre persero la vita un ostaggio nigeriano e un ostaggio britannico, durante non meglio precisati blitz delle forze governative. Oltre ai rapimenti vengono attuati anche attacchi alle stazioni petrolifere e sabotaggi. La Ndpvf è fra i movimenti più forti che lottano contro lo strapotere delle Corporation, e riunisce moltissimi giovani.
Occorre essere prudenti nel valutare i gruppi della Resistenza, e considerare che in tutto il Terzo Mondo vengono creati dalle stesse Corporation falsi movimenti di resistenza, per terrorizzare la popolazione e screditare ogni lotta indigena.
Anche il governo nigeriano utilizza diversi metodi per indebolire la popolazione e costringerla a rassegnarsi all’ingiustizia e alla povertà. Il 19 giugno del 2003, si verificò un incidente terribile che provocò la morte di oltre 400 persone, nello stato di Abia (Nigeria meridionale). Il governatore della regione disse: “Questo non è un disastro. Questo è un caso di persone che stavano derubando il governo. E' terribile che esseri umani ne siano coinvolti... gente spinta dalla povertà. Ho avvertito i leaders tradizionali di questa regione di mettere in guardia [la popolazione]. Ma certo non si può biasimare gente affamata - possano le loro anime riposare in pace”.
Colpisce la frase “stavano derubando il governo”, e l’ammissione che la popolazione vive in estrema povertà. I governi corrotti hanno la caratteristica di considerare il potere di governo come un’entità esterna al popolo, che tutto possiede e che tutto può gestire come vuole.
Quel giorno era accaduto che alcuni nigeriani, spinti dalla disperazione, avevano sottratto petrolio. In base alle testimonianze, alcune centinaia di persone stavano sottraendo carburante da un oleodotto che perdeva, all’improvviso, non si sa come, una scintilla ha provocato l’incendio. Il dubbio è che la falla sia stata aperta volontariamente. Diversi giorni prima, Innocent Ugoagha, un membro della tribù Amaokwe, aveva avvertito i responsabili del Consiglio di governo locale dell’esistenza della falla nell'oleodotto. Dopo il terribile incidente, il governo si è limitato ad istituire l’ennesimo corpo militare per arrestare chiunque fosse trovato con taniche di benzina. Secondo l’organizzazione Environmental Rights Action (Era), si tratta di tecniche per criminalizzare la popolazione: “Il disastro di Amaokwe si poteva evitare, invece le autorità di limitano a parlare di sabotaggio: criminalizzare la popolazione è una comoda scusa”.[1][1]
Oltre all’Agip, in Nigeria operano anche la Total, la Shell, la Exxon-Mobil, la Chevron-Texacoe la Statoil. Nessuna di queste Corporation, per quanto si sappia, è disposta a trattare con i nigeriani per migliorare la situazione di estrema iniquità. Preferiscono continuare ad utilizzare il terrorismo per impaurire la popolazione. Queste Corporation, hanno prodotto gravi scompensi nell’ambiente, spezzando irreversibilmente l’equilibrio dell’ecosistema, e mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di molte tribù indigene. Tutte utilizzano in maniera strumentale la paura e l’insicurezza dei popoli africani, che sono un triste retaggio di epoca coloniale. Come spiega il premio Nobel nigeriano Wole Soyinka: “Esistono vere cause di paura… ma esiste anche una manipolazione della paura per promuovere azioni anche illegali, per persuadere la gente, limitarne le libertà, facendo del timore una parte integrante della vita conscia e inconscia. È un nemico occulto, la paura, un quasi-Stato, che non riconosce leggi e responsabilità”.
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