per tutta la sua vita e fin dalla piu' tenera eta' Padre Pio dovette subire gli assalti del demonio...ecco alcuni resoconti di questi fatti...
per Padre Pio nel 1903 era iniziato il tempo del noviziato, un periodo segnato finalmente da una tregua negli assalti diabolici.
Ma il silenzio si interruppe bruscamente mentre si trovava nello studentato di Sant'Elia a Pianisi. Egli stesso raccontò quanto gli accadde nel settembre 1905: «Una notte sentii dei rumori, che mi sembravano provenire dalla cella vicina. "Che farà a quest'ora fra Anastasio?", mi dissi; e pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Rosario.
C'era infatti tra noi una sfida a chi pregasse di più, e io non volevo rimanere indietro. Continuando però questi rumori, anzi diventando sempre più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo.
Mi sporsi dalla finestra per chiamare: le nostre due finestre erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare libri o altro sporgendo la mano. "Fra Anastasio, fra Anastasio", chiamai senza alzare troppo la voce. Non ottenendo risposta, mi ritirai.
Ma quale non fu la mia sorpresa, quando dalla porta vidi entrare un grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: "E iss"' (è lui).
Mentre ero in quella postura, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire»
Dopo l'ordinazione sacerdotale di Padre Pio, avvenuta nel 1910, il demonio comprese di aver perso la prima battaglia e cominciò ad attuare una strategia più raffinata, trasformandosi in decine di fogge diverse per impaurire, ma anche nel tentativo di ingannare il giovane frate.
Le enumera in un resoconto padre Agostino: «Da principio gli apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano.
La terza, senza apparire, gli sputavano in faccia. La quarta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta in forma di Crocifisso.
La settima sotto forma di un giovane, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L'ottava sotto la forma del padre spirituale (cioè lo stesso padre Agostino). La nona sotto la figura del padre Provinciale. La decima sotto la forma di papa Pio X.
Altre volte ancora sotto la forma del suo angelo custode, di san Francesco, di Maria santissima. E infine nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali».
Se degli angeli Padre Pio non ha lasciato descrizioni, di satana ha invece tracciato un preciso identikit: quello di «un uomo sulla quarantina, occhi neri, capelli brizzolati, giacca nera, pantaloni rigati» che gli si presentò nel luglio 1949 al confessionale.
Parlando di sé in terza persona, così Padre Pio raccontò l'episodio ai confratelli: «Il sacerdote lo invitò a mettersi in ginocchio, ma quello rispose:
"Non posso!". Credendo che fosse ammalato, gli chiese subito i peccati che aveva fatto. L'uomo disse tanti peccati da sembrare come se tutti i peccati di questo mondo li avesse commessi lui.
Il sacerdote, dopo aver dato gli opportuni consigli, invitò ancora una volta quello strano penitente a piegare almeno il capo, perché stava per impartirgli l'assoluzione. Quegli rispose ancora: "Non posso".
A questo punto il sacerdote disse: "Amico mio, al mattino quando ti infili i pantaloni, la testa te la pieghi un po' si o no?". L’uomo guardò con sdegno il sacerdote e rispose: "Io sono lucifero, nel mio regno non esiste piegatura"». Subito dopo, secondo quanto poté vedere con stupore anche l'amico don Pierino Galeone, sprofondò giù e scomparì nella terra.
per Padre Pio nel 1903 era iniziato il tempo del noviziato, un periodo segnato finalmente da una tregua negli assalti diabolici.
Ma il silenzio si interruppe bruscamente mentre si trovava nello studentato di Sant'Elia a Pianisi. Egli stesso raccontò quanto gli accadde nel settembre 1905: «Una notte sentii dei rumori, che mi sembravano provenire dalla cella vicina. "Che farà a quest'ora fra Anastasio?", mi dissi; e pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Rosario.
C'era infatti tra noi una sfida a chi pregasse di più, e io non volevo rimanere indietro. Continuando però questi rumori, anzi diventando sempre più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo.
Mi sporsi dalla finestra per chiamare: le nostre due finestre erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare libri o altro sporgendo la mano. "Fra Anastasio, fra Anastasio", chiamai senza alzare troppo la voce. Non ottenendo risposta, mi ritirai.
Ma quale non fu la mia sorpresa, quando dalla porta vidi entrare un grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: "E iss"' (è lui).
Mentre ero in quella postura, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire»
Dopo l'ordinazione sacerdotale di Padre Pio, avvenuta nel 1910, il demonio comprese di aver perso la prima battaglia e cominciò ad attuare una strategia più raffinata, trasformandosi in decine di fogge diverse per impaurire, ma anche nel tentativo di ingannare il giovane frate.
Le enumera in un resoconto padre Agostino: «Da principio gli apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano.
La terza, senza apparire, gli sputavano in faccia. La quarta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta in forma di Crocifisso.
La settima sotto forma di un giovane, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L'ottava sotto la forma del padre spirituale (cioè lo stesso padre Agostino). La nona sotto la figura del padre Provinciale. La decima sotto la forma di papa Pio X.
Altre volte ancora sotto la forma del suo angelo custode, di san Francesco, di Maria santissima. E infine nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali».
Se degli angeli Padre Pio non ha lasciato descrizioni, di satana ha invece tracciato un preciso identikit: quello di «un uomo sulla quarantina, occhi neri, capelli brizzolati, giacca nera, pantaloni rigati» che gli si presentò nel luglio 1949 al confessionale.
Parlando di sé in terza persona, così Padre Pio raccontò l'episodio ai confratelli: «Il sacerdote lo invitò a mettersi in ginocchio, ma quello rispose:
"Non posso!". Credendo che fosse ammalato, gli chiese subito i peccati che aveva fatto. L'uomo disse tanti peccati da sembrare come se tutti i peccati di questo mondo li avesse commessi lui.
Il sacerdote, dopo aver dato gli opportuni consigli, invitò ancora una volta quello strano penitente a piegare almeno il capo, perché stava per impartirgli l'assoluzione. Quegli rispose ancora: "Non posso".
A questo punto il sacerdote disse: "Amico mio, al mattino quando ti infili i pantaloni, la testa te la pieghi un po' si o no?". L’uomo guardò con sdegno il sacerdote e rispose: "Io sono lucifero, nel mio regno non esiste piegatura"». Subito dopo, secondo quanto poté vedere con stupore anche l'amico don Pierino Galeone, sprofondò giù e scomparì nella terra.
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