Originariamente Scritto da roccia73
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Molto spesso chi ha prodotto cultura era nato povero, vissuto povero e morto povero.
Oggi due fughette stonate vengono pagate miliardi per calcare le scene. Bach invece è morto povero e indebitatissimo (ed aveva qualcosa come 12 figli da mantenere). Inolre, molti artisti cono prima tali e poi diventano "ricchi" e poi manco tanto se vai a studiarti la loro biografia. Pendiamo ad esempio Modigliani, che si pagava la minestra con i bozzetti sui tovaglioli... E come lui tantissimi altri.
E poi ricordiamoci che non è che tutti quelli che ora sono famosi sono stati veri artisti né quelli che erano veri artisti ora sono famosi. Anche nel passato c'erano giochi di potere e interessi economici, e la storia dell'arte (quella sì) la fanno coloro che stanno nelle stanze dei bottoni.
Detto questo, la domanda che ti fai tu, Maurox, secondo me è molto molto intelligente (non per niente sei il mio preferito qui nel forum ) posta in modo sbagliato.
Vanno fatte alcune distinzioni:
1. essere intelligenti ed avere cultura sono due cose che alcune volte coincidono, ma non sempre. Ci sono persone con 3 lauree e che vantano letture di centinaia di libri che però non capiscono un ***** né di quello che hanno studiato né della vita propria ed altrui. La ram di un pc contiene molte più informazioni di quelle che può richiamare alla memoria un essere umano, però non è intelligente né colta. Viceversa, ci sono persone che non hanno terminato il percorso di studi, non hanno potuto leggere e documentarsi, eppure capiscono l'esistenza in modo lucido e non superficiale. Intelligenti, infatti, si nasce. Anche qui, come nel bb, è questione di genetica, in massima parte. Ma, come nel bb, si può migliorare. Lo studio serve ad amplificare e sfruttare al meglio le capacità cognitive che abbiamo. E ad utilizzare strategie compensative per ciò in cui siamo deficitari. C'è quello che viene chiamato un "area di sviluppo prossimale " (Vigotsky).
2. La cultura è la capacità di modificare l'ambiente e di trasmettere in un linguaggio simbolico quanto appreso. Se tua nonna viveva nei campi e sapeva quando vanno coltivati i pomodori, come preservarli dalle gelate, come distinguere questa pianta da quella, come allevare questo animale etc. Se sapeva cucinare, sapeva come rimettere a nuovo un lenzuolo bruciato... Ebbene, questa è cultura. C'è poi il piano della saggezza, che è l'ultilizzo delle nozioni che abbiamo in modo intelligente e orientato ai valori. Molto spesso le nonne possono insegnare molto su questo piano.
3. Un'ultima precisazione: l'amore non è un sentimento. L'amore è anche un sentimento, ma è molto di più. Innanzitutto è una decisione, un'orientamento della propria esistenza verso qualcosa/qualcuno. Coinvolge tutto l'essere umano: il fisico, le capacità cognitive, quelle emotive, l'eredità culturale (simbolizzazione dell'esperienza delle generazioni checi hanno preceduto) etc.
Detto ciò, riformuliamo la domanda:
la cultura modifica la percezione e l'espressione dei sentimenti?
Sì. Perché noi siamo la nostra intelligenza, la nostra cultura, la nostra saggezza. Se ci modifichiamo modifichiamo anche il nostro approccio alla realtà. In ultima analisi, però, se sei sensibile come Leopardi, lo sei indipendentemente dall'erudizione. Perché il deficit di processi metacognitivi e di empatia non dipendono dall'erudizione.
la cultura modifica la percezione e l'espressione dell'amore?
Sì, e molto di più, perché il modo di interpretare il legame tra due persone dipende in larga parte dalla propria decisione e da come valutiamo int ermini culturali questa decisione.
Sarebbe meglio chiedersi: questa cultura, indipendentemente dalla propria erudizione e dalla propria intelligenza, favorisce un legame affettivo stabile o no?
Oggi due fughette stonate vengono pagate miliardi per calcare le scene. Bach invece è morto povero e indebitatissimo (ed aveva qualcosa come 12 figli da mantenere). Inolre, molti artisti cono prima tali e poi diventano "ricchi" e poi manco tanto se vai a studiarti la loro biografia. Pendiamo ad esempio Modigliani, che si pagava la minestra con i bozzetti sui tovaglioli... E come lui tantissimi altri.
E poi ricordiamoci che non è che tutti quelli che ora sono famosi sono stati veri artisti né quelli che erano veri artisti ora sono famosi. Anche nel passato c'erano giochi di potere e interessi economici, e la storia dell'arte (quella sì) la fanno coloro che stanno nelle stanze dei bottoni.
Detto questo, la domanda che ti fai tu, Maurox, secondo me è molto molto intelligente (non per niente sei il mio preferito qui nel forum ) posta in modo sbagliato.
Vanno fatte alcune distinzioni:
1. essere intelligenti ed avere cultura sono due cose che alcune volte coincidono, ma non sempre. Ci sono persone con 3 lauree e che vantano letture di centinaia di libri che però non capiscono un ***** né di quello che hanno studiato né della vita propria ed altrui. La ram di un pc contiene molte più informazioni di quelle che può richiamare alla memoria un essere umano, però non è intelligente né colta. Viceversa, ci sono persone che non hanno terminato il percorso di studi, non hanno potuto leggere e documentarsi, eppure capiscono l'esistenza in modo lucido e non superficiale. Intelligenti, infatti, si nasce. Anche qui, come nel bb, è questione di genetica, in massima parte. Ma, come nel bb, si può migliorare. Lo studio serve ad amplificare e sfruttare al meglio le capacità cognitive che abbiamo. E ad utilizzare strategie compensative per ciò in cui siamo deficitari. C'è quello che viene chiamato un "area di sviluppo prossimale " (Vigotsky).
2. La cultura è la capacità di modificare l'ambiente e di trasmettere in un linguaggio simbolico quanto appreso. Se tua nonna viveva nei campi e sapeva quando vanno coltivati i pomodori, come preservarli dalle gelate, come distinguere questa pianta da quella, come allevare questo animale etc. Se sapeva cucinare, sapeva come rimettere a nuovo un lenzuolo bruciato... Ebbene, questa è cultura. C'è poi il piano della saggezza, che è l'ultilizzo delle nozioni che abbiamo in modo intelligente e orientato ai valori. Molto spesso le nonne possono insegnare molto su questo piano.
3. Un'ultima precisazione: l'amore non è un sentimento. L'amore è anche un sentimento, ma è molto di più. Innanzitutto è una decisione, un'orientamento della propria esistenza verso qualcosa/qualcuno. Coinvolge tutto l'essere umano: il fisico, le capacità cognitive, quelle emotive, l'eredità culturale (simbolizzazione dell'esperienza delle generazioni checi hanno preceduto) etc.
Detto ciò, riformuliamo la domanda:
la cultura modifica la percezione e l'espressione dei sentimenti?
Sì. Perché noi siamo la nostra intelligenza, la nostra cultura, la nostra saggezza. Se ci modifichiamo modifichiamo anche il nostro approccio alla realtà. In ultima analisi, però, se sei sensibile come Leopardi, lo sei indipendentemente dall'erudizione. Perché il deficit di processi metacognitivi e di empatia non dipendono dall'erudizione.
la cultura modifica la percezione e l'espressione dell'amore?
Sì, e molto di più, perché il modo di interpretare il legame tra due persone dipende in larga parte dalla propria decisione e da come valutiamo int ermini culturali questa decisione.
Sarebbe meglio chiedersi: questa cultura, indipendentemente dalla propria erudizione e dalla propria intelligenza, favorisce un legame affettivo stabile o no?
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