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è scritta molto bene, ci sarebbero alcuni dettagli che cambiano secondo le preferenze di chi scrivi. Cmq la sostanza c'è tutta
Sonny Liston
Charles L. Liston, detto Sonny, nacque nella Morledge plantation, una piantagione di cotone in una sperduta zona paludosa dell'Arkansas tra i 25 figli di un mezzadro abusivo, Tobe Liston, tredicesimo figlio della sua seconda moglie Helen Baskin.
Non risulta sia mai andato a scuola e cominciò a raccogliere il cotone assai presto, poiché la filosofia del padre al riguardo era "If he can sit at the table, he can work." ("Se può sedere a tavola, può anche lavorare").
Liston da adulto portava ancora sulla schiena i segni delle crudeli frustate che come uno schiavo aveva subito da bambino. Tale circostanza fu confermata dall'autopsia eseguita dopo la sua morte.
Anni dopo, così Liston riassumeva la sua infanzia nella piantagione: "I had nothing when I was a kid but a lot of brothers and sisters, a helpless mother and a father who didn't care about any of us. We grew up with few clothes, no shoes, little to eat. My father worked me hard and whupped me hard...” ("Da piccolo non ho avuto niente se non un mucchio di fratelli e sorelle, una madre inutile e un padre che se ne fregava di noi. Siamo venuti su con pochi vestiti, niente scarpe, poco da mangiare. Mio padre mi faceva lavorare duramente e duramente mi frustava...").
Discussa la sua reale data di nascita: singolare che neppure la madre (detta "Big Hela") ricordasse l'anno in cui lo aveva messo al mondo, anche se gli sembrava che il parto fosse avvenuto in gennaio; la vaghezza circa la nascita del bambino ha fatto ipotizzare che Charles potesse essere frutto di una relazione extraconiugale della madre.
Il nome di Charles Liston non risulta dai dati censuari del 1930, tuttavia il pugile potrebbe essere nato e non registrato tra il 1925 ed il 1929.
Secondo l’FBI, Liston avrebbe avuto da una donna due figlie nate rispettivamente nel 1946 e nel 1950. Dopo il suo primo arresto, nel 1949, Liston dichiarò alla polizia di avere 21 anni; in tal caso sarebbe nato nel 1928 ed all’epoca dei due match con Cassius Clay poteva avere 36 anni, cioè 14 più dello sfidante. Liston era anche zio, per parte di madre, del celebre cantante blues BB King.
Dopo la separazione dei genitori, nel 1946, Charles seguì la madre Helen a St. Louis, dove la donna aveva trovato un impiego come operaia in una fabbrica di scarpe.
A St. Louis invece di andare a scuola entrò a far parte di un gruppo di piccoli delinquenti dediti a furti e rapine.
Le modalità erano sempre le stesse: Charles immobilizzava con la sua forza erculea la vittima, che veniva rapinata dai suoi compagni.
Facilmente identificato dalla polizia (portava sempre la stessa camicia sgargiante), nel 1949 fu arrestato nella sua casa al 1006 di Ofallon Street, per una rapina compiuta nell'Unique Cafè, al n. 1502 di Market Street, non lontano dalla sua abitazione.
Fu riconosciuto colpevole anche per una rapina di pochi dollari compiuta ad una stazione di benzina, con l'aggravante del possesso di un'arma. Nel 1950 il tribunale lo condannò a 29 mesi di carcere.
Liston scontò la sua pena nella città di Jefferson City, nel carcere Missouri State Penitentiary.
Qui i cappellani del carcere, Edward Schlattmann e Alois Stevens, due preti cattolici, intuirono le sue grandi potenzialità nel pugilato, insegnandogli i primi rudimenti.
Il ragazzo, che tutti chiamavano Sonny, appariva straordinariamente dotato per la boxe: pesante a soli vent'anni 92 chili per 1 metro e 84, aveva un collo taurino (52 cm di giro) e mani dalle proporzioni gigantesche (il diametro del pugno misurava "39 cm".), tali da richiedere speciali guantoni confezionati appositamente per lui.
Padre Alois Stevens così lo descriveva: "Sonny was the most perfect specimen of manhood I had ever seen. Powerful arms, big shoulders. Pretty soon he was knocking out everybody in the gym". (Sonny era il più perfetto esemplare di pugile che avessi mai visto. Braccia potenti, spalle grandi. Aveva rapidamente messo KO tutti i pugili della nostra palestra).
Narra la leggenda che una volta per difendere un giovane detenuto nero dalle angherie di quattro bulli, Liston a pugni impartisse loro una lezione memorabile nell'officina del carcere.
Un giorno nella prigione fu organizzata una sessione di allenamento con un buon peso massimo professionista, Thurman Wilson. Dopo quattro round contro il giovane Liston, Wilson abbandonò malconcio il match.
Il promettente campione fu segnalato alla federazione pugilistica di St. Louis da Monroe Harrison, detto “Muncey”, già sparring partner di Joe Louis e allenatore del pugile mediomassimo statunitense Archie Moore.
Inserito nella squadra dilettantistica della città, Liston ottenne nel 1952 la scarcerazione sulla parola dopo una campagna di stampa a suo favore svolta da alcuni giornali locali ed iniziò a lavorare come manovale in un’azienda metalmeccanica. L'operazione fu abilmente pilotata da Frank Mitchell, direttore di un giornale locale e titolare di una piccola scuderia di pugili, personaggio notoriamente collegato alla mafia italo-americana della boxe.
Inizi della carriera [modifica]
La breve carriera dilettantistica di Sonny Liston fu ricca di successi.
Rappresentante della squadra di St. Louis, nel febbraio 1953 Liston vinse con facilità il torneo Midwest Golden Gloves, la principale competizione per giovani pugili americani, battendo con un KO alla prima ripresa Ed Sanders, fresco vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1952. Il povero Sanders morirà l'anno seguente per emorragia cerebrale dopo l'incontro con Willie James per il titolo del New England ma i suoi familiari ritennero che i danni cerebrali potevano derivare dal durissimo match contro Liston, che lo aveva letteralmente tramortito con una combinazione al volto.
A questa vittoria seguì in marzo quella del National Golden Gloves contro Julius Griffin (KO al primo round). Liston il 22 giugno 1953 conquistò a Chicago, davanti a 7.460 spettatori l'International Golden Gloves, cioè il campionato del mondo dei Golden Gloves, mettendo KO alla prima ripresa, dopo 2 minuti e 16 secondi, il campione europeo in carica, il tedesco Hermann Schreibauer.
Il giovane campione mostrava velocità, tecnica e potenza insolite per un dilettante, tanto che la stampa lo definì ben presto il nuovo Joe Louis.
Una curiosità riguarda l'unica sconfitta da dilettante di Liston, avvenuta contro il giovane “Big” George Brock di Saint Louis, divenuto in seguito un celebre cantante blues. "I'm the man who beat Sonny Liston" è un brano dell'ultimo suo disco (2006) “Round Two”.
Mitchell aveva fatto entrare Sonny Liston nell'orbita di un importante organizzatore che faceva parte della mafia del pugilato, John Vitale. Questi ne affrettò l'esordio professionistico, che avvenne il 2 settembre 1953, quando Liston sconfisse per KO tecnico Don Smith, pugile di Louisville. L'incontro durò soltanto 33 secondi: Smith fu colpito al volto da Liston, e finì subito al tappeto. L'arbitro Jimmy Parker costatò che Smith non era in grado di proseguire, anche per un brutto taglio all'occhio destro.
Nei tre anni successivi, il boxeur conseguì vittorie contro una ventina di pugili, tra cui il quotato Johnny Summerlin, sconfitto per due volte ai punti a Detroit nel 1954. Entrambi gli incontri furono trasmessi sulla rete televisiva nazionale.
In quegli anni Liston incappò anche in una sconfitta, ai punti, contro Marthy Marshall, un pugile molto agile che praticava una boxe "da clown": alla seconda ripresa, dopo essere andato al tappeto, Marshall si rialzò improvvisamente lanciando un urlo; Liston si mise a ridere ma fu colpito con un diretto che gli lussò la mascella. "It didn't hurt, but I couldn't close my mouth," ricordò il pugile "I had to fight the last six rounds with my mouth open." Proseguì quindi il match con la bocca aperta, ma un altro colpo di Marshall gli fratturò definitivamente la mascella. Nonostante la menomazione, Liston riuscì a terminare il match, che perse ai punti.
L'incontro registrò la prima manipolazione da parte della mafia: Liston riferì che all'inizio dell'incontro “qualcuno” del giro di Vitale gli avrebbe “consigliato”, al fine di divertire maggiormente il pubblico, di far durare il match per almeno quattro riprese. L'inaspettata sconfitta di Liston – più quotato di Marshall – arricchì qualche scommettitore. Nella doppia rivincita, Liston sconfiggerà Marshall a St. Louis nel '55 e con un feroce KO a Pittsburgh nel 1956.
Il mito dell’invincibile [modifica]
Ancora analfabeta, dopo essere uscito dal carcere il giovane Liston aveva seri problemi con l’alcool e venne più volte fermato dalla polizia per vagabondaggio. Alternava in quel periodo l'attività di pugile con quella di guardaspalle di gangster mafiosi e di sfasciateste per conto del sindacato edile.
Una sera il pugile conobbe casualmente ad una fermata d'autobus un'operaia di nome Geraldine Clark Chambers. Era il 1956 e pioveva a dirotto. Liston scese dalla sua auto e prese in braccio la Clark per metterla in salvo nella vettura: "una signora come lei - disse - non dovrebbe star lì a bagnarsi sotto la pioggia". Il 3 settembre 1957 si sposarono a St. Louis.
Nuovi guai con la giustizia lo bloccarono per il biennio 1956-57.
Nell'aprile del 1956 fu arrestato in circostanze poco chiare: Liston avrebbe aggredito e disarmato un poliziotto che gli aveva chiesto di spostare l'auto. In attesa del processo il pugile fu fermato altre tre volte per vagabondaggio e resistenza a pubblici ufficiali. Ne seguì un’altra condanna alla reclusione per otto mesi.
Osteggiato dalle principali federazioni pugilistiche, il pugile era sul punto di rinunciare alla boxe. Fu ancora una volta un sacerdote cattolico, padre Edward P. Murphy (lo stesso che pronuncerà la sua orazione funebre nel 1971), a convincerlo a proseguire.
Lasciata St. Louis e trasferitosi con la famiglia a Philadelphia, Liston era ormai nella piena maturità agonistica e negli anni seguenti sconfisse tutti i principali pretendenti al titolo mondiale dei pesi massimi.
Nel 1958, sesto nella graduatoria mondiale, vinse otto incontri. Il 28 gennaio a Chicago batté per KO Bill Hunter, poi sconfisse Benjamin Wise, Julio Mederos, Wayne Bethea, Ernie Cab, Frankie Daniels e in due incontri Bert Whitehurst ai punti; nel secondo match tuttavia Whitehurst, scaraventato fuori dal ring nel decimo round, a sette secondi dalla fine, non era più in grado di terminare l'incontro.
Nel 1959 Liston arrivò al primo posto nelle classifiche mondiali vincendo quattro match per KO e sconfiggendo Mike DeJohn in sei riprese, Willie Besmanoff, il primo sfidante al titolo Cleveland Williams, battuto per KO alla terza ripresa, e il forte cubano Nino Valdes, crollato al tappeto nella terza ripresa.
Nel 1960 Liston, ancora in attesa di concorrere al titolo, disputò altri cinque match: la rivincita con Williams, sconfitto per KO al primo round, Howard King, Zora Folley e Eddie Machen. Furono in particolare le due vittorie sul temibile Cleveland “Big Cat” Williams a dare a Liston la convinzione di poter scalare il titolo.
Nell’aprile del 1960 suscitò grande impressione la vittoria di Liston sul quotato Roy Harris, un bianco che nel 1958 aveva sfidato Patterson per il titolo perdendo alla 13 ripresa. Harris vantava 30 vittorie (9 per KO) e la sola sconfitta con il campione del mondo. L’incontro fu una dimostrazione di predominio schiacciante: in soli tre minuti del primo round Liston atterrò ben tre volte Harris prima del KO definitivo.
Nel 1961 Liston sconfisse nuovamente Howard King ed il biondo di Amburgo Albert Westphal, buon pugile europeo che vantava di non essere stato mai sconfitto per KO, atterrato al primo round con un sinistro devastante.
L'ascesa del picchiatore dell'Arkansas fu una delle più clamorose della storia della boxe e rivoluzionò in un paio d'anni i rankings della categoria. In pochi mesi Liston aveva sconfitto i tredici principali sfidanti al titolo mondiale. Nella loro carriera quei pugili contarono complessivamente 419 vittorie e 99 sconfitte. Sedici di quelle sconfitte, le più pesanti, avvennero nei tre anni tra il 1958 ed il 1960 negli incontri con Liston.
Nonostante la pessima fama che lo circondava, Liston poteva ormai sfidare il campione mondiale in carica Floyd Patterson, un ex peso medio in carica dal 1956 salvo una breve interruzione nel 1959-60.
Grande orso cattivo [modifica]
La facilità delle sue vittorie spinse gli esperti a definire Sonny Liston come il più forte picchiatore mai visto sul ring dopo il ritiro di Joe Louis, detto il “”bombardiere nero””, mitico campione mondiale degli anni Trenta e Quaranta.
La sua boxe era semplice ma molto efficace. Forte con entrambe le mani, massiccio, Liston non era velocissimo ma aveva un buon gioco di gambe, in grado di consentirgli di preparare la combinazione del destro con il lunghissimo e potente gancio sinistro che il più grande critico della boxe, Nat Fleischer, definì “il piccolo treno”.
Nella gestione del ring Liston non prendeva rischi inutili. Accompagnando ogni azione con un movimento laterale, indietreggiava quando non aveva raggiunto il suo scopo. Pugni sempre alti, usava il jab per tenere costantemente lontano l’avversario, e costringerlo a scoprirsi.
Della mitica potenza di Liston – forse superiore a quella di ogni altro pugile che abbia mai calcato il ring - si raccontano episodi ai limiti della leggenda: testimoni hanno riferito che una volta in palestra il campione avrebbe provocato con un solo pugno il cedimento del gancio di sospensione del sacco di allenamento. In combattimento mostrava un furore distruttivo senza eguali e nessuno dei suoi avversari ha mai dimenticato la durezza dei colpi di Liston, portati con spietata e micidiale precisione.
A Chicago il 6 agosto 1958 Liston colpisce così selvaggiamente il suo avversario Wayne Bethea, da fargli perdere sette denti, che a fine match (sospeso per KO tecnico) sono raccolti nel paradenti e sparsi sul tappeto del ring. In alcuni match, i malcapitati avversari finiscono KO scaraventati fuori dalle corde del ring o sono colpiti brutalmente da Liston persino quando sono sulle ginocchia.
Eddie Machen si vantava di essere riuscito a terminare in piedi il suo confronto con Liston. Il pugile in realtà per l'intero match aveva con abilità evitato le bordate di Liston, che osservò: "Per ballare il tango bisogna essere in due, e stasera Machen non era dell'umore giusto".
Era persino difficile trovare sparring partners per i suoi allenamenti. Per 50 dollari non se la sentivano di essere malmenati dal campione.
Liston, dopo Louis e prima di Clay, usa inoltre l'arma psicologica per sconfiggere i suoi avversari prima ancora dell'inizio del match. Patterson ne fu vittima più di ogni altro. Gli abbigliamenti (la "tunica del boia"), i rituali precedenti il match come la rilevazione del peso, e il truce cipiglio sembravano studiati apposta per annientare psicologicamente l'avversario. Il suo sparring partner Jack McKinney testimoniò che prima di un allenamento era impossibile guardarlo negli occhi senza avere la precisa sensazione di stare per morire: "There was fear in Sonny Liston's eyes, fear that he was going to kill me".
Ma lo scrittore Norman Mailer rivaluta lo sguardo di Liston: "From the advance publicity one had expected to look into two cracks of dead glass, halfway between reptile and sleepy lizard, but they were actually dark, brimming, eloquent… You did not feel you were looking at someone attractive, you felt you were looking at a creation".
Il terrore dei suoi avversari iniziava prima ancora di salire sul ring. Lo stesso Cassius Clay, ventiduenne, ne è vittima: nelle visite mediche precedenti il match del 1964, all’arrivo del campione del mondo in carica - che lui chiamava l'orribile orso - fu sopraffatto dallo spavento, tanto che i medici registrarono un abnorme sbalzo della sua pressione sanguigna. Fu necessaria un'altra misurazione per tranquillizzare i sanitari.
Nel 1991 Clay confessò al giornalista Thomas Hauser: “I was scared. Sonny Liston was one of the greatest fighters of all time. He hit hard and he was fixing to kill me. But I was there, I didn’t have no choice but to go out and fight.” (Ero spaventato. Sonny Liston era uno dei più grandi pugili di ogni tempo. Colpiva duro ed era deciso ad uccidermi. Ma ero là, non avevo scelta: vado e combatto).
A tale immagine di Liston si contrappone fuori dal ring quella di un uomo generoso e gentile, capace di grandi ironie ed amico dei bambini. Numerose le sue donazioni a poveri, detenuti, attività sociali. Il suo allenatore Will Reddish disse un volta: “non ho mai visto Sonny fare una cattiva azione”.
“Il pugile della mafia” [modifica]
Il pugilato degli anni cinquanta, in cui gareggia Liston, è uno sport dominato dal gioco esasperato delle scommesse e controllato dalla mafia. Lo spettacolo del ring non conosce ancora la Tv satellitare ma ambienti popolati da loschi figuri. La stampa non ama il pugile, ritenuto un gangster legato alla malavita.
Così i procuratori del campione in carica Floyd Patterson riuscirono per anni ad evitare la sfida con Liston, adducendo a valido motivo la sua vicinanza ed i suoi legami con la criminalità.
Il comitato parlamentare sulla criminalità organizzata, presieduto dal senatore democratico Estes Kefauver del Tennessee, appurò che non solo la Mafia fin dagli inizi aveva il pieno controllo sul boxeur, ma lo aveva addirittura reclutato tra i suoi "esattori".
Narra la leggenda che Frank Mitchell, il primo manager di Liston disse al mafioso Frank “Blinky” Palermo: “I have got the next heavyweight champion of the world” (ho sottomano il prossimo campione del mondo dei pesi massimi); Palermo replicò: “I cannot manage him, but I can get someone to help you.” (non posso gestirlo io, ma so chi ti potrà aiutare).
Si trattava di Frankie Carbo (Paul Gianfranco Carbo), meglio conosciuto come “The Grey”, uno dei capi della Mafia e principale potenza della boxe americana.
Al tempo della sua attività dilettantistica e nei primi tre anni di professionismo Liston era già stato utilizzato dalle famiglie mafiose di St. Louis per riscuotere le "quote" dei taglieggiati terrorizzandoli con lo spauracchio di una dura punizione fisica. Al mafioso bastava dire: "You paid Sonny or you woke up in the middle of next week" (Paga Sonny, o ti risveglierai nel mezzo della settimana prossima).
Ai bordi del ring, l'organizzazione mafiosa requisiva gran parte dei guadagni del pugile dell'Arkansas, lasciando al campione pochi spiccioli. Per ogni incontro, il 52 per cento della borsa di Liston spettava a Carbo; il 12 per cento ciascuno spettava a John Vitale ed a Frank Palermo detto Blinky, ed il 24 per cento a Joseph ‘Pep’ Barone.
L’incredibile serie di vittorie consecutive di Liston (26 di cui 21 per KO) aveva peraltro stimolato il giro delle scommesse, su cui prosperava la criminalità organizzata. E se mai risultarono incontri truccati a favore del pugile, i suoi secondi in alcune occasioni (come ad esempio l'incontro con Eddie Machen o il primo match con Clay) avevano fatto ricorso a metodi non proprio corretti per penalizzare i suoi avversari.
Attorno a Liston gravitava anche un criminale come Robert B. “Barney” Baker, collegato a Sam Giancana, ex pugile e boss di Chicago, e personaggio importante dell’organizzazione del criminale mafioso James “Jimmy” Hoffa. Baker risultò implicato nell’organizzazione dell’attentato di Dallas nel 1963 nel quale fu ucciso il Presidente americano John F. Kennedy. Risultò indirizzata a Baker l'ultima chiamata telefonica che fece il pregiudicato Jack Ruby prima di assassinare il presunto attentatore di Kennedy, Lee Harvey Oswald.
I manager del campione erano tutti legati alla mafia: dopo Frank Mitchell si alternano Jack Nilon, Joe "Pep" Barone, Eddie Polino, Dick Sadler.
Nel dopoguerra, l'organizzazione della boxe negli Stati Uniti era ampiamente controllata dalla International Boxing Club (IBC). Costituita nel 1949, la IBC aveva l'obbiettivo di stroncare ogni rapporto della mafia nel pugilato, anche grazie alla Committee on Anti-Trust and Monopoly costituita dal Senato.
Per le amicizie compromettenti con i vertici della mafia, alcune commissioni pugilistiche tra cui quelle di Philadelfia e di New York, inibirono a Liston incontri nelle loro sedi e nel 1961 la National Boxing Association lo sospese dall’attività.
Al fine di superare le riserve delle Federazioni, Liston nominò come manager George Katz, non sospetto di legami con la mafia. In un periodo successivo tuttavia se ne liberò, tornando alle vecchie amicizie. Sarcastico il commento di Katz: "Liston has a lot of good qualities. It's his bad qualities that are not so good" (Liston ha molte buone qualità. Il problema è che le cattive non sono molto buone).
Patterson accetta la sfida [modifica]
Liston avrebbe voluto combattere contro Patterson nel Madison Square Garden di New York, il tempio storico del pugilato. Ma questo non era possibile. Le autorità di New York ritenevano che Liston non avesse mai tagliato i legami con la Mafia.
Vista l'importanza che allora rivestiva negli USA il campionato mondiale dei massimi, molti ritenevano la figura del pugile dell’Arkansas socialmente improponibile.
Charles Larson, presidente del United States National Boxing Association, riteneva Patterson il miglior campione del mondo possibile: "In my opinion – dichiarò - Patterson is a fine representative of his race, and I believe the heavyweight champion of the world should be the kind of man our children could look up to as they have always done, as hero-worshipers. If Liston should become champion before he had rehabilitated himself, it might well be a catastrophe." ("A mio avviso Patterson è rappresentante dignitoso della sua razza, e credo che il campione del del mondo dovrebbe essere il tipo d’uomo che i nostri bambini potrebbero ammirare come un eroe. Se Liston conquistasse il titolo prima di riabilitarsi, sarebbe rovinoso").
Replicò sir David Harrington Angus Douglas, ventesimo marchese di Queensberry, discendente diretto dell’inventore della boxe moderna. "It wasn't all that relevant - disse in pubblico - whether or not Liston was a good character. If he's not in prison at the moment, he must currently be legally straight. If he's a good boxer, he must be entitled to a fight with Patterson." (“È del tutto irrilevante se Liston abbia o meno un buon carattere. Se non è in prigione, ha legalmente diritto a disputare un incontro. Se è un buon boxer, deve poter combattere con Patterson").
Intanto la stampa premeva per l'incontro del secolo. Nell’ottobre 1960 l’autorevole rivista Ring scriveva: “Nessun peso massimo ha mai fatto di più di Sonny per guadagnare una sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi”. (No heavyweight has done more to earn a heavyweight championship fight than Sonny).
Vista la resistenza delle principali organizzazioni americane su Liston, alcuni promotori ebbero l’idea di organizzare un incontro tra Liston e l’ex campione del mondo Ingemar Johansson, da disputarsi nel dicembre 1961 a Toronto o Montreal in Canada.
La questione assunse importanza nazionale, tanto che lo stesso Presidente John Fitzgerald Kennedy chiese pubblicamente a Patterson, durante un party alla Casa Bianca, di mettere fine alla paradossale situazione e porre in palio il suo titolo contro il picchiatore dell’Arkansas. "Perché non affrontate Liston?" chiese Kennedy, ed aggiunse: "È indubbiamente uno sfidante degno di voi". Patterson fu costretto a rispondere di sì: "I'm gonna fight Liston".
Liston commentò la vicenda così: "Frankly, I don't think Patterson would have fought me if he hadn't promised the president. I believe Floyd found himself in a position where he couldn't go back on his word. After all, you don't tell the President of the United States that you are going to do something and then fail to do it." (Francamente, non penso che Patterson avrebbe combattuto con me se non l’avesse promesso al presidente. Floyd non poteva rimangiarsi la promessa. Dopo tutto, non puoi promettere al Presidente degli Stati Uniti di fare una cosa, e poi tirarti indietro).
La sfida tra il buono e il cattivo, il campione nero istruito ed integrato (Patterson) e l’ex galeotto, appariva emblematica. Liston è il cattivo per definizione, ma il pugile non se ne cruccia: "I'm the bad guy – disse una volta – okay, people want to think that, let them" (Sono un tipaccio, va bene, la gente vuol pensare questo. Che facciano pure).
Pur di combattere con il campione in carica, lo sfidante limitò la sua borsa a 250.000 dollari, un quinto di quanto spettò a Patterson.
L’incontro, disputatosi in Comiskey Park di Chicago il 25 settembre del 1962 alla presenza di Frank Sinatra, durò solo 2 minuti e 10 secondi. Sonny Liston tramortì con un clamoroso KO Patterson, che alle corde fu colpito da una terribile combinazione di destri e sinistri.
Ogni colpo dello sfidante sembrava affondare nella guardia del campione come la lama nel burro: la schiacciante superiorità di Liston fece osservare ai cronisti che sembrava un match tra pugili di due categorie differenti. Finalmente il pugile dell’Arkansas era diventato campione dei pesi massimi, una categoria che di fatto dominava dal 1958.
È la BBC a mandare in onda la celebre radiocronaca: "At 2:06 of round number one, boxing's worst nightmare became a reality. In the same stadium where Joe Louis forty years before washed clean the sins of Jack Johnson, Sonny Liston rekindled the flame of hatred that had burned so brightly in opposition to Jack Johnson that a quarter century passed before a black was allowed to fight for sports most cherished crown. Now the specter of another bad black man was specter no more. He was real, and his name was Charles Sonny Liston."
Umiliato sul ring, il povero Patterson fu costretto a lasciare lo stadio da un’uscita secondaria, camuffato con baffi e barba posticci.
Il campione che nessuno voleva [modifica]
L'America non fu contenta del nuovo campione del mondo dei massimi. L'ascesa a dir poco esagerata dell'ex galeotto sembra la rivincita dei bassifondi sul sogno americano, il trionfo del malaffare sulla virtù, il rovesciamento della logica della civiltà.
Tanto da imbarazzare anche il movimento per i diritti civili, ormai in crescita in tutto il Paese. Era stato proprio Percy Sutton, presidente del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), ad auspicare la vittoria di Patterson in quanto migliore rappresentante della sua gente ("I'm for Patterson because he represents us better than Liston ever could or would"). Dopo il trionfo di Liston, i leader della NAACP se la cavano affermando senza troppa convinzione che la sua storia è una favola di riscatto.
"Sonny Liston – ha scritto LeRoi Jones – was the big black ***** in every white man's hallway; (...) was "the huge *****," the "bad nigger," a heavy-faced replica of every whipped-up woogie in the world. He was the underdeveloped have-not (politically naive) backward country, the subject people, finally here to collect his pound of flesh". (Sonny Liston era il ***** grande e scuro da sempre negli incubi di ogni uomo bianco; era "il ***** enorme," "il cattivo negro”; era il paese povero e sottosviluppato (politicamente ingenuo), il popolo sottomesso, che finalmente usciva allo scoperto a raccogliere la sua libbra di carne).
Non stupisce che il neo campione del mondo sia snobbato da Philadelphia, la sua città: nessuno andò ad accoglierlo all'aeroporto. La delusione di Liston fu enorme. "I didn't expect – disse amareggiato al giornalista Jack McKinney - the president to invite me into the White House and let me sit next to Jackie and wrestle with those nice Kennedy kids. But I sure didn't expect to be treated like no sewer rat." (“Non mi aspettavo che il presidente mi invitasse alla Casa Bianca per farmi sedere accanto a Jackie e farmi giocare alla lotta con i piccoli, ma non mi aspettavo nemmeno di essere trattato come un topo di fogna").
Sul finire del 1962 Liston si trasferisce a Chicago, in una sontuosa villa a tre piani dove ospita anche sua suocera Eva Crawford. Ma anche qui non è benvoluto; la polizia lo arresta per guida in stato di ebbrezza. Il campione del mondo esce subito su cauzione, ma il suo arresto e l'alterco con i poliziotti viene ripreso da cineoperatori accorsi sul luogo. La scena è trasmessa nei telegiornali in molti Stati e l'immagine di Liston è fortemente compromessa.
La rivista Esquire nel numero natalizio del 1962 ritrae Liston nei panni di Santa Claus (la geniale foto era di Carl Fisher), e commenta: "Is the last man on earth America wanted to see coming down its chimney." (è l'ultimo uomo sulla terra che l'America avrebbe desiderato veder scendere dal camino).
Una certa simpatia accoglie invece Liston presso il pubblico televisivo, per via della sua semplicità e della sofferta storia personale, fatta di violenza, analfabetismo e povertà.
Il campione è di poche e stentate parole, balbetta quando è in difficoltà, comunica agevolmente solo con i bambini e con i vecchi. E se la stampa lo dipinge come un orco, la moglie Geraldine lo chiama Charles e lo definisce nelle interviste uomo premuroso e piacevole ("a nice thoughtful man").
Ad onta degli scandali, Liston diviene comunque un "personaggio": partecipa a vari programmi televisivi (tra i quali i popolari The Jack Benny Show, The Ed Sullivan Show e The Billy Graham Show).
Liston è chiamato ad arbitrare alcuni incontri di boxe, ed anche il match valido per il titolo mondiale dei medioleggeri tra Denny Moyer e Joey Giambra il 20 ottobre 1962 a Portland nell'Oregon.
La sua popolarità è comunque in crescita. E' scelto come testimonial della compagnia aerea Trans World Airlines (TWA). Sulle riviste patinate e sui quotidiani si moltiplicano le foto di Liston con personaggi famosi dello spettacolo, del pugilato, di altri sport. Molte di queste immagini mettono in risalto le mani del pugile, inconfondibili anche per una marcata deviazione del dito medio della mano destra, probabile risultato di una frattura in età infantile.
I giornali dell'epoca ritraggono con dovizia di fotografie Liston che si reca a far visita al Missouri State Penitentiary, dove è accolto da una autentica ovazione dei detenuti; si trattiene a pranzo con loro; scherza nel cortile del carcere e nella barbieria.
Il campione era dotato di spiccato umorismo, come dimostra l’episodio avvenuto durante una esibizione alle Bahamas nel 1963. Mentre Liston ed il suo sparring partner boxavano sul ring, mancò la luce e la sala piombò nell’oscurità. Quando si riaccesero le luci, tra lo stupore generale il campione era al tappeto. Il pubblico fece silenzio; Liston allora si rialzò e disse: “Mi spiace, vi siete persi il KO”.
Liston partecipava volentieri ad eventi musicali: il 3 agosto 1963 si esibisce come pianista nel concerto per beneficenza dell'Armory Music Center a Duluth in Minnesota. In una tournee in Svezia si cimenta a Stoccolma come sassofonista in un divertente duetto con il pugile svedese Johansson.
L'ex campione Floyd Patterson aveva intanto diritto ad una rivincita. Ma l'incontro viene rinviato per un misterioso infortunio di Liston ad un ginocchio. Secondo Foneda Fox, amico e sparring partner preferito di Liston, l'infortunio era una scusa ed il rinvio era dovuto ad un contrasto interno alla mafia: alcuni boss avrebbero ritenuto molto redditizia una sconfitta di Liston.
A Las Vegas il 22 luglio 1963, con una borsa in palio di 1 milione di dollari, Liston batté nuovamente Patterson per KO al primo round, dopo avergli inflitto ben tre atterramenti in soli 2 minuti e 20 secondi di combattimento.
Dopo la vittoria, Liston ebbe finalmente un trionfo nella sua nuova città di residenza, Denver in Colorado, dove si era trasferito in una bella casa al numero 3395 di Monaco Parkway, in cui andò a vivere con la moglie Geraldine e le due figlie. La scelta non era casuale: Liston partecipava ad un "piano di riabilitazione" che padre Edward Murphy svolgeva nella sua parrocchia di Denver.
Non lontano (al numero 2675 della stessa via) abitava il suo idolo, l'ex campione Joe Louis, che era entrato nell'entourage di Liston come responsabile delle pubbliche relazioni.
In quei giorni il campione del mondo fu ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca dal vicepresidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson. Partecipò inoltre a Denver a una marcia per i diritti civili dei neri americani. Non ripeté però l’esperienza a Birmingham, perché – disse – "non sono un cane ammaestrato".
Il successo tuttavia non cambiò il pugile: secondo testimoni, dal 1963 Liston aveva ripreso a bere. Risalgono a questo periodo due nuovi arresti per ubriachezza e resistenza alla forza pubblica, e due probabili casi di tentata violenza sessuale. Nella sua sregolata vita il campione finì in carcere per ben 19 volte e subì 240 denunce.
è scritta molto bene, ci sarebbero alcuni dettagli che cambiano secondo le preferenze di chi scrivi. Cmq la sostanza c'è tutta
Sonny Liston
Charles L. Liston, detto Sonny, nacque nella Morledge plantation, una piantagione di cotone in una sperduta zona paludosa dell'Arkansas tra i 25 figli di un mezzadro abusivo, Tobe Liston, tredicesimo figlio della sua seconda moglie Helen Baskin.
Non risulta sia mai andato a scuola e cominciò a raccogliere il cotone assai presto, poiché la filosofia del padre al riguardo era "If he can sit at the table, he can work." ("Se può sedere a tavola, può anche lavorare").
Liston da adulto portava ancora sulla schiena i segni delle crudeli frustate che come uno schiavo aveva subito da bambino. Tale circostanza fu confermata dall'autopsia eseguita dopo la sua morte.
Anni dopo, così Liston riassumeva la sua infanzia nella piantagione: "I had nothing when I was a kid but a lot of brothers and sisters, a helpless mother and a father who didn't care about any of us. We grew up with few clothes, no shoes, little to eat. My father worked me hard and whupped me hard...” ("Da piccolo non ho avuto niente se non un mucchio di fratelli e sorelle, una madre inutile e un padre che se ne fregava di noi. Siamo venuti su con pochi vestiti, niente scarpe, poco da mangiare. Mio padre mi faceva lavorare duramente e duramente mi frustava...").
Discussa la sua reale data di nascita: singolare che neppure la madre (detta "Big Hela") ricordasse l'anno in cui lo aveva messo al mondo, anche se gli sembrava che il parto fosse avvenuto in gennaio; la vaghezza circa la nascita del bambino ha fatto ipotizzare che Charles potesse essere frutto di una relazione extraconiugale della madre.
Il nome di Charles Liston non risulta dai dati censuari del 1930, tuttavia il pugile potrebbe essere nato e non registrato tra il 1925 ed il 1929.
Secondo l’FBI, Liston avrebbe avuto da una donna due figlie nate rispettivamente nel 1946 e nel 1950. Dopo il suo primo arresto, nel 1949, Liston dichiarò alla polizia di avere 21 anni; in tal caso sarebbe nato nel 1928 ed all’epoca dei due match con Cassius Clay poteva avere 36 anni, cioè 14 più dello sfidante. Liston era anche zio, per parte di madre, del celebre cantante blues BB King.
Dopo la separazione dei genitori, nel 1946, Charles seguì la madre Helen a St. Louis, dove la donna aveva trovato un impiego come operaia in una fabbrica di scarpe.
A St. Louis invece di andare a scuola entrò a far parte di un gruppo di piccoli delinquenti dediti a furti e rapine.
Le modalità erano sempre le stesse: Charles immobilizzava con la sua forza erculea la vittima, che veniva rapinata dai suoi compagni.
Facilmente identificato dalla polizia (portava sempre la stessa camicia sgargiante), nel 1949 fu arrestato nella sua casa al 1006 di Ofallon Street, per una rapina compiuta nell'Unique Cafè, al n. 1502 di Market Street, non lontano dalla sua abitazione.
Fu riconosciuto colpevole anche per una rapina di pochi dollari compiuta ad una stazione di benzina, con l'aggravante del possesso di un'arma. Nel 1950 il tribunale lo condannò a 29 mesi di carcere.
Liston scontò la sua pena nella città di Jefferson City, nel carcere Missouri State Penitentiary.
Qui i cappellani del carcere, Edward Schlattmann e Alois Stevens, due preti cattolici, intuirono le sue grandi potenzialità nel pugilato, insegnandogli i primi rudimenti.
Il ragazzo, che tutti chiamavano Sonny, appariva straordinariamente dotato per la boxe: pesante a soli vent'anni 92 chili per 1 metro e 84, aveva un collo taurino (52 cm di giro) e mani dalle proporzioni gigantesche (il diametro del pugno misurava "39 cm".), tali da richiedere speciali guantoni confezionati appositamente per lui.
Padre Alois Stevens così lo descriveva: "Sonny was the most perfect specimen of manhood I had ever seen. Powerful arms, big shoulders. Pretty soon he was knocking out everybody in the gym". (Sonny era il più perfetto esemplare di pugile che avessi mai visto. Braccia potenti, spalle grandi. Aveva rapidamente messo KO tutti i pugili della nostra palestra).
Narra la leggenda che una volta per difendere un giovane detenuto nero dalle angherie di quattro bulli, Liston a pugni impartisse loro una lezione memorabile nell'officina del carcere.
Un giorno nella prigione fu organizzata una sessione di allenamento con un buon peso massimo professionista, Thurman Wilson. Dopo quattro round contro il giovane Liston, Wilson abbandonò malconcio il match.
Il promettente campione fu segnalato alla federazione pugilistica di St. Louis da Monroe Harrison, detto “Muncey”, già sparring partner di Joe Louis e allenatore del pugile mediomassimo statunitense Archie Moore.
Inserito nella squadra dilettantistica della città, Liston ottenne nel 1952 la scarcerazione sulla parola dopo una campagna di stampa a suo favore svolta da alcuni giornali locali ed iniziò a lavorare come manovale in un’azienda metalmeccanica. L'operazione fu abilmente pilotata da Frank Mitchell, direttore di un giornale locale e titolare di una piccola scuderia di pugili, personaggio notoriamente collegato alla mafia italo-americana della boxe.
Inizi della carriera [modifica]
La breve carriera dilettantistica di Sonny Liston fu ricca di successi.
Rappresentante della squadra di St. Louis, nel febbraio 1953 Liston vinse con facilità il torneo Midwest Golden Gloves, la principale competizione per giovani pugili americani, battendo con un KO alla prima ripresa Ed Sanders, fresco vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1952. Il povero Sanders morirà l'anno seguente per emorragia cerebrale dopo l'incontro con Willie James per il titolo del New England ma i suoi familiari ritennero che i danni cerebrali potevano derivare dal durissimo match contro Liston, che lo aveva letteralmente tramortito con una combinazione al volto.
A questa vittoria seguì in marzo quella del National Golden Gloves contro Julius Griffin (KO al primo round). Liston il 22 giugno 1953 conquistò a Chicago, davanti a 7.460 spettatori l'International Golden Gloves, cioè il campionato del mondo dei Golden Gloves, mettendo KO alla prima ripresa, dopo 2 minuti e 16 secondi, il campione europeo in carica, il tedesco Hermann Schreibauer.
Il giovane campione mostrava velocità, tecnica e potenza insolite per un dilettante, tanto che la stampa lo definì ben presto il nuovo Joe Louis.
Una curiosità riguarda l'unica sconfitta da dilettante di Liston, avvenuta contro il giovane “Big” George Brock di Saint Louis, divenuto in seguito un celebre cantante blues. "I'm the man who beat Sonny Liston" è un brano dell'ultimo suo disco (2006) “Round Two”.
Mitchell aveva fatto entrare Sonny Liston nell'orbita di un importante organizzatore che faceva parte della mafia del pugilato, John Vitale. Questi ne affrettò l'esordio professionistico, che avvenne il 2 settembre 1953, quando Liston sconfisse per KO tecnico Don Smith, pugile di Louisville. L'incontro durò soltanto 33 secondi: Smith fu colpito al volto da Liston, e finì subito al tappeto. L'arbitro Jimmy Parker costatò che Smith non era in grado di proseguire, anche per un brutto taglio all'occhio destro.
Nei tre anni successivi, il boxeur conseguì vittorie contro una ventina di pugili, tra cui il quotato Johnny Summerlin, sconfitto per due volte ai punti a Detroit nel 1954. Entrambi gli incontri furono trasmessi sulla rete televisiva nazionale.
In quegli anni Liston incappò anche in una sconfitta, ai punti, contro Marthy Marshall, un pugile molto agile che praticava una boxe "da clown": alla seconda ripresa, dopo essere andato al tappeto, Marshall si rialzò improvvisamente lanciando un urlo; Liston si mise a ridere ma fu colpito con un diretto che gli lussò la mascella. "It didn't hurt, but I couldn't close my mouth," ricordò il pugile "I had to fight the last six rounds with my mouth open." Proseguì quindi il match con la bocca aperta, ma un altro colpo di Marshall gli fratturò definitivamente la mascella. Nonostante la menomazione, Liston riuscì a terminare il match, che perse ai punti.
L'incontro registrò la prima manipolazione da parte della mafia: Liston riferì che all'inizio dell'incontro “qualcuno” del giro di Vitale gli avrebbe “consigliato”, al fine di divertire maggiormente il pubblico, di far durare il match per almeno quattro riprese. L'inaspettata sconfitta di Liston – più quotato di Marshall – arricchì qualche scommettitore. Nella doppia rivincita, Liston sconfiggerà Marshall a St. Louis nel '55 e con un feroce KO a Pittsburgh nel 1956.
Il mito dell’invincibile [modifica]
Ancora analfabeta, dopo essere uscito dal carcere il giovane Liston aveva seri problemi con l’alcool e venne più volte fermato dalla polizia per vagabondaggio. Alternava in quel periodo l'attività di pugile con quella di guardaspalle di gangster mafiosi e di sfasciateste per conto del sindacato edile.
Una sera il pugile conobbe casualmente ad una fermata d'autobus un'operaia di nome Geraldine Clark Chambers. Era il 1956 e pioveva a dirotto. Liston scese dalla sua auto e prese in braccio la Clark per metterla in salvo nella vettura: "una signora come lei - disse - non dovrebbe star lì a bagnarsi sotto la pioggia". Il 3 settembre 1957 si sposarono a St. Louis.
Nuovi guai con la giustizia lo bloccarono per il biennio 1956-57.
Nell'aprile del 1956 fu arrestato in circostanze poco chiare: Liston avrebbe aggredito e disarmato un poliziotto che gli aveva chiesto di spostare l'auto. In attesa del processo il pugile fu fermato altre tre volte per vagabondaggio e resistenza a pubblici ufficiali. Ne seguì un’altra condanna alla reclusione per otto mesi.
Osteggiato dalle principali federazioni pugilistiche, il pugile era sul punto di rinunciare alla boxe. Fu ancora una volta un sacerdote cattolico, padre Edward P. Murphy (lo stesso che pronuncerà la sua orazione funebre nel 1971), a convincerlo a proseguire.
Lasciata St. Louis e trasferitosi con la famiglia a Philadelphia, Liston era ormai nella piena maturità agonistica e negli anni seguenti sconfisse tutti i principali pretendenti al titolo mondiale dei pesi massimi.
Nel 1958, sesto nella graduatoria mondiale, vinse otto incontri. Il 28 gennaio a Chicago batté per KO Bill Hunter, poi sconfisse Benjamin Wise, Julio Mederos, Wayne Bethea, Ernie Cab, Frankie Daniels e in due incontri Bert Whitehurst ai punti; nel secondo match tuttavia Whitehurst, scaraventato fuori dal ring nel decimo round, a sette secondi dalla fine, non era più in grado di terminare l'incontro.
Nel 1959 Liston arrivò al primo posto nelle classifiche mondiali vincendo quattro match per KO e sconfiggendo Mike DeJohn in sei riprese, Willie Besmanoff, il primo sfidante al titolo Cleveland Williams, battuto per KO alla terza ripresa, e il forte cubano Nino Valdes, crollato al tappeto nella terza ripresa.
Nel 1960 Liston, ancora in attesa di concorrere al titolo, disputò altri cinque match: la rivincita con Williams, sconfitto per KO al primo round, Howard King, Zora Folley e Eddie Machen. Furono in particolare le due vittorie sul temibile Cleveland “Big Cat” Williams a dare a Liston la convinzione di poter scalare il titolo.
Nell’aprile del 1960 suscitò grande impressione la vittoria di Liston sul quotato Roy Harris, un bianco che nel 1958 aveva sfidato Patterson per il titolo perdendo alla 13 ripresa. Harris vantava 30 vittorie (9 per KO) e la sola sconfitta con il campione del mondo. L’incontro fu una dimostrazione di predominio schiacciante: in soli tre minuti del primo round Liston atterrò ben tre volte Harris prima del KO definitivo.
Nel 1961 Liston sconfisse nuovamente Howard King ed il biondo di Amburgo Albert Westphal, buon pugile europeo che vantava di non essere stato mai sconfitto per KO, atterrato al primo round con un sinistro devastante.
L'ascesa del picchiatore dell'Arkansas fu una delle più clamorose della storia della boxe e rivoluzionò in un paio d'anni i rankings della categoria. In pochi mesi Liston aveva sconfitto i tredici principali sfidanti al titolo mondiale. Nella loro carriera quei pugili contarono complessivamente 419 vittorie e 99 sconfitte. Sedici di quelle sconfitte, le più pesanti, avvennero nei tre anni tra il 1958 ed il 1960 negli incontri con Liston.
Nonostante la pessima fama che lo circondava, Liston poteva ormai sfidare il campione mondiale in carica Floyd Patterson, un ex peso medio in carica dal 1956 salvo una breve interruzione nel 1959-60.
Grande orso cattivo [modifica]
La facilità delle sue vittorie spinse gli esperti a definire Sonny Liston come il più forte picchiatore mai visto sul ring dopo il ritiro di Joe Louis, detto il “”bombardiere nero””, mitico campione mondiale degli anni Trenta e Quaranta.
La sua boxe era semplice ma molto efficace. Forte con entrambe le mani, massiccio, Liston non era velocissimo ma aveva un buon gioco di gambe, in grado di consentirgli di preparare la combinazione del destro con il lunghissimo e potente gancio sinistro che il più grande critico della boxe, Nat Fleischer, definì “il piccolo treno”.
Nella gestione del ring Liston non prendeva rischi inutili. Accompagnando ogni azione con un movimento laterale, indietreggiava quando non aveva raggiunto il suo scopo. Pugni sempre alti, usava il jab per tenere costantemente lontano l’avversario, e costringerlo a scoprirsi.
Della mitica potenza di Liston – forse superiore a quella di ogni altro pugile che abbia mai calcato il ring - si raccontano episodi ai limiti della leggenda: testimoni hanno riferito che una volta in palestra il campione avrebbe provocato con un solo pugno il cedimento del gancio di sospensione del sacco di allenamento. In combattimento mostrava un furore distruttivo senza eguali e nessuno dei suoi avversari ha mai dimenticato la durezza dei colpi di Liston, portati con spietata e micidiale precisione.
A Chicago il 6 agosto 1958 Liston colpisce così selvaggiamente il suo avversario Wayne Bethea, da fargli perdere sette denti, che a fine match (sospeso per KO tecnico) sono raccolti nel paradenti e sparsi sul tappeto del ring. In alcuni match, i malcapitati avversari finiscono KO scaraventati fuori dalle corde del ring o sono colpiti brutalmente da Liston persino quando sono sulle ginocchia.
Eddie Machen si vantava di essere riuscito a terminare in piedi il suo confronto con Liston. Il pugile in realtà per l'intero match aveva con abilità evitato le bordate di Liston, che osservò: "Per ballare il tango bisogna essere in due, e stasera Machen non era dell'umore giusto".
Era persino difficile trovare sparring partners per i suoi allenamenti. Per 50 dollari non se la sentivano di essere malmenati dal campione.
Liston, dopo Louis e prima di Clay, usa inoltre l'arma psicologica per sconfiggere i suoi avversari prima ancora dell'inizio del match. Patterson ne fu vittima più di ogni altro. Gli abbigliamenti (la "tunica del boia"), i rituali precedenti il match come la rilevazione del peso, e il truce cipiglio sembravano studiati apposta per annientare psicologicamente l'avversario. Il suo sparring partner Jack McKinney testimoniò che prima di un allenamento era impossibile guardarlo negli occhi senza avere la precisa sensazione di stare per morire: "There was fear in Sonny Liston's eyes, fear that he was going to kill me".
Ma lo scrittore Norman Mailer rivaluta lo sguardo di Liston: "From the advance publicity one had expected to look into two cracks of dead glass, halfway between reptile and sleepy lizard, but they were actually dark, brimming, eloquent… You did not feel you were looking at someone attractive, you felt you were looking at a creation".
Il terrore dei suoi avversari iniziava prima ancora di salire sul ring. Lo stesso Cassius Clay, ventiduenne, ne è vittima: nelle visite mediche precedenti il match del 1964, all’arrivo del campione del mondo in carica - che lui chiamava l'orribile orso - fu sopraffatto dallo spavento, tanto che i medici registrarono un abnorme sbalzo della sua pressione sanguigna. Fu necessaria un'altra misurazione per tranquillizzare i sanitari.
Nel 1991 Clay confessò al giornalista Thomas Hauser: “I was scared. Sonny Liston was one of the greatest fighters of all time. He hit hard and he was fixing to kill me. But I was there, I didn’t have no choice but to go out and fight.” (Ero spaventato. Sonny Liston era uno dei più grandi pugili di ogni tempo. Colpiva duro ed era deciso ad uccidermi. Ma ero là, non avevo scelta: vado e combatto).
A tale immagine di Liston si contrappone fuori dal ring quella di un uomo generoso e gentile, capace di grandi ironie ed amico dei bambini. Numerose le sue donazioni a poveri, detenuti, attività sociali. Il suo allenatore Will Reddish disse un volta: “non ho mai visto Sonny fare una cattiva azione”.
“Il pugile della mafia” [modifica]
Il pugilato degli anni cinquanta, in cui gareggia Liston, è uno sport dominato dal gioco esasperato delle scommesse e controllato dalla mafia. Lo spettacolo del ring non conosce ancora la Tv satellitare ma ambienti popolati da loschi figuri. La stampa non ama il pugile, ritenuto un gangster legato alla malavita.
Così i procuratori del campione in carica Floyd Patterson riuscirono per anni ad evitare la sfida con Liston, adducendo a valido motivo la sua vicinanza ed i suoi legami con la criminalità.
Il comitato parlamentare sulla criminalità organizzata, presieduto dal senatore democratico Estes Kefauver del Tennessee, appurò che non solo la Mafia fin dagli inizi aveva il pieno controllo sul boxeur, ma lo aveva addirittura reclutato tra i suoi "esattori".
Narra la leggenda che Frank Mitchell, il primo manager di Liston disse al mafioso Frank “Blinky” Palermo: “I have got the next heavyweight champion of the world” (ho sottomano il prossimo campione del mondo dei pesi massimi); Palermo replicò: “I cannot manage him, but I can get someone to help you.” (non posso gestirlo io, ma so chi ti potrà aiutare).
Si trattava di Frankie Carbo (Paul Gianfranco Carbo), meglio conosciuto come “The Grey”, uno dei capi della Mafia e principale potenza della boxe americana.
Al tempo della sua attività dilettantistica e nei primi tre anni di professionismo Liston era già stato utilizzato dalle famiglie mafiose di St. Louis per riscuotere le "quote" dei taglieggiati terrorizzandoli con lo spauracchio di una dura punizione fisica. Al mafioso bastava dire: "You paid Sonny or you woke up in the middle of next week" (Paga Sonny, o ti risveglierai nel mezzo della settimana prossima).
Ai bordi del ring, l'organizzazione mafiosa requisiva gran parte dei guadagni del pugile dell'Arkansas, lasciando al campione pochi spiccioli. Per ogni incontro, il 52 per cento della borsa di Liston spettava a Carbo; il 12 per cento ciascuno spettava a John Vitale ed a Frank Palermo detto Blinky, ed il 24 per cento a Joseph ‘Pep’ Barone.
L’incredibile serie di vittorie consecutive di Liston (26 di cui 21 per KO) aveva peraltro stimolato il giro delle scommesse, su cui prosperava la criminalità organizzata. E se mai risultarono incontri truccati a favore del pugile, i suoi secondi in alcune occasioni (come ad esempio l'incontro con Eddie Machen o il primo match con Clay) avevano fatto ricorso a metodi non proprio corretti per penalizzare i suoi avversari.
Attorno a Liston gravitava anche un criminale come Robert B. “Barney” Baker, collegato a Sam Giancana, ex pugile e boss di Chicago, e personaggio importante dell’organizzazione del criminale mafioso James “Jimmy” Hoffa. Baker risultò implicato nell’organizzazione dell’attentato di Dallas nel 1963 nel quale fu ucciso il Presidente americano John F. Kennedy. Risultò indirizzata a Baker l'ultima chiamata telefonica che fece il pregiudicato Jack Ruby prima di assassinare il presunto attentatore di Kennedy, Lee Harvey Oswald.
I manager del campione erano tutti legati alla mafia: dopo Frank Mitchell si alternano Jack Nilon, Joe "Pep" Barone, Eddie Polino, Dick Sadler.
Nel dopoguerra, l'organizzazione della boxe negli Stati Uniti era ampiamente controllata dalla International Boxing Club (IBC). Costituita nel 1949, la IBC aveva l'obbiettivo di stroncare ogni rapporto della mafia nel pugilato, anche grazie alla Committee on Anti-Trust and Monopoly costituita dal Senato.
Per le amicizie compromettenti con i vertici della mafia, alcune commissioni pugilistiche tra cui quelle di Philadelfia e di New York, inibirono a Liston incontri nelle loro sedi e nel 1961 la National Boxing Association lo sospese dall’attività.
Al fine di superare le riserve delle Federazioni, Liston nominò come manager George Katz, non sospetto di legami con la mafia. In un periodo successivo tuttavia se ne liberò, tornando alle vecchie amicizie. Sarcastico il commento di Katz: "Liston has a lot of good qualities. It's his bad qualities that are not so good" (Liston ha molte buone qualità. Il problema è che le cattive non sono molto buone).
Patterson accetta la sfida [modifica]
Liston avrebbe voluto combattere contro Patterson nel Madison Square Garden di New York, il tempio storico del pugilato. Ma questo non era possibile. Le autorità di New York ritenevano che Liston non avesse mai tagliato i legami con la Mafia.
Vista l'importanza che allora rivestiva negli USA il campionato mondiale dei massimi, molti ritenevano la figura del pugile dell’Arkansas socialmente improponibile.
Charles Larson, presidente del United States National Boxing Association, riteneva Patterson il miglior campione del mondo possibile: "In my opinion – dichiarò - Patterson is a fine representative of his race, and I believe the heavyweight champion of the world should be the kind of man our children could look up to as they have always done, as hero-worshipers. If Liston should become champion before he had rehabilitated himself, it might well be a catastrophe." ("A mio avviso Patterson è rappresentante dignitoso della sua razza, e credo che il campione del del mondo dovrebbe essere il tipo d’uomo che i nostri bambini potrebbero ammirare come un eroe. Se Liston conquistasse il titolo prima di riabilitarsi, sarebbe rovinoso").
Replicò sir David Harrington Angus Douglas, ventesimo marchese di Queensberry, discendente diretto dell’inventore della boxe moderna. "It wasn't all that relevant - disse in pubblico - whether or not Liston was a good character. If he's not in prison at the moment, he must currently be legally straight. If he's a good boxer, he must be entitled to a fight with Patterson." (“È del tutto irrilevante se Liston abbia o meno un buon carattere. Se non è in prigione, ha legalmente diritto a disputare un incontro. Se è un buon boxer, deve poter combattere con Patterson").
Intanto la stampa premeva per l'incontro del secolo. Nell’ottobre 1960 l’autorevole rivista Ring scriveva: “Nessun peso massimo ha mai fatto di più di Sonny per guadagnare una sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi”. (No heavyweight has done more to earn a heavyweight championship fight than Sonny).
Vista la resistenza delle principali organizzazioni americane su Liston, alcuni promotori ebbero l’idea di organizzare un incontro tra Liston e l’ex campione del mondo Ingemar Johansson, da disputarsi nel dicembre 1961 a Toronto o Montreal in Canada.
La questione assunse importanza nazionale, tanto che lo stesso Presidente John Fitzgerald Kennedy chiese pubblicamente a Patterson, durante un party alla Casa Bianca, di mettere fine alla paradossale situazione e porre in palio il suo titolo contro il picchiatore dell’Arkansas. "Perché non affrontate Liston?" chiese Kennedy, ed aggiunse: "È indubbiamente uno sfidante degno di voi". Patterson fu costretto a rispondere di sì: "I'm gonna fight Liston".
Liston commentò la vicenda così: "Frankly, I don't think Patterson would have fought me if he hadn't promised the president. I believe Floyd found himself in a position where he couldn't go back on his word. After all, you don't tell the President of the United States that you are going to do something and then fail to do it." (Francamente, non penso che Patterson avrebbe combattuto con me se non l’avesse promesso al presidente. Floyd non poteva rimangiarsi la promessa. Dopo tutto, non puoi promettere al Presidente degli Stati Uniti di fare una cosa, e poi tirarti indietro).
La sfida tra il buono e il cattivo, il campione nero istruito ed integrato (Patterson) e l’ex galeotto, appariva emblematica. Liston è il cattivo per definizione, ma il pugile non se ne cruccia: "I'm the bad guy – disse una volta – okay, people want to think that, let them" (Sono un tipaccio, va bene, la gente vuol pensare questo. Che facciano pure).
Pur di combattere con il campione in carica, lo sfidante limitò la sua borsa a 250.000 dollari, un quinto di quanto spettò a Patterson.
L’incontro, disputatosi in Comiskey Park di Chicago il 25 settembre del 1962 alla presenza di Frank Sinatra, durò solo 2 minuti e 10 secondi. Sonny Liston tramortì con un clamoroso KO Patterson, che alle corde fu colpito da una terribile combinazione di destri e sinistri.
Ogni colpo dello sfidante sembrava affondare nella guardia del campione come la lama nel burro: la schiacciante superiorità di Liston fece osservare ai cronisti che sembrava un match tra pugili di due categorie differenti. Finalmente il pugile dell’Arkansas era diventato campione dei pesi massimi, una categoria che di fatto dominava dal 1958.
È la BBC a mandare in onda la celebre radiocronaca: "At 2:06 of round number one, boxing's worst nightmare became a reality. In the same stadium where Joe Louis forty years before washed clean the sins of Jack Johnson, Sonny Liston rekindled the flame of hatred that had burned so brightly in opposition to Jack Johnson that a quarter century passed before a black was allowed to fight for sports most cherished crown. Now the specter of another bad black man was specter no more. He was real, and his name was Charles Sonny Liston."
Umiliato sul ring, il povero Patterson fu costretto a lasciare lo stadio da un’uscita secondaria, camuffato con baffi e barba posticci.
Il campione che nessuno voleva [modifica]
L'America non fu contenta del nuovo campione del mondo dei massimi. L'ascesa a dir poco esagerata dell'ex galeotto sembra la rivincita dei bassifondi sul sogno americano, il trionfo del malaffare sulla virtù, il rovesciamento della logica della civiltà.
Tanto da imbarazzare anche il movimento per i diritti civili, ormai in crescita in tutto il Paese. Era stato proprio Percy Sutton, presidente del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), ad auspicare la vittoria di Patterson in quanto migliore rappresentante della sua gente ("I'm for Patterson because he represents us better than Liston ever could or would"). Dopo il trionfo di Liston, i leader della NAACP se la cavano affermando senza troppa convinzione che la sua storia è una favola di riscatto.
"Sonny Liston – ha scritto LeRoi Jones – was the big black ***** in every white man's hallway; (...) was "the huge *****," the "bad nigger," a heavy-faced replica of every whipped-up woogie in the world. He was the underdeveloped have-not (politically naive) backward country, the subject people, finally here to collect his pound of flesh". (Sonny Liston era il ***** grande e scuro da sempre negli incubi di ogni uomo bianco; era "il ***** enorme," "il cattivo negro”; era il paese povero e sottosviluppato (politicamente ingenuo), il popolo sottomesso, che finalmente usciva allo scoperto a raccogliere la sua libbra di carne).
Non stupisce che il neo campione del mondo sia snobbato da Philadelphia, la sua città: nessuno andò ad accoglierlo all'aeroporto. La delusione di Liston fu enorme. "I didn't expect – disse amareggiato al giornalista Jack McKinney - the president to invite me into the White House and let me sit next to Jackie and wrestle with those nice Kennedy kids. But I sure didn't expect to be treated like no sewer rat." (“Non mi aspettavo che il presidente mi invitasse alla Casa Bianca per farmi sedere accanto a Jackie e farmi giocare alla lotta con i piccoli, ma non mi aspettavo nemmeno di essere trattato come un topo di fogna").
Sul finire del 1962 Liston si trasferisce a Chicago, in una sontuosa villa a tre piani dove ospita anche sua suocera Eva Crawford. Ma anche qui non è benvoluto; la polizia lo arresta per guida in stato di ebbrezza. Il campione del mondo esce subito su cauzione, ma il suo arresto e l'alterco con i poliziotti viene ripreso da cineoperatori accorsi sul luogo. La scena è trasmessa nei telegiornali in molti Stati e l'immagine di Liston è fortemente compromessa.
La rivista Esquire nel numero natalizio del 1962 ritrae Liston nei panni di Santa Claus (la geniale foto era di Carl Fisher), e commenta: "Is the last man on earth America wanted to see coming down its chimney." (è l'ultimo uomo sulla terra che l'America avrebbe desiderato veder scendere dal camino).
Una certa simpatia accoglie invece Liston presso il pubblico televisivo, per via della sua semplicità e della sofferta storia personale, fatta di violenza, analfabetismo e povertà.
Il campione è di poche e stentate parole, balbetta quando è in difficoltà, comunica agevolmente solo con i bambini e con i vecchi. E se la stampa lo dipinge come un orco, la moglie Geraldine lo chiama Charles e lo definisce nelle interviste uomo premuroso e piacevole ("a nice thoughtful man").
Ad onta degli scandali, Liston diviene comunque un "personaggio": partecipa a vari programmi televisivi (tra i quali i popolari The Jack Benny Show, The Ed Sullivan Show e The Billy Graham Show).
Liston è chiamato ad arbitrare alcuni incontri di boxe, ed anche il match valido per il titolo mondiale dei medioleggeri tra Denny Moyer e Joey Giambra il 20 ottobre 1962 a Portland nell'Oregon.
La sua popolarità è comunque in crescita. E' scelto come testimonial della compagnia aerea Trans World Airlines (TWA). Sulle riviste patinate e sui quotidiani si moltiplicano le foto di Liston con personaggi famosi dello spettacolo, del pugilato, di altri sport. Molte di queste immagini mettono in risalto le mani del pugile, inconfondibili anche per una marcata deviazione del dito medio della mano destra, probabile risultato di una frattura in età infantile.
I giornali dell'epoca ritraggono con dovizia di fotografie Liston che si reca a far visita al Missouri State Penitentiary, dove è accolto da una autentica ovazione dei detenuti; si trattiene a pranzo con loro; scherza nel cortile del carcere e nella barbieria.
Il campione era dotato di spiccato umorismo, come dimostra l’episodio avvenuto durante una esibizione alle Bahamas nel 1963. Mentre Liston ed il suo sparring partner boxavano sul ring, mancò la luce e la sala piombò nell’oscurità. Quando si riaccesero le luci, tra lo stupore generale il campione era al tappeto. Il pubblico fece silenzio; Liston allora si rialzò e disse: “Mi spiace, vi siete persi il KO”.
Liston partecipava volentieri ad eventi musicali: il 3 agosto 1963 si esibisce come pianista nel concerto per beneficenza dell'Armory Music Center a Duluth in Minnesota. In una tournee in Svezia si cimenta a Stoccolma come sassofonista in un divertente duetto con il pugile svedese Johansson.
L'ex campione Floyd Patterson aveva intanto diritto ad una rivincita. Ma l'incontro viene rinviato per un misterioso infortunio di Liston ad un ginocchio. Secondo Foneda Fox, amico e sparring partner preferito di Liston, l'infortunio era una scusa ed il rinvio era dovuto ad un contrasto interno alla mafia: alcuni boss avrebbero ritenuto molto redditizia una sconfitta di Liston.
A Las Vegas il 22 luglio 1963, con una borsa in palio di 1 milione di dollari, Liston batté nuovamente Patterson per KO al primo round, dopo avergli inflitto ben tre atterramenti in soli 2 minuti e 20 secondi di combattimento.
Dopo la vittoria, Liston ebbe finalmente un trionfo nella sua nuova città di residenza, Denver in Colorado, dove si era trasferito in una bella casa al numero 3395 di Monaco Parkway, in cui andò a vivere con la moglie Geraldine e le due figlie. La scelta non era casuale: Liston partecipava ad un "piano di riabilitazione" che padre Edward Murphy svolgeva nella sua parrocchia di Denver.
Non lontano (al numero 2675 della stessa via) abitava il suo idolo, l'ex campione Joe Louis, che era entrato nell'entourage di Liston come responsabile delle pubbliche relazioni.
In quei giorni il campione del mondo fu ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca dal vicepresidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson. Partecipò inoltre a Denver a una marcia per i diritti civili dei neri americani. Non ripeté però l’esperienza a Birmingham, perché – disse – "non sono un cane ammaestrato".
Il successo tuttavia non cambiò il pugile: secondo testimoni, dal 1963 Liston aveva ripreso a bere. Risalgono a questo periodo due nuovi arresti per ubriachezza e resistenza alla forza pubblica, e due probabili casi di tentata violenza sessuale. Nella sua sregolata vita il campione finì in carcere per ben 19 volte e subì 240 denunce.
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