Chi ha paura dell'hacker cattivo ?

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  • Nesquik
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    • Jan 2003
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    Chi ha paura dell'hacker cattivo ?

    Mi ritrovo spesso a leggere articoli sugli hacker e lasciatemi dire che incomincio ad avere paura ad accendere anche il cellulare.
    Si perche' dalle informazioni che girano, sembrerebbe che in mezzo a noi operino dei personaggi veramente pericolosi, ragazzi brufolosi che hanno dimenticato cos'e' una gita in campagna, cosa significhi uscire con gli amici o innamorarsi di una coetanea; dai resoconti giornalistici mi immagino orde di persone dedite alla distruzione, che si riuniscono in stanze sporche e maleodoranti come le loro ascelle, intenti a discutere su quale sito Internet attaccare o a quale server appoggiarsi per la prossima azione.
    Ragazzini stanchi della vita, che tra una canna e l'altra, non riescono ad adeguarsi a quella che gli si presenta davanti e si rifugiano in una dimensione virtuale che non tiene conto della loro eta', ma solo delle loro qualita'. I media ci vogliono far credere di trovarci di fronte a dei delinquenti peggio di Riina o di Jack lo Squartatore: possiamo immaginarli mentre camminano in mezzo alla gente, attenti a non parlare con nessuno e soprattutto a non farsi toccare perche', se non lo sapevate, loro non sono come noi: pare abbiano le squame e le lingue biforcute, si nutrano di insetti e, cosa ancora piu' grave, non guardino mai la televisione !!!
    Alle volte si sentono testimonianze di persone che dicono di averne visto uno nella sua forma originale, senza maschere: brutto, puzzolente, squamoso. Testimonianze di una terribile esperienza, profumatamente pagate, raccontate ad un qualsiasi talk show trasmesso dalle nostre amate televisioni.
    Dovrei rimanere a casa, ma anche qui non mi sento sicuro, ho paura ad accendere il PC, chissa' da quanto tempo uno di loro con le sue potentissime tecnologie mi sta gia' spiando ? Chissa' se sono al sicuro ? Chissa'...?
    Ho deciso ! Per difendermi, diventero' come loro ! Sento gia' che la pelle si sta trasformando, sento le pupille diventare come quelle di un gatto, mi sento gia' piu' sicuro. Una nuova coscienza mi pervade e vedo tutto piu' chiaro. Finalmente mi accorgo che il vero pericolo non sono quelli come me, che la mia diversita' non e' altro che il prodotto della mia nuova condizione mentale, che il pericolo non e' la mia sete di conoscenza, ma i blocchi che vengono imposti a questa sete, che il pericolo si chiama Carnivore, Echelon e soprattutto ignoranza.
    I miei mezzi non sono legali, questo lo riconosco, ma la mia etica va oltre alla legalita', perche' e' superiore ad essa. In fondo sono solo diverso perche' vedo in modo diverso e per questo vengo criminalizzato.
    Continuate pure a demonizzarci, non siamo noi che non capiamo, siete voi che non volete ascoltare.

    Adesso vi lascio, ho fame ed e' appena passato un bug da sfruttare al volo.

    [ Keper ]
    .
    RFC Project aspetta il tuo contributo

    Originariamente Scritto da JPP
    io non sono umano, io sono l'ex Signore dei Bordelli e trascendo la materia fallace. In me alberga lo spirito di Lord Byron. Rassegnati, a me l'errore è negato
  • Ringhio82
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    • Aug 2003
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    • San Gregorio (CT)
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    #2
    Originariamente Scritto da Nesquik
    Mi ritrovo spesso a leggere articoli sugli hacker e lasciatemi dire che incomincio ad avere paura ad accendere anche il cellulare.
    [...]
    Personalmente non credo molto alla figura dell'hacker asociale, oscuro,ecc... Penso solo che ci siano alcuni grandi appassionati di informatica, che per piacere personale, approfondiscono tante tematiche che l'utente medio conosce solo superficialmente... Tra i tanti, se poi c'è qualche sfigato, che si compra "Hacker Journal" e si vanta di essere un hacker (anzichè un lamer), è un'altra cosa.
    Figurati... qualche anno fa, su rai3, hanno fatto un servizio sugli "hacker":
    c'era un ragazzo che entrava nei pc altrui...utilizzando Sub Seven!!!
    E quello era un hacker?!?!? Ma và!
    Da quel poco che ne so, inizialmente il termine "hacker" indicava il classico "genietto", che smonta/rimonta i programmi , per capire come funzionano, oppure i programmatori che trovano subito la soluzione a un problema, e il termine HACKER non era confuso con CRACKER.... cioè l' "Hacker dannifico"...


    Dimenticavo: in rete, qualche tempo fa, avevo letto il "Manifesto di Mentor"...penso riassuma il significato di hacker

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    • Nesquik
      Bodyweb Advanced
      • Jan 2003
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      #3
      TRATTO DA WWW.COMISAT.IT
      ---------------------------------

      Underground digitale: il fenomeno

      1. Cosa, come e perche'

      Parallelamente alla progressiva "colonizzazione" del ciberspazio da parte delle strutture istituzionali ufficiali (amministrazioni pubbliche, partiti politici, associazioni e gruppi di pressione, eccetera), si sviluppa un fenomeno la cui storia risale in realta' a ben prima che la societa' si accorgesse delle reti telematiche ed imparasse ad usarle.
      Tale fenomeno riguarda l'universo sommerso degli utilizzatori "non ortodossi" delle tecnologie comunicative informatiche, in altre parole tutti coloro che usano computers e reti in modi e con finalità diverse da quelle stereotipamente diffuse, e per questo accusati. Avendo iniziato ad esplorare gli aspetti piu' nascosti del ciberspazio che loro stessi avevano creato, in mancanza di qualsiasi regolamentazione istituzionale, non soprende che tale fenomeno abbia creato norme e codici di comportamento propri e li abbia mantenuti anche in seguito, senza accettare i "canonici" o interiorizzarne di nuovi, soprattutto se imposti da persone che mancavano e mancano di conoscenza tecnica, esperienza reale e socializzazione specifica nei riguardi delle reti telematiche, indispensabile per capire tutto cio' che le circonda.

      I personaggi dell'underground digitale si possono grossolanamente riassumere in due macro-categorie: quelli che seguono un'etica definita e quelli che, pur essendo notevolmente esperti di tecnologia, non la seguono. I primi vengono definiti come hackers, i secondo come pirati. Gli hackers, a loro volta, possono essere suddivisi in sotto-categorie quali phreacker, cracker, ecc., anche se sarebbe molto piu' corretto suddividere le varie tecniche digitali (hacking, phreacking, cracking, ecc...) e non i soggetti che si specializzano nell'una o nell'altra di queste tecniche, in quanto vi possono essere "crackers" che sono tali per l'ideologia cosiddetta "hacker" e crackers che possono essere motivati, per esempio, da fini di lucro (pirati).
      Delle varie categorie sono state date un'infinita' di definizioni spesso in disaccordo l'una dall'altra, col solo esito di generare una grande confusione agli occhi di tutti gli estranei alla cosiddetta "comunità underground"; complice poi la disinformazione (tecnica e di cronaca) e gli interessi politico-commerciali si e' messa in moto la diabolica macchina del luogo comune...
      In linea di massima non si sbaglia nell'indicare:

      * hacker: colui che si interessa dell'abbattimento di qualsiasi tipo di barriera dei sistemi
      * cracker: colui che si interessa dell'abbattimento di qualsiasi tipo di barriera del software
      * phreacker: colui che si interessa dell'abbattimento di qualsiasi tipo di barriera nella telefonia

      Non si sbaglia quindi nell'affermare che un phreacker puo' essere a sua volta un hacker, cosi' come un cracker possa essere a sua volta un pirata... ma non necessariamente...

      Oltre a tutte le accezioni negative che vengono date al termine "hacker", dimostrando appunto la grande confusione che c'e' al riguardo, si e' diffusa la cultura secondo la quale un pirata è un cracker, cosa che invece, come abbiamo dimostrato, dipende solo dall'intenzione del singolo, e non dalle tecniche informatiche che utilizza.
      Per capire quindi veramente questo fenomeno l'approccio corretto altri non e' che l'analisi accurata del loro pensiero, della loro ideologia, del loro mondo..., e non l'assurda attribuzione di importanza ad un termine.
      E chiunque voglia, poi, tragga le sue definizioni.


      2. L'ideologia hacker

      L'etica degli hackers e' il vero collante di questa controcultura: si tratta, infatti, di un codice di responsabilita', un sistema di valori profondi, una "filosofia di socializzazione, di apertura, di decentralizzazione", non scritta o codificata ma incarnata nell'articolato standard di comportamento degli stessi hackers con un sentimento quasi neo-tribale, mai oggetto di dibattito ma implicitamente accettata: una sorta di manifesto programmatico di straordinaria attualita', il quale non poteva che fare presa sull'humus libertario e tipicamente controculturale degli anni Sessanta, periodo in cui nacquero i primi "membri".
      Tale ideologia condivisa sembra legata al flusso libero, aperto ed elegante della logica dello stesso computer, il quale non ha piu' alcun rapporto col mondo reale: lo stile hacker in costante mutamento e trasformazione dinamica, finalizzato al flusso libero delle informazioni, si appropria quindi del computer, e del suo flusso, come di un suo oggetto prototipico (con i primi hackers e' nato lo slogan "information wants to be free", l'informazione vuole essere libera").
      Era nato un nuovo stile di vita, che divenne il codice proprio della controcultura, la quale aveva costruito, piu' o meno coscientemente, un corpo organico di concetti, norme e costumi: l'avanguardia di un'audace simbiosi fra uomo e macchina di cui gli hackers sono stati divulgatori, forse anche predicatori, col fine di alfabetizzare le masse alla nuova tecnologia informatica.
      L'etica, elaborata per la prima volta al MIT negli anni sessanta, si muove lungo i sei seguenti vettori principali:

      1. L' accesso ai computer deve essere illimitato e completo.
      L'imperativo è hands-on (metterci su le mani).

      2. Tutta l'informazione deve essere libera.
      Ogni controllo proprietario su di essa e' negativo. La condivisione delle informazioni e' un bene potente e positivo per la crescita della democrazia, contro l'egemonia, il controllo politico delle elite e degli imperativi tecnocratici. Dovere etico degli hacker e' la condivisione del proprio sapere ed esperienza con la comunita' d'appartenenza (comunita' di pari), separata dal resto della societa'.
      Dominano fedelta', lealta', supporto reciproco, aspettative di condotta normativa: proprio perche' in una comunita' virtuale come questa non ci si può ne' vedere ne' sentire, la fiducia reciproca è un valore ancora più prezioso. Inoltre, nelle comunita' informatiche, il tutto e' piu' grande della somma delle parti quando si tratta di condividere le informazioni: ci si scambiano account, si copiano le ultime versioni del software e chi ha una maggiore conoscenza la condivide con chi non ne ha altrettanta, mettendo in gioco un "saper fare" programmato al servizio di un "far sapere". Vengono scritti manuali sui vari argomenti (come usare i telefoni cellulari, come costruire dispositivi per telefonare gratis...) che sono poi distribuiti sulle varie BBS o pubblicati da riviste, senza che gli autori si aspettino qualcosa in cambio. Nell' underground tutto circola liberamente e rapidamente, sia che si tratti di materiale coperto da copyright o meno: il copyright e' infatti un concetto ormai superato nella futura societa' dell' informazione per questa ideologia. In questo modo gli hackers hanno costruito volontariamente un sistema privato di educazione che li impegna, li socializza modellando il loro pensiero: tale processo di apprendimento all' "arte dell'hackeraggio" (Sterling, 1992): per il neofita si modella sull'esempio delle societa' iniziatiche, di cui si dira' in seguito. L'hackeraggio per esplorazione e divertimento e', secondo questa politica, eticamente corretto, purche' non siano commessi intenzionalmente furti, atti di vandalismo, distruzione di privacy, danno ai sistemi informatici: e' contro l'etica alterare i dati che non siano quelli necessari per eliminare le proprie tracce, evitando cosi' d'essere identificati.

      3. Dubitare dell'autorita'.
      Promuovere il decentramento. La burocrazia, industriale, governativa, universitaria, si nasconde dietro regole arbitrarie e si appella a norme: e' quindi politicamente inconciliabile con lo spirito di ricerca costruttiva e innovativa degli hackers, il quale incoraggia l'esplorazione e sollecita il libero flusso delle informazioni. Il sogno, l'utopia hacker, come sintetizza Levy, e' portare i "computers alle masse, i computers come giradischi" livellando le ineguaglianze di classe. Il simbolo piu' evidente del conflitto politico-culturale tra informalita' hacker e rigidita' burocratica e' l'International Business Machine (IBM). Il computer, e con esso la tecnologia, viene ricontestualizzato dagli hacker, ricollocato cioè in un contesto alternativo a quello dominante: non piu', cioe', strumento di potere nelle mani delle classi egemoni, ma potenziale e potente mezzo sovversivo, di opposizione e intrusione nelle cerchie del potere politico-economico; e' quindi nelle "periferie" che si viene producendo il significato.

      4. Non giudicare per apparenza o pregiudizio.
      Gli hackers dovranno essere giudicati per il loro operato e non sulla base di falsi criteri quali ceto, eta', etnia, gender e posizione sociale. La comunita' hacker non si cura dell' apparenza mentre e' attenta al potenziale dell'individuo nel far progredire lo stato generale dell'hackeraggio e nel creare programmi innovativi degni d'ammirazione; la stratificazione di status si basa quindi sulla conoscenza, l'abilita' e l'estro digitale. Infatti le innovazioni in questo settore di solito derivano da singoli o da piccoli gruppi che cercano di assolvere compiti di regola giudicati impossibili dal mainstream.

      5. L'informatica e' una nuova arte.
      Emerge una certa estetica dello stile di programmazione: il codice del programma possiede una bellezza propria in quanto e' un'unita' organica con una vita indipendente da quella del suo autore. Nei computers si puo' ritrovare la bellezza e la fine estetica di un programma perfetto che, spinto al massimo delle sue potenzialita', può liberare la mente e lo spirito: ogni programma dovrebbe essere infinitamente flessibile, ammirevole per concezione e realizzazione, progettato per espandere le possibilita' dell'utenza. Il computer e' l'estensione illimitata della propria immaginazione personale, uno specchio nel quale e' possibile incorniciare qualsiasi tipo di autoritratto desiderato.

      6. I computers possono migliorare la vita.
      Gli hackers hanno dilatato il punto di vista tradizionale su cio' che i computer avrebbero potuto e dovuto fare, guidando il mondo verso un modo nuovo di interagire con essi. Gli hackers hanno profonda fede nel computers come arma di liberazione e auto-liberazione, come mezzo di trasformazione e costruzione della realta'. Nella tecnologia essi vedono arte: cosi' come alcune "avanguardie" del passato, i poeti romantici ottocenteschi, i futuristi e i surrealisti di inizio Novecento, anche gli hackers si considerano dei visionari che vogliono cambiare la vita umana, anche se solo ai margini o per un breve momento. Per questo essi attuano, tramite la giustapposizione di fantasia e realta' altamente tecnologica, un irriverente sovvertimento di senso, un "disordine semantico" (Hebdige, 1979), seppur temporaneamente oltraggioso, dei codici dominanti e convenzionali, un loro abuso e l'invenzione di nuovi usi. Ogni generazione che cresce con un certo livello tecnologico deve poi scoprire i limiti e le potenzialita' di tale tecnologia sperimentandola quotidianamente in una sfida continua col progresso. Cosi' come le sottoculture, dai mod ai punk, sperimentavano nuovi stili musicali e nuove mode, gli hackers sperimentano nuove mode nel campo tecnologico; la tecnologia diviene strumento per l'immaginazione poiche' apre il terreno a nuove immagini, suoni, esperienze e concetti.

      L'ideologia che traspare da questi "comandamenti" viene riflessa da un importante documento storico scritto l'8 gennaio 1986 da un giovane hacker americano di nick Mentor, poco dopo il suo arresto, e diventato oggi il manifesto principale per tutta quella fascia dell'underground digitale che segue l'etica hackers, come finora intesa.


      - The Mentor's Last Words -

      Ne hanno arrestato un altro oggi, e' su tutti i giornali.
      "Teenager arrestato per crimini informatici !",
      "Hacker arrestato: manomissioni bancarie !"
      Dannati ragazzi ! Sono tutti uguali...
      Ma voi, con la vostra psicologia da due soldi e il vostro tecno-cervello anni '50, avete mai guardato dietro agli occhi di un hacker ?
      Vi siete mai chiesti cosa lo ha spinto, che forze l'hanno formato, cosa puo' averlo creato ?
      Io sono un hacker, entrate nel mio mondo...
      Il mio e' un mondo che comincia con la scuola...
      Sono piu' bravo della maggior parte dei miei compagni, e 'sta merda che mi insegnano mi annoia...
      Dannato incapace ! Sono tutti uguali...
      Io sono al liceo. Ho ascoltato i professori spiegare per la quindicesima volta come semplificare una frazione. L'ho capito.
      "No, Signora Smith, non l'ho scritto. Ho fatto i conti a mente..."
      Dannato ragazzino. Probabilmente l'ha copiato ! Sono tutti uguali...
      Oggi ho fatto una scoperta. Ho trovato un computer.
      Aspetta un momento, e' una figata.
      Fa quello che voglio io. E se fa un errore e' perche' io ho sbagliato.
      Non perche' non gli piaccio.
      O perchè si sente minacciato da me...
      O pensa che faccio troppo il furbo...
      O non gli piace insegnare e non dovrebbe stare qui...
      Dannato ragazzino. Tutto quello che fa è giocare ! Sono tutti uguali…
      E poi e' successa una cosa...
      una porta si e' aperta verso un mondo... che corre sul cavo del telefono come l'eroina nelle vene di un tossico,
      un impulso elettronico viene spedito,
      un rifugio dalla nullita' di tutti giorni cercato...
      una BBS trovata.
      "Ecco... questa e' casa mia..."
      Conosco tutti qui... anche se non li ho mai incontrati, non gli ho mai parlato, e potrei non sapere mai piu' nulla di loro... conosco tutti...
      Dannato ragazzino. Fa di nuovo casino col telefono ! Sono tutti uguali...
      E ci potete scommettere il culo che siamo tutti uguali !
      A scuola ci avete riempito la bocca con gli omogeneizzati mentre noi bramavamo una bistecca...
      I pezzettini di carne che vi siete fatti scappare erano gia' tutti masticati e senza gusto.
      Siamo stati dominati dai sadici e ignorati dagli apatici.
      I pochi che avevano qualcosa da insegnarci ci hanno trovati ben svegli, ma quelli sono come gocce d'acqua nel deserto...
      E adesso questo e' il nostro mondo...
      il mondo dell'elettrone e dello switch,
      la bellezza del baud.
      Facciamo uso di servizi gia' pronti senza pagare per quello che potrebbe costare quanto la polvere se non fosse per gli approfittatori, e voi ci chiamate criminali.
      Noi esploriamo... e voi ci chiamate criminali.
      Noi esistiamo senza colore di pelle, nazionalita', guai di religione... e voi ci chiamate criminali.
      Voi costruite bombe atomiche, finanziate guerre, uccidete, truffate, ci mentite e cercate di farci credere che e' per il nostro bene, e poi siamo noi i criminali.
      Va bene, sono un criminale.
      Il mio crimine e' la curiosita'.
      Il mio crimine e' quello di giudicare le persone per quello che dicono e pensano, e non per come appaiono.
      Il mio crimine e' di essere molto piu' bravo di voi, cosa che non mi perdonerete mai.
      Io sono un hacker, e questo e' il mio manifesto.
      Potete fermare me ma non ci potete fermare tutti.
      Dopotutto... siamo tutti uguali...
      Menotor, 08/01/86


      L'ideologia dell'hacker e' sotto alcuni aspetti correlata al pensiero anarchico, limitandosi pero' nella ricerca e nella lotta della liberta' di conoscere ed esplorare, senza barriere e senza pregiudizi...
      Gli hackers sono per questo di norma anti-autoritari. Chiunque ha il potere di darti ordini ha pure il potere di fermarti dal risolvere un qualsiasi problema da cui sei affascinato, probabilmente con ragioni infondate per farlo, o magari limitando i canali fisici di diffusione (fino a qualche anno fa, ad esempio, l'accesso ad internet era a pagamento, limitando cosi' in partenza coloro che avrebbero voluto conoscere ma non avevano i mezzi per farlo...).
      Gli autoritari si sviluppano grazie alla censura ed ai segreti. Essi non confidano nella cooperazione volontaria e nella condivisione di informazioni; a loro piace solo la cooperazione che possono controllare. Gli hackers sono quindi istintivamente ostili verso la censura, la segretezza, e l'uso della forza e dell'inganno come mezzo di costrizione e di limitazione della libera possibilita' di conoscere ed evolvere...
      Per un hacker il concetto di copyright non esiste: e' impensabile la vendita del sapere attraverso qualsiasi forma di comunicazione, che si tratti di un libro, di un sito internet ad accesso limitato o altro.
      Un atteggiamento autoritario verso l'informazione deve essere combattuto, il che non significa combattere tutte le autorita', come invece sostengono gli anarchici: i criminali hanno bisogno di essere corretti e i bambini di essere guidati e resi nella condizione migliore per poter evolversi, scoprire e divulgare il proprio sapere, come forma di partecipazione nella societa'...
      .
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      Originariamente Scritto da JPP
      io non sono umano, io sono l'ex Signore dei Bordelli e trascendo la materia fallace. In me alberga lo spirito di Lord Byron. Rassegnati, a me l'errore è negato

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