Le quattro distribuzioni
In un periodo dove le distribuzioni Linux sono diverse centinaia e continuano ad aumentare ogni giorno, può capitare che chi, da inesperto e a malapena a conoscenza di cosa sia esattamente un sistema operativo, si trovi confuso davanti a tutte queste opportunità. In questo articolo tenteremo di fornire indicazioni su quali scegliere.
Uno dei vantaggi maggiori di questo mondo è proprio quello di fornire alla gente un’insieme di possibilità di scelte che non è possibile avere altrove. L’altra faccia della medaglia vuole che proprio questa molteplicità di soluzioni crei inevitabilmente confusione in chi è rimasto appena incuriosito e vuole approfondire, spingendosi un po’ più in là.
Del resto la quasi totalità delle distribuzioni (fanno eccezione le cosidette minidistribuzioni) include più programmi predisposti allo stesso uso: basti pensare a GNOME e KDE (per non parlare di Window Maker, IceWM, Blackbox, ecc.), KOffice e OpenOffice, Mozilla e Konqueror, Sendmail, Postfix e Qmail e così via. Uno dei compiti di ogni distribuzione è quindi di raggruppare e scegliere il software da includere proponendo all’utente delle soluzioni predefinite (tuttavia completamente personalizzabili). Se fosse solo questo lo scopo delle distribuzioni ognuno (ovviamente chi ne ha le capacità) trarrebbe più vantaggio a scegliersi personalmente i propri pacchetti da installare nella propria distribuzione fai-da-te.
Probabilmente la differenza maggiore (tralasciando motivazioni ideologiche seppur molto importanti) è negli strumenti che vengono offerti agli utenti. Vediamo quindi di analizzare alla luce delle ultime release le distribuzioni (Debian, Mandrake, Red Hat, SuSe) che sono state protagoniste delle ultime settimane, mettendo in risalto gli elementi caratteristici che rendono ognuna di queste unica rispetto alle altre.
In un periodo dove le distribuzioni Linux sono diverse centinaia e continuano ad aumentare ogni giorno, può capitare che chi, da inesperto e a malapena a conoscenza di cosa sia esattamente un sistema operativo, si trovi confuso davanti a tutte queste opportunità. In questo articolo tenteremo di fornire indicazioni su quali scegliere.
Uno dei vantaggi maggiori di questo mondo è proprio quello di fornire alla gente un’insieme di possibilità di scelte che non è possibile avere altrove. L’altra faccia della medaglia vuole che proprio questa molteplicità di soluzioni crei inevitabilmente confusione in chi è rimasto appena incuriosito e vuole approfondire, spingendosi un po’ più in là.
Del resto la quasi totalità delle distribuzioni (fanno eccezione le cosidette minidistribuzioni) include più programmi predisposti allo stesso uso: basti pensare a GNOME e KDE (per non parlare di Window Maker, IceWM, Blackbox, ecc.), KOffice e OpenOffice, Mozilla e Konqueror, Sendmail, Postfix e Qmail e così via. Uno dei compiti di ogni distribuzione è quindi di raggruppare e scegliere il software da includere proponendo all’utente delle soluzioni predefinite (tuttavia completamente personalizzabili). Se fosse solo questo lo scopo delle distribuzioni ognuno (ovviamente chi ne ha le capacità) trarrebbe più vantaggio a scegliersi personalmente i propri pacchetti da installare nella propria distribuzione fai-da-te.
Probabilmente la differenza maggiore (tralasciando motivazioni ideologiche seppur molto importanti) è negli strumenti che vengono offerti agli utenti. Vediamo quindi di analizzare alla luce delle ultime release le distribuzioni (Debian, Mandrake, Red Hat, SuSe) che sono state protagoniste delle ultime settimane, mettendo in risalto gli elementi caratteristici che rendono ognuna di queste unica rispetto alle altre.
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