Poterium Spinosun insulinosimile???

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  • huge66
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    Poterium Spinosun insulinosimile???

    Chi potrebbe darmi qualche delucidazione su questa pianta dagli effetti "interessanti"?
    the naturboy
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    la pervinca?

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    • frido
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      la pervinca?

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        #4
        Re: Poterium Spinosun insulinosimile???

        Originally posted by huge66
        Chi potrebbe darmi qualche delucidazione su questa pianta dagli effetti "interessanti"?
        Numerose sono le piante officinali che possono essere utilizzate nel trattamento delle forme lievi e medio-gravi del diabete mellito di tipo 2. Alcune di esse possiedono una specifica azione ipoglicernizzante, altre stimolano la produzione di insulina, alcune inibiscono reversibilmente il recettore per il glucosio a livello intestinale, alcune provocano una desaccarificazione del glucosio per la presenza di elevate concentrazioni di tannini; altre ancora inibiscono il valdoso-reduttasi, enzima che catalizza la riduzione del glucosio a sorbitolo, principale responsabile delle complicazioni neurologiche del diabete. Oggetto del presente lavoro è la valutazione clinica dell'attività del Poterium spinosum, pianta ricca di principi attivi utili nel trattamento del diabete mellito con un'azione ipoglicemizzante nota da tempo, ma raramente utilizzata a questo scopo.

        Profilo botanico, fitochimico e farmacologico

        POTERIUM SPINOSUM(L.)
        Divisione: Spermatophyta
        Sottodivisione: Angiospermae
        Classe: Magnoliopsida (Dicotyledones)
        Sottoclasse: Rosidae (Choripetalae)
        Gruppo di Ordini: Dialypetalae
        Ordini: Rosales
        Famiglia: Rosaceae
        Sottofamiglia: Rosoideae
        Genere: Poteriuni
        Specie: Poterium spinosum (L.)
        Sinonimi: Sarcopoterium spinosum (L.) Spach (1846)
        Nome volgare: Spinaporci (Toscana)
        Francese: Pimprenelle Epineuse

        Descrizione botanica
        Arbusto perenne, compatto a forma di cespuglietto globoso, molto ramificato e spinoso, intrecciato con aspetto frutescente, alto da 30 a 60 cm. Giovani rami densamente tormentosi, grigio-feltrati e con getti laterali senza foglie, angolosi, ramificati e biforcato-spinosi, con spine doppie e chiare di 5-10 mm. che gradualmente si induriscono e diventano scure. Foglie piccole, pelose, imparipennate a 9-15 segmenti ovali (4 - 6 mm) a foglioline piccole, sottili, quasi lisce e finemente seghettate, ovate od angoloso-seghettate fittamente pelose sulla pagina inferiore, che cadono in estate. Fiori senza petali, disposti in capolini rotondi od oblunghi, brevi (1-3 cm), compatti e verdastri, poveri, con fiori unisessuati: quelli superiori di sesso esclusivamente femminile con stili piumosi e vistosi, di colore purpureo, mentre quelli inseriti più in basso totalmente staminiferi (maschili), provvisti di 10-30 lunghi stami gialli. Calice verdastro, tubuloso-urceolato, a quattro lacinie quasi tonde, partenti a stella, caduche. Calice fruttifero a tubo liscio all'esterno, polposo, in forma di bacca globosa e di colore aranciato. Fioritura tra marzo e maggio. Il frutto quando è sviluppato, è ingrossato e spugnoso, di colore rosso smagliante, simile ad una bacca.

        Habitat
        Europa australe, Grecia, Cipro, Creta, Dalmazia, Siria, Libia, Tunisia. In Grecia e nell'isola di Creta (Candia) vive associato col lhymus capitatus. Rappresenta una delle più caratteristiche piante che domina vaste aree di gariga del Mediterraneo orientale, distribuendosi sino ad un altezza di 700 metri sul livello del mare. In Italia cresce sui colli aridi della zona centromeridionale, garighe e luoghi incolti da 0 - 300 m sul livello marino: Lazio, Sicilia orientale e Sardegna, Calabria; stazioni isolate presso Tivoli, Bari e Crotone. A Tivoli fu raccolto per l'ultima volta nel 1930 dal Cacciato, in seguito non fu possibile ritrovarlo perché verosimilmente distrutto a causa dell'espansione edilizia. Vegeta in zone a clima Mediterraneo ad est della macchia Mediterranea ed in Oriente. Il suo areale si estende al bacino orientale del Mediterraneo, all'Italia, Sicilia, Sardegna e fino alla Palestina. Predilige colline asciutte con terreni magri, secchi, sabbiosi o calcarei.; particolarmente dove le foreste e le macchie sono state distrutte. Diffuso anche nelle coltivazioni abbandonate, è una tra le prime piante che invadono i terreni aridi e incolti, formando spesso grandi popolamenti.

        Storia naturale
        Pianta poco conosciuta e raramente citata in letteratura botanica. Ippocrate la menziona nel suo libro "La natura della donna" (capitolo 34), come "pianta da imbottitura". Dioscoride descrive il Poterium come "spinoso, con rami che assomigliano all'astragalus" (Libro III, cap. 15). Galeno ricorda che le foglie di questa pianta erano utilizzate per chiudere le aperture delle anfore per l'olio e per imbottire guanciali e cuscini. Sotto una nitida xilografia che illustra I'Herbario novo" di Castore Durante, troviamo scritto: "Poterium siccat, tum vulnera glutinat, adque affectus nervorum omnes valet; illita nervis praecisis planta haec solida compagine iungi". Per il Durante la decozione delle radici di Poterium è da prescrivere a coloro che soffrono di nervi. Per uso esterno, le sue radici, pestate ed applicate mediante impiastro, consolidano i nervi tagliati; lo stesso effetto avrebbe la resina che sgorga dalla radice tagliata. Il Durante conclude scrivendo: "L'acqua stillata alla fin di Giugno consolida le ferite astergendole benissimo e incarnandole, applicatavi con pezzette di lino sottili, giova nei difetti dei nervi ancora grandemente" (Venezia 1567). In un antico Lexicon il Poterium è descritto come arbusto spinoso indigeno della Dalmazia e della Grecia, presente nel Mediterraneo orientale e nel Levante. Presso l'antica Grecia, i medici usavano la pianta come astringente. Nell'opera "Hortus Kewensis", (Vol. III, Londra, 1789) si legge. "Poterium spinosurn = Poterium spinis ramosis = Prickly shrubby Bumet, originario del Levante che fiorisce per la maggior parte dell'estate".

        Usi popolari
        In alcune regioni la pianta viene tagliata in estate e utilizzata come combustibile per i forni e le fornaci da calce, in altre regioni l'arbusto è utilizzato come pianta foraggifera. Nei villaggi arabi, i rami secchi vengono spesso usati per rivestire la parte superiore dei muri di cinta.
        Viene anche utilizzata dagli agricoltori per farne siepi a protezione dei campi e giardini,come barriera naturale contro l'invasione di capre e ovini, con i suoi cespugli essiccati si riempiono le brecce dei muri di cinta. In Israele l'arbusto è coltivato e protetto perché viene utilizzato per consolidare terreni franosi e per prevenire l'erosione del suolo. Al contrario di quanto comunemente si crede, probabilmente non si tratta della pianta usata per fare la "corona di spine" di Gesù Cristo.

        Etnomedicina
        Il decotto della radice è molto noto tra i beduini come antidiabetico. Le popolazioni beduine della Siria sono raramente affette da diabete mellito, pur avendo una dieta particolarmente ricca di carboidrati. Il motivo di questa refrattarietà a contrarre il diabete è dovuta all'usanza di bere un decotto di radici di un arbusto che cresce nelle località desertiche. Gli arabi chiamano questa pianta "Schic" o "Shoch elhagial", i turchi: "Abdest bozan otu", mentre in ebraico la pianta si chiama "Sira kotzani". Le prime indicazioni dell'attività antidiabetica del Poterium spinosum compaiono in una comunicazione apparsa sul periodico "Selecta" N' 1, 1962 (SelectaVerlag, Planegg bei Munchen) dove è riportato che un gruppo di ricercatori che lavorava nel deserto a nord-est della Siria, aveva individuato una pianta ricca di principi attivi che poteva essere vantaggiosamente utilizzata nella cura del diabete mellito. Il gruppo, formato da chimici e farmacologi sotto la direzione del dott. Aiman Kuzbari di Damasco, aveva infatti constatato che presso le popolazioni beduine, gli individui di ogni età, ai quali era stato clinicamente diagnosticato con certezza il diabete, utilizzavano un decotto preparato con le radici di un arbusto che cresceva nelle località desertiche. La somministrazione del decotto, protratta per più mesi, eliminava tutti i sintomi della malattia, nonostante che i malati, durante la cura, non osservassero un rigoroso regime dietetico, essendo la loro alimentazione ricca di carboidrati. I controlli clinici, effettuati dopo il trattamento, per un periodo di regolare osservazione della durata di un anno, non mostrarono alcuna riacutizzazione della malattia. Il chimico tedesco del gruppo che era riuscito a individuare alcuni principi attivi della pianta, morì a seguito di un incidente vicino alla frontiera turco-sinana e poiché aveva scritto gran parte dei suoi appunti in codice ciftato, questi furono di conseguenza inutilizzabili. Il dott. Kuzbari riteneva che l'effetto ipoglicemizzante del Poterium spinosum fosse probabilmente dovuto a una o più sostanze capaci di stimolare le isole pancreatiche del Langerhans a riprendere la loro normale funzione; contrariamente alla somministrazione di insulina, la quale essendo un trattamento sostitutivo non può guarire la malattia. È stato dimostrato che solamente la corteccia della radice principale, e non la radice intera, contiene i principi attivi responsabili dell'azione ipoglicemizzante ed è priva di effetti collaterali. Al fine di poter raccogliere la scorza della radice principale (la sola parte che possiede le proprietà medicinali) l'arbusto deve essere completamente sradicato e utilizzato subito. Ciò comporta purtroppo un enorme spreco di piante.

        In Italia, la tintura di radici di Poterium spinosum venne utilizzata con successo per la prima volta nella cura del diabete mellito, dalla Scuola di Medicina Integrata del dott. Luigi Oreste Speciani.
        Poiché la tintura era preparata da piante provenienti dal Libano, con l'inizio dei conflitti bellici non fu più possibile la sua utilizzazione.
        Il decotto viene preparato facendo bollire dieci grammi di radici di Poterium spinosum in 300 ml. d'acqua per dieci minuti, da bere alla mattina, oppure cinque grammi tre volte al giorno di corteccia essiccata, precedentemente bollita.

        Brantner fornisce invece la seguente ricetta:

        Rp. Decoctum Cortic. rad. Poterium spinosi 5,0 / 250,0 S. due cucchiai da tavola tre volte al giorno dopo i pasti.

        Parti utilizzate
        Si utilizza la corteccia della radice principale.

        Composizione e principi attivi
        Dei principi attivi si conosce ancora poco. Sinora sono stati isolati Tannini catechici ed ellagici, eptaidrossiflavani polimerizzati. Glicosidi triterpenici: tormentoside, tormentillina. Acido tormentico. Sostanza insulinosimile. Tracce di cromo. Nelle radici e nella corteccia dei rami i tannini raggiungono la concentrazione del 6%.

        Proprietà
        Azione principale: ipoglicemizzante di tipo ILA: Insulin - like - activity.
        Si suppone che la pianta, analogamente agli antidiabetici orali (sulfonilurati) regoli la produzione endogena di insulina da parte delle isole di Langherans del pancreas.


        Azioni secondarie:
        vasodilatatrice periferica (da eptaidrossiflavani)
        vasodilatatore coronarico (da flavonoidi polimerizzati)
        antiipertensiva (da eptaidrossiflavani)
        antiaritmica (da eptaidrossiflavani polimerizzati) antidrotica, antisudorale (adiaforetico) astringente (da tannini) antineuritica?

        cosa vuoi di piu un lucano???

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