Un recente studio, pubblicato sulla rivista medica internazionale Lancet, condotto da un team coordinato di ricercatori dell’Università del Minnesota e dell’Ospedale Pediatrico di Boston, ha mostrato un legame diretto tra insulino-resistenza (condizione anticamera del diabete) e abitudine a consumare i propri pasti nei fast-food. Nell’arco dei 15 anni di osservazione su oltre 3000 giovani, è emerso che rispetto a coloro che mangiavano al fast-food non più di una volta a settimana, quelli che invece lo frequentavano settimanalmente più di due volte erano aumentati di peso in media 4-5 chili in più ed erano divenuti resistenti all’insulina con probabilità doppia. Tra i principali imputati, oltre all’eccesso di grassi saturi, maionese, patatine e condimenti, il pane bianco e lo zucchero nelle bibite.
Consumando prevalentemente zuccheri «rapidi» cioè il glucosio e il saccarosio, si corre il rischio concreto di logorare il pancreas che ha il compito di contenere la concentrazione di glucosio nel sangue entro valori fisiologici. I polisaccaridi dei cereali hanno un minore impatto sui livelli ematici di zucchero se sono integrali, quelli raffinati invece provocano un innalzamento della glicemia simile a quello prodotto dagli zuccheri semplici. La raffinazione infatti elimina vitamine e minerali necessari al metabolismo degli zuccheri. Anche le patate hanno un effetto sorprendentemente forte sulla glicemia, mentre i carboidrati complessi dei legumi (ceci, piselli, fagioli, lenticchie) hanno un rilascio lento, anche per la presenza di polifenoli che intervengono rallentando l'assorbimento degli zuccheri.
Gli zuccheri presenti nell’alga Klamath (circa il 18%) sono simili al glicogeno umano, la forma in cui immagazziniamo gli zuccheri di riserva nel fegato e nei muscoli per poterli poi utilizzare velocemente quando abbiamo bisogno di energia. La Klamath possiede infatti una parete cellulare non rigida, formata non di cellulosa, ma da una membrana cellulare soffice e flessibile composta da uno strato interno di peptidoglicani che il nostro corpo utilizza come immediata fonte di energia e di una glicolipoproteina che fa da ottima sostanza veicolante a tutti i nutrienti. Gli zuccheri dell'alga, quindi sia per la loro forma sia per tutti i cofattori (vitamine, oligoelementi, enzimi) in essa presenti, sono assimilati in modo completo e ottimale.
Nel metabolismo glicidico è fondamentale il ruolo svolto dall'insulina, ormone la cui funzione fondamentale è la trasformazione degli zuccheri in energia (glicogeno), L'insulina ha come funzione ulteriore e fondamentale quella di immagazzinare gli zuccheri (carboidrati) in eccesso – quando non possono più essere trasformati direttamente in energia – in riserve di grasso. L'uso eccessivo e prolungato di zuccheri e carboidrati raffinati nel corso degli anni provoca uno squilibrio cronico del metabolismo insulinico, a causa del quale anche la minima quantità di carboidrati viene trasformata in grasso. E’ per questo che le persone metabolicamente resistenti, cioè quelle in cui lo squilibrio insulinico è ormai molto avanzato, ingrassano anche consumando quantità normali o moderate di alimenti. Il problema in questo caso può essere risolto solo attraverso un cambiamento alimentare radicale, che sostituisca carboidrati non raffinati a quelli raffinati; che riduca al minimo l’uso degli zuccheri (senza sostituire lo zucchero con i dolcificanti chimici, ancora più dannosi); che introduca acidi grassi essenziali al posto di quelli saturi; che utilizzi più proteine da pesce invece che da carne, uova o formaggi. In questo modo, si va alla radice insulinica del problema. L'uso regolare dell'alga Klamath rende tutto questo molto più facile perché mette a disposizione dell’organismo tutta una serie di nutrienti essenziali (acidi grassi, aminoacidi, vitamine, oligoelementi) che già svolgono le funzioni di riequilibrio del metabolismo insulinico, di riduzione dell’appetito e delle voglie di zuccheri, e facilitano anche lo smaltimento dei grassi accumulati.
In uno studio sugli effetti della Klamath in rapporto agli enzimi digestivi endogeni, si è riscontrato che essa inibisce gli enzimi intestinali sucrasi e maltasi in maniera dose-dipendente, contribuendo così alla riduzione dei livelli di glucosio nel plasma [1]. Questo risultato è stato ulteriormente confermato da uno studio nel quale si è visto che la Klamath accresce i livelli dell’enzima pancreatico alpha-amilasi. Ciò è importante in special modo per patologie con alterazioni dei valori glicemici, come diabete e obesità. È risaputo infatti che una maggiore produzione di amilasi non solo promuove una migliore digestione dei carboidrati, ma favorisce anche la riduzione del glucosio nel sangue.
L’azione di attivazione e regolazione del metabolismo glicidico svolta dalla Klamath viene ulteriormente completata e potenziata dall’associazione con Enzimi di origine vegetale, tipo il cromo picolinato e dall'idrossicitro di Garcinia cambogia)
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Tratto da : www.algovit.it
[1] Kushak, R., et al., Effect of algae Aphanizomenon Flos Aquae on digestive enzyme activity and polyunsaturated fatty acids level in blood plasma, in Gastroenterology, 1999, 116:A559.
Consumando prevalentemente zuccheri «rapidi» cioè il glucosio e il saccarosio, si corre il rischio concreto di logorare il pancreas che ha il compito di contenere la concentrazione di glucosio nel sangue entro valori fisiologici. I polisaccaridi dei cereali hanno un minore impatto sui livelli ematici di zucchero se sono integrali, quelli raffinati invece provocano un innalzamento della glicemia simile a quello prodotto dagli zuccheri semplici. La raffinazione infatti elimina vitamine e minerali necessari al metabolismo degli zuccheri. Anche le patate hanno un effetto sorprendentemente forte sulla glicemia, mentre i carboidrati complessi dei legumi (ceci, piselli, fagioli, lenticchie) hanno un rilascio lento, anche per la presenza di polifenoli che intervengono rallentando l'assorbimento degli zuccheri.
Gli zuccheri presenti nell’alga Klamath (circa il 18%) sono simili al glicogeno umano, la forma in cui immagazziniamo gli zuccheri di riserva nel fegato e nei muscoli per poterli poi utilizzare velocemente quando abbiamo bisogno di energia. La Klamath possiede infatti una parete cellulare non rigida, formata non di cellulosa, ma da una membrana cellulare soffice e flessibile composta da uno strato interno di peptidoglicani che il nostro corpo utilizza come immediata fonte di energia e di una glicolipoproteina che fa da ottima sostanza veicolante a tutti i nutrienti. Gli zuccheri dell'alga, quindi sia per la loro forma sia per tutti i cofattori (vitamine, oligoelementi, enzimi) in essa presenti, sono assimilati in modo completo e ottimale.
Nel metabolismo glicidico è fondamentale il ruolo svolto dall'insulina, ormone la cui funzione fondamentale è la trasformazione degli zuccheri in energia (glicogeno), L'insulina ha come funzione ulteriore e fondamentale quella di immagazzinare gli zuccheri (carboidrati) in eccesso – quando non possono più essere trasformati direttamente in energia – in riserve di grasso. L'uso eccessivo e prolungato di zuccheri e carboidrati raffinati nel corso degli anni provoca uno squilibrio cronico del metabolismo insulinico, a causa del quale anche la minima quantità di carboidrati viene trasformata in grasso. E’ per questo che le persone metabolicamente resistenti, cioè quelle in cui lo squilibrio insulinico è ormai molto avanzato, ingrassano anche consumando quantità normali o moderate di alimenti. Il problema in questo caso può essere risolto solo attraverso un cambiamento alimentare radicale, che sostituisca carboidrati non raffinati a quelli raffinati; che riduca al minimo l’uso degli zuccheri (senza sostituire lo zucchero con i dolcificanti chimici, ancora più dannosi); che introduca acidi grassi essenziali al posto di quelli saturi; che utilizzi più proteine da pesce invece che da carne, uova o formaggi. In questo modo, si va alla radice insulinica del problema. L'uso regolare dell'alga Klamath rende tutto questo molto più facile perché mette a disposizione dell’organismo tutta una serie di nutrienti essenziali (acidi grassi, aminoacidi, vitamine, oligoelementi) che già svolgono le funzioni di riequilibrio del metabolismo insulinico, di riduzione dell’appetito e delle voglie di zuccheri, e facilitano anche lo smaltimento dei grassi accumulati.
In uno studio sugli effetti della Klamath in rapporto agli enzimi digestivi endogeni, si è riscontrato che essa inibisce gli enzimi intestinali sucrasi e maltasi in maniera dose-dipendente, contribuendo così alla riduzione dei livelli di glucosio nel plasma [1]. Questo risultato è stato ulteriormente confermato da uno studio nel quale si è visto che la Klamath accresce i livelli dell’enzima pancreatico alpha-amilasi. Ciò è importante in special modo per patologie con alterazioni dei valori glicemici, come diabete e obesità. È risaputo infatti che una maggiore produzione di amilasi non solo promuove una migliore digestione dei carboidrati, ma favorisce anche la riduzione del glucosio nel sangue.
L’azione di attivazione e regolazione del metabolismo glicidico svolta dalla Klamath viene ulteriormente completata e potenziata dall’associazione con Enzimi di origine vegetale, tipo il cromo picolinato e dall'idrossicitro di Garcinia cambogia)
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Tratto da : www.algovit.it
[1] Kushak, R., et al., Effect of algae Aphanizomenon Flos Aquae on digestive enzyme activity and polyunsaturated fatty acids level in blood plasma, in Gastroenterology, 1999, 116:A559.
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