Mi chiedevo come mai non si sia mai sentito parlare sul forum dello stato di un minerale, ossia organico (colloidale) e inorganico (cristallino). Vorrei saperne di più a riguardo perchè tutte le fonti che ne parlano enfatizzano come sia il minerale organico quello importante per il nostro organismo mentre quello inorganico addirittura nocivo. Ci terrei ad allegarvi un articolo scritto dal P.T. Luca Zilli, che scrive cose che hanno un certo "peso", ma non ho fonti che confermano; se il contenuto fosse vero in pratica non servirebbero a nulla integratori di minerali, poichè contenenti (non tutti a quanto pare), minerali inorganicati.
Ecco l' articolo:
"In merito ad un recente studio incrociato tra molteplici fonti di scarsa notorietà, è emersa una considerevole differenza tra il minerale organico (colloidale) e quello inorganico (cristallino). Pur essendo in possesso della medesima formula chimica, il minerale organico si distinguerebbe da quello inorganico per il proprio “indice vibrazionale”, un parametro generato dalle onde elettromagnetiche emesse dalle proprie molecole. Affinché un minerale venga classificato come organico, occorrerà che (rigo modificato il 22/08 per maggior chiarezza) la lunghezza di tali onde sia compresa tra i 6200 ed i 7600 Angstrom (una particolare unità di misura appartenente all’ordine dell’ 1x10−10 metri), prerogativa unicamente riscontrabile in particelle di materia non più grandi di diecimila nano millimetri. E’ solo quando la materia raggiunge queste dimensioni che gli elettroni riescono a girare attorno all’intero elemento e non al solo nucleo delle singole molecole: si crea così il campo di energia a forte carica precedentemente descritto.
Sorvolando ora l’aspetto più tecnico della questione, sarà opportuno evidenziare come qualunque minerale inorganico, considerata la propria dimensione, sia praticamente inutile per l’organismo ed addirittura dannoso. Ma chi o che cosa può “organicare” un minerale? Un complesso procedimento industriale? Nient’affatto, lo potrà fare soltanto un organismo vegetale mediante la nota azione chiamata fotosintesi clorofilliana, che, ovviamente, necessita dell’indispensabile intervento solare. Alla luce dei fatti, gli unici alimenti in grado di rispondere al prezioso requisito di cui sopra accennato, saranno la frutta e la verdura crudi.
Oltre ad ogni forma minerale aggiunta “manualmente”, sia per mezzo di una specifica integrazione come pure per mezzo del banale sale da cucina, anche l’acqua minerale sarà fonte di minerali inorganici, ma fortunatamente in una quantità resa esplicita dal proprio residuo fisso (dato riportato obbligatoriamente sull’etichetta, e che nella migliore dei casi dovrebbe essere inferiore ai 50 mg/litro), e quindi facilmente selezionabile. Possiamo dunque evincere che malgrado siano chimicamente identici, nulla differirà tra i minerali di tipo cristallino e quelli che compongono il terreno o una qualsivoglia struttura. Al contrario, qualora detti elementi siano individuati all’interno di una pianta viva non sottoposta a processi di cottura o di industrializzazione, saranno definiti organici, quindi biologicamente disponibili e perciò mai dannosi per l’organismo.
Le conferme di come il minerale non organicato sia quasi del tutto inutile ci giungono sin dal secolo scorso grazie agli studi dello scienziato tedesco Abderhalden, il quale provò che gli animali alimentati con cibi ferro-carenti ed al contempo trattati con adeguate quantità di ferro inorganico, fossero comunque incapaci di produrre sufficienti quantità di emoglobina. Al contempo e tutt’oggi, gli studi confermano come i minerali inorganici siano senza dubbio assimilabili, ma poco o per nulla utilizzabili, creando il vero problema che sta alla base del messaggio di questo articolo: ogni minerale non utilizzabile dovrà essere smaltito. Tutto quello che non se ne andrà per le vie urinali, finirà per essere depositato nelle placche arteriose, nei giunti articolari e negli organi (in particolar modo reni e fegato). Se consideriamo per un momento che i nostri apparati emuntori dovranno farsi carico sia dello smaltimento dei minerali inorganici che di molte altre sostanze di scarto (tra cui l’azoto derivato dalla proteine in eccesso), si potrà facilmente evincere l’importanza di una condotta alimentare non solo dovrebbe essere strettamente funzionale (quindi volta all’impiego del necessario, quando necessario), ma soprattutto priva di inutili supplementazioni, specie se depositabili. Una rigida normativa che nell’ambito del Metodo Funzionale, oltre ai suddetti elementi inorganici, vedrà coinvolgere l’eccesso proteico in genere, ogni vitamina di sintesi (praticamente tutte quelle reperibili in commercio, eccezion fatta per quelle derivate da criotriturazione galenica), ed anche ogni entità aminoacidica destrogira, anch’essa del tutto inservibile per l’organismo (comprendente tutte quelle forme aminoacidiche non esplicitamente anticipate dal prefisso “L”, che sta per levogiro)."
Ecco l' articolo:
"In merito ad un recente studio incrociato tra molteplici fonti di scarsa notorietà, è emersa una considerevole differenza tra il minerale organico (colloidale) e quello inorganico (cristallino). Pur essendo in possesso della medesima formula chimica, il minerale organico si distinguerebbe da quello inorganico per il proprio “indice vibrazionale”, un parametro generato dalle onde elettromagnetiche emesse dalle proprie molecole. Affinché un minerale venga classificato come organico, occorrerà che (rigo modificato il 22/08 per maggior chiarezza) la lunghezza di tali onde sia compresa tra i 6200 ed i 7600 Angstrom (una particolare unità di misura appartenente all’ordine dell’ 1x10−10 metri), prerogativa unicamente riscontrabile in particelle di materia non più grandi di diecimila nano millimetri. E’ solo quando la materia raggiunge queste dimensioni che gli elettroni riescono a girare attorno all’intero elemento e non al solo nucleo delle singole molecole: si crea così il campo di energia a forte carica precedentemente descritto.
Sorvolando ora l’aspetto più tecnico della questione, sarà opportuno evidenziare come qualunque minerale inorganico, considerata la propria dimensione, sia praticamente inutile per l’organismo ed addirittura dannoso. Ma chi o che cosa può “organicare” un minerale? Un complesso procedimento industriale? Nient’affatto, lo potrà fare soltanto un organismo vegetale mediante la nota azione chiamata fotosintesi clorofilliana, che, ovviamente, necessita dell’indispensabile intervento solare. Alla luce dei fatti, gli unici alimenti in grado di rispondere al prezioso requisito di cui sopra accennato, saranno la frutta e la verdura crudi.
Oltre ad ogni forma minerale aggiunta “manualmente”, sia per mezzo di una specifica integrazione come pure per mezzo del banale sale da cucina, anche l’acqua minerale sarà fonte di minerali inorganici, ma fortunatamente in una quantità resa esplicita dal proprio residuo fisso (dato riportato obbligatoriamente sull’etichetta, e che nella migliore dei casi dovrebbe essere inferiore ai 50 mg/litro), e quindi facilmente selezionabile. Possiamo dunque evincere che malgrado siano chimicamente identici, nulla differirà tra i minerali di tipo cristallino e quelli che compongono il terreno o una qualsivoglia struttura. Al contrario, qualora detti elementi siano individuati all’interno di una pianta viva non sottoposta a processi di cottura o di industrializzazione, saranno definiti organici, quindi biologicamente disponibili e perciò mai dannosi per l’organismo.
Le conferme di come il minerale non organicato sia quasi del tutto inutile ci giungono sin dal secolo scorso grazie agli studi dello scienziato tedesco Abderhalden, il quale provò che gli animali alimentati con cibi ferro-carenti ed al contempo trattati con adeguate quantità di ferro inorganico, fossero comunque incapaci di produrre sufficienti quantità di emoglobina. Al contempo e tutt’oggi, gli studi confermano come i minerali inorganici siano senza dubbio assimilabili, ma poco o per nulla utilizzabili, creando il vero problema che sta alla base del messaggio di questo articolo: ogni minerale non utilizzabile dovrà essere smaltito. Tutto quello che non se ne andrà per le vie urinali, finirà per essere depositato nelle placche arteriose, nei giunti articolari e negli organi (in particolar modo reni e fegato). Se consideriamo per un momento che i nostri apparati emuntori dovranno farsi carico sia dello smaltimento dei minerali inorganici che di molte altre sostanze di scarto (tra cui l’azoto derivato dalla proteine in eccesso), si potrà facilmente evincere l’importanza di una condotta alimentare non solo dovrebbe essere strettamente funzionale (quindi volta all’impiego del necessario, quando necessario), ma soprattutto priva di inutili supplementazioni, specie se depositabili. Una rigida normativa che nell’ambito del Metodo Funzionale, oltre ai suddetti elementi inorganici, vedrà coinvolgere l’eccesso proteico in genere, ogni vitamina di sintesi (praticamente tutte quelle reperibili in commercio, eccezion fatta per quelle derivate da criotriturazione galenica), ed anche ogni entità aminoacidica destrogira, anch’essa del tutto inservibile per l’organismo (comprendente tutte quelle forme aminoacidiche non esplicitamente anticipate dal prefisso “L”, che sta per levogiro)."
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