INDICE GLICEMICO .... X Kromae

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • NaturalMan
    Bodyweb Member
    • Jul 2001
    • 5231
    • 7
    • 0
    • Italy
    • Send PM

    INDICE GLICEMICO .... X Kromae

    Quando mangiamo un alimento ricco di zuccheri, i livelli di glucosio nel sangue aumentano progressivamente man mano che si vanno digerendo e assimilando gli amidi e gli zuccheri in esso contenuti. La velocità con cui il cibo viene digerito e assimilato cambia a seconda dell'alimento e del tipo di nutrienti che lo compongono, dalla quantità di fibra presente e dalla composizione degli altri alimenti già presenti nello stomaco e nell'intestino durante la digestione.
    Questo fenomeno viene misurato tramite l'Indice Glicemico (IG). Esso classifica quindi i cibi in base alla loro influenza sui livelli di zucchero nel sangue (glicemia) e riguarda i cibi ad alto contenuto di carboidrati. I cibi ad alto contenuto di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sulla glicemia (come invece accade per i carboidrati semplici o complessi), ma ne determinano un tardivo incremento prolungato (3-4 ore, ad opera della gluconeogenesi epatica da AA gluconeogenetici). Per questa ragione spesso si consiglia di incrementare le proteine nel pasto serale dei bambini come effetto tampone ritardato sul calo fisiologico della glicemia tra le 24 e le 3 del mattino successivo.
    L'American Diabetes Association (ADA) ha messo in dubbio l'utilità clinica dell'IG, raccomandando di rivolgere l'attenzione più sulla quantità che sulla fonte dei carboidrati. Wolever nel suo articolo "The Glycemic Index: Flogging a Dead Horse?" pubblicato su Diabetes Care, conferma invece, pur riconoscendone alcuni limiti, l'utilità dell'IG nella dieta del diabetico.
    Servirsi dell'IG per preparare pasti sani, aiuta a tenere la glicemia sotto controllo. Ciò è particolarmente importante per i diabetici, sebbene anche gli atleti e le persone che sono sovrappeso potranno trarre beneficio dalla conoscenza di questo concetto relativamente nuovo di corretta alimentazione.
    Studi recenti condotti su un gran numero di diabetici (DCCT e UKPDS) dimostrano che coloro che mantengono le proprie glicemie sotto stretto controllo incorreranno meno facilmente nelle complicanze tipiche di questa malattia. Gli esperti sono concordi nell'affermare che ciò che fa meglio alle persone affette da diabete - e probabilmente anche alle persone sane - è praticare regolarmente esercizio fisico, assumere pochi grassi saturi, e tenere una dieta ricca di fibre.
    Il vero problema sono i carboidrati. L'idea ufficiale è che una dieta ricca di carboidrati è la migliore per i soggetti diabetici. Comunque ci sono anche alcuni esperti, guidati dall'endocrinologo Richard K. Bernstein, che raccomandano una dieta povera di carboidrati, perché i carboidrati si dissociano rapidamente nel corso della digestione e possono portare la glicemia verso livelli pericolosi.
    Molti cibi ricchi di carboidrati hanno alti IG, e certamente non hanno buoni effetti per una gran parte di diabetici. Altri carboidrati si dissociano più lentamente, rilasciando glucosio gradualmente e si dice che hanno IG più bassi.
    Prima dello sviluppo del concetto di IG (iniziato nel 1981) gli scienziati ritenevano che il nostro corpo assorbisse e digerisse gli zuccheri rapidamente, producendo dei rapidi incrementi della glicemia. Questo era il motivo essenziale per cui si consigliava di evitare l'assunzione di zucchero, una prescrizione questa che recentemente è stata attenuata dalla American Diabetes Association e da altri.
    Ora sappiamo che gli zuccheri semplici non fanno salire la nostra glicemia più rapidamente di quanto non facciano alcuni carboidrati complessi. Naturalmente, gli zuccheri semplici sono semplicemente calorie e quindi devono essere minimizzati per questa ragione.
    I carboidrati ad alto IG possono dar luogo a conseguenze importanti nel controllo del diabete e dell'obesità.
    In primo luogo l'aumento rapido dei livelli di glicemia provoca la secrezione di insulina in grande quantità (o richiede un aumento di quella somministrata dall'esterno), però siccome le cellule non possono assorbire adeguatamente tutto il glucosio, si attiva il metabolismo dei grassi cominciando a trasformarli in tessuto adiposo.
    Il nostro codice genetico è stato programmato in questo modo per permettere di sopravvivere meglio ai periodi di scarsità di cibo. In una società come la nostra, non tutte le riserve di grasso vengono utilizzate e noi diventiamo obesi.
    Inoltre, tutta l'insulina secreta provoca un rapido utilizzo di tutti gli zuccheri presenti nel torrente circolatorio ed assorbiti dal tubo gastroenterico, e due o tre ore dopo lo zucchero nel sangue si esaurisce e rischiamo di passare ad uno stato di ipoglicemia. Quando questo succede, il funzionamento del nostro corpo e del nostro cervello non è più ottimale, e sentiamo la necessità di mangiare nuovi alimenti. Se mangiamo molti carboidrati per fronteggiare la fame causata dall'ipoglicemia, generiamo una nuova secrezione di insulina, entrando in un circolo vizioso.
    Molti risultati sugli IG sono risultati sorprendenti. Ad esempio le patate al cartoccio hanno un IG considerevolmente più alto di quello delle zollette di zucchero.
    Sono stati finora misurati gli IG di circa 300 cibi ricchi in carboidrati. Il segreto è mangiare pochi di quei cibi con alto IG e una quantità maggiore di cibi con indice basso.
    Gli IG sono percentuali calcolate in base ad un cibo di riferimento. Qui sono calcolate con riferimento al pane bianco. In altre parole, sulla scala di riferimento, il pane bianco è uguale a 100 (scala generalmente utilizzata negli USA). Se si moltiplica l'IG di questa scala per 0,7 si converte l'IG a quello di una scala in cui il glucosio è uguale a 100.
    L'IG si determina in laboratorio in condizioni controllate. Il processo consiste nel far mangiare i cibi da testare a diverse persone, alcune con il diabete, altre senza, in porzioni che contengono 50 gr. di carboidrati disponibili (Wolever Thomas MS. "The Glycemic Index: Flogging a Dead Horse?", Diabetes Care).
    L'IG è il rapporto tra l'area della curva di assorbimento dopo l'ingestione di 50 gr. di glucosio (o di un'altro alimento di riferimento, come il pane bianco) in un certo tempo, e quella ottenuta dall'ingestione dell'alimento di cui si effettua la misura. L'area al di sotto della curva, viene espressa come percentuale del valore medio calcolato per il cibo di riferimento nello stesso soggetto.
    Infine, si fa una media delle percentuali ottenute da ogni soggetto per ottenere l'IG per il cibo in questione (Wolever, Thomas M.S. et al. "The Glycemic Index: Methodology and Clinical Implications", Am-J-Clin-Nutr.1991 Nov; 54(5): 846-54).
    Per esempio, per testare gli spaghetti, gli studiosi, ne somministrano ai volontari 200 gr. (che secondo le tavole standard della composizione dei cibi contengono 50 grammi di carboidrati disponibili). Vengono poi rapportate la risposta a questa somministrazione con quella ottenuta dal cibo di riferimento. L'intero processo viene ripetuto in giorni diversi per evitare l'influenza delle variazioni delle diverse condizioni che si possono verificare da un giorno all'altro.
    L'IG non deve essere l'unico criterio nel selezionare cosa mangiare.
    L'importo totale dei carboidrati, la quantità e il tipo di grassi, le fibre e il sale contenuti nei cibi, sono considerazioni dietetiche ugualmente molto importanti. L'IG è utile soprattutto quando si deve decidere quale cibo ad alto tenore di carboidrati mangiare. Ma non lasciate che l'IG vi faccia sentire sicuri nel ingerire più carboidrati di quelli che il vostro fisico può gestire, particolarmente se siete diabetici.
    Bisogna quindi conoscere il contenuto di carboidrati dei cibi (spesso sono indicati nelle informazioni nutrizionali riportate sulla confezione) e stabilire in che proporzione devono essere presenti, nella vostra dieta carboidrati, grassi e proteine. Quasi tutti gli esperti concordano sul fatto che dovremmo minimizzare l'assunzione di grassi saturi e mangiare molte più fibre di quanto non facciamo.
    Alcuni altri grassi, particolarmente quelli dei pesci che vivono in acque fredde ed essenzialmente acidi grassi come quelli che si trovano in grande quantità nell'olio di oliva, sembrano essere benefici. Al di là di questo, la disputa è tra chi sostiene che dovremmo mangiare più proteine e quelli che affermano che i carboidrati dovrebbero fornirci la maggior parte delle calorie che ci necessitano.
    Non tutti i carboidrati sono inoltre uguali. Alcuni si dissociano velocemente durante la digestione provocando un repentino innalzamento della glicemia verso livelli pericolosamente alti. Questi sono i cibi con IG più alto. Altri carboidrati si dissociano più lentamente e rilasciano glucosio più gradualmente e si dice abbiano IG più basso. Prima dello sviluppo dell'IG, gli studiosi ritenevano che il nostro corpo assorbisse e digerisse gli zuccheri semplici rapidamente, e ciò producesse rapidi incrementi dei livelli di glicemia. E questo era il ragionamento alla base dell'ammonimento di evitare lo zucchero, una prescrizione questa recentemente attenuata dall'American Diabetes Association e da altri.
    Di contro, gli specialisti pensavano che assorbissimo amidi come il riso e le patate lentamente, e che ciò causasse quindi innalzamenti della glicemia modesti. Test clinici dell'IG hanno dimostrato che questa assunzione è falsa. Fattori come la varietà, il modo di cucinare un cibo, i trattamenti che l'alimento subisce, possono influenzare l'IG di un cibo.
    La grandezza dei grani è un altro fattore importante; secondo uno studio del 1988 di Heaton et al. i ricercatori hanno scoperto che l'IG del frumento, del mais e dell'avena aumentava con la maggiore raffinazione dei grani: più il chicco è integro minore è l'IG. Inoltre, la risposta della glicemia ad un cibo particolare può essere in qualche modo soggettiva. Può essere quindi utile controllare la propria glicemia dopo aver ingerito dei cibi sull'effetto dei quali non si è certi in modo da determinare se hanno un IG soggettivo basso o alto.
    .....


    Last edited by NaturalMan; 25-10-2001, 00:19:25.

    -LOTTA AL DOPING-
    www.naturalmanbb.com
    naturalman_@hotmail.com
    dott_peppe@hotmail.com
  • NaturalMan
    Bodyweb Member
    • Jul 2001
    • 5231
    • 7
    • 0
    • Italy
    • Send PM

    #2
    ......
    È bene inoltre notare che i numeri variano da uno studio all'altro. Ciò può essere dovuto a fattori soggettivi (gli individui che si sono sottoposti ai test differenti), oppure ad altri cibi ingeriti contemporaneamente, o ai modi diversi di preparare uno stesso cibo, poiché il corpo può assorbire meglio certi cibi se sono cucinati meglio. La maggior parte (ma non tutti) dei cibi testati sono ricchi di carboidrati. Ci si potrebbe interrogare sui cibi mancanti - perché altri cibi ricchi di carboidrati e poco calorici come il sedano o i pomodori, o cibi simili, non sono mai stati testati? Si tratta per gli scienziati di un problema tecnico: sarebbe difficile far mangiare a un volontario 50 grammi di carboidrati provenienti dal sedano (è più sedani di quanto tu possa immaginare!) Diciamo che dal punto di vista dell'IG i cibi come il sedano possono essere considerati "free foods", ossia cibi che non influiscono sensibilmente sul livello della glicemia.
    Alcuni si domandano se l'IG sia in grado di predire l'effetto di un pasto misto, ossia un pasto che è composto da cibi con IG molto differenti. Diversi studi dimostrano che l'IG è molto adatto e utile ad assolvere questo compito.
    Più di 15 studi si sono occupati del modo di stabilire l'IG di pasti misti. 12 di questi studi hanno mostrato che esiste un'eccellente correlazione tra ciò che ci si aspettava e ciò che è stato effettivamente verificato. Si può prevedere piuttosto correttamente l'IG di un pasto misto, semplicemente moltiplicando la percentuale totale di carboidrati contenuti in ciascun cibo per il suo indice glicemico e addizionare i risultati ottenuti per ottenere l'IG dell'intero pasto. La professoressa Brand Miller riporta un esempio a pag. 29 del suo libro "The G.I. Factor". Il report di una Joint FAO/WHO Expert Consultation "Carbohydrates in Human Nutrition" riporta un'esauriente spiegazione e un esempio.
    I tre studi che non hanno mostrato la correlazione attesa sono stati condotti da un gruppo di ricercatori che non hanno usato una metodologia standardizzata per ricavare l'IG dall'area al di sotto della curva. Inoltre i loro pasti erano ricchi di grassi che notoriamente tendono a ridurre l'impatto di ogni cibo a base di carboidrati.
    · Ahern, J.A., et al. "Exaggerated hyperglycemia after a pizza meal in well-controlled diabetics." Diabetes Care, Vol 16, April 1993, pp. 578-80.
    · Allen, Ann de Wees, "Edible Computer Chips Chart of Glycemically Acceptible Foods 1995-1996," and "Edible Computer Chips Chart of Glycemically Unacceptible Foods 1995-1996," pages 38-50 in Diabetes Care: Control for Life. Diabetes Resource Center Inc., Winter Haven, Florida, 1996.
    · Arnot, Robert. Dr. Bob Arnot's Revolutionary Weight Control Program. (New York: Little, Brown and Company, 1997), 305 pagine.
    · Bahan, Deanie Comeaux. Sugarfree New Orleans: A Cookbook Based on the Glycemic Index. (New Orleans: AFM Publishing LLC, 1997), 171 pagine.
    · Buchhorn, Des. "Adjusted carbohydrate exchange: food exchanges for diabetes management corrected with the glycaemic index." Australian Journal of Nutrition and Dietetics, Volume 54, 1997, pp. 65-68.
    · Foster-Powell, Kaye, Jennie Brand Miller and Stephen Colagiuri. Pocket Guide to the G.I. Factor for People with Diabetes. Hodder Headline Australia Pty Limited, 1997. 96 pagine.
    · Gittleman, Ann Louise. Get the Sugar Out: 501 Simple Ways to Cut the Sugar Out of Any Diet. New York: Three Rivers Press, 1996. 186 paperback pagine.
    · Hermansen, K., et al. "Influence of ripeness of banana on the blood glucose and insulin response in type 2 diabetic subjects." Diabetic Medicine, Vol. 9, October 1992, pp. 739-43.
    · Heaton, Kenneth W. et al. "Particle size of wheat, maise, and oat test meals: effects on plasma glucose and insulin responses and on the rate of starch digestion in vitro." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 47, 1988, pp. 675-682.
    · Holt, Susanne H.A., Janette C. Brand Miller, and Peter Petocz. "An insulin index of foods: the insulin demand generated by 1000-kJ portions of common foods." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 66, 1997, pp. 1264-76.
    · Jenkins, David J.A., et al. "Glycemic Index of Foods: a Physiological Basis for Carbohydrate Exchange." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 34, March 1981, pp. 362-366.
    · Jenkins, D.J.A. and Jenkins, A.L. "Treatment of hypertriglceridemia and diabetes." Journal of the American College of Nutrition, Vol 6, 1987, pp.11-17.
    · Jenkins, David J.A. et al. "Starchy Foods and Glycemic Index." Diabetes Care, Vol. 11, No. 2, February 1988, pp. 149-159.
    · Lipetz, Philip. The Good Calorie Diet. HarperSpotlight paperback, 1994. 276 pagine.
    · Lipetz, Philip, and Monika Pichler. Naturally Slim and Powerful. Andrews and McMeel, 1997. 254 pagine.
    · Miller, Janette Brand. "International tables of glycemic index." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 62 (supplement), 1995, pp. 871S-893S.
    · Miller, Janette Brand, et al. "Rice: a High or Low Glycemic Index Food?" The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 56, 1992, pp. 1034-1036.
    · Miller, Jennie Brand, Kaye Foster-Powel, and Stephen Colagiuri. The G.I. Factor: The Glycaemic Index Solution. Sydney: Hodder Headline, 1996. 250 pagine.
    · Montignac, Michel. Dine Out & Lose Weight: The French Way To Culinary Savior Vivre. Montignac U.S.A. Inc., 1995. 298 pagine.
    · National Diabetes Information Clearinghouse, a Service of the National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, National Institutes of Health. Diabetes and the Glycemic Index Information Packet. March 1996, 9 pages.
    · Paice, Derek A. Diabetes and Diet: A Type 2 Patient's Efforts at Control. Paice & Associates Inc., 36181 East Lake Road, Box 147, Palm Harbor, FL 34685, 1997, 30 pagine.
    · Podell, Richard N., and William Proctor. The G-Index Diet. WarnerBooks, Inc., 1993. 292 pagine.
    · Salmerón, Jorge, et al. "Dietary Fiber, Glycemic Load, and Risk of Non-insulin-dependent Diabetes Mellitus in Women." The Journal of the American Medical Association, Vol. 277, February 12, 1997, pp. 472-477.
    · Smith, Ulf. "Carbohydrates, Fat, and Insulin Action." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 59 (supplement), 1994, pp. 686S-689S.
    · Steward, H. Leighton et al. Sugar Busters! Cut Sugar to Trim Fat. New York: Ballantine Books, 1998.
    · Thomas, D.E., Brotherhood, J.R., and Brand, J.C. "Carbohydrate feeding before exercise: effect of the glycemic index." International Journal of Sports Medicine, Vol 12, 1991, pp.180-186.
    · Trout, D.L., Behall, K.M., and Osilesi, O. "Prediction of glycemic index for starchy foods." The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 58, 1993, pp. 873-8.



    .....

    -LOTTA AL DOPING-
    www.naturalmanbb.com
    naturalman_@hotmail.com
    dott_peppe@hotmail.com

    Commenta

    • NaturalMan
      Bodyweb Member
      • Jul 2001
      • 5231
      • 7
      • 0
      • Italy
      • Send PM

      #3
      L'indice glicemico: fatica sprecata?"
      di THOMAS M.S. WOLEVER, MD, PHD

      Diabetes Care, Volume 20, Number 3, March 1997, pp. 452-456
      Sommario:
      L'Indice Glicemico (IG) è un metodo che permette la classificazione dei cibi basata sul potere degli stessi di elevare il livello della glicemia.
      L'American Diabetes Association (ADA) ha messo in dubbio l'utilità clinica dell'IG e raccomanda che l'attenzione sia rivolta prioritariamente alla quantità, piuttosto che alla fonte, dei carboidrati. Alcuni hanno interpretato ciò nel senso che tutti i carboidrati hanno quasi lo stesso effetto sulla glicemia, perciò alcuni pensano ora che l'IG sia ormai un'idea superata. Ciò nonostante, le ragioni per mettere in dubbio l'utilità clinica dell'IG, sono infondate per i seguenti motivi:
      1. Sono basate su studi che hanno misurato la risposta glicemica ad un unico pasto o al massimo a due. Ciò fornisce un'evidenza non sufficiente su cui basare delle raccomandazioni dietetiche;
      2. Sono basate su una errata interpretazione di tutti gli studi citati come evidenza;
      3. Non tengono conto di studi più elaborati che mostrano che l'IG è applicabile ai pasti misti;
      4. Non tengono conto degli studi che dimostrano che una dieta che tenga
      5. sotto controllo l'IG garantisce generalmente un miglior controllo della glicemia nei soggetti diabetici.
      L'IG è un concetto valido e potenzialmente utile, ma è anche piuttosto complesso.
      Ci sono ancora molte questioni non risolte e ancora non si è stabilito con precisione che posto possa occupare l'IG nell'educazione del paziente.
      Comunque non si possono fare progressi senza equilibrio e oggettività.
      Alcuni brani estratti dall'articolo:
      Esiste invece dell'evidenza che mostra come la fonte dalla quale provengono i carboidrati ingeriti è uno dei fattori che influenzano maggiormente la risposta glicemica ai pasti misti in soggetti diabetici ed anche che le diete a basso IG migliorano in generale il controllo glicemico.
      . . .
      Hollenbeck et al. hanno condotto un esperimento alimentando dei pazienti diabetici con tre tipi di dieta e hanno trovato che la dieta con minore IG ha procurato dei risultati statisticamente significativi di un più basso livello di glucosio e di insulina, rispetto alle diete a più alto IG.
      . . .
      Insomma, non posso accettare la conclusione che l'IG non abbia utilità clinica. Infatti l'evidenza disponibile è a favore dell'utilità dell'IG sia per quanto riguarda la sua applicazione ai pasti misti che i suoi effetti a lungo termine sul controllo della glicemia.
      Il principio che sta dietro l'IG è lo stesso di quello noto per gli inibitori della glucosidasi, cioè il fatto di permettere che l'aumento della glicemia postprandiale sia tenuto sotto controllo grazie alla riduzione del tasso di assorbimento dei carboidrati.
      Bisogna comunque usare delle cautele, infatti l'IG non è il solo, né il più importante criterio di valutazione di un alimento. Alcuni cibi a basso IG devono comunque essere usati con moderazione a causa del loro alto contenuto di grassi (cioccolata, noccioline...), e alcuni cibi ad alto IG possono rivelarsi delle buone scelte dietetiche perché hanno poche calorie e alto valore nutritivo (carote) o, in alcune situazioni, possono essere una scelta appropriata perché alcuni alimenti ad alto IG hanno pochi grassi (es. pane, i cereali in fiocchi....).
      Insomma l'IG è importante come informazione aggiuntiva alle classiche tabelle che descrivono le caratteristiche dei cibi, ma non vuole essere un dato in grado di riassumere, né sostituire, le altre informazioni.


      E' STATO SUFFICIENTE?

      Bye e per quanto riguarda il tuo mega consumo di tonno in scatola riduci le mega dosi e la quotidianità ... consuma più pesce di taglia piccola e salmone insomma varia la tua dieta e non consumare troppi prodotti in scatola !

      Per quanto riguarda l'allenamento con i pesi e l'aerobica io ti consiglio di scegliere due momenti diversi e non l'uno dopo l'altro ... se l'attività è lunga puoi assumere carbo (maltodestrine) anche durante il wo ... non dimenticare l'effetto anticatabolico dei BCAA e glutammina!

      Bye

      -LOTTA AL DOPING-
      www.naturalmanbb.com
      naturalman_@hotmail.com
      dott_peppe@hotmail.com

      Commenta

      • kromae
        Bodyweb Member
        • Oct 2001
        • 297
        • 0
        • 0
        • Cremona
        • Send PM

        #4
        Sufficiente è dire poco...
        Direi decisamente ESAURIENTE sotto tutti i punti di vista!
        Come al solito non posso far altro che RINGRAZIARE!

        Andrea
        Andrea... Krom

        Commenta

        • max_power
          Low-Carb Moderator
          • Dec 2000
          • 61881
          • 860
          • 555
          • Torino
          • Send PM

          #5
          Come sei superficiale nelle spiegazioni Naturalman

          max_power
          Max_power, The Sicilian Rock

          Commenta

          Working...
          X