Interessantissima discussione.
Riporto la mia esperienza personale.
Sono stato obeso in maniera grave fino a circa un anno fa. Sin dall'adolescenza la tendenza ad esser pingue e ad ingrassare mi ha posto in uno stato di "sfiducia" nel mio aspetto fisico e mi ha portato a sottovalutarlo, concentrandomi su abilità e doti "altre" (simpatia, intraprendenza, intelligenza, cultura) per supplire a quello che sentivo essere una mia mancanza che mai avrei potuto colmare.
Inutile dire che sbagliavo già allora, perché in realtà quel che vedevo come un limite insormontabile non era tale (insomma, "piacevo" anche se ero un po' più pingue della media dei miei coetanei... ). Anzi, questo atteggiamento sbagliato e punitivo mi ha portato a peggiorare moltissimo la situazione (anche in seguito ad una depressione post-liceo nel lontano '95). Senza più rispetto per me stesso, ho iniziato a trascurare completamente il mio aspetto fisico arrivando alla situazione peggiore di sempre, nel 2006, in cui pesavo ben 145 chili per 1,82 di altezza. E' pur vero che ho sempre fatto molta attività fisica (nei limiti imposti dalle mie condizioni fisiche) e ho sempre avuto molta massa magra sotto alla moltissima massa grassa. Ricavavo comunque una certa soddisfazione dall'essere il "grosso" del gruppo ("grasso" sarebbe stato penso più appropriato) e questo bastava in minima parte a mitigare il profondo senso di frustrazione che provavo per il mio aspetto fisico.
Poi, circa un anno fa, la svolta: decisi di mettermi a dieta.
Tralasciando le cause "scatenanti" di una simile decisione, comunque nel giro di pochissimo tempo avevo levato il grosso (grasso), perdendo in 5 mesi quasi 50 chili.
Questa cosa ha avuto dapprima un effetto potentissimo sulla mia psiche: ha aumentato a dismisura la mia sicurezza, mi ah motivato tantissimo e mi ha fatto riuscire in traguardi che prima avrei considerato semplicemente irraggiungibili (e pertanto neppure provavo ad affrontare).
Sfortunatamente, passato il periodo di "euforia" post dimagrimento rapido, è reiniziato il "calvario". Ho cominciato a non essere più quello "grosso", e contemporaneamente mi sono scontrato nuovamente con le broblematiche che la vita di una persona normale (normopeso insomma) ha tutti i giorni. L'allenamento è diventato da un piacevolissimo surplus un obbligo. Lo specchio, più di prima è diventato mio nemico.
So che c'è ancora molto da fare perchè l'immagine che mi viene restituita dallo specchio sia quella che io vorrei vedere. Non perdo la speranza di riuscire un giorno ad ottenere quel che voglio ma, sinceramente, sono un po' demotivato.
Mi reputo una persona intelligente e so da me che le motivazioni vanno cercate dentro di noi. Tuttavia, conoscendomi, ho un forte timore che in realtà non sarò MAI soddisfatto del mio aspetto. Anche adesso che non è, oggettivamente (a detta di tutti perlomeno) niente male. Insomma ben più che accettabile, al di sopra della media della gente che non si fa certo di questi problemi.
Ho come la sensazione quindi che l'insoddisfazione per il proprio aspetto fisico, sia essa derivante da una situazione di base patologica (come l'obesità recidivante, o l'anoressia), sia derivante da disturbi (non li chiameremo malattie) del comportamento e della percezione de se più sottili e subdoli, sia una condizione sostanzialmente cronica.
Difatti conosciamo bene i casi portati alla ribalta della cronaca di personaggi anche ben famosi che si sono distrutti con la chirurgia plastica. O di freaks come i Mr Olympia odierni che sono da tutti considerati mostruosi e che piacciono (oggettivamente) solo a se stessi. E nemmeno troppo.
Sicuramente c'è molto da ricercare in questo ambito e concordo con chi asserisce che queste psicopatologie sono frutto di epoca moderna che ha portato con sé la distorsione della percezione del proprio aspetto e la sopravvalutazione dell'importanza di questi fattori estetici su altri. Però, una predisposizione di base alla soddisfazione o all'insoddisfazione di sé deve esserci, secondo me. Su questo spero si concentrino gli studi futuri, se studi ci saranno.
Frattanto, io continuerò ad allenarmi e a stare a dieta e a non perdere la speranza di piacermi. E allo stesso tempo lavorerò sulla mia autocoscienza per imparare (o meglio reimparare) a dare al mio aspetto fisico e alla mia salute il ruolo che gli spetta: non ignorandoli come un tempo, non ritenendoli fulcro della mia persona e della vita sociale come è evidentemente sbagliato fare.
Riporto la mia esperienza personale.
Sono stato obeso in maniera grave fino a circa un anno fa. Sin dall'adolescenza la tendenza ad esser pingue e ad ingrassare mi ha posto in uno stato di "sfiducia" nel mio aspetto fisico e mi ha portato a sottovalutarlo, concentrandomi su abilità e doti "altre" (simpatia, intraprendenza, intelligenza, cultura) per supplire a quello che sentivo essere una mia mancanza che mai avrei potuto colmare.
Inutile dire che sbagliavo già allora, perché in realtà quel che vedevo come un limite insormontabile non era tale (insomma, "piacevo" anche se ero un po' più pingue della media dei miei coetanei... ). Anzi, questo atteggiamento sbagliato e punitivo mi ha portato a peggiorare moltissimo la situazione (anche in seguito ad una depressione post-liceo nel lontano '95). Senza più rispetto per me stesso, ho iniziato a trascurare completamente il mio aspetto fisico arrivando alla situazione peggiore di sempre, nel 2006, in cui pesavo ben 145 chili per 1,82 di altezza. E' pur vero che ho sempre fatto molta attività fisica (nei limiti imposti dalle mie condizioni fisiche) e ho sempre avuto molta massa magra sotto alla moltissima massa grassa. Ricavavo comunque una certa soddisfazione dall'essere il "grosso" del gruppo ("grasso" sarebbe stato penso più appropriato) e questo bastava in minima parte a mitigare il profondo senso di frustrazione che provavo per il mio aspetto fisico.
Poi, circa un anno fa, la svolta: decisi di mettermi a dieta.
Tralasciando le cause "scatenanti" di una simile decisione, comunque nel giro di pochissimo tempo avevo levato il grosso (grasso), perdendo in 5 mesi quasi 50 chili.
Questa cosa ha avuto dapprima un effetto potentissimo sulla mia psiche: ha aumentato a dismisura la mia sicurezza, mi ah motivato tantissimo e mi ha fatto riuscire in traguardi che prima avrei considerato semplicemente irraggiungibili (e pertanto neppure provavo ad affrontare).
Sfortunatamente, passato il periodo di "euforia" post dimagrimento rapido, è reiniziato il "calvario". Ho cominciato a non essere più quello "grosso", e contemporaneamente mi sono scontrato nuovamente con le broblematiche che la vita di una persona normale (normopeso insomma) ha tutti i giorni. L'allenamento è diventato da un piacevolissimo surplus un obbligo. Lo specchio, più di prima è diventato mio nemico.
So che c'è ancora molto da fare perchè l'immagine che mi viene restituita dallo specchio sia quella che io vorrei vedere. Non perdo la speranza di riuscire un giorno ad ottenere quel che voglio ma, sinceramente, sono un po' demotivato.
Mi reputo una persona intelligente e so da me che le motivazioni vanno cercate dentro di noi. Tuttavia, conoscendomi, ho un forte timore che in realtà non sarò MAI soddisfatto del mio aspetto. Anche adesso che non è, oggettivamente (a detta di tutti perlomeno) niente male. Insomma ben più che accettabile, al di sopra della media della gente che non si fa certo di questi problemi.
Ho come la sensazione quindi che l'insoddisfazione per il proprio aspetto fisico, sia essa derivante da una situazione di base patologica (come l'obesità recidivante, o l'anoressia), sia derivante da disturbi (non li chiameremo malattie) del comportamento e della percezione de se più sottili e subdoli, sia una condizione sostanzialmente cronica.
Difatti conosciamo bene i casi portati alla ribalta della cronaca di personaggi anche ben famosi che si sono distrutti con la chirurgia plastica. O di freaks come i Mr Olympia odierni che sono da tutti considerati mostruosi e che piacciono (oggettivamente) solo a se stessi. E nemmeno troppo.
Sicuramente c'è molto da ricercare in questo ambito e concordo con chi asserisce che queste psicopatologie sono frutto di epoca moderna che ha portato con sé la distorsione della percezione del proprio aspetto e la sopravvalutazione dell'importanza di questi fattori estetici su altri. Però, una predisposizione di base alla soddisfazione o all'insoddisfazione di sé deve esserci, secondo me. Su questo spero si concentrino gli studi futuri, se studi ci saranno.
Frattanto, io continuerò ad allenarmi e a stare a dieta e a non perdere la speranza di piacermi. E allo stesso tempo lavorerò sulla mia autocoscienza per imparare (o meglio reimparare) a dare al mio aspetto fisico e alla mia salute il ruolo che gli spetta: non ignorandoli come un tempo, non ritenendoli fulcro della mia persona e della vita sociale come è evidentemente sbagliato fare.
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