Originariamente Scritto da EGMario86
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Cosa possiamo imparare sugli effetti dell'alimentazione attuale dai nostri progenitori del Neolitico e del Paleolitico? Scopriamolo analizzando i risultati sorprendenti delle ricerche più recenti.
I termini di Paleolitico o di Neolitico in genere vengono riferiti, con un po' di approssimazione, alle origini dell'uomo, ed è difficile trovare persone non esperte che conoscano bene le differenze tra queste due epoche. Invece il confronto tra questi due periodi può aiutarci a risolvere una delle questioni scientifiche più attuali sull'alimentazione e sui suoi effetti.
Nel Paleolitico i gruppi familiari costituiti da “cacciatori/raccoglitori” forzatamente nomadi si sfamavano raccogliendo ciò che la terra talvolta offriva, e cacciando prede selvatiche (dai pesci ai mammiferi).
Questo stile di vita ha caratterizzato tutto il periodo del Paleolitico, formando e plasmando per selezione genetica la struttura metabolica dei nostri antenati per un periodo di almeno 1 milione di anni.
Poi, all'incirca 10.000 anni fa, con qualche variazione nelle diverse regioni del mondo, i gruppi familiari e le tribù si sono fermati (o quasi), sono diventati più stanziali e hanno così dato inizio al periodo Neolitico, cominciando a sfruttare la terra, a coltivare e a mangiare diversi tipi di cereali.
La radice genetica più durevole e persistente (della quale è opportuno tenere conto oggi), è sicuramente quella che risale al Paleolitico. Si tratta cioè di consuetudini che hanno plasmato e selzionato i nostri cromosomi per oltre 1 milione di anni a fronte di possibili recenti modifiche negli ultimi “soli” 10.000 anni.
La differenza fondamentale tra i due periodi è quindi rappresentata da una parte dalla ricerca nomade di cibo, e dall'altra dall'insediamento stanziale e dalla coltivazione dei cereali, con una possibilità di poter contare su risorse energetiche più regolari.
Dove comincia a differenziarsi il rapporto tra proteine e carboidrati...
Dall'analisi dei reperti si è calcolato che l'alimentazione del paleolitico era rappresentata per metà circa da prodotti di origine animale e per metà da prodotti di origine vegetale. Verosimilmente, la quantità totale di cibo non era troppo abbondante.
In definitiva i nostri più antichi antenati mangiavano una notevole quota di proteine e una quota molto scarsa di carboidrati.
Dopo l'insediamento agricolo, invece, la dieta dei nostri progenitori si è arricchita di molti carboidrati complessi (chicchi integrali dei diversi cereali), a scapito dell'assunzione di proteine.
Alcuni studi recenti hanno comparato la vita media nei diversi periodi, l'altezza media dei soggetti, e alcune caratteristiche somatiche indicative di uno stato di benessere.
Risultati davvero sorprendenti
Dato per acquisito che il vero balzo della aspettativa vitale al di sopra dei 40 anni, è avvenuto in Europa Occidentale e negli Stati Uniti solo dopo il 1950, arrivando oggi ad una aspettativa media di vita di circa 72 anni per l'uomo e 78 per la donna, è bene ricordarci che in tutti i millenni che hanno preceduto l'ultimo secolo, l'aspettativa media di vita si si è sempre mantenuta tra i 33 e i 40 anni per gli uomini e tra i 28 e i 38 anni per le donne.
Ma è sorprendente che proprio nel periodo Paleolitico, il più antico e selvaggio, si abbiano le altezze medie(sia per l'uomo sia per la donna) più elevate di ogni tempo, non raggiunte neanche dai contemporanei. E soprattutto che l'aspettativa di vita del paleolitico sia calata notevolmente con l'avvento della coltivazione agricola.
Cos'è successo?
Con il Neolitico gli esseri umani sono diventati più piccoli, si sono ammalati di più e hanno visto calare la loro aspettativa di vita.
Molti ricercatori stanno cercando di spiegarsi il motivo che ha segnato così fortemente il passaggio dall'alimentazione del cacciatore/raccoglitore a quella dell'agricoltore, e un punto importante sembra essere l'influenza - oggi accertata - del rapporto tra proteine e carboidrati alimentari.
Quando i carboidrati sono in eccesso rispetto alle proteine si sviluppano nell'organismo resistenza insulinica e infiammazione, che favoriscono diverse malattie. Tale concezione è alla base di numerose impostazioni dietetiche che mirano a riequilibrare il rapporto tra le due componenti alimentari e a controllare gli sbalzi dell'insulina (dieta “a zona” e dieta GIFT ad esempio).
Un altro dato essenziale è la carenza di attività fisica. L'agricoltore smise di andare in giro per il mondo e di inseguire prede o di cercare frutti camminando, correndo e saltando. L'attivazione metabolica indotta da attività semplici e aerobiche come il nuoto, la bicicletta, la camminata veloce o la corsa, determinano un miglioramento delle aspettative di vita e una riduzione dell'incidenza di numerose forme di malattia anche per noi contemporanei.
Alcuni scienziati segnalano inoltre che l'uso massiccio di granaglie integrali, a causa dei fitati presenti nel chicco, potrebbe avere impedito l'assorbimento di minerali fondamentali per la difesa dalle malattie tumorali e dalle malattie infettive (Zinco e Rame in particolare).
Traendo spunto da questa storia, impariamo dunque che la salute oggi può passare attraverso alcune delle modalità più semplici e fisiologiche che i nostri cromosomi hanno fatto proprie nel corso dei millenni.
Attivare il metabolismo con l'esercizio fisico aerobico più idoneo per la propria condizione; bilanciare carboiodrati e proteine in modo adeguato ai propri bisogni, e saper individuare eventuali carenze nutrizionali subliminali (come lo Zinco) per poterle adeguatamente compensare.
Fonti
- Ward Nicholson, Longevity & health in ancient Paleolithic vs. Neolithic peoples (1997, 1999)
- Angel, Lawrence J. Health as a crucial factor in the changes from hunting to deeloped farming in the eastern Mediterranean (1984)
- Cohen et al. Paleopathology at the Origins of Agriculture (1984), Orlando Academic Press
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