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aspartame is deadly: really?

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    #16
    Leggetevi i miei post sull'aspartame.
    Max_power, The Sicilian Rock

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      #17
      Originariamente Scritto da max_power Visualizza Messaggio
      Leggetevi i miei post sull'aspartame.



      Bodybuilding ipocalorico (Prima Parte)

      Questo articolo si offre di fornire al bodybuilder una guida all'uso e al ruolo dei dolcificanti ipocalorici in commercio. Il loro utilizzo nel nostro sport risulta alquanto comune per due motivi:

      - Un motivo prettamente di gusto, in quanto non tutti riusciamo ad assumere alcune bevande letteralmente amare.
      - Un motivo ben più importante, ossia come supporto motivazionale ad una dieta povera di carboidrati, così da sentire meno la mancanza di quest'ultimi.

      Questo articolo ha lo scopo di analizzare i principali dolcificanti ipocalorici immessi sul mercato, la loro composizione chimica, il loro uso e i loro effetti collaterali. I dolcificanti si possono suddividere in due classi principali :

      - Dolcificanti con contenuto calorico confrontabile al saccarosio, tra cui:
      • Mannitolo
      • Lactitolo
      • Maltitolo
      • Sorbitolo
      • Xilitolo
      - Dolcificanti sintetici con potere dolcificante superiore al saccarosio, quali:
      • Aspartame
      • Acesulfame K
      • Ciclammato
      • Saccarina
      Cominciamo con l'analisi della prima classe di dolcificanti:



      Mannitolo (E-421): il mannitolo, ai suoi esordi sul mercato, non venne utilizzato nelle diete a bassi regimi calorici. Il mannitolo viene ancor'oggi utilizzato in terapia, in quanto è un diuretico a debole intensità d'azione. Dal punto di vista terapeutico è classificato come diuretico osmotico, in quanto, formando una soluzione ipertonica, è in grado di richiamare acqua dal sangue entro i tubuli renali (osmosi). Oggi però l'uso del mannitolo in terapia è pressocchè stato abbandonato e limitato solamente a pazienti con insufficienza renale. Il mannitolo non è un composto di sintesi, ma lo si trova naturalmente in alghe e funghi e si ricava dalla manna, ossia la linfa dei frassini.
      Dal punto di vista chimico fa parte della classe dei polialcoli o polioli, in quanto presenta sette gruppi ossidrili (-OH) a livello della catena alifatica composta da 7 atomi saturi di carbonio.
      Se l'uso del mannitolo è ormai pressocchè scomparso in terapia, d'altro canto il suo uso come dolcificante non appare molto vantaggioso. Questo in quanto possiede sì un contenuto calorico leggermente minore rispetto al saccarosio (2.4 kcal, contro le 4 , ma potere edulcorante anch'esso minore. Per potere edulcorante s'intende il potere dolcificante di una sostanza. Il potere edulcorante del mannitolo è infatti pari a 0.7, mentre quello del saccarosio è di 1.0. Ciò vuol dire che bisogna usarne quantità piuttosto alte per ottenere un sostanziale effetto dolcificante, per cui al mannitolo si da il nome di dolcificante bulk o fake. Le dosi elevate di mannitolo tali da promuovere un normale effetto edulcorante possono rappresentare uno svantaggio nella dieta di un bodybuilder, in primis a livello calorico e in secundis perchè va contro la filosofia della dieta low-carb. Ricordiamo infatti che il mannitolo è si un polialcol, ma un polialcol energetico, il cui processo metabolico è pressocchè uguale a quello del glucosio. Per questo il mannitolo viene definitopolialcol energetico. Non più usato in terapia e sconsigliato come dolcificante per le ragioni sopra esposte, il mannitolo può però trovare impiego come lassativo. Il mannitolo è infatti il polialcol dall'effetto lassativo più spiccato, poiché tale effetto è ottenibile già con 20 gr della sostanza in esame. Per il mannitolo la DGA (dose giornaliera accettabile) è di 50 mg/kg di peso corporeo, anche se comunque non ci sono limiti alla sua assunzione in quanto, ricollegandosi direttamente alle vie metaboliche dei glucidi, non arreca danni potenzialmente irreversibili alla salute. Ha potere cariogeno minore rispetto al glucosio, perchè usato di meno dai batteri durante la fermentazione, ma non è totalmente acariogeno.
      Lactitolo (E-966): Il lactitolo è un dolcificante ottenuto naturalmente dal lattosio. Il lattosio è, come sappiamo lo zucchero del latte, ossia un disaccaride formato da galattosio + glucosio. Lo stesso lattosio è molto meno dolce rispetto al glucosio, per cui da ciò si desume che il lactitolo abbia un potere dolcificante minore del saccarosio stesso. Per quanto riguarda le calorie, vale lo stesso discorso fatto per il mannitolo. Leggermente meno calorico, ma meno dolcificante (0.3-0.4 il suo potere edulcorante), ragion per cui il suo uso è sconsigliato in regimi ipocalorici. Anche questo zucchero si ricollega direttamente alle vie metaboliche dei carboidrati, per cui ne è ulteriormente sconsigliato l'uso in quei regimi bassi in carboidrati. La sua DGA è comunque molto alta, attestandosi sui 30-50 gr pro die. A differenza del mannitolo però ha potere cariogeno sensibilmente minore, in quanto meno fermentiscibile da parte dei batteri.

      Maltitolo (E-965): Il maltitolo è uno polialcol naturalmente presente nel miele e in alcuni tipi di vegetali tra cui cipolle, carciofi, funghi, alghe brune e nell'essudato d'olivo. E' un derivato della fermentazione del glucosio. Il potere dolcificante del maltitolo è di 0.7, leggermente inferiore quindi a quello del saccarosio, mentre contiene 2.4 kcal, contro le 4 del comune saccarosio. La minore quantità calorica non sta comunque nella molecola in sé. La molecola infatti ha in potenza le stesse calorie del saccarosio, ma quella che varia è la biodisponibilità di queste, in quanto il maltitolo viene metabolizzato solo al 25 % dell'intestino, per cui di quelle 4 kcal che contiene solo una parte sarà resa disponibile per essere usata come fonte energetica. A differenza quindi dei precedenti polioli il metabolismo del maltitolo è solo in parte riconducibile a quello dei glucidi. La quantità di maltitolo che dobbiamo usare per sostituire un cucchiaino di saccarosio (6 gr circa) è di 8 gr di sostanza, con un risparmio energetico di circa 5 calorie. Il maltitolo viene assunto dai diabetici e sembra presentare potere cariogeno molto basso, in quanto poco fermentiscibile dai batteri e presenta effetto lassativo poco spiccato se pensiamo che tali effetti si hanno con assunzioni pari a 100 gr di prodotto pro-die.

      Sorbitolo (E-420): Il sorbitolo, dal punto di vista chimico è un polialcol, isomero del mannitolo e viene ottenuto per idrogenazione del glucosio. L'industria farmaceutica lo impiega per la sintesi di vitamina C (acido ascorbico). Contiene 4 kcal per grammo di prodotto. Gli isomeri sono tutte quelle sostanze in chimica organica, che presentano stessa formula bruta, stessa connettività atomica, ma una diversa orientazione degli atomi nello spazio. Anche se strutturalmente “affine” al mannitolo, presenta destino metabolico e effetti diversi sull'organismo. Innanzitutto ha un effetto lassativo meno spiccato del mannitolo, ed ha un destino metabolico differente rispetto a questo. Una volta giunto nell'intestino infatti, il sorbitolo viene convertito in fruttosio, che però non può essere assorbito dall'intestino. Anche se contiene quindi 4 kcal per grammo, tali calorie non risulterebbero quindi biodisponibili, per cui non andrebbero contate nel computo calorico della nostra dieta, e ciò può risultare particolarmente vantaggioso nei regimi ipocalorici. V'è però da tenere conto che nella dieta di un bodybuilder, questo zucchero può dare alcuni problemi. Poiché lo zucchero non viene assorbito a livello intestinale, fermenta, provocando tutti quegli effetti in cui alcuni di noi incorrono dopo avere assunto frutta subito dopo un pasto e cioè flatulenza, gonfiore di pancia, crampi e diarrea. Ovviamente suddetti effetti non sono riconducibili direttamente al sorbitolo, ma al fruttosio. Il sorbitolo ha potere dolcificante inferiore a quello del saccarosio (0.6) e la quantità necessaria per sostituire un cucchiaino di saccarosio (6 gr) è attestata a 8.6 gr di sostanza. Al pari del mannitolo è un diuretico osmotico.

      Xilitolo (E-967): lo xilitolo è di gran lunga il polialcol a maggiore potere edulcorante rispetto a quelli precedentemente analizzati. Il suo potere edulcorante è infatti pressocchè uguale a quello del saccarosio (0.9), ma il contenuto calorico è minore (2.4 calorie per gr). Dal punto di vista chimico è un polialcol che presenta una catena alifatica composta da 5 atomi di carbonio e deriva dallo xilosio. E' presente in natura, costituente di vegetali, frutti ed alghe e prodotto direttamente da alcuni lieviti. Quest'ultimi possono produrlo in quanto lo xilitolo rappresenta un intermedio metabolico dei carboidrati e ha un destino metabolico pressocchè affine ad essi. Infatti lo xilitolo proveniente dagli alimenti, in condizioni fisiologiche, viene trasformato in glucosio e glicogeno epatico ed è, tra gli edulcoranti citati, il più sicuro e l'unico che può rientrare senza problemi nella dieta di un bodybuilder. Il grande vantaggio dello xilitolo sta nel fatto che può essere assunto con un certo risparmio calorico, in quanto presenta potere edulcorante pressocchè uguale a quello del saccarosio, ma con meno calorie. Un altro vantaggio è che è acariogeno, poichè non è assolutamente fermentiscibile da parte dei batteri, per cui ciò ne spiega e ne convalida il suo uso nelle gomme da masticare per esempio. Il potere dello xilitolo non si ferma qui. Il ruolo positivo che svolge sui denti, sembra essere dovuto al fatto che questo zucchero presenta azione antibatterica. Sembra che lo xilitolo sia infatti in grado di prevenire la carie dentale anche mediante l'inibizione della crescita dello Streptococco Mutans ed in terapia è anche usato per la prevenzione dell'otite, perchè agirebbe inibendo la proliferazione dello Streptococco Pneumoniae, l'agente eziologico principale dell'otite media acuta. Nella dieta di un bodybuilder può presentare però alcuni svantaggi. Innanzitutto dal fatto che rappresenta un intermedio metabolico dei carboidrati, possiamo desumere che si ricollega alle vie metaboliche di questi. Il suo comportamento “saccarosio-simile” pone un freno all'assunzione smodata di tale zucchero soprattutto in regimi low carb. La DGA ammessa per lo xilitolo è di 50 gr pro die. Oltre questo margine di sicurezza si può incorrere ad effetti lassativi molto marcati.

      La maggiorparte delle volte tali dolcificanti si trovano nei cibi in combinazione ben precisa. Ciò vuol dire che per esempio un alimento “ipocalorico” non contiene solamente un edulcorante tra quelli citati, ma una combinazione di questi. Il rapporto di tale combinazione dipende ovviamente dal prodotto, ma v'è da dire che risulta particolarmente vantaggiosa, in quanto il potere edulcorante che si viene a determinare nella mix è più elevato della somma dei poteri edulcoranti dei singoli componenti in questione. Se assunti in associazione, rappresentano comunque una scelta migliore rispetto al saccarosio.

      La seconda parte del prossimo articolo verterà invece su un'altra classe di edulcoranti, quelli sintetici, con caratteristiche strutturali e funzionali totalmente differenti rispetto a tale tipologia di dolcificanti presi in esame in questo articolo.

      Carta Mirko



      Bodybuilding ipocalorico (seconda parte)

      La seconda classe di dolcificanti analizzata in quest'articolo è quella dei dolcificanti di sintesi, aventi potere edulcorante di gran lunga maggiore rispetto a quello del saccarosio. Vengono anche definiti dolcificanti intensivi.

      Aspartame (E-142): L'aspartame è un dolcificante di sintesi scoperto nel 1965 quando James Schlatter stava sperimentando un farmaco anti-ulcera. Si ottiene chimicamente dalla combinazione di due aminoacidi presenti nei comuni alimenti, l'acido aspartico e la fenilalanina. Tali aminoacidi vengono poi ulteriormente combinati con metanolo, per dare il prodotto finito.Dal punto di vista organolettico, presenta caratteristiche pressoché analoghe allo zucchero, ma il suo potere edulcorante è 200 volte maggiore rispetto a questo. L'aspartame essendo una piccola proteina, nata dalla combinazione di tali aminoacidi presenta modesto apporto calorico, che sarebbe l'apporto calorico delle proteine, ossia 4 kcal per grammo di prodotto. Oggi il suo uso è esteso ad una classe molto estesa di alimenti quali edulcoranti da tavola e le bevande analcoliche light consumate abitualmente dal bodybuilder per sopperire alla sua carenza di “dolce”. L'aspartame è largamente usato anche dai diabetici, in quanto presenta comportamento metabolico differente rispetto allo zucchero e quindi non genera risposta insulinica alcuna, ed anche da chi vuol dimagrire, in quanto il notevole potere dolcificante di questo costituisce un vantaggio per chi non vuol rinunciare al sapore dolce e al tempo stesso vuole ridurre il suo apporto calorico giornaliero. Infatti molto spesso in alcuni di noi la riduzione del sapore dolce può creare eccessive frustrazioni, che minano la riuscita della dieta in sé. L'aspartame però non è esente da problemi di tossicità. La tossicità legata ad alte dosi di aspartame è stata accertata, per cui per tale edulcorante fu stilata una DGA, che in Italia è fissata in 10 mg/kg di peso corporeo, mentre per la FDA è stabilita in 40 mg/ kg di peso corporeo.
      La tossicità dell'aspartame è soprattutto legata al metanolo che viene usato per sintetizzare l'edulcorante. Il metanolo è una sostanza comunque presente nell'organismo in minime concentrazioni, ma ad alte concentrazioni risulta potenzialmente molto tossico per i tessuti. Si ricordi che il metanolo infatti causò la morte e la cecità di alcuni consumatori di vino qualche anno fa. <TT>Il metanolo, derivato dall'aspartame, viene liberato nell'intestino tenue quando il gruppo metilico dell'aspartame incontra l'enzima chimotripsina (Stegink 1984, pagina 143). Il metanolo libero comincia a formarsi quando un qualsiasi prodotto liquido che contiene aspartame viene portato ad una temperatura superiore ai 30° C e questo avviene naturalmente anche all'interno del corpo umano.
      Il metanolo viene quindi convertito in formaldeide. La formaldeide dà luogo alla formazione di acido formico, il veleno delle formiche. L' acido formico è tossico e viene usato come attivatore degli sverniciatori per i rivestimenti all'uretano ed a resina epossidica.
      </TT>Una valutazione dell'EPA (Environmental Protection Agency) dichiara infatti che il metanolo è un veleno ad accumulo grazie al bassissimo tasso di escrezione una volta assorbito. L'aspartame deve quindi essere assunto con moderazione da tutti quei soggetti che tendono a fare un uso smodato di questo, soprattutto attraverso le bevande ipocaloriche. L'uso dell'aspartame è inoltre proibito a quel 2 % della popolazione che soffre di una patologia, nota sotto il nome di fenilchetonuria, che viene diagnosticata alla nascita, mediante screening su tutti i neonati.La fenilchetonuria è una patologia nella quale si osserva la presenza di acido fenil-piruvico nelle urine. Tale presenza è dovuta ad un'alterazione metabolica dovuta al deficit di un enzima, la fenilalanina ossidasi, l'enzima preposto alla conversione della fenilalanina in tirosina. Tale difetto provoca quindi l'accumulo di fenilalanina e suoi metaboliti nei fluidi corporei. Ne risultano ritardo mentale (oligofrenia fenilpiruvica), varie manifestazioni neurologiche (fra cui ipercinesia, epilessia, microcefalia), pigmentazione chiara (con capelli biondi ed occhi celesti), eczema e sgradevole odore di sudore ad urine di topo.

      Acesulfame K (E-950): Anche l'acesulfame K è un dolcificante intensivo di sintesi scoperto nel 1967, che presenta potere dolcificante 200 volte maggiore rispetto a quello dello zucchero. L'acesulfame è chimicamente differente dall'aspartame, non è un aminoacido per cui ha contenuto calorico nullo. La lettera K, indica ovviamente la presenza di potassio. E' inoltre una molecola più stabile alle alte temperature rispetto l'aspartame e quindi non subisce alterazioni, per cui il suo uso può essere esteso alla preparazione di dolci low carb e di cibi destinati alla cottura. L'acesulfame fu approvato dall'FDA nel 1988, con un'assunzione consigliata non superiore ai 15 mg/kg di peso corporeo, mentre la DGA italiana stabilisce un assunzione non superiore ai 9 mg/kg di peso corporeo. L'acesulfame K trova impiego come edulcorante in gomme e caramelle senza zucchero e bevande analcoliche senza zucchero, tutti prodotti questi largamente consumati da noi bodybuilder. Può essere inoltre assunto senza problemi dai diabetici, in quanto non determina risposta insulinica e, non metabolizzato dal corpo, viene escreto nelle urine immodificato. Solitamente l'acesulfame viene usato non da solo, ma in miscela sia con dolcificanti nutritivi, che non nutritivi.

      Ciclammato (E-952): Il ciclammato, dal punto di vista chimico è il sale sodico o calcico dell'acido cicloesilsulfamidico, e trova impego da oltre trent'anni come edulcorante in bevande ipocaloriche, edulcoranti da tavola, e marmellate senza zucchero. Ha un potere dolcificante 50 volte superiore rispetto al saccarosio, ma poiché lascia un retrogusto amaro, normalmente è associato alla saccarina. E' una sostanza acariogena e stabile alle alte temperature, il che ne permette l'uso in cibi che verranno successivamente sottoposti a cottura. Può essere assunta tranquillamente dai diabetici, in quanto è una sostanza insulino-indipendente che viene eliminata principalmente dal rene e in misura minore dall'intestino. Una parte, circa il 30 % viene metabolizzata in cicloesammina, metabolita che ha dimostrato di provocare cancro nella vescica nei ratti. Per tale motivo l'FDA americana ne ha probito l'uso nel 1987. Vennero però fatti studi successivi, che dimostrarono che tale carcinogeneità è specifica solamente per il ratto, in quanto questa specie animale metabolizza il ciclammato in maniera differente rispetto all'uomo. La FAO, dopo aver preso visione di tali studio, ha raccomandato di non superarne una dose giornaliera pari a 11 mg/kg di peso corporeo, per cui la DGA del ciclammato anche in Italia è stabilita in 11 mg/kg di peso corporeo. Oggi i ciclammati sono utilizzati in più di 50 paesi nel mondo, ma Stati Uniti e Gran Bretagna hanno comunque deciso di adottare un principio di massima precauzione vietandone ancora oggi l'uso.

      Saccarina (E-954): la saccarina, chimicamente nota sotto il nome di benzoilsolfonimmide ed è stato il primo edulcorante intensivo di sintesi. Venne scoperta per caso nel 1879 e introdotta sul mercato nel 1885. E' l'edulcorante che presenta il potere dolcificante più alto di tutti gli edulcoranti precedentemente presi in esame, in quanto questo è da 300 a 500 volte superiore a quello dello zucchero. Basti pensare infatti che per avere lo stesso potere dolcificante di un cucchiaino di zucchero (6 gr di prodotto circa), basterebbero solo 0.02 gr di saccarina. Leggermente solubile in acqua, si usa come dolcificante in sciroppi, cibi e bevande ipocaloriche e può essere utilizzata senza problema alcuno dai diabetici in quanto sostanza che non determina risposta insulinica.
      La saccarina è termoresistente, anche se il calore ne altera il sapore. Per ovviare a questo inconveniente viene spesso associata ad altri edulcoranti, soprattutto ciclammati. Per quanto riguarda la tossicità, la saccarina fu in passato demonizzata poichè era ritenuta cancerogena, in quanto sospettata di innescare tumori alla vescica.In realtà la carcinogeneità si instaurava con dosi elevatissime di prodotto, il cui raggiungimento è impensabile in qualsiasi regime alimentare che ne preveda l'uso. Nel 2000 gli Stati Uniti, che ne bandirono l'uso nel 1977, decisero quindi di ritirarla dalla “lista nera”. Oggi ne è approvato l'uso in più di 100 paesi, anche se dal 1981 la saccarina è classificata come “potenziale” cancerogeno umano. Studi sui grossi consumatori, anche diabetici, non supportano un'associazione tra saccarina e cancro, ma sottogruppi di persone, quali fumatori, potrebbero presentare un aumento del rischio.
      In Italia la DGA della saccarina è fissata in 2.5 mg/kg di peso corporeo, mentre la FAO ha optato invece per DGA più elevate, fino a 5 mg/kg di peso corporeo.
      Sucralosio (E-955): Il suo nome chimico è triclorogalactosaccarosio ed ha potere dolcificante 600 volte superiore del saccarosio. Il sucralosio non fornisce energia, non è ben assorbito ed è escreto nelle urine essenzialmente immodificato. Presenta un comportamento metabolico completamente diverso del saccarosio, il che ne estende l'uso anche ai diabetici.
      E' una molecola stabile al calore durante la cottura, per cui può essere usato per dolcificare cibi destinati a cottura. Oggi viene impiegato in alcuni dessert, integratori, dolciumi e bevande non alcoliche. Fu approvato nell'aprile del 1988 dalla FDA americana, che nel 1990 fissò una dose massima consigliata di 15 mg/ kg di peso corporeo, al seguito di una revisione di più di 110 studi negli esseri umani che dimostravano la sua innocuità in termini di rischi cancerogeni, riproduttivi o neurologici agli esseri umani.
      L'uso di dolcificanti artificiali può costituire un notevole vantaggio per noi bodybuilder, ovviamente con le dovute precauzioni d'uso. Vi ricordo infatti che son pur sempre prodotti di sintesi per nulla innocui se assunti in dosi elevate. Non mi resta che concludere quindi, rimandandovi ad un famoso detto latino: “ In medio stat virtus” ossia, la virtù sta nel mezzo. Sono consapevole che la mediocrità non si addice al nostro sport, ma mediocrità non sempre significa accontentarsi di ciò che abbiamo e dei nostri progressi nell'ambito del nostro sport, ma vuol'essere in questo caso un invito alla massima prudenza.

      Carta Mirko

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