Dopo lunghe riflessioni sulla chetogenica "ordinaria" mi sembra che latitino un pochino quelle relative alla PSMF.
Certo, come approccio è quanto di più brutale si possa immaginare, ma mi chiedevo perchè da molti fosse così apertamente osteggiata: forse è un fatto di priorità e condizioni fisiche da migliorare e/o preservare che sposta l'ago della bilancia tra i pareri favorevoli e quelli contrari.
Mi spiego meglio.
Mc Donald definisce i grassi come un macronutriente metabolicamente inerte: sono solo calorie, non provoca termogenesi, non alza l'insulina (ma il colesterolo ha un ottimo impatto ormonale), non determina la scelta del carburante da usare da parte del corpo giacchè, come sappiamo, il metabolismo dei grassi è regolato dall'insulina e tutti i cazzi che vengono dietro (catecolamine, GH, glucagone, cortisolo e tutti gli altri amici).
Quindi non c'è alcuna differenza tra una molecola di trigliceridi provenienente dalla nostra ciccia ed una assunta dall'esterno. Ergo, i grassi assunti dall'esterno per via alimentare non fanno altro che risparmiare i grassi che vorremmo tanto bruciare.
La PSMF sembra essere una approccio che massimizza la perdita di grasso agendo su tutti i fronti possibili:
1) Deficit calorico decisamente elevato...forse troppo
2) Condizione metabolicamente ottimale per il fat-burning (no insulina tra le balle, fegato senza glicogeno, CPT-1 alta, GH alto, Catecolamine e glucagone alti, chetosi)
3) non prevedendo grassi esogeni, se non negli omega 3.
Uno dei primi vantaggi che mi verrebbe da rilevare è che l'elevazione del livello dei lipidi nel sangue, che alcuni riportano seguendo la chetgenica classica, dovrebbe essere qui nella norma, poichè il corpo più di tanto non può poi demolire i grassi endogeni.
L'altro vantaggio è l'elevazione alle stelle del consumo lipidico, ma questo appare evidente a tutti.
La negatività della dieta PSMF allora è da cercarsi nell'abbassamento metabolico che essa produce, abbassando la Leptina e l'attività di T3 eT4.
Tuttavia studi su obesi che venivano tenuti a DIGIUNO TOTALE e che, ovviamente, non facevano attività fisica, hanno rilevato un calo del metabolismo basale di un 30% circa.
Un atleta che assuma 700/800 calorie e che si eserciti con i pesi credo possa contenere l'abbassamento in un ragionevole 15-20%.
Credo che la PSMF possa essere una dieta più adatta a chi vuole sbarazzarsi di un bel pò di chili in un arco di tempo ridotto, mentre chi si è sudato una bella massa muscolare in palestra veda piuttosto scetticamente un regime alimentare che non riesce nemmeno a pareggiare il suo metabolismo basale in quanto a calorie: hanno voglia a dire protein sparing, ma rischiare 2kg di muscoli per 1 kg di grasso è un azzardo.
Voi come la vedete?
Certo, come approccio è quanto di più brutale si possa immaginare, ma mi chiedevo perchè da molti fosse così apertamente osteggiata: forse è un fatto di priorità e condizioni fisiche da migliorare e/o preservare che sposta l'ago della bilancia tra i pareri favorevoli e quelli contrari.
Mi spiego meglio.
Mc Donald definisce i grassi come un macronutriente metabolicamente inerte: sono solo calorie, non provoca termogenesi, non alza l'insulina (ma il colesterolo ha un ottimo impatto ormonale), non determina la scelta del carburante da usare da parte del corpo giacchè, come sappiamo, il metabolismo dei grassi è regolato dall'insulina e tutti i cazzi che vengono dietro (catecolamine, GH, glucagone, cortisolo e tutti gli altri amici).
Quindi non c'è alcuna differenza tra una molecola di trigliceridi provenienente dalla nostra ciccia ed una assunta dall'esterno. Ergo, i grassi assunti dall'esterno per via alimentare non fanno altro che risparmiare i grassi che vorremmo tanto bruciare.
La PSMF sembra essere una approccio che massimizza la perdita di grasso agendo su tutti i fronti possibili:
1) Deficit calorico decisamente elevato...forse troppo
2) Condizione metabolicamente ottimale per il fat-burning (no insulina tra le balle, fegato senza glicogeno, CPT-1 alta, GH alto, Catecolamine e glucagone alti, chetosi)
3) non prevedendo grassi esogeni, se non negli omega 3.
Uno dei primi vantaggi che mi verrebbe da rilevare è che l'elevazione del livello dei lipidi nel sangue, che alcuni riportano seguendo la chetgenica classica, dovrebbe essere qui nella norma, poichè il corpo più di tanto non può poi demolire i grassi endogeni.
L'altro vantaggio è l'elevazione alle stelle del consumo lipidico, ma questo appare evidente a tutti.
La negatività della dieta PSMF allora è da cercarsi nell'abbassamento metabolico che essa produce, abbassando la Leptina e l'attività di T3 eT4.
Tuttavia studi su obesi che venivano tenuti a DIGIUNO TOTALE e che, ovviamente, non facevano attività fisica, hanno rilevato un calo del metabolismo basale di un 30% circa.
Un atleta che assuma 700/800 calorie e che si eserciti con i pesi credo possa contenere l'abbassamento in un ragionevole 15-20%.
Credo che la PSMF possa essere una dieta più adatta a chi vuole sbarazzarsi di un bel pò di chili in un arco di tempo ridotto, mentre chi si è sudato una bella massa muscolare in palestra veda piuttosto scetticamente un regime alimentare che non riesce nemmeno a pareggiare il suo metabolismo basale in quanto a calorie: hanno voglia a dire protein sparing, ma rischiare 2kg di muscoli per 1 kg di grasso è un azzardo.
Voi come la vedete?
Commenta