L'utilizzo di corpi chetonici e/o acidi grassi a scopo energetico riduce la sensibilità insulinica, almeno nel breve termine, dato che, qualsiasi nutriente che funga da "risparmiatore" di glucosio, viene utilizzato al posto di questo dai tessuti, determinando, quando il glucosio viene reinserito, una richiesta insulinica maggiore affinchè i tessuti "shiftino" nuovamente il metabolismo verso l'utilizzo di glucidi (utilizzo di glucidi significa anche glicogeno-sintesi, un processo insulino-dipendente).
La stessa cosa accade con attività aerobiche, che nel breve termine riducono la sensibilità insulinica, dato che immettono nel circolo ematico elevate quote di FFA, principale "carburante" delle attività ossidative, specie se "steady state" (esiste il cosiddetto "paradosso del maratoneta", in cui studi clinici hanno dimostrato che al termine di una maratona gli atleti presentavano una ridotta tolleranza al glucosio ed insulino resistenza). L'attività anaerobica invece sensibilizza molto l'organismo al glucosio (ed all'insulina), dato che la subitanea richiesta di ATP non può essere soddisfatta tramite la beta ossidazione (processo troppo lento, oltre al fatto che le fibre glicolitiche presantano pochissimi mitocondri) e nemmeno l'ossidazione completa del glucosio, pertanto si ha conversione del piruvato in lattato ed il rapporto ATP/AMP cade rapidamente, ovvero incrementa la quantità di AMP derivante dall'idrolisi dell'ATP, processo che è alla base della contrazione muscolare (le fibre muscolari necessitano di ATP per la loro contrazione, a prescindere dal tipo di fibre e dalla derivazione di questo ATP). L'aumento di concentrazione di AMP è uno dei segnali più potenti per indicare uno stato di carenza energetica nella cellula. Nello specifico, questo avviene tramite l'attivazione di una proteina, detta AMPK (che significa proprio protein chinasi attivata dall'AMP), la quale a sua volta determina l'attivazione di diverse vie metaboliche, tra le quali ce n'è una attivata anche dall'insulina, che conduce alla traslocazione dei trasportatori del glucosio GLUT-4 dal citoplasma alla membrana della cellula muscolare, il che consente l'ingresso di glucosio nel muscolo, processo che altrimenti non potrebbe avvenire. è importante sottolineare che la traslocazione dei GLUT-4 dal citosol alla membrana cellulare (nei muscoli ma anche nel tessuto adiposo) è un processo strettamente insulino-dipendente, ma l'attivazione dell'AMPK fornisce una via alternativa per questo processo. Questo è il motivo per cui nel post-wo si è altamente sensibili all'insulina, perchè i muscoli sono già affamati di glucosio e sono li pronti ad assorbirlo come delle spugne, in quanto i GLUT-4 sono già esposti sulle loro membrane, pertanto la quantità di insulina necessaria a mediare l'ingresso di glucosio sarà nettamente minore.
Ovviamente tutto ciò avverrà in maniera tanto più intensa quanto più il workout sarà glicolitico e lattacido (occhio a non confondere lattacido con pump leggero e serie "da definizione" da fancazzisti). Perciò, un workout basato su range di ripetizioni compresi tra 1 e 5 e recuperi di 3-5' non necessiterà di molto glucosio, anzi... in tal caso verranno intaccate quasi esclusivamente le riserve di creatin fosfato per la produzione di ATP (ricordiamo però, che anche l'ingresso di creatina e fosfati nelle cellule è potenziato di un fattore 8-10 dall'insulina).
Anch'io concordo sul fatto che diete chetogeniche/metaboliche siano disastrose sul lungo termine (anche per questioni endocrine, soprattutto tiroidee, dato che in vlchos, specie se ipocalorica, la conversione di T4 in T3 si riduce drasticamente).
Probabilmente vanno bene in soggetti sedentari che intendono seguirle "a vita".
A mio avviso le strategie migliori rimangono le carb cycling (anche "estreme") e l'introduzione dei carbo nel peri-workout, concentrandone la quota maggiore (direi il 70-80 %) nel post-workout, in modo da allenarsi sempre con una certa "calma insulinica" (perchè un minimo di insulina è necessario affinchè i carbo vengano utilizzati al meglio durante l'allenamento) e "rifocillare la spugna" nel post-wo, dopo aver fatto "sfogare" per 20-30' gli ormoni iperglicemizzanti.
La stessa cosa accade con attività aerobiche, che nel breve termine riducono la sensibilità insulinica, dato che immettono nel circolo ematico elevate quote di FFA, principale "carburante" delle attività ossidative, specie se "steady state" (esiste il cosiddetto "paradosso del maratoneta", in cui studi clinici hanno dimostrato che al termine di una maratona gli atleti presentavano una ridotta tolleranza al glucosio ed insulino resistenza). L'attività anaerobica invece sensibilizza molto l'organismo al glucosio (ed all'insulina), dato che la subitanea richiesta di ATP non può essere soddisfatta tramite la beta ossidazione (processo troppo lento, oltre al fatto che le fibre glicolitiche presantano pochissimi mitocondri) e nemmeno l'ossidazione completa del glucosio, pertanto si ha conversione del piruvato in lattato ed il rapporto ATP/AMP cade rapidamente, ovvero incrementa la quantità di AMP derivante dall'idrolisi dell'ATP, processo che è alla base della contrazione muscolare (le fibre muscolari necessitano di ATP per la loro contrazione, a prescindere dal tipo di fibre e dalla derivazione di questo ATP). L'aumento di concentrazione di AMP è uno dei segnali più potenti per indicare uno stato di carenza energetica nella cellula. Nello specifico, questo avviene tramite l'attivazione di una proteina, detta AMPK (che significa proprio protein chinasi attivata dall'AMP), la quale a sua volta determina l'attivazione di diverse vie metaboliche, tra le quali ce n'è una attivata anche dall'insulina, che conduce alla traslocazione dei trasportatori del glucosio GLUT-4 dal citoplasma alla membrana della cellula muscolare, il che consente l'ingresso di glucosio nel muscolo, processo che altrimenti non potrebbe avvenire. è importante sottolineare che la traslocazione dei GLUT-4 dal citosol alla membrana cellulare (nei muscoli ma anche nel tessuto adiposo) è un processo strettamente insulino-dipendente, ma l'attivazione dell'AMPK fornisce una via alternativa per questo processo. Questo è il motivo per cui nel post-wo si è altamente sensibili all'insulina, perchè i muscoli sono già affamati di glucosio e sono li pronti ad assorbirlo come delle spugne, in quanto i GLUT-4 sono già esposti sulle loro membrane, pertanto la quantità di insulina necessaria a mediare l'ingresso di glucosio sarà nettamente minore.
Ovviamente tutto ciò avverrà in maniera tanto più intensa quanto più il workout sarà glicolitico e lattacido (occhio a non confondere lattacido con pump leggero e serie "da definizione" da fancazzisti). Perciò, un workout basato su range di ripetizioni compresi tra 1 e 5 e recuperi di 3-5' non necessiterà di molto glucosio, anzi... in tal caso verranno intaccate quasi esclusivamente le riserve di creatin fosfato per la produzione di ATP (ricordiamo però, che anche l'ingresso di creatina e fosfati nelle cellule è potenziato di un fattore 8-10 dall'insulina).
Anch'io concordo sul fatto che diete chetogeniche/metaboliche siano disastrose sul lungo termine (anche per questioni endocrine, soprattutto tiroidee, dato che in vlchos, specie se ipocalorica, la conversione di T4 in T3 si riduce drasticamente).
Probabilmente vanno bene in soggetti sedentari che intendono seguirle "a vita".
A mio avviso le strategie migliori rimangono le carb cycling (anche "estreme") e l'introduzione dei carbo nel peri-workout, concentrandone la quota maggiore (direi il 70-80 %) nel post-workout, in modo da allenarsi sempre con una certa "calma insulinica" (perchè un minimo di insulina è necessario affinchè i carbo vengano utilizzati al meglio durante l'allenamento) e "rifocillare la spugna" nel post-wo, dopo aver fatto "sfogare" per 20-30' gli ormoni iperglicemizzanti.
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