Vado un pochino a monte della questione.
Il posizionamento della scapola rispetto al resto dei segmenti E, relativamente, dei segmenti corporei rispetto alle scapole, fa la differenza tra un lavoro utile, un lavoro inutile, e uno potenzialmente dannoso.
Se, ad esempio, "normalizzando" (quando possibile) la statica proviamo qualche movimento o test, e questo cambia rispetto all'atteggiamento standard del soggetto, le strategie di intervento rimarranno le stesse?
Direi di no.
Se una persona mi arriva con dolori alle spalle, gli do delle indicazioni per avvicinarsi ad una ipotesi di normalizzazione, e i sintomi alla spalla si riducono o si annullano, SO CHE LA SPALLA NON E' CAUSA MA CONSEGUENZA.
E lavoro con priorita' su altro.
Se in sede di valutazione mi ritrovo con una capsula articolare posteriore limitata, l'ultima delle cose che farei e' esercizi per gli extrarotatori.
Se "normalizzando" momentaneamente una scapola, certi sintomi al collo o alla spalla cambiano (magari spariscono), forse la mia chiave di intervento dovra' essere rivolta lì ;-)
La stragrandissima maggioranza dei soggetti parte da una statica molto deviata dallo standard.
Io stesso ho scapole abdotte e depresse in "statica". Come si muoveranno, ad esempio nel ritmo scapolo-omerale, date queste premesse?
Una delle piu' frequenti condizioni e' una scapola in rotazione interna (angolo mediale oltre la linea dell'acromion).
Grazie al cazz0 che poi da lì partono/arrivano casini. Al collo, alle spalle...
Valutiamo sempre tutto l'insieme innanzitutto, poi applichiamo interventi utili.
La fisioterapia spesso e volentieri viene presa come un tanto di esercizietti e massaggetti fatti così, secondo protocollo standard..anche se le evidenze vanno altrove.
Il posizionamento della scapola rispetto al resto dei segmenti E, relativamente, dei segmenti corporei rispetto alle scapole, fa la differenza tra un lavoro utile, un lavoro inutile, e uno potenzialmente dannoso.
Se, ad esempio, "normalizzando" (quando possibile) la statica proviamo qualche movimento o test, e questo cambia rispetto all'atteggiamento standard del soggetto, le strategie di intervento rimarranno le stesse?
Direi di no.
Se una persona mi arriva con dolori alle spalle, gli do delle indicazioni per avvicinarsi ad una ipotesi di normalizzazione, e i sintomi alla spalla si riducono o si annullano, SO CHE LA SPALLA NON E' CAUSA MA CONSEGUENZA.
E lavoro con priorita' su altro.
Se in sede di valutazione mi ritrovo con una capsula articolare posteriore limitata, l'ultima delle cose che farei e' esercizi per gli extrarotatori.
Se "normalizzando" momentaneamente una scapola, certi sintomi al collo o alla spalla cambiano (magari spariscono), forse la mia chiave di intervento dovra' essere rivolta lì ;-)
La stragrandissima maggioranza dei soggetti parte da una statica molto deviata dallo standard.
Io stesso ho scapole abdotte e depresse in "statica". Come si muoveranno, ad esempio nel ritmo scapolo-omerale, date queste premesse?
Una delle piu' frequenti condizioni e' una scapola in rotazione interna (angolo mediale oltre la linea dell'acromion).
Grazie al cazz0 che poi da lì partono/arrivano casini. Al collo, alle spalle...
Valutiamo sempre tutto l'insieme innanzitutto, poi applichiamo interventi utili.
La fisioterapia spesso e volentieri viene presa come un tanto di esercizietti e massaggetti fatti così, secondo protocollo standard..anche se le evidenze vanno altrove.
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